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27 settembre 2007

La carta dei diritti di Internet su misura degli utenti


Si attende oggi a Roma il Forum internazionale sui diritti di Internet – il “Dialogue Forum on Internet Rights” – quest'anno ospitato dal Governo italiano, con una tavola rotonda di convenuti individuati tra dirigenti di multinazionali di informatica e politici. Scopo dell'incontro, così come del Forum stesso, è quello di creare un protocollo per i diritti in Internet - il Bill Internet Rights - come una vera Carta dei Diritti, condivisa a livello internazionale che "garantisca apertura, libertà e sicurezza di Internet" , e frutto della cooperazione e del dibattito tra rappresentanti di Governi, Organizzazioni Internazionali, società civile, settore privato, accademia e comunità tecniche sull’opportunità di definire diritti comuni e condivisi che garantiscano l’apertura di Internet. L'iniziativa italiana del Bill Internet of Right è stato proposto dall'Italia stessa durante la riunione dell’ Internet Governance Forum (IGF) che si è tenuta ad Atene nel 2006, che lanciò in un certo senso un segnale di ciò che le Istituzioni potevano essere in grado di fare per contrastare la "illegalità su internet". Allora un gestore di un sitoweb fu arrestato perché nel suo portale venne pubblicato un articolo con contenuti razzisti: fu senz'altro un atto dimostrativo di propaganda, per cominciare così il cammino verso "i diritti di internet".
Quanto il forum farà per rendere internet a grandezza d'uomo e di impresa non possiamo ancora saperlo, tuttavia occorre analizzare se l'impostazione di fondo che viene data al progetto è coerente con la vera esigenza di trasparenza di internet. Innanzitutto, occorre precisare che ancora una volta il Forum, nonostante promuova temi interessanti e problemi che realmente esistono, si rivolge al web utilizzando concetti come quello di "bacino di utenza" e di "rete".
Se questo può sembrare scontato per molti, in realtà ha delle importanti implicazioni in quando redigeranno un protocollo in cui noi, da cittadini e da uomini con diritti inviolabili, diveniamo degli utenti titolari di interessi e di bisogni.

Si pensi oggi agli abusi delle società di telecomunicazioni, che decidono da un giorno all'altro di cambiare i prezzi senza notificarlo ai clienti, che addebitano delle bollette di migliaia di euro e aspettano che sia il cliente ad aprire un procedimento civile per accertare l'irregolarità, che si pongono come entità al di sopra della legge. Quali mezzi abbiamo noi per controllare che rispettino i regolamenti, per monitorare i loro sbagli e per difenderci dagli abusi? Si consideri inoltre che il web, ma soprattutto i servizi offerti su internet avranno un'impostazione sempre più internazionale, e se oggi si riesce a tamponare le controversie ricorrendo ancora al Tar o al Garante della privacy, nei limiti del territorio nazionale, un domani sarà molto complesso e macchinoso. Magari, saranno i protocolli internazionali ad istituire delle entità di controllo e sorveglianza, ma anche queste avranno una burocrazia molto simile a quella delle società di informatica.
Network distributivo
Dunque, prima di scrivere "le carte dei diritti" sarà meglio precisare quali sono i diritti, chi è il soggetto di diritto, e chi sono le entità che rappresentano la società civile. All'interno dell'internet vi devono essere delle zone franche, degli spazi all'interno della quale le informazioni vengono consultate con un sistema distributivo e non con un motore di ricerca che fa da "ragno" su quella che è la rete di internet. Non deve esistere il popolo di internet, perchè internet siamo noi, o meglio, è lo specchio virtuale di una società reale, e per tale motivo va rispettato come luogo in cui le persone si relazionano, le imprese scambiano beni e servizi, gli individui immettono e prendono informazioni.
Al momento non esiste la distribuzione nell'internet, esiste la piramide, perché ogni entità o spazio cybernetico è chiuso al suo interno e dialoga solo in presenza di un motore di ricerca. Ma l'internet deve essere un mezzo, non uno strumento, in quanto lo strumento deve essere deciso da chi sceglie di fruire di un servizio, e non da una società che detiene un potere di monopolio sul mercato. Se un domani, Skype deciderà di imporre l'utilizzo dei suoi canali per poter telefonare gratis o avere accesso al voip per le aziende, non potremo certo opporci: sarà la legge del più forte che si imporrà sulla massa di utenti.
Vi è all'interno di internet un potere già esistente a tutti gli effetti, ma le persone ancora devono rendersene conto, e avvertono solo i primi effetti che ci sfiorano e non ci hanno ancora colpito. Il caso Logistep-Peppermint , per esempio, ha già condannato la condivisione dei dati, ha già creato un precedente in cui gli individui sono divenuti utenti, i cui dati viaggiano da un capo e l'altro del mondo come se fossero transazioni elettroniche. Nessuno ha ancora individuato le responsabilità per tale abuso di potere da parte dei detentori delle banche dati degli utenti di internet e delle società di telecomunicazioni, e forse perché l'intero sistema vive di questi meccanismi.

Network a rete


Il potere che noi combatteremo in futuro è l'usura informatica, la monetica, la cybernetica, che saranno dei crimini invisibili contro cui noi saremo impotenti. La base su cui può crearsi l'usura informatica è proprio il concetto di rete che tende a schiavizzare e a monopolizzare dei servizi che diventeranno vitali per la sopravvivenza delle imprese o delle persone.
Oggi sono già tante le ONG che si sono costituite per combattere i crimini di abuso informatico, come le organizzazione nate nel mondo dell´Open Source, come la Fondazione europea per il Software libero (Fsfe) e del progetto Samba, che sta più volte combattendo contro la posizione monopolista di Microsoft che impone l'utilizzo di un sistema operativo rigido, e non infiltrabile da altre società, con delle forme di standardizzazione per fare accettare a scatola chiusa i propri software. Questo deve far dunque capire che un domani esisteranno dei cittadini che avranno nuovi diritti, come quello della violazione dell'identità elettronica, la diffamazione mediante la manipolazione delle parole chiavi, l'etnocidio con la cancellazione della storia e dei documenti di un popolo. Dovrà essere scritta davvero una nuova carta dei diritti, che sia tuttavia proiettata nel mondo della cybernetica, e non una semplice copia di quella antica con il cambiamento di qualche termine. Gli strumenti legislativi e giuridici che oggi abbiamo non sono sufficienti, né adatti perché dimenticano di definire le entità della rete, la struttura che deve avere l'internet, le modalità per distribuire le informazioni, la difesa delle parole e dei documenti.

26 settembre 2007

Illusi ed illusionisti nel carrozzone della disinformazione


Da molto tempo ormai il mondo dell'informazione è assediato da notizie che si mescolano alla rinfusa creando confusione su ciò che sta accadendo nel mondo. Eclatanti dichiarazioni di Ministri o capi di Stato, che parlano di guerra o rinnegano quanto hanno detto solo pochi giorni fa, frasi sospese e messaggi in codice, le piazze che sembrano popolarsi di rivoluzionari annoiati: ogni cosa fa parte del grande spettacolo della disinformazione che sta mettendo sù un bel carrozzone .
Molti avvertendo una crescente sensazione di malessere, hanno deciso di creare dei movimenti che siano la negazione della politica, alcuni si chiudono nel loro piccolo mondo e si estraniano, mentre poi ci sono quelli che tirano calci e gridano perchè nessuno li chiama e perchè sono diventati gli attori di una scena ormai vecchia. Chi grida alla catastrofe, chi diventa omicida o kamikaze dopo aver visto il proprio conto in banca, e chi invece vuole creare partiti, pensando che lui è la luce, mentre altri prima di lui sono stati solo un raggio. Potremmo dunque provare a spiegare a tutti quale sia il grande inganno che si nasconde dietro queste chimere, ma viviamo in un mondo in cui vi è una situazione tale di malessere che spinge le persone a rivolgersi ai Maghi, o a credere nella possibilità di vincere un milione di euro con una telefonata: viviamo tutti di illusioni e illusionisti, trascinati in un vortice per non farci mai fermare a riflettere.
La gente è sempre stata illusa da uno o dall'altro, dalla politica e dai manipolatori delle masse, dalle sette e dalle religioni. I nostri politici oggi vanno in giro per il mondo regalando le terre di altri, per creare poi il mito dell'emigrazione clandestina e la caccia allo "straniero". Ma cosa pensereste, e cosa fareste voi se un giorno le Comissioni di Bruxelles decidessero che i siciliani non sono più italiani, ma solo siciliani? E cosa pensereste se la Nato bombardasse la Sicilia e non l'Italia? E' questa la bugia che per esempio si nasconde nelle guerre dei Balcani, e queste sono le manipolazioni dei potenti e delle religioni stesse che sono complici a tutti gli effetti. Se il vaticano non ha nulla da nascondere, allora che apra le sue chiese e spieghi a tutti il motivo delle sue decisioni politiche.
Le religioni da secoli tengono le redini della disinformazione, senza mai alzare un dito per fermare l'usura, le guerre, le ingiustizie sociali, nonostante il grande potere politico che sono in grado di esercitare. Evidentemente anch'esse sono delle Piramidi, come lo è il Vaticano, il cui potere è concentrato in una gerarchia potentissima, che passa il suo tempo nei consigli di amministrazione delle Banche, nei banchetti con champagne e aragoste. Ancora oggi il Vaticano controlla l'informazione e la controinformazione, e ciè è dimostrato dal fatto che nessun media che scrive di complotti ha mai citato l'esistenza di una causa contro il Vaticano presso un tribunale americano: parlano di Banchieri, ma non mostrano documenti o prove, rimanendo in silenzio per coprire una delle lobby bancarie più potente nel mondo. Evidentemente loro stessi sono parte del problema perchè non hanno capito che la disinformazione è la chiave del potere delle religioni, che agiscono mediante dei depistatori che diffondono false notizie per indurre un media ad esporsi e a screditarlo: sono molto abili, e la loro abilità sta proprio nello sfruttare sino in fondo un unico e solo potere.
Informazione e controinformazione, uniti come non è mai accaduto, coesistono avendo la sicurezza che nessuno si accorgerà del trucco e che presto dimenticheranno tutto, non appena la storia si sgretola agli occhi dei media. Le accuse reciproche e le denunce tanto per fare un po' di propaganda e creare un finto nemico, i processi fantasma per dare in pasto alla folle un colpevole e far archiviare subito il caso, la sceneggiata del comico di turno che si dimena sul palcoscenico, ma poi si intuisce che di lui i poteri non hanno certo paura. Queste sono solo alcune delle armi insidiose con cui la disinformazione agisce, e ci manipola all'infinito per arrivare ad uno scopo ben definito.
La stessa crisi di liquidità e la corsa agli sportelli delle Banche è stata una grande manovra di disinformazione, per dare spazio alle speculazioni dei grandi fondi che hanno lanciato già sul mercato titoli denominati in miliardi di dollari per scommettere sulla caduta dell'economia statunitense. Quello che sta accadendo in realtà è un processo lento di degenerazione dell'economia fondata sulla moneta, sul debito e sul credito, concetti che in un futuro non ci apparterranno più: parleremo di monetica, di capacità intellettive e di cyberbank personalizzate. Tuttavia, la disinformazione e la controinformazione stessa spacciano questi eventi come l'inizio della grande recessione mondiale, segnata dalla scomparsa di un sistema fallito e la nascita di uno democratico sulle ceneri del suo fallimento. In realtà, non hanno capito nulla, e faranno il gioco stesso degli speculatori che vogliono un'economia debole e incapace a reagire.

