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15 novembre 2013

Edi Rama fulminato sulla via di Damasco

Tirana – L’intera Albania è scesa in piazza per scongiurare la possibilità che vengano importate le armi chimiche consegnate dal Governo siriano, nell’ambito del programma ONU. Nell'assoluta mancanza di informazione, tra disinformazione e propaganda, il popolo albanese decide di scendere in piazza e fermare una volta per tutte lo stillicidio dell’esecutivo di Rama, che ha gestito tutta la questione in maniera del tutto inadeguata. E’ infatti proprio con l’Albania che emerge il fallimento della Comunità Internazionale, ma in particolar modo degli Stati Uniti, che vengono oggi feriti con le loro stesse armi. 

 L’opinione pubblica è stata infatti a lungo bombardata da una macchina mediatica, messa in piedi dalle lobbies americane, con la complicità del Qatar, quando Assad aveva conquistato delle città decisive costringendo alla ritirata il cosiddetto esercito dei ribelli. La vittoria di Assad e la necessità di un improvviso contraccolpo per nascondere la completa disfatta dei mercenari di Al Qaida, hanno dato il via alla mostruosa follia della simulazione di un attacco chimico in Siria sotto gli obbiettivi di Al Jazeera. Le televisioni di Qatar, Francia e Inghilterra erano già sul posto per mostrare al mondo le immagini dei bambini soffocati dall’inalazione di gas tossici, dopo un attacco dell’esercito siriano. Una messinscena organizzata per far sembrare vittime di un regime, i mujaheedin che combattono con la bandiera di Al Qaida, quelli che sino ad oggi tutto il mondo doveva perseguire in nome della lotta al terrorismo. I mercenari sono diventati attivisti, i giornalisti dei registi di effetti speciali, e i governi dei burattini nelle mani delle lobbies. Infatti, non bisogna aspettare molto per leggere le prime dichiarazioni di Hollande, Camerun e Obama, che richiamano l’intera comunità internazionale a partecipare al bombardamento della Siria, e persino Berisha e Rama esprimono il loro sostegno.

Mentre Al Jazeera continuava a trasmettere immagini tagliate e manipolate degli attacchi di gas nervino sui civili, Obama già dislocava le sue navi da guerra nel Mediterraneo. Mentre all’ONU si scatenava l’offensiva di Russia e Cina, la NATO rifiuta seccamente, mentre l’Inghilterra fa un passo indietro: a fare il tifo per l’America è rimasta solo la grandeur della Francia e l’Albania. Per convincere tutti sulla pericolosità di Assad per l’intera sicurezza globale, dettagliati documentari sul sarin e le armi chimiche hanno riempito i palinsesti delle tv nazionali, cercando di ottenere dal panico delle persone il consenso ad un attacco unilaterale. Alla fine, il bombardamento non c’è stato, ma la questione delle armi è rimasta: esistono e vanno smantellate, sempre in nome della sicurezza globale. La lobby degli armamenti non poteva essere soddisfatta, per cui si è dovuta accontentare con lo smaltimento. La patata bollente del sarin rimbalza così tra le mani di Russia e America, per poi finire in quelle dell’Albania (e di altri tre Stati candidati per lo smantellamento) a cui si chiede di mettere finalmente a tacere la storia delle armi chimiche di Assad. 

Nel frattempo a vincere le elezioni in Albania è Edi Rama, che come primo provvedimento blocca le importazioni di rifiuti, fermando l’intero indotto e una legge in piena attuazione. Ostenta tanta sicurezza di statista, nella sua grande insicurezza, e si comporta quasi come se fosse il nouvo Enver Hoxha. Così lancia proclami, mette in posizioni di potere giovani ragazzi inesperti e crea una cerchia che gravita intorno a lui, annunciati come i salvatori della patria. La sua pagina di Facebook diventa il manifesto della sua propaganda, da una parte con le fotografie dei peggiori scantinati dei palazzi pubblici, dall’altra con le gigantografie dei lavori al palazzo del Governo. Oltre i tweet e i post, il nulla: viene meno alla promessa di fermare i licenziamenti ingiustificati nelle istituzioni, e poi lancia una campagna giustizialista su concessioni e contratti. Tutto materiale da dare in pasto ai “nuovi sostenitori della patria”.

Lo smacco più grande è sulla questione più delicata, quelle delle armi chimiche: ed è qui che dimentica di fare il Primo Ministro, e scompare all’improvviso. Rama snobba persino l’Albania, dimenticandosi persino dell’opinione pubblica e dell’Albania, sottovaluta e crede di essere Re, resta in silenzio. Non partecipa a nessuna conferenza, né ad interviste per i giornali, e lascia che la notizia esploda incontrollata nei media, spargendo il panico tra la popolazione. I giornalisti fanno domande ma nessuno risponde, tanto che gli albanesi vengono a saperlo dalle agenzie estere, in un silenzio surreale. Il Ministro degli Esteri Bitmir Bhusati è così costretto a rilasciare un’intervista al prestigioso Le Monde, ed ammette quasi tutto: “Il Governo albanese sta valutando l’importazione delle armi siriane”. Un fulmine a ciel sereno, che rivela il gioco sporco di Rama per ‘riempire le casse vuote dello Stato’, ossia la luce verde data agli americani, nei colloqui riservati con l’ambasciatore Arvizu. La vergogna è tale, che nel tentativo di giustificare la sua inettitudine da Primo Ministro dà il meglio di sé, e tira fuori il copione già scritto: “L’Albania è un partner strategico della NATO, e ha delle responsabilità”. Questo è tutto quello che è riuscito a tiare fuori uno staff, che crede che con Facebook e Twitter si può risolvere tutto, anche evitare di dare delle risposte ai giornalisti e alle persone. Opinionisti, dottoroni, dilettanti allo sbaraglio, si alternano nelle trasmissioni televisive, e spaventano la gente

