Dopo la recente tempesta finanziaria dei mutui subprime, il dollaro riprende quota e risponde positivamente a quelle reazioni del mercato e delle Istituzioni intervenute per frenare la crisi di liquidità. Non si è fatto attendere il discorso di Bernanke che con parole di conciliazione spiega al mondo degli investitori la posizione della Federal Reserve nei confronti del grande smacco della crisi della liquidità, che ha rivelato la debolezza del mercato statunitense e la pericolosità di un ulteriore azzardo sui mercati finanziari. All'intervento di Bernanke ha fatto eco quello di Bush, trasmesso quasi in contemporanea e con contenuti del tutto previsti per dare così la versione ufficiale del governo e della Banca centrale, che sostanzialmente coincide: nessuna responsabilità da parte delle entità di sorveglianza, ed impegno a punire i colpevoli, come pure a remunerare coloro che hanno subito perdite. Niente concessioni agli speculatori, ma già pronti gli interventi delle autorità monetarie - come pure hanno già fatto gli istituti di credito che hanno riemesso sul mercato la liquidità necessaria per reintegrare le risorse ed evitare l'effetto domino - che probabilmente freneranno il rialzo del tasso di interesse per assecondare la ripresa dei mercati e degli stessi mutui. Se da una parte Bush promette un intervento governativo per aiutare chi rischia di perdere la casa, chiedendo agli istituti finanziari di collaborare con i mutuatari in crisi, dall'altra non assume nessuna responsabilità sulla leggerezza delle entità di controllo che non hanno salvaguardato il mercato di mutui da pericolose speculazioni. Promette dunque un intervento soprattutto normativo con una riforma delle tasse sulla proprietà, un mercato subprime più trasparente, più accessibile, cercando di aumentare le adesioni nel programma federale di assicurazione. Vorremmo però chiedere a Bush come fare a salvare le case degli americani dalle speculazioni, se non è riuscito a dare una casa alle vittime di Katrina, nonostante il milionario investimento in assicurazioni su disastri ambientali. Allora, molte assicurazioni risposero che la distruzione della casa era stata causata dall'inondazione e dallo straripamento dei canali, e non dalle piogge dell'uragano: è come dire, l'assicurazione sui mutui copre solo rischi di svalutazione dei prezzi delle case, e non di speculazione.
Più incisivo, ma non meno preoccupante è l'intervento di Ben Bernanke che, dopo essersi dichiarato pronto al taglio del tasso di interesse, precisa che "non è responsabilità, nè sarebbe appropriato, per la Fed, proteggere istituzioni finanziarie e investitori dalle conseguenze delle loro decisioni" , anche se la Federal Reserve deve intervenire per porre rimedio ad una crisi scoppiata soprattutto durante una difficile congiuntura . Vorremmo però fare notare che sebbene sia stato un fattore di congiuntura ad innescare la crisi dei subprime - quale la svalutazione dei prezzi degli immobili causando la riduzione dei guadagni di home-equity, ossia della differenza tra valore dell'immobile e debito contratto - il problema origina dal sistema stesso che è concepito di maniera che titoli rappresentativi di "crediti" ad alto rischio di insolvenza, siano stati gli investimenti di una grande massa di investitori e speculatori, come fondi pensione, private equity nonché società di trading che hanno contribuito a piazzare i titoli a buon mercato. Per cui, ci sono altri elementi che hanno innescato una crisi - che tra l'altro doveva essere prevista trattandosi di mutui ad alto rischio - quali l' aumento delle insolvenze, e dunque la crisi del credito con la drastica riduzione di quella liquidità che consente alla domanda e all'offerta di interagire senza provocare grandi oscillazioni dei prezzi , e la superficialità delle Banche che hanno ceduto i crediti anche ad operatori non bancari. Vi è stato così un continuo rilanciare di titoli presso altri investitori privi di controllo, al punto che alcuni di essi sono persino ritornati all'interno della banca sottoforma di altre forme. Molte strutture di trading appartengono alle stesse banche che emettono cartolarizzazioni su titoli subprime, cosicchè alcune banche si sono ritrovate nello stesso portafoglio il credito insoluto e il titolo cartolarizzato: dopo aver trasferito il rischio di credito, riacquistavano il titolo e lo rivendevano per ottenere un guadagno. Il gioco funzionava fin quando la caduta dei prezzi immobiliari ha fatto svalutare più che il valore del bene , la differenza di questo con il mutuo contratto, e ha provocato una specie di collasso. Lo stesso facevano alcune banche che a fronte di operazioni di finanziamento di laverage buyout pagavano con titoli di debito ad alto rischio. Possiamo affermare senza dubbio che è stato il sistema bancario stesso a provocare il collasso sui mutui subprime, amplificando quei problemi congeniti da tempo nell'economia statunitense.
