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30 maggio 2014

Ucraina e disinformazione: media italiani cadono nella propaganda russa

Kiev - Quella che Rainwes24 definisce "L'imbarazzante gaffe di un generale ucraino", potremmo chiamarla una "Imbarazzante gaffe del servizio pubblico di informazione" che copia-incolla una notizia presa da un socialnetwork senza verificarne la fonte. Infatti, il particolare evento che viene riportato, pubblicando la foto che ritrae l'ambasciatore americano a Kiev, è stato estratto da una cerimonia di commemorazione tenuta lo scorso giugno.  L'ambasciatore John Tefft riceve gli omaggi della Marina ucraina  in onore del comandante americano John Paul Jones, che 226 anni prima aveva prestato il giuramento cosacco, e poi servito come Ammiraglio la Marina Imperiale russa, guidando la flotta nella guerra russo-turca. La spada offerta all'ambasciatore americano non è quindi il simbolo della consegna delle armi al vincitore, ma un gesto di rispetto per l'eroe che sconfisse gli ottomani durante la campagna navale nel Liman del 1788. Cosa dire, è evidente che il giornalista di Rainews non ha verificato attentamente le sue fonti, cadendo ingenuamente nella propaganda russa, divenuta ormai feroce soprattutto all'interno dei socialnetwork. Bastava infatti rispettare la regola fondamentale del giornalismo, che chiede la "contestualizzazione" degli evenit. Resta tuttavia il sospetto che il nostro servizio pubblico "non abbiamo molte fonti locali" e si limiti troppo spesso a copiare e incollare le informazioni del web, contaminate dall'una e dall'altra parte.  

26 maggio 2014

I Big data della 'Casaleggio Associati'

Roma - Quando vedemmo i primi risultati della vittoria dello 'sfondamento' di Beppe Grillo alle politiche, ci colpì la sicurezza di Vito Crimi, che oscillava tra lo statista e il venditore di Folletto. Indimenticabili furono i video della Lombardi che, da vera lavoratrice, alle 21,30 era ancora lì alla Camera a registrare il video da postare. Indimenticabile  Di Battista, che contava gli scontrini spiegando perché "aveva mangiato una tagliata invece che una pizza". Indimenticabile Grillo che voleva fare "il colpo di Stato con l'asterisco", ma è arrivato in ritardo perché c'era traffico.  Una lunga serie di grottesche situazioni. Il peggio però è avvenuto quando la Lombardi chiede il Copasir. 

Mai le eminenze grigie potevano aspettarsi di ripiombare in quegli attimi di concitazione che seguirono al missile di Gheddafi su Lampedusa. "E ora come facciamo, che non abbiamo neanche la benzina per ritornare dopo il bombardamento?!", esclamò l'Orso. La Volpe allora disse: "Ma veramente pensi che possiamo bombardare?Aspettiamo cosa dice Gheddafi. Intanto lo minacciamo". La salvezza arrivò quando Gheddafi si ritirò da solo, e tutti esclamarono "abbiamo vinto!", e si abbracciarono. 

Oggi come allora, la sola immagine di Vito Crimi a capo del Copasir ha creato lo stesso caos: non per i segreti, ma per le domande che poteva fare. "Sa che con tre limoni si può fare il detersivo, mentre noi dobbiamo utilizzare gli agenti chimici delle multinazionali?". Possiamo anche immaginare la possibile risposta: "In questo momento stiamo monitorando la situazione dei limoni. Riteniamo che ci sia un possibile conflitto che potrebbe destabilizzare la geopolitica internazionale, sfiorando in maniera obliqua l'ala di Al Qaida". 

Ci eravamo persi anche noi in questo cammino, durante il quale questo gruppo di "cittadini della rete", che uscivano dalle webcam, dalle chat e dai forum, erano alla ricerca di una community per sfogare le loro frustrazioni.  Solo dopo averli conosciuti di persona, Grillo si è reso conto della tragedia umana. Lì ha deciso, in maniera molto intelligente, di togliere loro i rimborsi elettorali, onde evitare che cadessero nella spirale del denaro.
Resta invece ancora avvolto nel mistero, il ruolo di Casaleggio, grande mente del Movimento. Francamente non abbiamo capito cosa abbia fatto la sua società di marketing, oltre all'aver creato degli utenti falsi e postato dei video, con commenti autocelebrativi. 

Ironia della sorte, in tutta questa storia di schiamazzi, sono bastate cinque domande di Bruno Vespa per dimostrare che Beppe Grillo non è capace di articolare un discorso, figuriamoci a guidare un Paese. Come anche è bastata una puntata di Report per cancellare l'Italia dei valori. Invece Silvio, nonostante la Minetti e la D'Addario, è riuscito a mantenere la sua posizione. Renzi ha stravinto con 80 euro e la Boschi. 