Lasciamo dunque che ci manipolino, mentre aspettiamo chissà che cosa. Continuiamo a correre per risolvere un problema, come i nostri stessi antenati hanno fatto, aspettando la manna dal cielo, senza mai aprire un libro per cercare di capire, limitandoci a spolverarli nelle biblioteche e lasciando che la propria intelligenza fosse bruciata dal semplice "copy and paste". Viviamo in una società che crea continuamente solo problemi da risolvere, dei nuovi bisogni da soddisfare, ma nessuno ha mai capito che fino a quando noi penseremo di avere un problema, allora saremo sotto le lobbies, sotto la piramide. Noi dobbiamo avere invece delle soluzioni: chi crede di essere la soluzione, desidera la "piramide" , ma chi pensa di essere una parte della soluzione allora farà parte del progresso. Questa è la chiave per cercare, e trovare, la vera evoluzione di una società chiusa all'interno delle sue barricate, con le sue regole e le gerarchie che impone sempre lo stesso modo di crescere e di fare economica.

Cos'è la destra e cosa la sinistra, cos'è l'informazione e cosa la controinformazione? In realtà tutti sono schierati contro tutti, qualcuno si incatena, qualcuno diventa rivoluzionario dalle 9 di sera a mezzanotte, poi al mattino si alza e va a lavoro, come uno schiavo, frustrato e calpestato. La nostra società è fatta di bancomat, di supermercati, di lotterie e di scommesse, mentre la gente di cultura viene calpestata e derisa dai caproni, che gridano dando a gomitate nella folla per farsi spazio, mettendosi dietro la tastiera con una bottiglia di vino e vaneggiando teorie. Questi sono i nostri rivoluzionari, piccoli e insignificanti personaggi, falliti prima di emergere, che traducono con Google le pagine in inglese dicendo "l'ho detto io, sono io il primo, e ho l'esclusiva su una parola". In realtà tutti sono bravi, seduti su un divano, per poi spegnere tutto e andare a letto perché sanno che non succederà nulla, e nessuno mai si ricorderà di loro.

Invece c'è gente che in silenzio, accetta tutto, e porta avanti un duro e costante lavoro che darà i suoi frutti solo negli anni, festeggia i suoi passi silenziosamente. Hanno paura di tutti e vivono delle vite chiuse, attaccati alle loro piccole cose, cercando tra la folla le voci della loro stessa coscienza, e dei piccoli sguardi che sono la comprensione: tutto questo rende questi uomini unici, odiati, e determinati. Chi canta scienze sconosciute, ideali già conosciuti dovrebbe leggere Platone, chi ritiene di essere stato abbandonato da tutti deve fermarsi e capire che egli stesso è stato l'artefice del suo destino.
Chi invece oggi è qui a leggerci sa che diciamo la verità, che non combattiamo guerre perse, che allontaniamo i leader manipolatori che vogliono trascinare a sé la massa per giocare a fare il politico, ridicolizzando qualcosa di cui ha paura e non vuole accettare una soluzione che è nella Tela .

25 settembre 2007

La crisi di liquidità: una grande speculazione


La crisi del mercato finanziario, innescata dal deficit di liquidità in seguito alla crisi del credito e dei muti subprime, potrebbe rivelarsi presto la causa del declino del dollaro. È quanto emerge dall'analisi del recente andamento dell'economia statunitense nonché dallo stesso rapporto del Fondo Monetario Internazionale che ha dovuto prendere atto della graduale degenerazione del dollaro e, in generale, del mercato monetario.

Per il FMI infatti il processo di adeguamento "sarà probabilmente di lunga durata", in quanto i rischi di un ulteriore deterioramento della situazione sono aumentati sensibilmente, ed i mercati sono diventati più volatili, più pericolosi e più chiusi, ai danni degli investimenti delle imprese e del mercato del consumo, nonché del mercato monetario. La sfiducia nel mercato finanziario, in particolare quello statunitense, ha scatenato, accanto alla perdita di oltre 300 miliardi di dollari, un effetto domino con il progressivo disinvestimento dei titoli ad alto rischio. Ciò ha provocato, non solo una fuga di liquidità dal mercato finanziario americano, ma anche un progressivo indebitamento delle Banche stesse e degli Istituti finanziari, che hanno perso le importanti linee di credito presso le Banche d'Affari.

Global Financial Stability Report of FMI
L'asimmetria dei finanziamenti è al cuore di queste turbolenze: gli attivi a medio termine, difficili da monetizzare, sono stati finanziati con fondi con scandenza a breve termine sotto forma di cartolarizzazione dei crediti nel portafoglio. Questa tecnica è stata posta in essere da molti istituti di credito e finanziari che, per far fronte poi alla propria liquidità hanno rinnovato e ampliato sempre di più le linee di credito presso le Banche d'affari, fino a quando le perdite sui crediti sono divenute sempre più evidenti all'interno dei bilanci, e non più occultabili agli occhi delle Istituzioni. I maggiori crediti si sono tradotti in tassi interbancari più elevati, oppure in chiusure di linee di credito in modo da conservare le loro liquidità per poter finanziare all'occorrenza altre attività.
La leva finanziaria ha giocato poi un ruolo determinante nell'amplificazione delle perturbazioni, perché quanto più una banca è stata in grado di indebitarsi, tanto più ha prosciugato ancora di più la liquidità sul mercato: il risultato è stato un processo di disindebitamento forzato a prezzi bassissimi oppure il fallimento di alcuni fondi di investimento. Molti istituti di credito avevano applicato delle strategie fondate su un forte livello di indebitamento sperando che di poter giocare sulla continua rigenerazione della linea del credito, senza tuttavia considerare che la volatilità dei mercati ha richiesto la chiusura delle situazioni a rischio.
È questo ciò che fondamentalmente è accaduto con la Northern Rock, banca che reinvestiva i suoi depositi soprattutto in titoli ad alto rischio: dinanzi alla crisi di liquidità scatenatasi con il crollo della domanda dei prestiti immobiliari a rischio americano, la Northern Rock ha chiesto un prestito di circa 4,3 miliardi di euro alla Banca di Inghilterra, che si aggiungono ai 14,3 miliardi di euro iniettati nel sistema bancario per i prestiti a tre mesi. Nello scorso giugno 2007, tuttavia, la Northern Rock aveva inviato un avviso alla JP Morgan, chiedendo un rifinanziamento tale da evitare il ricorso alle Istituzioni e agli organi di vigilanza. La JP Morgan ha rifiutato il finanziamento, e questo forse per attuare la sua strategia di acquisizione di un pesce più grande, collegato alla Northern Rock, ossia la Royal Bank of Scotland. Molto probabilmente la corsa agli sportelli nel cuore del mercato finanziario europeo poteva essere evitata, e ciò lascia sicuramente dubitare che dietro l'alibi della crisi di liquidità, si sia nascosta una grave speculazione ai danni dei risparmiatori e della stabilità del mercato stesso.
In ogni caso, come ammette lo stesso FMI, l'economia mondiale è entrata in un periodo di turbolenze che mette in serio pericolo il mercato monetario e dunque economie occidentali che presentano una bilancia commerciale in sofferenza e hanno le proprie valute collocate soprattutto all'estero, all'interno dei portafogli e delle riserve valutarie dei mercati emergenti.
Questi infatti hanno giocato un ruolo fondamentale ed estremamente delicato perché hanno fatto l'ago della bilancia con il loro surplus di crediti, quando l'occidente era in emergenza di liquidità e di capitali: la loro relativa stabilità, nonché l'esistenza nelle loro economie di fondi sovrani che investono ingenti capitali in differenti rami dell'economica mondiale, è stato il giusto deterrente per fermare il declino ineluttabile.
La cd. crisi del credito, sebbene è stato spacciato con una patologia della società o delle imprese che usano il debito come strumento di crescita, si è rivelata essere il marcio che si annida all'interno del mercato finanziario e valutario, retto dalle leggi della speculazione e dell'occultamento delle informazioni su ciò che accade negli ambienti degli addetti ai lavori. I malesseri e le gravi distorsioni del mercato si ripropongono solo a cose fatte, quando cioè il crack ha già causato disastri e terribili danni al tessuto economico, che di conseguenza si ripercuotono sui piccoli risparmiatori o sulle imprese. Così, il report del FMI ricorda come sia fondamentale, in questa situazione, ricorrere alla liquidità del microcredito, del piccolo risparmio, e ancora, delle economie emergenti che sono in grado di convogliare - anche considerando il surplus della bilancia dei pagamenti e commerciale, nonché delle rimesse dall'estero - una massa enorme di capitali, che dovrebbero così in parte rientrare sul mercato statunitense. La deregolamentazione degli ostacoli al trasferimento dei capitali dovrebbero, secondo tale ottica, ridursi sempre più fino ad essere quasi inesistenti al fine di agevolare investimenti esteri.
Ciò che dunque il FMI dimentica di dire, a conclusione della sua vasta analisi della crisi di liquidità, è la necessità di introdurre una trasparente regolamentazione sui sistemi informatici del mercato finanziario, con dei meccanismi di sicurezza che vadano immediatamente ad informare il mercato e le istituzioni sulle irregolarità in atto, in modo da permettere un intervento quanto più immediato. Se questo non può essere fatto, e né viene mai proposto, evidentemente non vi è la reale volontà di fermare le speculazioni e le crisi che rischiano di spazzare via, con una sola quotazione in ribasso, intere economie. Nulla è mai stato fatto, proprio perché il mondo è retto dalle lobbies bancarie che decidono regolamenti e normativa, sono i controllori e i controllati di un sistema che è divenuto un serpente che mangia la sua coda.

