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19 dicembre 2006

La Nazionalizzazione di Bankitalia: il bidone agli Italiani

Tutti hanno ricevuto tramite una e-mail, il nuovo statuto della Banca d'Italia modificato per rispondere così agli scandali del sistema bancario e dare un nuovo assetto proprietario alla Banca centrale.

Molti si sono scandalizzati nel leggere il nuovo art.3, che non contiene più la norma che assicura che il controllo di Bankitalia sia assicurato agli enti pubblici, lasciando così il dubbio che possano essere anche privati. Tuttavia hanno preso una grossa cantonata, cadendo nella propaganda dei Banchieri volta a far riapprezzare le azioni della Banca d'Italia per poi venderle allo Stato. Infatti il nuovo statuto attua i principi della legge del risparmio che ha deciso che entro il 2008 occorre cedere le quote allo Stato, per una cifra da stabilirsi ma valutata intorno agli 800 milioni, per portare così alla nazionalizzazione di Bankitalia. Per cui, l'eliminazione dall'art. 3 di una norma che di fatto non veniva applicata, ha sicuramente cancellato ogni dubbio sulla proprietà privata di Bankitalia legalizzando così tale dato di fatto, ma non aggiunge niente di nuovo. Molti dunque si sono scagliati contro tale norma gridando allo scandalo, alla legalizzazione della proprietà privata della Banca di Italia, ma hanno tralasciato un piccolo dettaglio, ossia la nazionalizzazione della Banca Centrale prevista anche dallo statuto stesso. Questo infatti specifica che, in applicazione della legge del risparmio, le azioni saranno cedute agli enti pubblici elencati nel precedente statuto della Banca di Italia all'art.3, per cui il cessionario delle quote sarà comunque lo Stato (art. 49 Statuto). Mentre tutti guardano a destra e parlano di signoraggio e di proprietà della Banca di Italia, a sinistra i Banchieri sono pronti sin d'ora a cederla, ma non al prezzo che è stato proposto: voglio di più perché (a quanto pare) per le persone vale molto di più.

La propaganda in cui sono caduti non sta nell'intenzione o meno di nazionalizzare, per scontentare le lobbies bancarie che detengono il capitale, ma nel credere che questa sia la soluzione ai problemi del debito pubblico italiano, come molti sostengono, dando così molto più valore a quelle azioni possedute dai Banchieri. L'ex ministro Giulio Tremonti stabilì il valore della Banca d'Italia intorno agli 800 milioni di euro, sostenendo che la sua stima partiva dal valore dei dividendi, ma in passato l'Abi, l'ha sempre valutata sul valore del patrimonio netto di Bankitalia, ossia sui 20 miliardi di euro.

Per comprare questo bel gioiello occorrerà una manovra Finanziaria dedicata, proprio adesso che si parla di liberalizzazione dei servizi e di privatizzazione, e l'Italia fa una legge per la nazionalizzazione della Banca Centrale che, guarda caso, trova il pieno beneplacito della Commissione Europea e dei Banchieri. È ovvio che esiste un trucco in questo gioco di parole, in quanto "Nazionalizzazione della Banca Centrale" è un concetto vuoto di significato senza una norma che restituisce la sovranità monetaria allo Stato.

Per cui la Banca di Italia si prepara a ritornare nei forzieri del Tesoro dello Stato come pezzo d'antiquariato, vuoto e inutile, che i cittadini italiani dovranno pagare a caro prezzo con le tasse e i loro soldi.Come potrà lo stato Italiano acquista la Banca d'Italia se non ha i soldi, se continua ad indebitarsi per pagare un debito che praticamente non è estinguibile con moneta propria, perché l'Italia non ha la sovranità monetaria, ed è costretta a chiedere sempre e comunque in prestito il denaro per far fronte alle spese. A pagare la Banca di Italia di diritto e da sempre di proprietà degli Italiani, saranno i cittadini con le tasse, con il loro stesso lavoro.
Ritornerà di proprietà dello Stato un'entità che di fatto non ha poteri, in un momento storico in cui anche la stampa della moneta perderà ogni senso, perché ogni transazione sarà elettronica, sarà pagata con moneta elettronica. Il signoraggio non smetterà di autogenerarsi e sarà assoluto perché le Banche avranno potere di emissione di moneta infinita in maniera incontrastata. La moneta si perderà nei circuiti virtuali e telematici dei sistemi informatici delle Banche, e le Carte Visa diventeranno delle piccole banche emittenti che erogheranno soldi in relazione alla capacità di indebitarsi di ogni utente. Le Banche Centrali nazionali non serviranno a nient'altro che come enti amministrativi, come autority, ma non avranno alcun potere né sull'emissione del denaro né sui tassi di interesse, o quanto meno sulle fusioni bancarie.Per tale motivo le Banche si disfanno di questa partecipazione, che non avrà più significato in futuro, per entrare nel mercato virtuale e nel microcredito. Non dimentichiamo infatti che la legge del risparmio, e l'approvazione dello Statuto si accompagna ad un'altra decisione importante da prendere, ossia la deregolamentazione delle Banche popolari e cooperative.Stiamo per entrare nella nuova era in cui ogni Banca sarà libera di stampare la sua moneta ogni volta che dà una carta di credito, garantendo la presenza di una riserva minima. Il nostro sistema economico sta cambiando e, mentre i Banchieri sono coscienti di questo e adeguano i nuovi strumenti, noi continuiamo a viaggiare su quello vecchio che è ormai da rottamare.