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26 luglio 2012

Crediamo di morire per la patria ma moriamo per le banche


Come può il nostro Ministro degli Esteri Giulio Terzi riconoscere la cosiddetta opposizione siriana, che porta avanti la sua guerra con un patto con i terroristi?   Cosa possiamo dire alle vittime di Nassirya, ai nostri carabinieri morti per la cosiddetta guerra al terrorismo, se oggi facciamo patti con chi alza le bandiere di Al Qaeda? La vigliaccheria dei servi delle corporation non ha fine, ed ormai sono disposti a vendere ogni onore per salvarsi da una crisi finanziaria, che vuole portare l'Europa in guerra. Non dimentichiamo che l'ambasciatore siriano in italia è stato 'espulso' - se così possiamo dire - con una lettera, forse per la vergogna di non poter guardare un uomo negli occhi. 
Ministro Terzi, qui non siamo in America...


I guerriglieri di Al-Qaeda prendono il valico di frontiera di Bab Al-Hawa.
Si noti la bandiera nera di Al-Jabhat Nusra, militanti di Al-Qaeda in Siria.
Come riporta l'Agence France Presse, ad al-Hawa "un gruppo di circa 150 combattenti
 provenienti da diversi paesi islamici sono posizionati lungo la traversata del confine",
mentre "molti di loro affermano di essere della Quetta Shura Taliban ,
mentre altri dichiarano di essere membri di Al-Qaeda".

25 luglio 2012

Il silenzio delle istituzioni italiane sul Caso Dalmatinka

Roma - All'indomani della presentazione dell'interrogazione parlamentare sul 'caso Dalmatinka' non vi è stata ancora una risposta da parte delle istituzioni italiane. Dopo il silenzio del Ministero degli Esteri, tacciono anche gli uffici dell'Ambasciata d'Italia in Croazia. Oggi i nostri diplomatici si fanno negare al telefono ed evadono le domande, nascondendosi dietro un 'No Comment, stiamo lavorando'. Eppure esiste una perizia, ordinata dalla stessa ambasciata, che constata la violazione nella controversia della Dalmatinka della convenzione bilaterale italo-croata per la tutela gli investimenti. Inoltre, tutte le accuse mosse nei confronti dei F.lli Ladini presso i tribunali croati sono cadute dopo aver affrontato un annoso iter giudiziario, nel corso del quale sono stati palesemente violati i diritti civili alla difesa, come la presenza in aula degli avvocati. Nonostante le promesse dei funzionari dell'ICE e dell'ambasciata, non è stata esercitata nessuna pressione presso le autorità croate o la Commissione Europea per chiarire il caso, prima di una irreversibile degenerazione degli eventi. Mentre la Dalmatinka veniva espropriata, con il blocco dei conti correnti e gli scioperi interni per la rivendicazione del pagamento dei salari, non vi è stato alcun intervento per fermare il declino della società, che intanto andava in fallimento. 

 Perizia Caso Ladini - Dalmatinka
 Studio Legale Anita Prelec
Scarica perizia
Al contrario, le precedenti esperienze dei cugini europei mostrano esiti completamente diversi. Da citare il caso dell'investimento della danese Rockwool a Potpican che, a seguito della chiusura della fabbrica da parte del Ministero della Tutela ambientale,  ha ottenuto una dichiarazione del  direttore della Commissione Europea per l'Allargamento a Zagabria, Christian Danielsson, in cui si chiede di raggiungere una "soluzione rapida" tra la società e le autorità locali. Una richiesta giunta sino a David Daly, capo del Dipartimento per la Croazia presso la Direzione Generale della Commissione Europea per l'allargamento a Bruxelles, il quale ha a sua volta convocato il prefetto della Contea dell'Istria Ivan Jakovcic (Nacional, 5 feb 2008).  Ci chiediamo, quindi, perchè il Sistema-Italia non abbia intrapreso un'identica azione di difesa, e perchè tutt'oggi la Commissione Europea non interviene, come ha fatto con l'investimento danese, per chiedere il rispetto delle norme comunitarie di non-discriminazione e di libertà di movimento dei capitali.