Paesi detentori del debito pubblico USA

Trend di crescita del debito pubblico USA



Le illustre menti di questa grande roulette russa, i banchieri della Federal Reserve e della Banca di Inghilterra, devono ora stare molto attenti, in quanto, secondo molti centri di ricerca, l'economia mondiale è entrate nella "Zona del crepuscolo".
Se la crisi di liquidità dovesse continuare, il dollaro perderebbe il suo status di valuta di riserva, e gli Stati Uniti dovrebbero liquidare ai propri creditori più di 800 miliardi di dollari, in relazione al loro deficit commerciale. Per capire la gravità della situazione occorre vedere gli Stati Uniti come uno Stato che ha perso la sua produzione industriale - presto anche uno degli ultimi giganti si accascerà, la GM - diventando l'economia dell' "offshoring" , della delocalizzazione all'estero per sfuggire ai costi dei sistemi occidentali. Le società americane, producono all'estero e importano beni allo stesso tempo : stando ai dati della bilancia commerciale degli Stati Uniti, vi sono esportazioni per 47,580 miliardi di dollari in computer, ed importano 101,347 miliardi di dollari, sempre di computer. Un'economia fondata sulla delocalizzazione è stata superata dalle sue economie colonizzate e la sua produzione non è capace di bilanciare i suoi consumi. Tutto ciò che ancora la salva è il fatto che, nonostante la dismissione delle riserve denominate in dollari, il dollaro è ancora una moneta riserva, anche se ormai eroso dai debiti e dal deficit di bilancio.
Gli Stati Uniti sono ormai su una rotta di collisione, con un sistema economico totalmente delocalizzato, fondato sul rent e sul debito, la sua moneta è stata svalutata ancora e si attesta quasi a 1,40€ mentre un barile di petrolio sale a 80$ e l'oro si quota intono ai 750$. Il pericolo di speculazioni sempre più forti è vicino e le Istituzioni monetarie cominciano così a retrocedere sui loro passi rinegoziando il rialzo dei tassi di interesse e ammettendo che vi è una mina vagante nel mercato finanziario.

24 settembre 2007

La e-justice e la biometrica nel futuro dell'Europa


Presentato dinanzi alla Commissione Europea il piano di attuazione del progetto "e-justice", ossia di "giustizia informatica" su scala europea, segnalato come prioritario della Presidenza portoghese. Il Ministro della Giustizia portoghese Alberto Costa, ha infatti illustrato, tra gli obiettivi di omogeneizzazione giuridica, la redazione della legislazione europea in materia di diritto di famiglia e di responsabilità civile, nonché della normativa per l'alleggerimento della burocrazia per imprese, la mediazione in materia civile e commerciale.
Il progetto di e-Justice è uno dei primi Progetti Integrati, che, coinvolgendo l'apparato amministrativo-burocratico nonché quello informatico e di intelligence, va a creare un database di informazioni giuridiche e personali che rivoluzionerà totalmente la nostra vita. Dopo anni di preparazione, è oggi giunto alla sua fase finale di attuazione, avendo infatti presentato come necessario un sistema di tracciamento degli individui per garantire la sicurezza della società civile. A muoversi ora devono essere i governi dei singoli Stati, che avranno l'onere di fare accettare ai suoi cittadini l'idea di essere inseriti in un archivio sovranazionale e di subire una continua violazione della privacy sotto la sorveglianza di un "cervellone" che controlla ogni tipo di movimento o transazione. Per tale motivo, è indifferente chi sia oggi il politico o il partito al Governo, in quanto è divenuto di prioritaria importanza portare a compimento quel progetto nato con "la lotta al terrorismo".
È stata così imposta la familiarizzare con le tecnologie di sicurezza (videosorveglianza, passaporto o documento elettronico, scansione dei dati biometrici) , spiegando che queste , in particolare quelle di biometrica, non rappresentano una minaccia alla privacy dei cittadini perché utilizzate all'interno di obiettivi e orientamenti ben precisi. Per quanto riguarda le tecnologie in questione, la e-justice farà ricorso ai sistemi di autenticazione elettronica "biometrica multimodale", in grado di fare una lettura delle caratteristiche fisiche e tradurle in dati elettronici (iride, impronte, fisionomia) , con l'integrazione dei sistemi di sicurezza con meccanismi di riconoscimento elettronico e di firma digitale. Accanto a questo vi sarà inoltre la realizzazione di un database di direttive, leggi e procedure legali che consentono di spiegare il mondo giuridico europeo ad un'ampia varietà di utenti, che si trasformano da semplici cittadini a professionisti che utilizzano, con sistemi di self-service, i meccanismi giuridici, i ricordi, la presentazione e il ritiro di documentazione . La e-justice, coordinata con il sistema del SIS II , diviene così uno strumento per poter poi applicare varie procedure molto complesse come quelle dell' Eurojust, ossia per l'emissione del mandato di arresto europeo, e del Bundeskanzleramt ( Cancelleria austriaca e i sistemi di RIS) , il monitoraggio e il continuo controllo delle leggi e dei regolamenti emessi , e ancora dell' Europol FEDICT.

I sistemi di identificazione biometrica sono attualmente pronti per una sua immediata utilizzazione a tutti gli effeti. La banca di dati biometrici dell'UE continua a garantire un'efficace gestione del regime comune europeo di asilo, ad esempio, nel sistema di EURODAC , lo strumento biometrico dell'Unione europea che aiuta a stabilire quale Stato membro sia competente per l'esame di una domanda d'asilo, facendo così da deterrente verso le violazioni. La banca dati d'impronte digitali applicata alla gestione delle domande d'asilo contribuisce in effetti a determinare quale Stato membro debba esaminarle attraverso il raffronto fra le impronte digitali dei richiedenti asilo e degli immigrati illegali, Nel 2006, EURODAC ha elaborato 165.958 serie d’impronte digitali di richiedenti asilo, 41.312 serie d’impronte digitali di persone che avevano varcato irregolarmente le frontiere e 63.341 serie d’impronte digitali di persone arrestate perché in posizione irregolare sul territorio di uno Stato membro.
Dal 15 gennaio 2003 le impronte digitali di ogni persona di età superiore a 14 anni che chiede asilo nell’Unione europea, in Islanda o in Norvegia, vengono immesse in una banca dati denominata EURODAC. È il primo sistema automatizzato comune d'identificazione delle impronte digitali (AFIS) nell’Unione europea.
La Commissione europea gestisce il sistema per conto degli Stati partecipanti, come prototipo di futuri progetti comuni, quali il sistema d’informazione Schengen di seconda generazione e il futuro sistema europeo d’identificazione dei visti.
Nell’ambito del sistema EURODAC, gli Stati partecipanti devono provvedere senza indugio a rilevare le impronte digitali di ogni richiedente asilo di età superiore a 14 anni. Le impronte digitali rilevate vengono quindi comparate con quelle trasmesse dagli altri Stati partecipanti e memorizzate nella banca dati centrale. La banca dati si avvale soltanto della comparazione biometrica, che è il più sicuro e il più accurato tra i metodi disponibili per l’identificazione. Ogni Stato partecipante provvede affinché il garante nazionale della protezione dei dati eserciti il controllo indipendente sulla legittimità del trattamento dei dati.
EURODAC consiste in un’unità centrale istallata presso la Commissione, dotata di una banca dati centrale computerizzata pienamente automatizzata per la comparazione delle impronte digitali, e in un sistema di trasmissione elettronica dei dati tra ogni Stato partecipante e l’unità centrale.

Per controllare i dati biometrici è stato creato il Centro di Biometrica europeo (CoE) nel cuore dell'Unione di Europa, a Brussels, che funge ufficialmente da centro di analisi e di intelligence per le centrali investigative e di polizia. Così l'e-justice biometrica ha lo scopo di fornire informazioni sia ai cittadini intesi come utenti, sia agli organi giuridici di ciascun Stato in quanto diviene il database ufficiale per l'emissione dei mandati di arresto europeo, per l'assistenza giuridica transnazionale, per i controlli dei movimenti al confine, per i visti, nonché per le carte di identità elettroniche e le schede multifunzionali "intelligenti". Il Centro di Biometrica concentra al suo interno le differenti funzioni che costituiscono l'intero sistema dell'identità biometrica, primo tra tutti i processi RAPIDS ( Registrazione e Soluzioni di Identificazione Giuridiche ) che si traducono nelle attività di Iscrizione ed emissione di carte di identità biometriche ( con impronte digitali, riconoscimento facciale, scansione dell'iride e firma elettronica, nonché comparazione dei dati con la black-list ). Accanto alla creazione dei database, vi sono le attività di controllo e di verifica delle caratteristiche biometriche, con sistemi di scansione elettronica dei propri dati e comparazione immediata, in tempo reale del database. Tali sistemi verranno applicati anche ai cd. Kiosk SafePass, ossia centri di controllo alle dogane con sistemi di lettura dei documenti e dei dati biometrici al fine di semplificare le procedure doganali. Il Centro biometrico propone inoltre tecnologie 3D per il riconoscimento facciale, con valide applicazioni anche nei settori amministrativi e finanziari, sistemi di immagazzinamento dei dati biometrici su una scheda elettronica o interfaccia USB, tecnologie eJustice Biometrica Bi-modale che consentono di estrarre i dati biometrici del singolo individuo senza emettere i dati sulla rete e dunque senza ricorrere al database centrale.

