Ciò che è accaduto sulle coste del Giappone, sebbene ha l'apparenza di un disastro naturale, ha avuto gli effetti di un vero sabotaggio dal punto di vista economico, in quanto le transazioni e gli scambi finanziari sono stati rallentati e, in alcuni casi, completamente impediti, e le società hanno visto danneggiare la propria rete. In corrispondenza dei danni subiti, sono da rilevare i guadagni percepiti dalle borse occidentali, tutte infatti hanno chiuso in forte rialzo, e dalle società che si occuperanno della ricostruzione della rete. La Verizon Business ha subito firmato un contratto per la costruzione di un sistema cablaggio ottico sottomarino da Usa a Cina, con un consorzio che include China Telecom e China Netcom.
Parlare dunque di un disastro provocato potrebbe sembrare una deduzione forzata, tuttavia le tecniche di manipolazione del clima sono tecnologie poco conosciute ma utilizzate dalla Nasa e dalle forze militari. A dimostrazione di ciò, bisogna riflettere sul motivo per cui il governo cinese ha proibito alle organizzazioni non governative estere di raccogliere e utilizzare le informazioni meteorologiche senza approvazione. La legge entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio e regolerà le concessioni per l'esplorazione meteorologica da parte di terzi delle aree militari e delle regioni di particolare sicurezza nazionale. La violazione di questi dati è stata considerata dal governo un pericolo per la sovranità della Cina e una minaccia alla sicurezza nazionale. Il centro statistico cinese ha già rilevato che ci sono state ben 20 violazioni da parte di organizzazioni straniere sino al 2005, per la maggior parte da parte di istituti anglosassoni e statunitensi. Il fatto che un governo dia alle informazioni sul clima una tale rilevanza significa che la manipolazione di questi dati può mettere seriamente in pericolo uno Stato perché possono essere utilizzati per influire sui fenomeni metereologici e naturali.
Ovviamente, senza che riusciamo ad accorgercene il modo di fare economia e di gestire le relazioni internazionali sta cambiando, i messaggi inviati alla controparte sono subliminali, e le conseguenze, sebbene non si vedano nel breve termine, si avvertono nel tempo. Tutti gli eventi sono legati da un filo conduttore, tracciato proprio dalle crisi delle borse, dagli incendi degli oleodotti, dalle guerre silenziose per il rialzo del prezzo del gas.
In questi mesi si è parlato molto di deregolamentazione del mercato energetico, di dismissione delle rete di distribuzione del gas o della privatizzazione delle società di energia, ma oggi l'Europa deve prepararsi ad affrontare la vera crisi energetica derivante dalla dipendenza. Sono infatti a rischio le forniture di gas all’Ue oppure si sta montando una propaganda e un clima di emergenza per alzare i prezzi: è ovvio che la guerra delle tariffe tra Russia e Bielorussia sarà invece pagata dall'Europa. Gazprom infatti ha dichiarato che forse non sarà in grado di compensare il gas prelevato eventualmente dalla Bielorussia in caso di mancata firma del contratto per il 2007 e di chiusura delle forniture. La Lituania, la Polonia e la Germania sono stati già informati di possibili problemi nel transito di gas attraverso la Bielorussia che potranno pregiudicare i depositi sotterranei di Gazprom in Europa. Già si teme dunque un nuovo caso come quello dell'inverno scorso dell'Ucraina, ma se ci sarà un taglio delle forniture di gas, sarà senz'altro utilizzato per speculare sulle tariffe: noi pagheremo le crisi diplomatiche e contrattuali per il transito del Gas, pagheremo con le privatizzazioni e l'invasioni sui nostri mercati.
La crisi economica internazionale innescata dalla svalutazione del dollaro, annunciata mesi fa, sta mostrando oggi la sua pericolosità, perché tutte le economie agganciate al dollaro stanno cadendo o si stanno convertendo per garantire la sopravvivenza agli Stati. L'instabilità delle Borse asiatiche sono il primo segnale che il nostro sistema economico sta cambiando, così come lo è il cambiamento della politica economica degli Stati produttori di petrolio.
Mentre l'Iran dichiara la sua preferenza per l'euro per concludere le transazioni, gli Emirati Arabi annunciando che sostituiranno l'8% delle loro riserve in dollari in euro. Una decisione questa che nei fatti farà solo accentuare un movimento di capitali osservato da parecchi anni. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal rapporto annuo del FMI le riserve di euro dei paesi in via di sviluppo è passata dal 19,9% al 28,8%, mentre quelle in dollari è regredita dal 68,2% al 60,5%, cosa che invece non è accaduta nei paesi industrializzati essendo rimaste invariate. Il caso della Cina è emblematico perché la banca centrale della Cina, prima detentrice di riserve al mondo con più di 1.000 miliardi di dollari, sta anche lei progressivamente convertendo i suoi fondi, lasciando la notizia però ancora nascosta, per evitare ripercussioni su se stessa.
In questo quadro si inserisce l'annuncio del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) del progetto di realizzare l'unione economica e monetaria per i sei paesi entro il 2010. Su consiglio della Banca centrale europea, il CCG ha accettato di completare con cinque paesi membri - Arabia Saudita, Bahrein, Emirati, Kuwait e Qatar - il processo di integrazione cominciato nel 1981 per creare una moneta unica. Le prime fasi prevedevano infatti di agganciare le transazioni al dollari, mentre nelle ultime vi sarà la completa indipendenza da questa moneta per coniarne una unica, probabilmente agganciata all'euro.
Tutti i nodi sembrano venire al pettine in queste ultime battute di fine anno, e ogni evento coincide in maniera così perfetta da non lasciare alcun dubbio sul fatto che senz'altro esiste un centro, con satelliti e computer, un comando centralizzato che non è governativo, da qualche parte nel Benelux. Solo mediante computer dotati di tecnologia non convenzionale è possibile coordinare con tale precisione e determinatezza questi eventi.
Chi ne subirà le conseguenze invece siamo noi, che siamo solo degli utenti, siamo pecore da tosare, in balia degli eventi. I giornali sono di loro proprietà, forniscono un servizio ai privati, ed è per tale motivo forse che è stata ventilata l'ipotesi di eliminare l'ordine dei giornalisti: evidentemente sono loro i principali colpevoli di questa situazione che si è venuta a creare. Allo stesso tempo i grandi professori, i pluridecorati sono persone solo indottrinate che non sanno come difendersi dinanzi alla verità, dinanzi alla scienza o alle nuove tecnologie che stanno per cambiare la nostra vita. Dietro di loro c'è il vuoto, e siamo profondamente convinti che non sanno più cosa dire, non sanno cosa rispondere alle nostre domande. È inutile cercare in loro la giustizia o le risposte, perché da un momento all'altro arriverà la beffa dopo il danno. Evidentemente questi "governi" fatti da premi Nobel sono tutti falliti, perché non esiste un solo Paese in cui sono stati, con eserciti e grandi marchi, che ha visto migliorare la propria vita. Hanno sempre saccheggiato e depredato, senza lasciare neanche le pietre e gli alberi, e ora tutto il sistema sta andando in crisi, perché non esiste soluzione ai danni che hanno potuto fare.