Dinanzi ad uno scenario ineluttabile, le persone decidono di scendere in piazza, senza portare con sé nessuna bandiera. Cercano il dialogo con Rama, ma il Primo Ministro era in visita ufficiale in Montenegro. Alle nove comincia il presidio dinanzi al Parlamento albanese, tanto che Rama ha dovuto fermare la sua agenda di incontri e tornare a Tirana. Ad intervenire nel frattempo è Ilir Meta, che cerca di placare i toni e parlare alla popolazione, promettendo che “il Parlamento farà gli interessi del popolo che lo ha eletto”. Rama invece si chiude nel silenzio, ormai smascherato. A metterlo dinanzi alla pubblica gogna è lo stesso ambasciatore Arvizu – uomo dalle mille facce, che non rappresenta più l’America ma un gruppo di faccendieri senza scrupoli – che va a Top-Channel e dichiara che Rama aveva già dato la sua disponibilità.  Washington è ora in una posizione delicata, colpita con la sua stessa propaganda di falsità e disinformazione, che è riuscita ad ingannare solo la massa, mentre ciascun vero esperto militare ha confermato che quello non fu un attacco, ma un atto codardo, vergognoso, di una guerra sporca. Un attacco a gas nervino avrebbe ucciso le stesse truppe siriane dislocate a pochi chilometri, con oltre 30 mila morti; invece abbiamo visto dei terroristi infierire su innocenti, solo per filmare pochi secondi di video da dare alle televisioni.Questo l’ambasciatore Arvizu lo sa benissimo, e per questo ha cercato di spiegare agli albanesi che “il sarin non è così pericoloso come si crede, e che bisogna chiarire bene le condizioni in cui può diventare un’arma di massa”.

Insomma cerca di racchiudere in poche frasi che il mondo intero è stato ingannato, e che, in effetti, ora quelle armi possono essere facilmente smantellateL’Albania, tra l’altro, ha uno dei più moderni centri per lo smaltimento delle vecchie armi chimiche, di recente attrezzato con una donazione dell’America, proprio per smantellare le armi del regime comunista. Si racchiude così la superficialità di un diplomatico che ha voluto confondere la sconfitta di Sali Berisha, con la lotta di chi ha combattuto il comunismo con qualsiasi mezzo - imprigionato a Burrel, tradito dalla moglie, internato, messo in una miniera, subendo umiliazioni in lunghi anni e ascoltando di notte con le cuffie la radio occidentale collegata ad antenne artigianali. Questo ambasciatore è stato capace di paragonare la vittoria del pluralismo sul sistema comunista, e l’abbattimento della statua di Ever Hoxha, con l’elezione di Edi Rama. Questa non è diplomazia, e neanche democrazia, Obama non è John Kennedy che a Berlino diceva "Io sono un berlinese" e le folle lo acclamavano. L'America ha dimostrato in questi anni di lunghe guerre che ha abbandonato i suoi stessi soldati, e nessuno di loro è stato risarcito, senza assistenza medica o mezzi di sussistenza; la maggior parte dei militari dell'Alleanza Atlantica ha subito danni irreparabili per l'esposizione alle armi ad uranio impoverito o al fosforo, un crimine negato per oltre '50 anni. Danni a cui vanno aggiunti quelli ad intere popolazioni, che muoiono di cancro, con la contaminazione di animali e terreni agricoli. Riprendendo le dichiarazioni di venti anni fa, possiamo leggere le stesse parole rassicuranti, le stesse garanzie degli analisti e degli esperti, uomini insignificanti manovrati a suon di dollari per mentire. 

E’ questo quindi il risultato della grande falsità americana: un grande spettacolo hollywoodiano, con attori politicanti e diplomatici addestrati in università americane, format di marketing preconfezionati, canali di propaganda allineati. Tutto questo però sta andando verso il declino, e il silenzio di Rama conferma che è già in atto la disillusione dei giovani, che credevano in un ideale di grandezza, e si son persi in un grande show-farsa: strategie, slogan, programmi, ormai solo parole vuote. La stessa America ha sopravvalutato Edi Rama, per poi spingerlo ad accettare qualcosa a cui l’Albania non è pronta, come anche altri Stati. Ci chiediamo se proprio durante i ricevimenti nel nuovo palazzo del Governo, con coppe di champagne, si preparavano le campagne di finanziamento del buco nelle casse dello Stato, in quei colloqui informali con i diplomatici, lontano da occhi indiscreti.