Beppe, noi non ce l'abbiamo con te, anche se ci scopiazzi gli articoli. Noi te l'avevamo detto: l'Italia non è un Paese di computer, del signor Internet. I big data di Casaleggio non servono a niente, i software non ti aiutano se non hai una dirigenza vera: per creare dei veri statisti ci vogliono anni. E' anche vero che i nostri funzionari a volte sbagliano, ma secondo te non avevano pensato anche loro al "reddito di cittadinanza", e Berlusconi non se la sarebbe rivenduta, anni prima che tu entrassi in politica?  Anche della storia del "potere orizzontale" e del "potere verticale", non hai capito niente, o forse chi ha letto ti ha raccontato male. E questo è tutto ciò che volevamo dirti. 

25 maggio 2014

Scontri a Slovyansk: Giornalista italiano ucciso da mortaio dell'esercito di Kiev

Kiev - Un giornalista italiano e il suo interprete russo sono rimasti uccisi nel corso di uno scontro, presso un villaggio nella regione di Andreevka  Slovyansk, tra le forze di auto-difesa filorusse e l'esercito ucraino. A renderlo noto sono le agenzie russe Ria Novosti e Interfax, confermando che il cittadino italiano è morto a seguito delle gravi ferite riportate nel corso di un bombardamento. La notizia è stata diramata dagli esponenti della cosiddetta Repubblica popolare di Donetsk (DNI) tramite la loro pagina di Twitter, riportando il nome del giornalista italiano, Andrea Rocchelli,  fotoreporter di Cesuralab, e del suo traduttore Andrei Mironov. Questa è anche la prima perdita umana tra le fila dei giornalisti occidentali che sono di stanza nel conflitto dell'Ucraina sud-orientale, che sino a questo momento sono stati oggetto solo di fermi o temporanei sequestri. Da notare che alcune fonti non ben accertate si sono subito affrettate ad affermare che il fotoreporter è stato attaccato da "terroristi russi", ma vi sono precise immagini su quanto avvenuto, registrate dai colleghi russi che li accompagnavano, che dimostrano come i colpi  di mortaio erano rivolti contro una postazione delle forze di auto-difesa filorusse. 

Video bombardamento check-point filo-russo -
Fonte ANNA News (link)
Le immagini riprese dall'Agenzia della Abkhazia, ANNA News, mostrano il sopralluogo dei giornalisti nei pressi di un checkpoint delle forze di autodifesa filorusse. Qui assistono al bombardamento a distanza con i mortai che interessa la zona di Simenivka. Quando i colpi cominciano ad avvicinarsi, decidono di spostarsi, scortati da uomini armati. Nel mentre subiscono un attacco molto ravvicinato che li spaventa, ma non li uccide. Il video risale ad un periodo precedente alla morte, forse anche il giorno precedente, o qualche ora prima di un bombardamento molto più massiccio che prende di sorpresa anche la scorta armata dei giornalisti.
Fermo immagine della bandiera russa posizionata dinanzi alla barricata di Slovyansk che ha provocato la morte del giornalista italiano 
Mappa che mostra la dinamica del bombardamento delle postazioni russe nei pressi dell'ospedale di Semenivka

L'Ambasciata Italiana a Kiev sta cercando di verificare i dettagli di quanto avvenuto, considerando la dinamica dei fatti piuttosto confusa. Secondo alcuni resoconti dei media, questo sabato 24 maggio, verso le cinque del pomeriggio, nella zona nei pressi del villaggio di Andreevka Sloviansk, un gruppo di giornalisti stranieri è stato colpito da mortai sparati dall'esercito ucraino, che nel frattempo aveva intrapreso una dura azione in quella zona contro i filo-russi. Tale notizia è stata confermata anche dal fotografo francese William Roguelon dell' agenzia Wostok Press, che era accanto al suo collega italiano, rimasto solo ferito, dopo essere riuscito a ripararsi dai colpi improvvisi. Tuttavia, il giornalista francese non è riuscito a ricostruire esattamente cosa sia successo al suo compagno italiano e all'interprete, affermando di averlo visto disteso a terra e non muoversi più, prima di uscire dalla tenda per essere prelevato da un'auto. Nella sua prima dichiarazione rilasciata al media Komsomolskaya Pravda, afferma di non sapere dove si trovi in quel momento il giornalista italiano, e che lo sta cercando.

Slavyansk: testimonianza giornalista francese
Testimonianza del fotoreporter francese, William Roguelon, rimasto ferito nell'attacco dell'esercito ucraino verso una postazione delle forze di auto-difesa di Slavyank filo-russe.