I sistemi di tracciamento dei dati biometrici sono, al momento, pronti per essere installati all'interno della Comunità Europea, e avranno una prima applicazione proprio nei processi dei controlli doganali e dell'emissione dei visti in modo da mettere in rodaggio l'intero sistema proprio cominciando dal monitoraggio dell'emigrazione e dei movimenti alle frontiere. Infatti, molte sono al momento le pressioni esercitate da parte delle Istituzioni Europee sui Stati membri e sui potenziali entranti, al fine di regolamentare l'emigrazione e di registrare tutti gli emigranti clandestini che transitano sul loro territorio o che sono diretti verso l'Europa. Questo è uno dei pilastri fondamentali dei nuovi accordi bilaterali ratificati dall'UE con i Paesi Balcanici, che hanno così come primo onere quello di fare un censimento elettronico della popolazione che emigra e che espatria in maniera illegale.
In questo caso, l'emigrazione clandestina diventa un terreno di studio e di rodaggio del sistema di tracciamento dell'intera popolazione europea. Inoltre, considerando che spesso sono le ambasciate e le Istituzioni stesse che alimentano questo "traffico ellecito di persone" senza effettuare i dovuti controlli, è possibile considerare l'emigrazione clandestina come un corridoio creato dagli Stati stessi per sostenere un sistema economico e industriale basato sullo sfruttamento e il lavoro "a nero".
Le politiche di regolamentazione dell'emigrazione divengono così uno strumento per sdoganare il tracciamento biometrico, per poi estenderlo pian piano a tutta la popolazione europea. Ironia della sorte, il terrorismo è diventato un'arma nelle mani dello Stato perché con esso cominciano e finiscono molte delle tecnologie che cambieranno o "faranno evolvere" la nostra società civile. Nasce così il monopolio delle società di informatica e dei centri di ricerca privati, spesso sponsorizzati dalle fondazioni bancarie, che avranno così il monopolio nella gestione di gigantesche banche dati di informazioni sensibili. Lo Stato rappresenta qui un semplice concessionario di un servizio pubblico, ma il potere sui database è racchiuso tutto nelle mani dei privati, che saranno così i controllori e i controllati di un sistema complesso: se lo Stato non avrà il potere di gestirlo, chi controllerà mai le omissioni o gli abusi dell'utilizzo dei dati? E' chiaramente un crimine invisibile, perché ormai fuori dalla portata del controllo dello Stato.
Propongono dunque stupefacenti innovazioni, facendoci credere che stanno lavorando per noi, quando in realtà tutto questo darà inizio alla cd. usura informatica, catapultandoci in una nuova era in cui vi sarà la legga della disumanizzazzione, della cybernetica e dell'elettronica, in cui il mondo del lavoro sarà accessibile solo se si saprà utilizzare un software. Oggi i politici e il Parlamento sottoscrivono così degli atti irresponsabili, perché monopolizzano,giorno dopo giorno, mercati e informazioni, non creando una rete bensì un monopolio, un settarismo all'interno dei sistemi elettronici che manipolano i cittadini tramite i forum. Vi è un'amministrazione invisibile, dove gli uffici di E-bay, di Google o di Skype sono i prototipi delle Istituzioni del futuro: non esisteranno più luoghi fisici, bensì computer che custodiranno la nostra giustizia, le informazioni delle nostre transazioni informatiche, e noi non saremo cittadini ma degli utenti con un codice di identificazione.

20 settembre 2007

I Balcani si avvicinano sempre più all'Unione Europea


L'Unione Europea ratifica nuovi accordi bilaterali per la libera circolazione delle persone con cinque Paesi balcanici, garantendo così migliori condizioni in cui i viaggiare e lavorare in uno spazio europeo. Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Montenegro e Serbia si impegnano così ad adottare nuove riforme nelle loro politiche di emigrazione nonchè di contrasto all'immigrazione illegale, al fine di fare un ulteriore passo avanti nel cammino verso l'Unione Europea.

Sulla base di tali accordi, raggiunti dopo tre fasi di negoziazioni, è stata stabilita una deregolamentazione per la concessione dei visti e il rilascio di documentazione a particolari categorie di viaggiatori: studenti, ricercatori, scienziati, lavoratori nel campo delle arti e della cultura, sportivi e imprenditori, nonché per coloro che vogliono raggiungere la propria famiglia, o semplicemente dei luoghi di turismo. Sarà possibile concedere dei visti multipli, con la validità anche di 5 anni, ai membri permanenti delle delegazioni ufficiali, dei giornalisti, dei rappresentanti religiosi, e per persone che intendono avere delle cure mediche.
Gli accordi ratificati entreranno in vigore a tutti gli effetti a partire da gennaio dell'anno venturo nei confronti dei soli 15 Stati inclusi nell'area Schengen, anche se probabilmente saranno presto estesi agli altri entro la fine dell'anno: in tale periodo di transizione potranno concedere dei visti nazionali esenti da tasse se emessi per un breve periodo.
Per quanto riguarda il rimpatrio, sono state stabilite delle chiare obbligazioni a carico delle autorità competenti dei Paesi dei Balcani, così come dei Paesi membri. Infatto saranno interessati da questo tipo di accordo non solo i clandestini di nazionalità balcanica in territorio europeo, ma anche qualsiasi individuo proveniente da un terzo Paese non incluso nell'accordo, che risiede in maniera illegale all'interno dei Balcani, a meno che non possa dimostrare di avere dei chiari collegamenti con lo Stato in cui risiede.

Dinanzi dunque alle molteplici proteste da parte degli Stati dei Balcani sulle misure adottate dall'Unione Europea nei confronti dei cittadini di cittadinanza balcanica - considerata ai fini dello spazio comunitario per la libera circolazione delle persone come extra-europea - arriva un riscontro da parte delle Istituzioni Europee che hanno così fatto delle concessioni sulle modalità con cui vengono rilasciati visti e permessi di soggiorno, nonché sulle politiche di contrasto all'immigrazione. I Ministri degli Interni dei cinque paesi balcanici che hanno discusso degli accordi, hanno accolto tale iniziativa acconsentendo ad un maggior controllo della immigrazione clandestina verso il mercato comunitario, nonché ad attuare ulteriori provvedimenti. Tale gesto della Unione Europea è stato infatti interpretato come un evidente segnale di apertura per l'ingresso dei Paesi dei Balcani all'interno dell'Europa, nonostante la forte resistenza di Paesi come la Germania, che sollevano maggiori eccezioni dinanzi al problema alla questione "balcanica". Come ha ribadito lo stesso Commissario Franco Frattini, in tale processo di avvicinamento sono di fondamentale importanza le misure e le promesse prese dai Paesi balcanici per risolvere il problema della circolazione degli immigrati clandestini, mediante dei controlli più severi al confine e l'introduzione di passaporti con caratteristiche biometriche e passaporto RFID. I provvedimenti che dunque dovrebbere essere adottati, potrebbero presto rivelarsi un'arma a doppio taglio nei confronti di Paesi che si vedono costretti ad attuare leggi e condizioni all'emigrazione non sempre rispondenti alle loro esigenze, ma solo per ottenere la meritevolezza ad entrare in Europa. Per cui, se da una parte la ratifica di questi accordi rappresenta un primo passo per sdoganare i Balcani dalla figura di "ghetto" creato nel cuore dell'Europa, dall'altra diventa l'ennesimo "ricatto" di isolamento e di esclusione qualora non venissero rispettate determinate condizioni. Inoltre, continua ad essere discordante la politica annunciata dalle Istituzioni con le attuali misure di controllo presi dai Governi dei Balcani sempre più strigenti e severe nei confronti degli individui che si muovono da uno Stato all'altro della ex Jugoslavia. Vi è dunque una contraddizione di fondo che fa intuire facilmente che l'Europa è maggiormente interessata a controllare i flussi migratori, l'immigrazione clandestina e così il mercato del lavoro europeo, piuttosto che creare delle condizioni ideali per consentire a dei Paesi in difficoltà di trovare un mercato in cui crescere.
Le ripetute e costanti pressioni da parte dell'Unione Europea in tal senso lascia pensare che ancora una volta è l'Europa a voler mettere le mani sui Balcani al fine di sottrarli all'influenza geopolitica della Russia. Molti sono i progetti per le terre del Kosovo, o dell'Albania, così come della Macedonia, che dovranno così ospitare la realizzazione dei grandi corridoi e delle pipeline che collegheranno l'estremo Oriente all'Occidente. Non dimentichiamo infatti che tali territori sono di importanza strategica sia ai fini della realizzazione del gasdotto Nabucco, che instraderà il gas dell'Azerbaijan e dell'Iran verso l'Europa aggirando la Russia, sia della rete russa collegata al South Stream, considerando infine i recenti sviluppi del progetto del metanodotto TAP , sviluppato e promosso dal gruppo svizzero EGL, che si pone come variante rispetto alla rete russa e alle pipeline turco-europeo.
Molteplici dunque gli interessi che si concentrano sul territorio dei Balcani, in relazione ai quali la Commissione Europea sta portando avanti una serie di azioni diplomatiche volte ad accelerare il cammino degli Stati Balcanici nel mercato unico europeo, al fine di estendere a tali Paesi direttive, regolamenti e regole monetarie che permettano di acquisirne il controllo.

18 settembre 2007

Crisi di liquidità o rischio di speculazione?


Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni sembrava il ripetersi della grande crisi del 1929 che causò il crollo delle borse mondiali e l'inizio di una delle fasi di depressione dell'economia mondiale più grave del secolo. Così dinanzi agli sportelli della Northern Rock si sono viste le prime code di risparmiatori che hanno richiesto il rimborso dei propri risparmi, appena appreso le prime notizie sul rischio che "la banca non restituiva più i soldi ai loro depositari e correntisti" a causa del diffondersi di una grave crisi di liquidità. Questo primo segnale di crisi all'interno del mercato finanziario europeo, è senz'altro una prima conseguenza della crisi immobiliare americana che comincia così a destabilizzare l'economia mondiale. Tuttavia, sebbene le Banche centrali siano subito pronte ad evitare l'espandersi del panico e il provocare l'effetto domino del contagio della crisi, siamo oggi veramente di fronte ad una crisi del "credito interbancario" e di altrettante manovre speculative volte ad approfittare tale situazione.

La Northern Rock è il quinto operatore britannico operante nel settore dei mutui, ha accresciuto i propri utili sfruttando i bassi tassi di interesse all'interno del mercato interbancario, e incentrando il suo circuito di denaro non sui depositi dei clienti, bensì sui capitali che riesce a raccogliere sul mercato tale da essere particolarmente sensibile e vulnerabile dinanzi alle crisi finanziarie che lo coinvolgono, proprio come la crisi sub-prime degli Stati Uniti. È intervenuta così la Bank of England, di concerto con la Financial Service Autority, e ha accordato alla Northern Rock una linea di credito per far fronte alla crisi di liquidità nel mercato bancario che aveva lasciato la banca senza la copertura necessaria. Tale provvedimento, come ribadito dalla stessa Bank of England, non è un prestito di emergenza in senso stretto, ma una misura volta a prevenire le conseguenze della crisi di liquidità ed evitare che si trasformi in crisi di insolvenza, qualora i rimborsi dovessero andare a vuoto lasciando a nudo la precaria situazione della Northern Rock. Questo perché, secondo le autorità monetarie inglesi, la Northern Rock, non è una banca sull'orlo del fallimento - altrimenti non vi sarebbe motivo di aprire altre linee di credito - in quanto ha già messo a disposizione come garanzia il suo asset immobiliare che vale più di 113 miliardi di sterline.

