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18 marzo 2009

Il South Stream vince la lotta per il monopolio del gas


Il progetto del gasdotto internazionale Nabucco è stato escluso dalla lista dei progetti prioritari nel bilancio dell'UE, e, dopo aver deciso inizialmente previsto di stanziare 250 milioni di euro, somma che è stata ridotta di 50 milioni. Viene inoltre reso noto il ritiro definitivo dell'offerta del gigante del gas Gazprom, che ha così rifiutato l'invito a partecipare alla costruzione del gasdotto europeo, in quanto ha già investito molteplici risorse nel progetto del South Stream. I piani, dunque, sono cambiati e l'accantonamento del Nabucco dai progetti strategici dell'UE, conferisce un nuovo volto agli equilibri interni all'Unione Europea, come risultato del riassetto delle infrastrutture energetiche.

Il progetto del gasdotto internazionale Nabucco è stato escluso dalla lista dei progetti prioritari nel bilancio dell'UE, e, dopo aver deciso inizialmente previsto di stanziare 250 milioni di euro, somma che è stata ridotta poi di 50 milioni. Nel corso dell'incontro interministeriale di lunedì a Bruxelles, i Ministri degli Esteri non sono riusciti a far approvare al Consiglio d'Europa gli incentivi finanziari per l'importo di 5 miliardi di euro, volti principalmente a rafforzare la sicurezza energetica dell'Unione Europea. A dirsi contraria, prima di altri, è stata la Germania, che già in precedenza aveva espresso la sua ostilità nei confronti dell'idea di spendere denaro per un progetto il cui obiettivo è quello di ridurre la dipendenza europea dal gas russo, quando nei fatti questo non avveniva. La necessità di un tale progetto è stata messa in discussione anche da Italia e Francia, mentre gli unici Paesi favorevoli sono stati la Romania e l'Ungheria, i quali hanno esercitato una forte lobbing al fine di realizzare una strada del gas che potesse rafforzare la strategicità dei Paesi del Mar Nero e dell'Europa centrale. Il Nabucco è un'estensione della già esistente pipeline Baku-Tbilisi-Erzurum, che si pone come obiettivo quello di instradare dai 20 ai 30 miliardi di metri cubi di gas del mar Caspio.

I negoziati, tuttavia, non hanno avuto gli esiti sperati vista l'evidente insufficienza di riserve presso i Paesi produttori, giunti poi ad un impasse decisivo con la recente crisi russo-ucraina. Infatti, secondo quanto riportato dall'Agenzia russa, i ministri degli esteri europei hanno preso in considerazione le preoccupazioni degli investitori privati, già allarmati dal conflitto georgiano-osseto e dalla controversia con l'Ucraina nel mese di gennaio, che ha evidenziato in molti aspetti le lacune del presunto concorrente del Sud Stream russo. Il Nabucco è ora incluso nel programma corridoi del Gas del Sud, che comprende una serie di progetti energetici da attuarsi nel Sud Europa, afferma una fonte presso il Consiglio UE interrogata dall'Agenzia RIA Novosti. Il colpo di grazia, in questa giornata non molto positiva per i progetti europei, è stato il ritiro definitivo dell'offerta del gigante del gas Gazprom, che ha così rifiutato l'invito a partecipare alla costruzione del gasdotto europeo, in quanto ha già investito molteplici risorse nel progetto del South Stream. "A differenza del Nabucco , abbiamo incontrato tutte le condizioni necessarie per l'attuazione del nostro progetto (South Stream). Abbiamo le risorse e l'esperienza tecnica di progetti complessi", ha dichiarato il Vice Direttore Generale Gazprom, Alexander Medvedev, il quale ha così colto l'occasione per sottolineare l'importanza del progetto South Stream per l'Europa. "Entro il 2020, l'Europa avrà bisogno di 100 milioni di metri cubi di gas all'anno, e non vi è un solo gasdotto in grado di fornire tale importo", ha spiegato, facendo notare che le potenzialità della pipeline, così come progettata, saranno in grado di garantire una diversificazione rispetto alla rete che transita per l'Ucraina.

A rendere la vita poco facile al Nabucco, possono aver contribuito gli stessi Stati Uniti, che si sono opposti al coinvolgimento dell'Iran , come precisato da Vice Segretario di Stato Matthew Bryza nel corso della sua visita ad Ankara per partecipare ad una conferenza internazionale di petrolio e di gas.
"Attualmente, l'amministrazione statunitense non vede con occhio di favore la partecipazione dell'Iran al progetto Nabucco", afferma Bryza contrariando così il capo della politica energetica e la sicurezza di approvvigionamento presso la Commissione europea, Jean-Arnold Vinois, secondo il quale il progetto vedrà nei prossimi anni una sicura realizzazione ne quadro del Corridoio del gas del Sud che - sulla carta - dovrebbe avere una capacità di 100 a 120 miliardi di m3 di gas all'anno, a decorrere dal Kazakistan per l'Egitto. È evidente come questo strano riavvicinamento delle posizioni di Stati Uniti e Russia, cominci a dare i primi risultati, sabotando dapprima la costruzione dello scuso ABM della Polonia, per poi passare al gasdotto che potrebbe rafforzare la posizione di Iran e Turchia. Vi sono comunque da considerare altre variabili, come le evidendi difficoltà interne all’organizzazione, la scarsa influenza sulla differenziazione delle fonti, visto che le rotte di approvvigionamento sono state tracciate da tempo, e vedono la forte presenza della Russia (si veda Nabucco e South Stream: nessuna concorrenza ma un costante monopolio ).

