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27 novembre 2012

Il cannibalismo delle multinazionali dell'elettronica

Quello avvenuto in Congo e Rwanda può essere considerato il più grande olocausto della storia, taciuto al mondo e alla storia, perpetrato dalle grandi multinazionali dell'elettronica. Società come Motorola, Nokia, Siemens, Samsung, Acer, IBM, HP, e dunque tutte le compagnie che fanno uso di minerali rari e semiconduttori, hanno sostenuto e finanziato un etnocidio di oltre 8 milioni di morti nell'Africa centro-occidentale.  Le Nazioni Unite si sono macchiate dei crimini efferati della più bassa leva colonialista compiute in queste terre, allo scopo di garantire i contratti miliardari delle corporation, per lo sfruttamento di oro, diamanti e coltan, risorsa strategica per l'industria Hi-Tec. I caschi blu, i commissari e le organizzazioni non governative hanno assistito agli atroci crimini commessi da contractor e dai ribelli finanziati dalle lobbies occidentali nei confronti di civili inermi.

I bambini congolesi nelle miniere di coltan
La follia generale che si è scatenata dopo la caduta del muro di Berlino, con la creazione di centinaia di eserciti privati di mercenari dispiegati nelle aree sensibili per le concessioni ottenute, ha reso necessaria l'istituzioni di tribunali ad hoc, legittimati a livello internazionale dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Tutte le grandi potenze erano in qualche modo coinvolte e ricattate per gli interessi che vantavano nelle ricche aree del continente africano.  E' stato così creato il cosiddetto Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda (ICTR), una fantomatica istituzione giuridica  costituita da giudici e procuratori ricattati. Simbolo della corruzione della Corte dell'Aja per i presunti del "genocidio ruandese" è stata Carla Del Ponte - che ha poi ereditato la toga di procuratore del Tribunale per la ex Jugoslavia (ICTY).  Come spiegato già in passato dalla Etleboro, la Del Ponte doveva garantire il sistema bancario e bloccare il denaro trasferito nelle banche estere a nome dei dittatori che si sono di volta in volta succeduti, e detronizzati non appena venivano meno agli accordi di concessione pattuiti.

Le miniere di coltan in Congo
Tra Congo e Rwanda si protrae ormai da vent'anni una guerra umanitaria, che ha lo scopo di tutelare i contratti di concessione delle miniere, in particolare di coltan e di minerali per la produzione di semi-conduttori. Alla base del conflitto vi è uno storico accordo non scritto, secondo il quale il Congo, colonia belga di Leopoldo II il cui controllo è stato conservato dalla famiglia reale, è tenuto a consegnare al Rwanda - sotto il controllo degli Stati Uniti - i quantitativi di coltan concordati. Tale accordo deve essere onorato dai regimi che si alternano a Kinshasa, che hanno così la possibilità di arricchirsi e di veder tutelata la loro posizione dagli attacchi  ruandesi. Questo precario equilibrio si rompe nel momento in cui si incrinano i rapporti e si rimettono in discussione gli accordi presi. Le forze occidentali cominciano così ad armare i ribelli dell'M13 che invadono il Congo diffondendo distruzione, panico e omicidi. I villaggi congolesi sono divenuti capitale mondiale dello stupro, dopo che nel corso di questi 10 anni ne sono stati compiuti più di 2 milioni. Oggi la storia si ripete, scoppia di nuovo l'emergenza in Congo, dopo che le grandi società cinesi sono giunte in Africa offrendo contratti a condizioni più vantaggiose e mettendo sul tavolo valigie di contanti. La reazione americana non è tardata ad arrivare, rimettendo in moto la macchina della violenza più brutale e volgare, in una inconcepibile schizofrenia generale.

Il bacino del fiume Congo e le centrali Inga
Da non sottovalutare, inoltre, la questione energetica, in quanto il continente africano costituisce un'immensa riserva di energia rinnovabile, prodotta attraverso parchi fotovoltaici, eolici e immense dighe, come più evidenziato in precedenza dalla Etleboro (vedi Progetto Desertec). Il più grande sistema idroelettrico del mondo si trova proprio sul fiume Congo, ed è quello del Grande Inga (Inga I di 351 MW, e Inga II di 1.424 MW, in progetto Inga III di  3500 MW), dal quale dovrebbe diramarsi una rete di interconnessione elettrica estesa sino in Costa d'Avorio, Marocco ed Egitto, per giungere sino al continente europeo. Come si può notare, Congo - come tutta l'Africa - sta per divenire la frontiera energetica del futuro, per la quale sarà combattuta una guerra ancor più sanguinosa di quelle sinora conosciute, aggravate dall'estrema povertà e dalle malattie. 
Mappa delle interconnessioni che dal Grande Inga
si dirameranno in tutto il continente africano.

Mappa degli snodi delle interconnessioni elettriche.
La ragnatela delle interconnessioni elettriche
 che si estendono dal Mediterraneo all'Europa centrale
Quanto più andrà avanti questa crisi economica europea, tanto più violenta sarà la risposta delle multinazionali dinanzi alla debolezza e all'impotenza degli Stati. La loro azione viene costantemente coperta e vigilata dai media, scortati da ONG sovranazionali,  a loro volta legittimate dalle Nazioni Unite. Il monopolio dei signori della guerra viene a sua volta garantito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che comminano embarghi e sanzioni, per poi istituire i tribunali ad hoc per i vincitori. Da questo punto di vista, la guerra al terrorismo più giustificata, dovrebbe essere quella al "Palazzo di vetro", occupato da assassini ben vestiti e griffati,  da personale diplomatico corrotto e depravato, da ricattati e ricattatori, la cui unica funzione è mantenere l'equilibrio della guerra perpetua contro i più deboli. Il premio Nobel per la pace, Barack Obama, avrebbe dovuto lottare contro questo sistema, non alimentarlo incendiando l'Africa, a cominciare dalle cosiddette Primavere arabe. Se tutto quello che viviamo è una grande farsa per mantenere il popolo nell'ignoranza, ci vorrebbe un po' di onestà intellettuale e non far gravare il costo della pace dell'ONU sui cittadini, inconsapevoli di essere i contribuenti di un'associazione a delinquere.  C'è da chiedersi perché la Commissione  delle Nazioni Unite, che doveva indagare sui crimini associati all'estrazione del coltan, ha insabbiato tutto, chiudendo la questione con l'affermazione: "Le multinazionali interrogate affermano che il coltan utilizzato dalle loro industrie non proviene da zone in conflitto".

Una trovata geniale che supera ogni immaginazione del più elementare complottismo, ed offende la dignità degli operai e della gente di buona civiltà, che compra i loro prodotti all'insaputa di tutto questo. Ma ancor più criminale è l'indifferenza dei nostri politici che dovrebbero essere dei sovrani guardiani delle vite dei cittadini, ed hanno preferito spendersi per le "Pussy riot", condannando la Russia. BBC, CNN e Al Jazeera ci hanno dipinto come "angeliche attiviste" delle esibizioniste che si divertivano a fare  orge in pubblico,  in metrò e musei. Non dimentichiamo poi i nostri "eroi medagliati", che si fanno grandi davanti alle telecamere, disegnando scenari apocalittici e previsioni di crisi, senza sapere di essere loro i piromani dei conflitti. Per trenta denari sono disposti a recitare questo copione pur di rimanere a galla.