Tuttavia, non si ferma la macchina diplomatica italiana se chiamata a servire gli interessi di società come Fiat, A2A e Maccaferri, nonché Unicredit ed Intesa San Paolo, e 'amici degli amici'. L'ambasciatore a Zagabria, Emanuela D’Alessandro, continua ad assistere alla ratifica di protocolli di cooperazione tra imprenditori italiani e croati (Comunicato Amb. Zagabria, 24 maggio), garantendo la massima sicurezza e trasparenza per gli investimenti italiani, tutelati da 'convenzioni e norme europee'. Stando alle loro parole, non vi sono ostacoli o problemi ad investire in Croazia, ma la realtà è ben diversa. Le conferenze di promozione di progetti o partnership - a cui vengono invitati sempre personaggi che ruotano sempre nell'entourage dell'ambasciata, con la presenza degli associati delle Camere di Commercio giusto per fare numero - sono nei fatti destinate a difendere gli interessi di grandi società e banche. Ostentando un controllo della situazione che non hanno, spingono le piccole e medie imprese ad intraprendere 'avventure estere' che solo sulla carta saranno monitorate e tutelate dallo Stato, perchè nei fatti gli imprenditori devono "auto-finanziare" il rischio dell'internazionalizzazione. L'ombra di un precedente così eclatante come quello della Dalmatinka ha messo in evidenza come la sorda indifferenza delle autorità italiane, e così la debolezza della diplomazia nel garantire il rispetto degli accordi, rappresentano i principali ostacoli allo sviluppo di partnership eque e di successo. Vince, ancora una volta, la logica dell'assistenzialismo, ai danni della tutela dell'iniziativa imprenditoriale, così come garantita dalle leggi europee. 

23 luglio 2012

I media canaglia

La deontologia giornalistica non esiste più ormai, i media sono complici di massacri  politici, sono ricattati trasformandosi in carnefici e fomentatori di violenza. Non è un caso che, alla vigilia della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, nel corso della quale si doveva discutere della sanzioni alla Siria, i media propagandavano le violenze del regime di Assad nei confronti del popolo siriano, mentre i terroristi asserragliavano villaggi e città.  Il popolo occidentale è il principale destinatario di tale disinformazione, perchè la Siria conosce la sua storia e sta cercando di difendersi da una guerra sporca e vile, e soprattutto dall'aggressione dei media.


Una telefonata tra due terroristi che si preparano
per un massacro nei confronti di cittadini
di al-Haffeh Area.

Crisi Siria: Una risposta alla disinformazione criminale

Rapito giornalista siriano, oscurati siti web e creata falsa emittente TV


Riceviamo e pubblichiamo l'appello dei giornalisti della Siria, perchè sia tutelato il loro diritto di difesa dall'aggressione di criminalizzazione dei media occidentali. La Etleboro aderisce a tale campagna di equa informazione contro l'arroganza del potere, che usa le istituzione per sdoganare le guerre. I media sono degli strumenti di guerra nelle mani delle lobbies, quindi sono corrotti, falsi e bugiardi. Un giorno questa gente risponderà di tali crimini. 

Dopo aver sanzionato il canale televisivo siriano ADDOUNIA, impedendole di trasmettere sulla piatta forma del satellite europeo Hotbird, oggi l’Europa ha deciso di censurare il sito ufficiale dell’agenzia di stampa araba siriana ” SANA” (Syrian Arab News Agency www.sana.sy ), la nostra fonte ufficiale di notizie “vere” sulla Siria.

In contemporanea e dopo che i terroristi hanno rapito il giornalista più famoso della Tv Siriana (nella Foto), è apparso un falso canale televisivo che trasmette dall’Arabia saudita e porta il logo del canale ufficiale Siriano, lo scopo è quello di obbligare il telecronista ad apparire sul canale falso annunciando la caduta del governo, sfruttando la tecnica applicata durante la guerra contro la Libia, questa tecnica è ormai consolidata e si basa sulla diffusione di notizie false con la realizzazione di vere e proprie fiction televisive per creare consenso e giustificare qualsiasi aggressione militare.

