Motore di ricerca

13 luglio 2011

Evitato incidente diplomatico Tirana-Bucarest grazie ad un hacker serbo


Roma - Il rocambolesco episodio della notizia falsa sui presunti insulti del Presidente romeno Traian Basescu rivolti al popolo albanese ha assunto toni esasperati con tratti davvero surreali. L'operazione di disinformazione da parte di un anonimo personaggio e sedicente giornalista sembra sia riuscita grazie all'ingenuità dei media albanesi e kosovari, e all'impreparazione di un portale italiano, che ha fatto passare una notizia senza verificare la fonte che, a nostro parere, è senz'altro uno pseudonimo di un giornalista inesistente, ricercato tra l'altro dalle televisioni della Romania. Tutto ciò che è stato detto successivamente, ossia che la notizia sarebbe stata 'infiltrata' da un hacker serbo, è ancora più assurdo rispetto alla stessa notizia. Infatti per nascondere il madornale errore, si è preferito riversare la colpa sul solito 'hacker serbo' che ha sferrato un attacco spinto da 'pulsioni nazionalistiche'. Eppure, interrogato dall'Osservato Italiano sulla fonte della notizia, il media italiano “julienews.it” ha detto che avrebbe contattato il giornalista per verificare le notizia, confermando di essere a conoscenza dell'articolo pubblicato, del nome dell'autore e delle modalità di pubblicazione. Lasciando nel silenzio la nostra richiesta, il media italiano ha preferito cancellare la notizia, che è rimasta però nel cached del motore di ricerca. Dunque dubitiamo seriamente della bufala detta per nascondere il proprio errore, anche perchè è comprensibile l'attacco, ma che siano riusciti a capire anche l'etnia è ancora più fantascientifico.


La parte più surreale di tutta questa storia, è che la notizia è giunta non solo al Premier Hashim Thaci, ma anche alla diplomazia albanese che ha convocato l'ambasciatore romeno a Tirana per fornire chiarimenti, per poi costringere lo stesso Ministero degli Esteri romeno a smentire pubblicamente la veridicità della notizia che era senza dubbio falsa. L'incidente diplomatico era quasi inevitabile, e per fortuna è sbucato un hacker serbo a salvare la pelle allo stormo di 'giornalisti già in vacanza'. La vera storia raccontata dall'Osservatorio Italiano è stata volutamente ignorata, nonostante sia stata la chiave per risolvere il giallo prima ancora che scoppiasse un 'caso diplomatico'. La reazione è stata infatti istantanea e coordinata tra Roma e Bucarest, per fermare una notizia che avrebbe dovuto far accendere una polemica sterile e senza senso. Questi 'volani di sterco' sono episodi inevitabili per chi non ha referente sul territorio e pubblica notizie di Agenzia con un mero "copia e incolla". Gli stessi 'professionisti dell'informazione' poi pretendono di fare i monitor delle nostre imprese all'estero e delle istituzioni italiane. E' evidente che siamo "in ottime mani" e che i soldi pubblici vengono sempre ben spesi, grazie all'intervento della Confindustria, delle ONG, della Cooperazione Italiana, e quant'altro.


12 luglio 2011

Basescu e il Kosovo: disinformazione e mitomani

Roma - Da un portale italiano rimbalza sui media albanofoni la notizia di chiara disinformazione relativa ad una dichiarazione del Presidente Traian Basescu che va a commentare il rifiuto al riconoscimento del Kosovo. L'articolo in questione riporta un intervento di Basescu che fa riferimento agli albanesi del Kosovo, senza però fornire dati che vanno a contestualizzare quelle parole, che tra l'altro non hanno alcun riscontro nei media romeni o nelle fonti ufficiali di Bucarest. La notizia, che va quindi a screditare ed inquinare l'atteggiamento ufficiale della Romania nei confronti del riconoscimento del Kosovo, deve considerarsi falsa, oltre ad essere diffamante e pericolosa, Il testo reca la firma di un redattore che si presenta come "Costel Antonescu, giornalista di Realitatea Tv o di Telenews", che già lo scorso anno fece pubblicare su quotidiani, portali e blog di orientamento politico di destra un articolo dal titolo "I Rom non sono romeni".