Si cerca dunque di non pregiudicare poi tutto il sistema economico e valutario che si basa proprio sulla fiducia, la trasparenza e la sicurezza nel credito : se dovessero venir meno una di queste componenti, un sistema basato sul continuo riciclo del danaro nei circuiti virtuali, a fronte di una riserva frazionaria quasi inesistente, rischia di crollare per molto meno di una coda dinanzi agli sportelli.
È da notare, dunque, che ciò che si vuole salvare non sono i risparmi e gli interessi dei piccoli investitori, ma è il mercato interbancario stesso, l'intero sistema fatto di Agenzie di rating, Banche d'affari e finanziarie il cui core business è la vendita di titoli ad alto rendimento. In questo clima di incertezza, le Banche, nel timore di avere nei propri portafogli titoli obbligazionari non sicuri, come i mutui subprime, prima di ricorrere alle iniezioni di liquidità delle banche centrali, accumulano denaro e non lo prestano alla concorrenza per paura di possibili insolvenze: la circolazione della moneta viene limitata all'interno di circuiti di banche di cui si conosce la solvibilità , e le stesse finanziarie drenano la liquidità per prudenza. Il risultato è che le linee di credito vengono chiuse prima alle banche più piccole, e poi a quelle più grandi: gli analisti infatti prevedono che la Nothern Rock diventi ora una facile preda di una banca più stabile.

Nonostante, dunque, gli inviti della Banca di Londra alla calma, la corsa agli sportelli non è stata frenata e il titolo Northern Rock è caduto sulle borse valutarie più del 35% , con un crollo della capitalizzazione borsista della banca a 1,8 miliardo di euro: da giovedì, i clienti della banca inglese hanno ritirato fin ad ora circa 3 miliardi di euro, ossia l'8% del totale dei depositi. L'annuncio della Banca dell'Inghilterra di venerdì di intervenire a sostegno della Northern Rock ha finito di compromettere la situazione con un effetto "bomba" sui mercati europei, che hanno visto in questo crollo una nuova conseguenza in Europa della crisi dei crediti immobiliari americani a rischio dei "subprime."

L'emergenza è dunque nell'aria, e la crisi immobiliare americana ha contaminato già la finanza. Il rischio di disastro economico sta minacciando gli Stati Uniti e si teme colpisca anche l'Europa: com'è giù accaduto, la caduta dei prezzi del mercato immobiliare ha provocato la dismissione di una massa di titoli tali da richiedere l'intervento della Federal Reserve, e così si è avuto il fallimento delle agenzie finanziarie specializzate, e una difficile situazione per alcune grandi banche internazionali. Nessuno vuole esporsi e assumere dei rischi, ma soprattutto le Banche non voglio concedere crediti ai piccoli Istituti di credito o a intermediari finanziari particolarmente esposti, andando così a congelare i circuiti finanziari e drenando i fondi per il l finanziamento della produzione industriali. Così, le Banche centrali hanno deciso di immettere liquidità non per salvare gli speculatori ma per permettere all'economia di girare, in quanto se non lo avessero fatto, vi sarebbe stato sicuramente il soffocamento delle attività, e l'innesco della recessione economica mondiale, proprio com'è accaduto nel 1929.

Tuttavia, tale situazione di sfiducia diffusa nei confronti del sistema economico-monetario statunitense e mondiale è terreno fertile per gli speculatori, che attendono la ripresa del dollaro per moltiplicare a dismisura i propri guadagni. Ad alimentare la speculazione sono le stesse Istituzioni monetarie che giocano da "inseder trading" per influenzare ancora di più il mercato. Una voce autorevole, fuori dal coro delle Banche Centrali che richiamano alla calma, è quella di Alan Greenspan che preannuncia in un'intervista al Financial Times "un ribasso dei prezzi dell'immobiliare negli Stati Uniti più rilevante del previsto, con un ulteriore crollo del 2 o del 3%". Greenspan, con una punta di ironia e compiacimento, non parla di bolla immobiliare ma di schiuma, e alla fine tutte le bolle della schiuma si riuniscono per formare una bolla gigantesca. Per tale motivo ha annunciato che la Fed e la Banca centrale europea (BCE) dovranno portare i loro tassi di interesse a più del 10% nei prossimi anni per bloccare le tensioni inflazionistiche. Per tale motivo, secondo Alan Greespan, si prepara una probabile recessione con il prosciugamento del mercato del credito in reazione alla crisi dei "subprime": questo perché non si tratta di un semplice incidente di percorso ma di un problema covato da tempo, a causa dei troppi errori commessi e dei troppi rischi assunti. A confermare tale previsione giungono i dati del rialzo del prezzo del petrolio, che raggiunge dei picchi di 80,50$ mentre la Goldman Sachs dichiara che per la fine dell'anno si potrebbero raggiungere gli 85 dollari a barile, sino ai 90 dollari per il primo trimestre dell'anno venturo. Se tali dati dovessero risultare esatti, si avrebbe una svalutazione del dollaro sino a 1,70€ , dando così inizio alla grande recessione del nuovo secolo.
Si potrebbe tuttavia sospettare che in questo momento così delicato si stia preparando il terreno per porre in essere gravi speculazioni ai danni dell'economie nazionali, in previsione del successivo rialzo del dollaro provocato, probabilmente, da una nuova guerra in Medioriente.
Tale ipotesi non è molto surreale, considerando che sono molte le manovre speculative poste in essere durante questo mese, come l'acquisto di titoli futures per un ammontare di circa 6,9 bilioni di euro, emessi sulla base della previsione di un crollo improvviso e drastico delle Borse entro la fine di settembre. Tali titoli viaggiano nei circuiti finanziari come delle vere e proprie mine vaganti, pronte ad esplodere da un momento all'altro per rastrellare capitali ai danni dei molteplici investitori che hanno seguito a ruota gli investimenti dei grandi fondi e degli speculatori.

14 settembre 2007

La continua ascesa della Russia sulle macerie degli Stati Uniti


Mosca presenta al mondo intero la bomba ad implosione più potente del mondo, paragonabile in termini di efficacia ad un ordigno nucleare, ma classificata come arma convenzionale. Non emana radiazioni e, secondo gli esperti russi, permetterà di sostituire le armi nucleari con un basso potenziale di distruzione, senza violare alcun trattato internazionale. Denominata come "la madre di tutte le bombe", perché esplode lasciando dietro di sé un "fungo" privo di inquinamento per l'ambiente ma altrettanto pericoloso perché provoca un'onda d'urto con effetti distruttivi molto simili ad una bomba nucleare, come ad esempio l'implosione degli edifici circostanti. Rappresenta una delle prime bombe termiche, seguendo lo stesso meccanismo delle bombe termonucleari; è formata infatti da due serbatoi, il primo esplodendo provoca la detonazione dell'ordigno. Il suo segreto si cela proprio nel tipo di esplosivo utilizzato, derivante da meccanismi di nanotecnologia , che ne assicura l'efficacia e la possibilità di produrlo su larga scale a costi sempre più ridotti.

Il messaggio che la Russia vuole lanciare ai suoi alleati e ai suoi nemici è ovviamente chiaro: la nuova arma russa deve garantire la sicurezza dello Stato russo e un'efficace lotta al terrorismo internazionale.
Sicuramente dietro quest'atto dimostrativo, vi è molta propaganda che cerca di attirare su di sé attenzione, ma non di incutere paura. La Russia vuole rispetto, ma soprattutto vuole essere riconosciuta come nuova potenza mondiale in grado di far fronte, in maniera intelligente, a coloro che a lei si contrappongono, ora che gli Stati Uniti sono deboli come non mai. L'anniversario dell'11 settembre ha portato con sé due falsi messaggi di Bin Laden spacciati dalle intelligence come autentici, mentre dal rapporto di 130 ingegneri ed architetti di Auckland (California) presentato al Congresso americano, emerge una versione della spiegazione del crollo delle Torri Gemelle inaspettata: una "demolizione controllata" attraverso degli esplosivi. Tale versione viene così confermata anche da un ex consigliere del capo di Stato Maggiore generale delle Forze armate russe, Victor Baranets, secondo il quale la tragedia dell'11 settembre sarebbe stata orchestrata dai servizi segreti americani per giustificare la loro nuova strategia di lotta contro il terrorismo. È ovvio che finalmente la verità denunciata da tutti fino adesso sta venendo a galla dinanzi alle evidenti contraddizioni, e la Russia ha deciso di prendere una posizione autorevole, nel tentativo di far crollare a picco a tutti gli effetti, insieme al dollaro e alle borse, da un momento all'altro.

Chi, se non la Russia, può approfittare di una tale situazione per riemergere da vero leader incontrastato, non solo per essere una forza energetica, ma anche perché ha alle spalle una Tela di accordi e rapporti diplomatici che nessun Stato può vantare. La Russia ha aperto un varco all'interno dei Balcani e ora non intende perdere il suo ruolo di leadership all'interno della troika delle negoziazioni per il Kosovo: resterà accanto della Serbia che non accetta di entrare in Europa se verrà dichiarata in maniera unilaterale l'indipendenza kosovara. Inoltre, da sempre porta avanti delle relazioni diplomatiche con il mondo islamico volte alla pacifica coesistenza e convivenza, con un atteggiamento di fondo liberale, a differenza degli americani che hanno preferito creare la guerra falsa del terrorismo, e intraprendere la politica del terrore. Da non dimenticare infine è la recente riforma dell'intelligence russa che viene epurato delle cd. Agenzie investigative, per divenire un organo amministrativo statale all'interno del quale consulenti e tecnici civili possono collaborare, prestando il loro servizio.