I piani, dunque, sono cambiati e l'accantonamento del Nabucco dai progetti strategici dell'UE, conferisce un nuovo volto agli equilibri interni all'Unione Europea, come risultato del riassetto delle infrastrutture energetiche. Francia, Germana e Italia hanno fatto lobby per portare avanti un discorso politico-energetico completamente diverso da quello prestabilito, quando l'indipendenza nei confronti del gas russo veniva definito come essenziale per la sopravvivenza dell'Europa. Visto che sul ruolo della Russia come Paese fornitore sembra fuori discussione, i Paesi europei consumatori entrano nell'ottica di voler investire in un progetto fattibile, che li porti a partecipare al rischio di impresa. Di tale nuovo approccio, l'Italia comincia ad assumere una posizione centrale, e la sua adesione ai progetti energetici è diventata imprescindibile per raggiungere i mercati dell'Europa Centrale, byassando le rotte provenienti dall'Ucraina. La consapevolezza del proprio ruolo ha dato all'Italia un nuovo potere politico, perché oltre ad essere un interlocutore diretto con la Russia sta divenendo un mediatore tra Europa e Balcani, visto il grande impegno che sta profondendo per spegnere gli ultimi focolai rimasti accesi, assumendo un atteggiamento molto diplomatico, che comincia ad accogliere larghi consensi, soprattutto in Serbia e in Albania, e presto anche in Montenegro e Croazia. I Balcani Occidentali costituiscono ormai una regione strategica, ragion per cui la sua stabilità politica sta diventando assolutamente necessaria al fine di intraprendere discorsi di cooperazione di lungo termine.

Di questo ne è stata consapevole da sempre la Russia, che ha stretto accordi con la Serbia e la Republika Srpska, privatizzando le industrie petrolifere di Stato e promettendo investimenti massicci per la costruzione di depositi di stoccaggio e della rete infrastrutturale, ma soprattutto l'inserimento delle due regioni nel percorso del South Stream. In tal senso si sta muovendo anche la Croazia la quale ha concordato con la Commissione Economica russo-croata che, un gruppo composto da rappresentanti del Ministero croato dell'Economia, della società croata Plinacro e della russa Gazprom, determini un possibile percorso del South Stream attraverso la Croazia, visto che il progetto originale aggira il territorio croato. E' stata inoltre avanzata la richiesta di preparare un'analisi costi-benefici per il progetto Druzba Adria (gasdotto Adriatico) che utilizzerà la tecnologia della JANAF per il trasporto di petrolio greggio, dal confine croato-ungherese a Omisalj e viceversa. Il progetto prevede la costruzione di raffinerie a Sisak e Fiume, così come altre nella regione, come Pancevo, Novi Sad, Bosanski Brod, sino a raggiungere il confine ungherese, e proseguendo poi in direzione della Russia. Insomma, lo Druzba Adria potrebbe diventare, nei progetti della Janaf, un'ulteriore corridoio energetico verso la Russia, non rendendo più necessari i rigassificatori e l'uso di navi cisterna nell'Adriatico. Al momento questo rappresenta il frutto della cooperazione tra il Governo croato e la società JANAF a partire dal 1999, ed è ora in cerca di finanziatori.

La stessa Croazia è impegnata nella realizzazione del Pan-European pipeline, dopo che lo scorso anno i rappresentanti delle due società romene Conpet e Oil Terminal, la serbo Transnafta e Janaf hanno firmato un accordo, e in giugno anno creato una società con sede a Londra, il cui obiettivo è quello di organizzare la conferenza di investitori. Non è stato firmato da Italia e Slovenia, a cui è stata data la possibilità di aderire al progetto successivamente, ma tutti sanno bene che l'adesione dell'Italia è vitale per il buon esito del progetto, in quanto occorre utilizzare il sistema di gasdotti di Trieste e la rete di condotte di Genova, per poter creare realmente un'altra conduttura per portare il petrolio russo sul mercato europeo. Tuttavia, la costituzione della conferenza di finanziatori non è stata ancora creata, al punto che la stessa sopravvivenza del progetto è stata messa in discussione. Qualora non vi sarà il supporto italiano, e probabilmente russo, il progetto non vedrà la luce, e resterà solo un mucchio di studi di fattibilità, facendo così la stessa fine del Nabucco.