Fonte: Syrian Free Press

12 luglio 2012

Caso Dalmatinka: Presentata l'interrogazione parlamentare


Roma - Giunge in Parlamento la prima interrogazione rivolta al Ministero degli Affari Esteri sull'espropriazione dell'investimento nella Dalmatinka Nova de La distributrice dei Fratelli Ladini, presentata dall’Onorevole Roberto Menia. Nel testo letto emerge non solo l’intera assurda vicenda caratterizzata dalle violazioni del Ministro delle Finanze croato, che ha portato al fallimento della fabbrica, ma anche un chiaro invito rivolto alla Farnesina ad intervenire per la tutela degli investitori italiani e così per il rispetto della Convenzione italo-Croata sulla Protezione e Tutela degli investimenti. Si attende, così, una replica del Ministero degli Esteri italiano perché spieghi quali misure si intendano adottare in sede internazionale e diplomatica per tutelare gli interessi e garantire i diritti dell'impresa italiana dei Fratelli Ladini, in particolare nei confronti del Ministero delle Finanze croato.

Allo stesso tempo, riteniamo che bisogna accertare le responsabilità di chi è rimasto a guardare e non ha adempiuto al suo dovere per il quale è pagato, mentre oggi rifiuta di rispondere a domande legittime sull’evidente inadempimento della struttura estera italiana. Un dovere a cui si sono sottratte anche le testate giornalistiche, servi del ‘contributo pubblico’ perchè la loro informazione non possono neanche venderla, visto che nessuno pagherebbe per quello che scrivono. Bisogna quindi far capire ai funzionari degli ‘Uffici di Roma’ che l'incendio di 30 bandiere italiane a Sinj (Croazia) fu proprio un atto di disprezzo verso i F.lli Ladini, ritenuti i soli responsabili di una serie di vicende di cui erano invece principali vittime. Un gesto barbaro che è stato accompagnato dalla diffamazione gratuita, ricevuta da parte dei sindacati e dei media, che hanno contribuito a creare un clima di tensioni e di intimidazione, le cui gravi ripercussioni si sono abbattute su La Distributrice in sede giudiziaria.

Ora l’Italia deve rispondere duramente e senza mezzi termini o cortesia politichese e dire con chiarezza cosa non ha funzionato nella macchina della diplomazia, chi siano le ‘mele marce’ perché paghino personalmente i danni resi alle imprese italiane. D’altro canto, con uno stipendio fisso sempre garantito senza nessuna ipoteca per le cartelle di Equitalia, i nostri funzionari dai colletti bianchi non potranno mai capire cosa vuol dire ‘responsabilità della tutela delle imprese e dello Stato italiano’. Da parte nostra, l’Osservatorio  ha onorato il suo impegno di difendere la aziende che con sudore hanno costruito, mattone su mattone, il vero Made in Italy. Noi non abbiamo bond e non riversiamo sui lavoratori o i risparmiatori le perdite delle speculazioni. Noi non abbiamo conti alle Cayman o a Cipro, né utilizziamo la diplomazia italiana per proporre progetti che non si realizzeranno mai. Non abbasseremo mai la testa dinanzi all'arroganza di chi si nasconde dietro le istituzioni e usa le aziende per fare numero e statistiche. Noi andremo oltre, perchè la nostra piccola realtà trova consensi presso tanti imprenditori, stanchi di fare gli attori e la presenza alle convention, dove sembra che non esista alcun problema. Questa volta ascolteranno la nostra voce gli ambasciatori, rintanati nei loro uffici a scrivere e a curare le loro carriere, mentre si fanno negare al telefono. Dove c'è una azienda italiana, ci sarà uno di noi, Egregie Eccellenze. 