12 maggio 2014

L'aereo fantasma trova la licenza

Tirana - Tutto è cominciato dalle accuse sollevate dall’ex Ministro della Difesa Arben Imami, rivolte all’attuale capo del dicastero Mimi Kodheli, circa lo sfruttamento delle infrastrutture delle forze armate per fare un traffico di droga. Una tesi che viene presto abbracciata da tutta l’opposizione, diventando una voce unanime all’interno dei dibattiti parlamentari, e chiedendo pubblicamente di fornire spiegazioni sull’esistenza di un ‘traffico di droga’ attraverso un piccolo aereo bianco, utilizzando l’area di Divjaka e l’aeroporto militare di Gjader (Lezha). Il Ministro smentisce categoricamente, non si occupa del fatto e contrattacca con argomentazioni politiche. In suo sostegno interviene il Presidente del Parlamento Ilir Meta che, ridicolizzando le accuse di Sali Berisha, afferma che “gli aerei di cui parla l’opposizione sono quelli della disinfestazione delle zanzare”. Ciononostante, Berisha non esita, e rilancia con convinzione che “le sue informazioni sono chiare e si basano su fonti attendibili”.
Il caso vuole che, poco dopo, i media pubblicano il documento mediante il quale il servizio segreto albanese (SHISH) aveva informato il Ministero della Difesa della presenza di strani movimenti di un piccolo aereo bianco, sulla base di alcune testimonianze. Di seguito il capo dei servizi precisa che tali informazioni costituiscono dei “ragionevoli dubbi ma non dei fatti provati”, condannando allo stesso tempo la fuoriuscita del documento classificato. Dinanzi alle nuove evidenze, il Parlamento accetta l’apertura di una commissione di inchiesta per indagare sui fatti. Il primo incontro si tiene venerdì 9 maggio, il 10 maggio viene ritrovato un aereo. Secondo una prima ricostruzione, l’aereo in fase di atterraggio subisce dei danni al carrello e finisce sulla spiaggia di Divjaka. Il pilota, Giorgio Riformato (67 anni) cittadino italiano, afferma di aver avuto un’avaria e ha deciso un atterraggio di emergenza. Intanto, gli abitanti della zona allertano la polizia che, nel tragitto per raggiungere la spiaggia e non lontano dal luogo dell’incidente, vede un’auto abbandonata sul ciglio della strada, degli uomini in fuga e dei borsoni gettati accanto. Gli agenti intervengono e riescono a fermare Saimir Bajrami, che ha con sé 27 mila euro, e trovano 460 chili di marijuana nei borsoni.

La polizia, il giorno successivo, conferma che i due fatti sono collegati. Una volta che la notizia arriva sui media, il Ministro degli Interni annuncia con grande euforia, che l’aereo non è “un fantasma” bensì “reale e con licenza”, e grazie ad una grande operazione della polizia è stato fermato il traffico di droga. Berisha, non potendo fermare l’entusiasmo, lancia un comunicato sui social network in cui afferma che “l’aereo è atterrato per sovraccarico”, anche se in realtà era vuoto. Entrambi mentono. A questo punto, il dibattito dell’aereo misterioso, che aveva tenuto banco per settimane nei talk-show e in Parlamento, entra violentemente nelle chiacchiere di tutta l’Albania, ipotizzando scenari di complotti geopolitici e, in un certo senso, surreali. Il picco si tocca con il lancio sui social network, di un fotomontaggio di una fantomatica Prima Pagina del Corriere della Sera con i titoli “I baroni della droga” e “UE chiede arresto del Primo Ministro Rama e del Ministro degli Interni Tahiri”. Molti i media che, senza verificare l’informazione, hanno pubblicato la sensazionale notizia della ripresa del Corriere.

Che dire, Signor Primo Ministro, queste cose succedono quando si toccano certi circoli delle Agenzie, dove si creano le carte “a favore o contro”. Evidentemente, qualcuno non l’ha informata, ha fatto sì che vi fossero dei “ragionevoli dubbi” ed ha portato avanti con molta sicurezza l’intera vicenda, sapendo di ottenere un risultato. Purtroppo, qualche errore di comunicazione esiste tra i due uffici, e forse qualcuno, a Lei vicino, Le fa solo credere che è tutto sotto controllo. In queste “attività diplomatiche” servono delle persone di contatto che ‘cooperano’, quelle che volgarmente vengono chiamate eminenze grigie. Lei non è certo Mitterand, che può creare una centrale di ascolto all’interno della Presidenza del Consiglio. Deve quindi prestare attenzione alle raccomandazioni dei tecnocrati europei, che non sono in grado di capire le singole situazioni interne di Paesi come l’Albania, ma guardano i Balcani nel loro complesso. Bisogna negoziare le riforme, e non accettare passivamente per un’immagine politica. Il caro amico Fule, e tutto il suo staff, ha solo creato false prospettive e confusione, sprecando i soldi dei contribuenti europei per non concludere niente. Forse, Signor Primo Ministro, Lei vede l’Albania dall’esterno, dimenticando così gli albanesi. L’Albania non è solo Tirana, è da Konispol a Dukagjin.