La zona circostante al NYSE è stata chiusa
da barriere di protezione a partire dal 1 settembre.
Forse stanno nascondendo qualcosa

Proprio perché il potere della Russia è in assoluto in ascesa, la Presidenza di Putin non è una semplice parentesi perché molto probabilmente la sua indiscutibile leadership è destinata a continuare negli anni a venire. Non è passato molto tempo che le intenzioni di Putin sono divenute evidenti e plateali: le dimissioni del Primo Ministro russo Mikhaïl Fradkov di mercoledì
sono infatti direttamente legate alla successione del Presidente della Repubblica. Il Cremlino ha infatti subito dopo presentato la candidatura di Viktor Zoubkov, capo del servizio federale di lotta contro il riciclaggio di denaro. Viktor Zoubkov potrebbe così in futuro divenire un premier "ad interim", ossia un uomo alla Presidenza che risponde direttamente a Putin per assicurare a questi di riprensentarsi alle elezioni nel 2012, dato che la Costituzione russa non vieta l'accesso alla carica di Presidenza dopo la scadenza dei due mandati. Il successore scelto da Putin non è solo un uomo ben conosciuto dai media, ma è innanzitutto un tecnico, un economista di formazione, ha occupato delle funzioni ai servizi fiscali ed al ministero delle Finanze, un consulente della intelligence russa. È stata definita questa di Putin una manovra molto elegante e di intelligenza sottile, in quanto ha cambiato il governo senza per questo crearsi un rivale . Tuttavia, la Russia sa benissimo che il vero rivale che deve temere non si annida all'interno dello Stato, ma al di fuori, e proviene dall'esterno, da quei poteri occidentali che cercano di infiltrare le bande e i movimenti di opposizione per creare il terrorismo, il dissenso sociale, la repressione della libertà .
Queste dinamiche non vanno sottovalutate, perché quello che accade in Russia accade in ogni Stato europeo. Senz'altro dunque, la nostra Europa sta cambiando e dinanzi al pericolo di scontri di civiltà sempre più violenti, ci si aspetta un atteggiamento dei governi teso alla conciliazione e alle politiche vicino ai cittadini. Quello che si temeva essere "rischio di islamizzazione" guardando in faccia la realtà, è un eufemismo perché oggi siamo già nel fondamentalismo, viviamo già nel terrore e nel caos, in cui gli Stati nazione si stanno sgretolando sempre più. Il Belgio rischia di perdere le Fiandre, la Serbia il Kosovo, la Spagna lotta contro l'Eta, e l'Italia potrebbe un domani non avere alcune delle regioni di confine.

13 settembre 2007

Il dominio dei Balcani per il controllo dei gasdotti

Da una cooperazione di Rinascita ed Etleboro, nasce il portale di Rinascitabalcanica ed il settimanale Evropa Nacija, che vanno a formare il primo media per raccontare all'Europa ciò che davvero accade nei Balcani. La Rinascita dei Balcani nasce dunque da una rete di contatti e di corrispondenti presenti in tutta la regione balcanica, al fine di dare vita ad un network di informazione indipendente.
Di seguito, pubblichiamo un articolo tratto dal sito di Rinascitabalcanica.com .


La Commissione europea ha segnalato ieri i quattro progetti prioritari per il piano di sviluppo energetico europeo, nominando così i commissari di sorveglianza che dovranno monitorare la realizzazione dei progetti. Primo tra tutti il gasdotto NABUCCO, per unire così la rete di gasdotti e oleodotti della Turchia, all'Europa nord-orientale, accanto poi al progetto di interconnessione delle reti elettriche ad alta tensione di Francia e Spagna, i collegamenti alle stazioni eoliche off-shore nel Baltico e nel Mare del Nord, e il collegamento delle reti elettriche di Germania, Polonia e Lituania. L'obiettivo di base che l'Unione Europea intende raggiungere è proprio quello di creare una rete energetica interna interconnessa a quella dei Paesi fornitori, unendo così Oriente ed Occidente sotto un unico mercato. Se da una parte si vuole rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e le interconnessioni delle reti nell’UE, dall'altra si cercherà di espandere sempre più il mercato unico europeo in Stati che dovranno garantire il passaggio o il rifornimento di energia.
Non a caso, infatti, stiamo assistendo ad una politica europea sempre più tesa all'allargamento e all'ingresso di nuovi Stati, spesso anche imponendo ai governi di accelerare il cammino verso l'Europa.
Ciò che sta accadendo nei Balcani ne è un esempio evidente, in quanto si tratta di Stati che nel giro di dieci anni sono passati da una situazione precaria e disastrata provocata dalla guerra, ad una in cui è l'Europa stessa a chiedere di entrare nel mercato unico e di rispettare, nel più breve tempo possibile, i parametri di Maastricht. La Slovenia ha già concluso il suo cammino, divenendo così il primo dei Paesi Balcanici a fare il suo ingresso in Europa, e ad essa seguirà la Croazia, mentre la Serbia dovrà perdere il Kosovo per conquistare il diritto ad entrare all'interno del mercato unico e non essere isolata dal sistema Europa allargato. La Turchia si trova ad affrontare un simile braccio di ferro, avendo da una parte le pressioni dell'Europa che chiede di entrare nel mercato comunitario e cooperare per l' interconnessioni delle reti, dall'altra i partiti di opposizione che vogliono una Turchia fuori da tali entità sovranazionali.
Il Corridoio VIII

Così, all'interno dei dibattiti politici e le controversie diplomatiche, si inseriscono per portate "la pace" i progetti di realizzazione di oleodotti e corridoi, che diventano così ambasciatori di stabilità economica e politica. È quanto si legge tra le parole del Ministro Massimo D'Alema che, alla Fiera del Levante, in occasione del convegno “Puglia e Balcani, percorsi di Pace e Sviluppo”, parla del Corridoio 8 come uno strumento nelle mani dell'Europa per " cancellare dei confini" e per guarire "questa tormentata regione dei Balcani che rischia di essere un buco nero dentro l’Unione Europea". Queste dichiarazioni fanno sicuramente riflettere, considerando che nel 1998 fu proprio il Governo di D'Alema a decidere per il bombardamento Nato nelle regioni del Kosovo e della Serbia, dietro le pressioni della propaganda e delle lobbies che volevano far crollare la Jugoslavia. Dunque, ciò che ha sempre portato guerra, viene oggi mascherato come un mezzo per l’integrazione economico-sociale e antropologica, mentre continua ad essere l'ennesimo strumento nelle mani delle entità sovranazionali per controllare e asservire gli Stati dei Balcani. In particolare Corridoio 8, che collegherà le regioni adriatico-ioniche con l’area balcanica e dei Paesi del Mar Nero, è costituito da un sistema multimodale lungo la direttrice Est-Ovest che comprende porti, aeroporti, interporti, strade e ferrovie, per un’estensione di circa 1270 km di linee ferroviarie e di 960 km di strade. Ma l'importanza del Corridoio 8 la si può capire solo se lo si inserisce nella rete energetico-infrastrutturale che si estende fino al Medioriente, con l'ambizione di toccare i più lontani mercati ricchi di petrolio, grazie alla realizzazione del gasdotto NABUCCO.

Il gasdotto turco-europeo NABUCCO

Con un costo stimato intorno ai 4,6 miliardi di euro, il NABUCCO avrà lo scopo di istradare del gas naturale dalla Turchia all'Austria attraverso la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria, per ridurre la dipendenza dell'Europa occidentale nei confronti della Russia. La sua costruzione e lo sfruttamento delle pipelines sono stati assegnati ad un consorzio internazionale diretto dalla società petroliera austriaca OMV, accanto alla Molle (Ungheria), la BOTAS (Turchia), la Bulgargaz (Bulgaria) e la Transgaz (Romania). Il gasdotto si estenderà dunque sul territorio di questi cinque paesi, avrà come punto di partenza le frontiere della Turchia con la Georgia e l'Iran, e come punto finale il nodo Baumgarten in Austria, dalla quale poi si ramificano i più importanti punti di distribuzione verso l'Europa continentale.
Inoltre, la possibilità di collegare in futuro la rete con le altre sorgenti di gas disponibili della zona, come quelle della Siria, dell'Iraq, dell'Egitto, nonché del Turkmenistan è già all'esame degli addetti ai lavori. Infatti, nel mese di luglio, la Turchia e l'Iran hanno firmato un accordo per instradare il gar naturale iraniano e turkmeno verso l'Europa, nonché un patto per la partecipazione turca allo sfruttamento del gas nella città di Asaluye, in Iran con la costruzione di un gasdotto e di un oleodotto di 3 300 km finanziata da entrambi le parti.
Tale accordo, rinforza senz'altro la posizione della Turchia all'interno delle trattative diplomatiche con l'Europa, e nello stesso progetto del NABUCCO, in quanto è divenuta l'elemento decisivo per la realizzazione dell'unico gasdotto che potrebbe sfuggire al controllo russo e che potrebbe instradare il gas del Turkménistan in Europa senza dovere costruire un nuovo gasdotto al di sotto del mare Caspio. Non dimentichiamo inoltre che nel 2010, i contratti di numerosi fornitori di gas europei con Gazprom saranno rinegoziati, e dunque l'esistenza di una sorgente alternativa di gas rinforzerebbe la posizione dei Paesi europei all'interno delle negoziazioni.
Il gasdotto subacqueo del South Stream

A minacciare il reale successo del NABUCCO vi sono le manovre della Russia, che continua a rafforzare le sue posizioni all'interno del Mediterraneo e del Medioriente garantendo la realizzazione dell'oleodotto Bourgas-Alexandroupolis controllato dalle tre compagnie russe Transneft, Rosneft e Gazprom, alle quali potrebbe aggiungersi in corso d'opera la Shell o lo Stato del Kazakistan. Quest'ultimo potrebbe infatti schierarsi decisamente a favore della Russia, nella guerra strategica che vede contrapporre Unione Europea e Cina per il controllo di una delle più importanti, nonché inesplorate, fonti di petrolio. Dunque il Bourgas-Alexandroupolis , oltre a creare notevoli economie di scala nel trasporto del petrolio del Mar Caspio - che non sarebbe più trasportato in navi cisterne attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardannelli - permetterebbe alla Russia di conservare il controllo dell'instradamento di una parte del brut del Caspio, sottraendolo all'oleodotto anglo-turco del Bakou-Tbilissi-Ceyhan (BTC) che aggira il territorio russo attraverso la Georgia. Allo stesso modo è stata sottolineata l'importanza di accelerare la costruzione del gasdotto subacqueo tra la Russia e l'Europa al di sotto del mare Nero, il South Stream. In tale progetto è stata direttamente coinvolta la società italiana ENI che, in cooperazione con Gazprom, ha firmato nel mese di luglio l'accordo per la costruzione di un gasdotto di 900 chilometri che, collegato a quello che sarà il Corridoio 8, collegherà Russia e Italia . Il South Stream infatti attraverserà il mare Nero fino in Bulgaria, dove si dividerà in due rami, uno verso l'Austria e l'altro verso la Grecia sino al porto di Otranto. La rete russa alimenterà il South Stream con il gas russo proveniente dall' Asia centrale e dal Kazakistan.
Il progetto Ambo
Al momento del lancio del progetto, il ministro Pierluigi Bersani aveva sottolineato come questo accordo rappresentasse " un nuovo elemento nella strategia di rafforzamento della sicurezza energetica dell'Italia e dell'Unione Europea". Tuttavia, considerando l'attuale evoluzione degli accordi energetici della Commissione Europea, gli accordi tra Italia e Russia rischiano di sabotare, in un certo senso, il progetto europeo del NABUCCO, che ha infatti come funzione principale quella di sfruttare le pipelines turche proprio per evitare quelle russe.
La strategia di Putin è dunque chiara, e ha dei risvolti determinanti anche sui Balcani, in quanto Croazia, Albania, Bosnia, Bulgaria, Macedonia, Montenegro, Romania e Serbia hanno confermato la loro partecipazione al progetto di creare una cooperazione balcanica per lo sviluppo delle reti energetiche collegate alla Russia. Tale cooperazione dovrebbe nei fatti contrastare i piani euroatlantici sui Balcani, altrettanto ambiziosi, considerando la prossima realizzazione del progetto del consorzio americano AMBO, l'oleodotto che attraverserà i Balcani, collegando il porto di Bourgas sul Mare Nero ed il porto albanese di Vlore passando per la Macedonia. Risale infatti al 31 gennaio del 2006, l'accordo tra Albania, Bulgaria e la Macedonia per costruzione dell'oleodotto Bourgas-Vlore che trasporterà il petrolio del Caspio dal Mare Nero all'Adriatico, con una capacità annua aspettata di 35 milioni di tonnellate.