Interrogazione a risposta scritta 4-16944 
presentata da Roberto Menia
mercoledì 11 luglio 2012, seduta n.664 
MENIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che da diversi anni l'ambasciata italiana a Zagabria e comunque il Ministero degli affari esteri siano a conoscenza dell'odiosa vicenda riguardante l'espropriazione dell'investimento sulla Dalmatinka Nova di un'azienda italiana, «La distributrice» dei Fratelli Ladini;
in pratica, il Ministero delle finanze croato pretende di trattare gli investimenti della suddetta ditta - regolarmente contabilizzati nella Dalmatinka Nova di Sinj e registrati alla Banca Nazionale Croata come apporto di capitale - come utili straordinari e quindi tassarli;
le perizie giudiziarie degli esperti croati hanno rimarcato, in più occasioni, l'assurdità del provvedimento e l'illegalità della doppia imposizione di tasse sui capitali investiti (perizia signor Stjepan Kolpvrat del 6 dicembre 2004 - perizia ditta Mal Revizor del 24 marzo 2005 su incarico del tribunale commerciale di Spalato - perizia signor Srdan Kovacic aprile 2009 su incarico del tribunale penale di Spalato);
il Ministero delle finanza croato, incurante delle numerose proteste della Dalmatinka Nova DD e dei pareri contrari degli esperti in materia, bloccava ogni sei mesi - e questo è avvenuto per cinque anni - i c/c della Dalmatinka per 30-60 giorni prelevando tutti i contanti; ciò impediva il normale svolgimento della produzione nella fabbrica, con conseguente blocco dei pagamenti degli stipendi dei dipendenti e dei fornitori. Naturalmente il blocco dei c/c è stato utilizzato per chiedere - in più occasioni - il fallimento della Dalmatinka Nova a causa del ritardato pagamento delle paghe agli operai;
il Tribunale commerciale di Spalato è intervenuto aprendo il primo fallimento il 29 gennaio 2008, nonostante fosse in possesso di documenti bancari che statuivano i pagamenti degli stipendi ai dipendenti;
tale fallimento fu annullato dal Tribunale Supremo di Zagabria, a seguito del ricorso della Dalmatinka Nova, con sentenza del 1 aprile 2008, adducendo tra le motivazioni le innumerevoli e inaudite illegalità effettuate dal giudice di Spalato, signor Ivan Basic. Peraltro il costo di questa operazione, interamente addebitato alla Dalmatinka, è stato di circa 2.000.000 di euro, importo che sarebbe spettato al Tribunale di Spalato e/o al Ministero delle Finanze croato;
dopo una nuova richiesta di fallimento, sempre a causa del ritardato pagamento delle paghe agli operai, rifiutata dal giudice di Spalato signor Ante Capkun (sentenza X-ST-42/08 dd. 12 febbraio 2009), il quale a quanto risulta all'interrogante subì in tribunale un'aggressione (come testimoniato dalla relazione da Egli stesso rilasciata in data 2 febbraio 2009), il 17 luglio 2009 arrivava una nuova richiesta di fallimento, sempre per le stesse motivazioni, accolta da giudice Ivan Basic;
in tale occasione il giudice Basic impedì la presenza in tribunale del legale della Dalmatinka Nova, signor Gianfranco Landini, violando i diritti civili della controparte; inoltre a quanto consta all'interrogante rifiutò le reali garanzie di pagamento presentate dal legale della Dalmatinka e ignorò completamente la rimessa del mandato di assistenza dell'avvocato Krka Tomislav, impossibilitato dunque a difendere i diritti degli italiani; 
a tutt'oggi non è stata ancora fissata l'udienza per l'accertamento dei crediti della Dalmatinka Nova, pur essendoci una sentenza del Tribunale, Supremo di Zagabria, mentre il Tribunale di Spalato sta svendendo i macchinari della summenzionata ditta;
a parere dell'interrogante è necessario che su una questione così delicata e complessa vi sia un impegno reale e visibile dell'Italia a tutela dei nostri investitori, trattandosi in tutta evidenza di fatti che configurano la violazione di una Convenzione internazionale, quella italo-Croata del 5 novembre 1996, sulla Protezione e Tutela degli investimenti -: 
quali interventi si intendano adottare in sede internazionale e diplomatica per tutelare gli interessi e garantire i diritti dell'impresa italiana dei Fratelli Ladini, in particolare nei confronti del Ministero delle finanze croato, dai cui atti emerge la richiesta di far pagare le tasse sui capitali investiti (capitali già tesati in Italia) perché considerati utili straordinari, in contrasto con la convezione italo-croata del 5 novembre 1996, la quale vieta la doppia imposizione fiscale sugli investimenti. (4-16944) 
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 11/07/2012
Atto Camera  4-16944 (Banche Dati)