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04 aprile 2012

Cosa si nasconde dietro il sequestro dei marò


Appare ormai chiara la gestione politica da parte delle autorità indiane della  vicenda dei due pescatori uccisi, accorsa peraltro in acque internazionali e "asseritamente" da militari italiani, volta a strappare una promessa e forse qualcosa di più a Bruxelles. In gioco c'è un progetto indiano di realizzare una polizia navale antipirateria, in grado di fronteggiare il sempre più drammatico fenomeno presente prevalentemente  nell’oceano indiano. Tale progetto vedrebbe un coinvolgimento con responsabilità  diretta delle autorità indiane che dovrebbero contare su cospicui finanziamenti da parte dell’UE. Va inoltre considerato che vi sono oggi trenta militari indiani sequestrati da pirati, che agiscono in un'area marittima che si estende soprattutto nelle acque territoriali indiane. New Delhi cerca da tempo di avere un ruolo maggiore nella lotta internazionale alla pirateria, con un quadro giuridico sostanziale e correlati strumenti finanziari. Da tempo è stata presentato all'ONU lo studio realizzato dal Governo indiano sulla strategia di lotta alla pirateria, con una flotta e un organismo con potere giudiziario, da affiancare alle attuali missioni UE e NATO.  In tal senso, la creazione di un caso controverso, come quello del sequestro dei due militari italiani, costituisce il casus belli ideale, ponendo il problema dell'inesistenza di un quadro giuridico efficace o di un braccio armato per contrastare tale fenomeno.

Le stesse notizie trapelate nella giornata del 2 aprile, secondo cui il Premier della regione di Kerala avrebbe anticipato quello che sarà il verdetto della corte suprema, ovvero che il processo si terrà in India, e la successiva decisione della stessa corte di rinviare ancora di due settimane tale  decisione, lascia intendere la volontà di quelle autorità di esercitare una maggiore pressione sulla diplomazia italiana, ed europea in particolare,  per rendere attuabili le richieste che  la diplomazia indiana sta trattando.   E’ probabile che non conosceremo mai la verità ufficiale dell’accaduto, perché non sembra che ci sia questa volontà, quasi che il tutto risponda ad un disegno strategico destinato ad approfittare di una malaugurata circostanza. Tra campagna elettorale e geopolitica internazionale, l'India ha dato inizio ad un giocoforza con l'Europa, facendo leva su uno dei suoi anelli più deboli. Un simile azzardo non avrebbe avuto lo stesso esito con navi russe, cinesi o inglesi, che non avrebbero fatto un solo passo al di fuori delle acque internazionali. La guerra diplomatica nelle alte sfere potrebbe, quindi, costare molto all'Italia, soprattutto in termini di immagine e di autorevolezza all'estero.