Quanto sta accadendo nei progetti di costruzione della rete energetica europa e russa, ha una grande influenza sulla sfera politica. Mentre l'Unione Europea esercita sempre più pressioni sui Paesi Balcanici e sulla stessa Turchia affinchè facciano il loro ingresso all'interno della Comunità in tempi più brevi possibili, la Russia cerca di garantire la loro autonomia dalle Istituzioni sovranazionali occidentali in modo da poterli controllare e utilizzarli per attuare la sua strategia geopolitica. I forti interessi in gioco, fanno sì che intorno ai Balcani continui a sopravvivere un clima di tensione e di conflitti, all'interno dei quali i popoli sono solo delle pedine da manovrare, mentre gli sbocchi, gli oleodotti e i porti sono i veri protagonisti.

10 settembre 2007

La grande truffa dei collaterali dietro l'impero delle Banche d'affari


Nel 1934, sino al 1940, il Governo degli Stati Uniti immette sul mercato titoli obbligazionari per miliardi di dollari, che vengono dichiarati, pochi anni dopo, falsi e dunque non convertibili. Secondo il dipartimento del Tesoro americano, questi titoli furono stampati dalla Cia ed utilizzati per finanziare la resistenza al regime comunista che vigeva in Cina durante gli anni '30, per poi andare smarriti. In realtà la maggior parte di essi furono messi in circolazione, e stupirà sapere che i cd. collaterali ancora oggi circolano nelle Security ufficiali delle Banche d'affari e nelle piazze finanziarie. Perché dunque titoli obbligazionari, dichiarati da fonti ufficiali come non validi, circolano liberamente? Qual è la loro funzione?
Per rispondere a tale domanda occorre innanzitutto osservare che nel settore finanziario, tutto ciò che può avere una parvenza di verità può essere uno strumento per raggiungere differenti scopi. Un collaterale - ossia un titolo rappresentativo di debito pubblico che ha sostituito l'oro come deposito di garanzia - se dichiarato non valido dall'emittente iniziale può essere utilizzato dal Broker per raccogliere capitali dai risparmiatori, che sperano di ottenere alte rendite. Gli operatori utilizzeranno questo titolo come base di un contratto ad alto rendimento tra due società fittizie o con capitale minimo con sede in Paesi off-shore. Il pagamento degli interessi di tale contratto verrà poi garantito con l'emissione di un Pay Order corporativo, che ai fini della riscossione non è altro che carta straccia, tuttavia viaggia su canali bancari ufficiali. In tal modo riusciranno ad ottenere fondi di compartecipazione da chi vedrà in questo investimento un affare redditizio anche se rischioso: con questo meccanismo i broker riescono a derubare, quotidianamente, centinaia di persone e di piccoli imprenditori dei loro risparmi.
Se il titolo è vero, o comunque nessuno è in grado di dimostrare la falsità ( come sono i titoli che vi mostriamo ) ma resta pur sempre un titolo che difficilmente verrà accettato, allora la storia cambia. In questo caso i broker che hanno reperito lo strumento verranno accantonati e al loro posto subentrano le fiduciarie, direttamente controllate dalle Banche d'affari.

Collaterali emessi dal Dipartimento del Tesoro Americano

Questi titoli sono stati definiti non autentici e dunque non validi,
tuttavia la Federal Reserve da noi contattata,

non si è pronunciata in alcun modo.


I collaterali, sono spesso utilizzati per realizzare operazioni di riciclaggio di denaro o per effettuare degli aumenti di capitale all'interno delle società, oppure per coprire in bilancio delle grosse perdite societarie. I passaggi per capitalizzare una società sono semplici ma il risultato economico è senz'altro devastante. Attraverso un notaio vengono conferiti in conto capitale i collaterali reperiti dal broker, con la conseguenza immediata che la società moltiplica il proprio capitale sociale senza aver effettuato un reale versamento. Pagate le spese di ricapitalizzazione, nonché la parcella del notaio residente in Svizzera, la società potrà poi approvare il proprio bilancio che prima poteva ritenersi fallimentare, oppure ottenere finanziamenti da parte delle Banche; l'aumento di capitale sarà inoltre utile ad acquisire una certa credibilità commerciale oppure a sottoscrivere accordi con gruppi criminali che approfittano del nuovo assetto societario, per riciclare danaro illegale.
In altri casi, il collaterale è usato allo scopo di immettere danaro illegale nei circuiti bancari, e dunque di convertire il contante proveniente da un atto illecito in moneta ufficiale mediante il suo accredito su un conto corrente bancario. L'operazione di riciclaggio di danaro sporco presuppone innanzitutto il reperimento di Progetti Umanitari da finanziare - come la costruzione di ospedali o centri abitativi, acquedotti e infrastrutture in Paesi sottosviluppati - essendo gli investimenti maggiormente accreditati dalle Istituzioni e che, per la maggior parte dei casi, non vengono mai realizzati. Gli organi di sorveglianza dovrebbero dunque prestare maggiore attenzione alle fondazioni legate direttamente o indirettamente al Vaticano e alle Organizzazioni internazionali più importanti, al fine di accertarsi che organismi No Profit si inseriscano in questi meccanismi mettendo a disposizione progetti che hanno scopi ben diversi. Il reperimento di progetti umanitari viene affidato principalmente ai brokers che prendono contatto con varie Fondazioni e riescono ad ottenere la concessione per il finanziamento con la promessa di curarne la realizzazione. Tali progetti saranno poi materialmente gestiti da società fiduciarie, costituite il più delle volte da uffici negali o notarili residenti in Svizzera, che hanno contatti diretti con le Banche d'Affari. Il trasferimento dei fondi avverrà mediante i collaterali reperiti dai brokers e depositati presso le fiduciarie che gestiranno l'operazione, alla presenza dei rappresentanti dei legittimi proprietari, anch'essi fiduciari. A questo punto entrano in scena due Banche d'Affari : la prima carica in conto titoli i collaterali dando vita così ad un vero e proprio asset bancario, mentre la seconda accetta il finanziamento del progetto umanitario contro la garanzia del conto titoli della prima banca.
Per cui le due Banche si coordinano in maniera tale da creare un fondo all'interno del loro bilancio per far transitare dei fondi da riciclare, simulando un finanziamento controgarantito dai collaterali. La società fiduciaria coinvolta nell'operazione riceve poi i fondi in contanti da immettere nei propri conti bancari per conto del reale proprietario dei fondi illegali. Una volta terminate le procedure di controllo da parte delle stesse Banche coinvolte, i collaterali spariscono e i progetti umanitari vengono distrutti e il cerchio si chiude: i fondi illegali vengono immessi nei circuiti bancari ufficiali, pronti per essere riemessi sui mercati ufficiali.

Alla base di questa piramide vi sono dunque titoli sostanzialmente falsi: le Istituzioni che hanno emesso tali titoli non dichiareranno mai che non sono autentici, in quanto, evidentemente molte banche hanno costruito un vero e proprio business sulla loro autenticità. Abbiamo per tale motivo contattato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e la stessa Federal Reserve, senza tuttavia ricevere alcuna risposta o ulteriori informazioni al riguardo di collaterali diversi da quelli pubblicati e definiti come falsi.

Collaterali definiti falsi dal Dipartimento del Tesoro

Si noti la differenza con i collaterali pubblicati
sopra e ancora in circolazione


Si tratta tuttavia di carta straccia, e, come è accaduto in passato, ben presto sui mercati finanziari vi saranno dei violenti terremoti che faranno crollare tutta la catena con un effetto domino devastante. Allora infatti, la Cia stampò titoli obbligazionari per bilioni di dollari da trasferire poi sul mercato cinese al fine di provocare il crollo del comunismo. Allo stesso modo, oggi tali collaterali vengono utilizzati dalle multinazionali e dalle stesse Banche per far crollare grandi società e impossessarsi dei loro marchi, creando così un sistema di indebitamento che ha come controgaranzia collaterali falsi. I truffati e i truffatori sono dunque la conseguenza di un sistema che è alla deriva perché, per avvantaggiare pochi eletti, ha danneggiato la popolazione e un intero sistema economico: la manipolazione di una così grande massa di denaro provoca la crisi di liquidità sul mercato e così inflazione e crisi del credito. Si servono di società create dal nulla, operanti in paradisi fiscali che hanno come unico ruolo quello di occultare capitali, e fungere poi da base operativa per le speculazioni della rete dei faccendieri e dei fiduciari.
Ricordate il famoso scandalo delle piramidi finanziarie in Albania negli anni '90? Allora, in pochi mesi spariti miliardi di lire senza lasciare dietro di sé alcuna traccia, nel completo silenzio dei media, che hanno invece parlato di problemi di immigrazione, di criminalità albanese. Bisognerebbe invece spiegare che l'Albania è stata invece vittima di una grande operazione di riciclaggio che ha mise in ginocchio un intero stato. Questo perché le manovre del sistema finanziario volte a rastrellare capitali da un determinato sistema economico hanno poi immediato impatto sulle imprese, sugli individui che da un giorno all'altro perdono la loro casa e tutto ciò che gli appartiene.