Il portale romeno Telenews, contattato dall'Osservatorio Italiano, smentisce ogni collegamento con Costel Antonescu, mettendo persino in serio dubbio la sua professionalità, minacciando di querelarlo per aver utilizzato abusivamente il nome del loro media. Dai pochi dati disponibili, si viene a sapere che si tratta di un blogger di nazionalità romena che vive a Bologna. Quindi, le scarse informazioni sull'identità e sulla carriera di tale sedicente giornalista, fanno sorgere molti dubbi sul suo accreditamento presso i media, restando così un blogger che crea disinformazione e tenta di infiltrare quotidiani e tv con scoop falsi, ma credibili al punto da attirare l'attenzione dei malcapitati. Un caso questo molto simile al mitomane Pietro Zannoni, responsabile della pubblicazione sui grandi media italiani della notizia sulla morte di Rugova o l'arresto di Mladic e Karadzic. Tecniche queste che i russi definivano "dezinformacija", che mettono così alla prova la rete di interconnessione dei media e i tempi di risonanza di una notizia.

01 luglio 2011

Fallisce Rekom: la cacciata di Natasa Kandic


Banja Luka - Natasa Kandic, storica protagonista delle campagne mediatiche occidentali nei Balcani per i crimini di guerra, lascia la Rekom dopo forti critiche e dure accuse. Il fallimento della raccolta delle firme o la malversazione dei fondi stanziati non sono l'unica causa ad aver dettato il licenziamento della 'madre di tutte e madri' della disinformazione nei Balcani. La pubblicazione degli articoli da parte dell'Osservatorio Italiano si sono rivelati delle granate, in quanto hanno innescato tra i media locali dei Balcani un'ondata di contro-informazione e di attacchi contro la Rekom, all'interno di forum, socialnetwork e dibattiti, per poi espandersi a macchia d'olio con il boicottaggio e lo smantellamento dei chioschi nelle strade. Il grande conflitto di interesse della Rekom e la malafede di questo esercito di 'fondamentalisti democratici', strafinanziati da Soros, è divenuto sempre più evidente ed inaccettabile. E' evidente quindi che il messaggio trapelato tra i media è giunto ai vertici, che si sono così visti costretti a chiudere la questione prima di una emorragia che potrebbe colpire anche le altre iniziative intraprese dallo stesso gruppo di potere. Rekom infatti è solo la punta di una piramide di disinformazione dilagante, che attraverso una fitta rete di ONG e Associazioni si aggancia ad ogni questione e polemica, da sfruttare a proprio vantaggio per attaccare progetti energetici e concessioni a 'società estranee'.

Per quanto riguarda la Kandic, c'è ben poco da dire. Per anni è stata citata dai media internazionali come portavoce della lotta ai crimini di guerra commessi dai serbi, finanziando il suo Centro dei Diritti Umani a Belgrado, ben consapevoli che era un "utile idiota" da usare al momento opportuno. Veniva dipinta dai media amici come una 'eroina europea' solo perchè dava loro qualche spicciolo o qualche gita per partecipare al Gay Pride, visto che qualche Direttore è molto sensibile a queste tematiche, come 'test di democrazia dei Paesi' che vogliono l'integrazione. Dopo il lancio dell'iniziativa volta a creare una commissione regionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, quale miglior portavoce poteva essere scelto se non la Kandic, sempre avida di denaro e 'affamata di democrazia diretta'. Qualcosa però non ha funzionato stavolta, visto che la maggior parte delle firme sono state raccolte in Serbia, in Montenegro e nella Srpska, insomma tra il popolo serbo e non quello bosniaco o kosovaro. Al momento di mettere le firme, chi ha fatto secondo loro il genocidio voleva un processo dei crimini, e invece chi dice di averlo subito, non è andato a firmare. A questo punto, chi finanziava tutta la baracca evidentemente avrà capito che con le chiacchiere non avrebbero ottenuto molto, anche perchè per anni hanno orchestrato una campagna diffamatoria nei confronti dei serbi. Alla fine la Kandic ha perso 'per un pelo' la sua opportunità di rilanciarsi, come la sua esimia collega Carla del Ponte, rinnegata persino dalla Svizzera e dal Canton Ticino. Questo serva però da monito alle ONG italiane, che pensano di poter restare sul carro dei vincitori per sempre, parlando semplicemente di crimini di guerra, di 'democrazia' e integrazione. Bisogna stare molto attenti a mettersi in certi giochi, i tempi sono cambiati e sono rapidissimi. Non siamo degli sprovveduti come credete, il vostro tempo è finito e con i conti alla mano siamo pronti a smantellare l'ennesimo progetto di speculazioni. I soldi sono tutti uguali, dipende da chi li prende e come li prende