Gli addetti ai lavori sanno benissimo come funzionano tali meccanismi ma nessuno può ammettere che collaterali da miliardi dollari sono assolutamente falsi, in quanto si rischia di far crollare l'intero sistema che tiene a galla grandi società e le stesse Banche. La sterminata rete di brokers che asseconda questo sistema finanziario occulto, continuano a raccogliere capitali truffando i piccoli risparmiatori, non rendendosi conto di essere usati dalle grandi Banche che lucrano sulla rovina delle persone e di nascondono continuamente dietro un No Comment. Questo atteggiamento è scontato, perché se dovessero accettare un serio confronto ne uscirebbero rovinati e finalmente si comincerebbero a capire molte cose. Il caso Ubs-Podgorika Bank ne è l'esempio più lampante, in quanto la Ubs, interrogata sull'esistenza di verbali e interrogatori presso i tribunali svizzeri su un suo coinvolgimento in operazioni di riciclaggio di denaro, dichiara che "non si esprime su rumors o speculazioni". Se una banca si permette di dire che gli atti di un tribunale sono semplici speculazioni, sta a significare che sono sempre le Banche a dettare i tempi e le condizioni al sistema giudiziario svizzero. In realtà vi sono dei fatti incontrovertibili alla base, vi sono delle operazioni realizzate con la Podgorika Bank, la principale banca del Montenegro, durante le sanzioni finanziarie ; vi sono rapporti intrattenuti con la Banca Riggs, indagata e condannata per riciclaggio di danaro nel Stati Uniti. Inoltre, molte procure internazionali accusano da anni l'Ex Premier del Montenegro, Milo Djukanovic per associazione mafiosa finalizzata al traffico di sigarette, avendo provocato alla Comunità Europea un danno di oltre 10.000.000 di euro, e per contro la Ubs afferma che questi rappresentano solo dei rumors.
Occorre dunque rendersi conto che senza effettuare le dovute indagini sulla circolazione di titoli e collaterali falsi, vi saranno sempre più destabilizzazioni nel mondo a discapito dell'economia degli Stati. Sino ad allora, continueremo ad assistere a crisi come quella dei mutui subprime, al fallimento di società come Parmalat, proprio perché le indagini delle Istituzioni sono superficiali. Un cittadino comune che va in banca per ricevere o versare 3000€ in contanti, è obbligato a dare precise giustificazioni della sua transazioni firmando centinaia di documenti; al contrario se si versano 100.000.000€ allora non vi è alcun problema, gli stessi funzionari di banca metteranno a sua disposizione strutture e professionisti per risolvere qualsiasi problema, garantendo riservatezza e anonimato.
Ciò che Giovanni Falcone aveva intuito e piano piano scardinato è stato sabotato affossato, lui stesso ha subito umiliazioni, attacchi e alla fine è stato ucciso perché aveva la forza di attaccare il sistema occulto del potere. Se uomini come Falcone e Borsellino fossero stati veramente protetti, sarebbero arrivati a scoprire la verità, ossia la concussione tra potere finanziario e criminalità organizzata. Così anche le indagini del colonnello Ferraro, nell'ambito dell'inchiesta "cheque to cheque", portarono alla luce un traffico internazionale relativo a 20 tonnellate d'oro vendute mediante certificati di deposito aurifero falsi, utilizzati poi come garanzia all'interno di un meccanismo finanziario che allora gli inquirenti definirono Roll-Program. Per cui chiediamo ai magistrati di indagare alla fonte di operazioni e truffe finanziarie, ossia titoli e collaterali sui quali le Banche Centrali non si esprimono, e non dichiarano se sono autentici o meno, essendo comunque delle entità controllate da azionisti privati. Si scoprirà così come i massoni in questi anni hanno truffato migliaia di imprese, raccattando faccendieri e imprese fallimentari come prestanome dei loro sporchi traffici. I colpevoli tuttavia, siamo sempre noi stessi, in quanto assecondiamo un sistema mediatico che copre l'alta finanza, e un sistema giudiziario corrotto.

07 settembre 2007

Fermare il rogo del patrimonio italiano e restituirlo alle piccole imprese


Conclusasi la stagione degli incendi, si contano i danni. Dinanzi a noi un bollettino di guerra che incontriamo quasi ogni anno, tirando così il solito bilancio di devastazione e disastro ambientale senza tuttavia porre in atto i dovuti provvedimenti affinchè si interrompa questo ciclo negativo. All'attenzione dei nostri politici va soprattutto la caccia al piromane, ma forse occorrerebbe fare una responsabile e accurata indagine sulle cause che ne sono alla base, per studiare politiche forestali che vadano ad ottimizzare la gestione e il rendimento stesso delle aree boschive.

Secondo il Corpo forestale, la Calabria, con 1.002 incendi, e la Campania, con 853 incendi, sono le regioni più colpite, di seguito l'Abruzzo che ha perso 7000 ettari di superficie boscata, per un totale di 43.394 ettari del 2007 contro i 2.154 del 2006, e un aumento della distruzione dei boschi del 300% rispetto all'anno precedente. Incendi anche in Toscana (423), Lazio (397), Piemonte (318), Puglia (315) e Sardegna (260). Si noti che continuano ad essere interessante da incendi anche Regioni non soggette a grandi escursioni di temperatura come il Piemonte, che sino al 1998 deteneva il primato di incendi e anche della spesa contro gli incendi. La correlazione tra superficie bruciata e livelli di spesa raggiunti purtroppo è d'obbligo considerando che le cause alla base degli incendi derivano dalla mancanza di prevenzioni e di controlli da parte delle stesse autorità forestali, e delle attività di cura del territorio boschivo, per cui la maggior parte degli eventi scatenanti sono di origine colposa e non dolosa. Certamente non sono da escludere le cause dolose, tuttavia il bilancio degli arresti dei cdd. piromani, mostra che a causare l'incendio sono donne, ragazzi, anziani, cittadini comuni, che non usano le dovute precauzioni in zone già di per sé a rischio, perché non curate mediante piccoli accorgimenti che eviterebbero l'espandersi delle fiamme. La legge italiana di Protezione Civile tiene conto di questo e impone che a combattere contro gli incendi sia solo personale non retribuito, per evitare che venisse fatta la connessione soldi-fuoco. Eppure aggirando la legge numerosi enti pubblici continuano a retribuire personale per le operazioni di spegnimento: molto spesso gli incendi appiccati hanno come origine la disattenzione degli stessi addetti alla custodia e alla cura delle aree.

Nonostante l'Italia abbia un territorio coperto per il 30% da boschi, al pari di altri Stati d'Europa, è il solo che ha un piano forestale nazionale di orientamento strategico del settore che risale venti anni fa. Inoltre, l'abbondante raccolta di leggi sulla tutela e la gestione delle foreste italiane viene puntualmente disattese, mentre lo Stato e le Regioni si limitano continuano a rinforzare il corpo forestale con assunzioni incrementali, senza agire sul sistema: il risultato è sempre lo stesso, più uomini e sempre meno efficienza. Difatti molte delle semplici attività richieste non vengono rispettate: la perimetrazione dei terreni confinanti con boschi, aree coltivate ed incolte, la pulitura della vegetazione di boschi confinanti con strade, canali, linee ferroviarie, mancata effettuazione dei lavori di bonifica nelle zone colpite da disastro. Le stesse opere di riforestazione vengono spesso affidate sempre alle stesse ditte private, che comprano a buon mercato migliaia di tonnellate di legno rovinato dall'incendio e mettono nel mezzo anche il legname sfuggito al rogo, oltre a beneficiare degli stanziamenti europei per ricostruire il bosco. Le giustificazioni delle autorità competenti di questo appalto non previsto dalla legge, sono tra le più banali, come quella secondo cui il personale del servizio è impegnato a far fronte ai propri compiti istituzionali, per cui si affida a ditte specializzate nelle operazioni del taglio del legname. Non è oggi un mistero che all'interno di molte Regioni - non solo del Sud Italia - esiste una strana cooperazione tra le imprese e i soggetti coinvolti nelle opere di bonifica post-incendio e le autorità che devono amministrare il patrimonio boschivo : il personaggio chiave che unisce questi due mondi è così il piromane, che ricopre un ruolo di criminale e allo stesso tempo di capro espiatorio di un sistema di gestione dei boschi in sé sbagliato.

Ulteriore fattore da considerare è il fatto che la gran parte delle distese boschive costituiscono demanio pubblico, mentre la restante componente nelle mani delle imprese non viene adeguatamente valorizzata. L'impresa profonde meno energie e risorse per la sua gestione, perché è lo stesso mercato della produzione nazionale di legname che ha perso competitività, divenuto anch'esso globalizzato e delocalizzato. Dinanzi all'immobilismo dello Stato e le difficoltà oggettive, una probabile soluzione è quella di promuove forme di associazionismo tra i proprietari, filiere di approvvigionamento locale, al fine di sfruttare il territorio e garantirne la rigenerazione continua. In tutto questo, lo Stato potrebbe incentivare un recupero delle risorse boschive, affidando la gestione a privati di piccoli lotti di terreno, privilegiando piccole e medie imprese appartenenti al territorio stesso, imponendo il rispetto della vita del bosco e della sua produttività continua. In ogni caso, la decisione di dismettere parte del demanio boschivo non deve sfociare né nella svendita del patrimonio nazionale, né nella cessione dello stesso a grandi multinazionali: deve essere pur sempre una politica volta a restituire alle imprese italiane una risorsa che già appartiene loro, e che, per questo motivo, devono proteggere e salvaguardare.

Gli eventi a cui abbiamo assistito quest'estate e la stessa gestione della crisi hanno mostrato le grandi lacune dello Stato e delle Regioni, che hanno fatto così dei terreni boschivi "vacche da mungere", anche al costo di compromettere la sicurezza dei cittadini. È da ritenersi dunque assolutamente necessaria una riforma del sistema forestale, affidando la gestione ad imprese produttrici o organismi no profit, con un maggiore coinvolgimento della società civile nell'amministrazione responsabile delle foreste. Possono essere molte le iniziative, come quelle poste in essere dai proprietari francesi che per risolvere il problema della vegetazione infestante, incentivano gli allevatori di pecore e capre a spostare le loro greggi nelle aree a rischio prima della calura estiva. Occorre inoltre rivedere i sistemi di controllo degli stessi enti pubblici operanti nel settore forestale - l'intero apparato amministrativo conta più di 70 000 dipendenti - nonché snellire le procedure burocratiche a carico di imprese che vogliono creare od ottimizzare la loro attività di sfruttamento della foresta, in modo da incentivare l'iniziativa imprenditoriale e lo sviluppo dell'economia locale. Allo stesso tempo, sarebbe possibile porre fine al dispendioso e vizioso circolo monitoraggio-incendio-bonifica , per creare un meccanismo virtuoso salvaguardia-produzione-rigenerazione del bosco in virtù del normale svolgersi dell'attività d'impresa.