È importante inoltre far notare che la crisi di liquidità è stata in parte riassorbita dall'economie emergenti che immettono sul mercato un enorme quantità di denaro. Sebbene possa sembrare surreale ma i paesi emergenti sono riusciti ad incassare senza problemi lo shock delle recenti turbolenze borsistiche, perché meno indebitati, presentano una migliore crescita economica, tassi di inflazione sempre più bassi e una bilancia dei pagamenti e delle partite correnti che mostra una grande potenzialità in termini di liquidità: sono molti i fondi destinanti all'investimento e sempre di meno quelli chiesti come finanziamento. Stiamo parlando dunque della Cina, del Brasile, dei Paesi dell'est europeo e del Medioriente, sui quali già sono cadute le lunghe mani degli speculatori del mercato dei subprime. In questa prospettiva, se le economie in via di sviluppo rappresentano in qualche modo la valvola di sfogo e la scialuppa di salvataggio delle grandi e potenti economie occidentali, vuol dire che qualcosa sta cambiando nell'economia internazionale, e il problema va al di là della banale crisi congiunturale. È il fallimento dei Paesi consumatori e speculatori, sconfitti dai Paesi produttori che non vivono di servizi di intermediazione bancaria, ma forniscono beni il cui mercato non crolla mai: tale dura verità non verrà mai ammessa, così come non verranno mai assunte le dovute responsabilità da parte delle entità che dovevano controllare e vigilare. Invece, le Banche hanno dapprima concesso assurdi finanziamenti senza alcun tipo di garanzia, poi hanno emesso prestiti obbligazionari e cartolarizzazioni rappresentativi di quei titoli, per poi riacquistare gli stessi e guadagnare continuamente sul rilancio del prezzo. In tutto questo, nessuna entità è mai intervenuta per regolamentare o chiarire la correttezza di tali operazioni, nonostante sapessero che le stesse speculazioni, anni fa, provocarono il crollo dell'economia argentina. Le istituzioni governative sono a tutti gli effetti complici e lo mostrano portando avanti una politica molto ambigua e non corretta .
Più incisivo, ma non meno preoccupante è l'intervento di Ben Bernanke che, dopo essersi dichiarato pronto al taglio del tasso di interesse, precisa che "non è responsabilità, nè sarebbe appropriato, per la Fed, proteggere istituzioni finanziarie e investitori dalle conseguenze delle loro decisioni" , anche se la Federal Reserve deve intervenire per porre rimedio ad una crisi scoppiata soprattutto durante una difficile congiuntura . Vorremmo però fare notare che sebbene sia stato un fattore di congiuntura ad innescare la crisi dei subprime - quale la svalutazione dei prezzi degli immobili causando la riduzione dei guadagni di home-equity, ossia della differenza tra valore dell'immobile e debito contratto - il problema origina dal sistema stesso che è concepito di maniera che titoli rappresentativi di "crediti" ad alto rischio di insolvenza, siano stati gli investimenti di una grande massa di investitori e speculatori, come fondi pensione, private equity nonché società di trading che hanno contribuito a piazzare i titoli a buon mercato. Per cui, ci sono altri elementi che hanno innescato una crisi - che tra l'altro doveva essere prevista trattandosi di mutui ad alto rischio - quali l' aumento delle insolvenze, e dunque la crisi del credito con la drastica riduzione di quella liquidità che consente alla domanda e all'offerta di interagire senza provocare grandi oscillazioni dei prezzi , e la superficialità delle Banche che hanno ceduto i crediti anche ad operatori non bancari. Vi è stato così un continuo rilanciare di titoli presso altri investitori privi di controllo, al punto che alcuni di essi sono persino ritornati all'interno della banca sottoforma di altre forme. Molte strutture di trading appartengono alle stesse banche che emettono cartolarizzazioni su titoli subprime, cosicchè alcune banche si sono ritrovate nello stesso portafoglio il credito insoluto e il titolo cartolarizzato: dopo aver trasferito il rischio di credito, riacquistavano il titolo e lo rivendevano per ottenere un guadagno. Il gioco funzionava fin quando la caduta dei prezzi immobiliari ha fatto svalutare più che il valore del bene , la differenza di questo con il mutuo contratto, e ha provocato una specie di collasso. Lo stesso facevano alcune banche che a fronte di operazioni di finanziamento di laverage buyout pagavano con titoli di debito ad alto rischio. Possiamo affermare senza dubbio che è stato il sistema bancario stesso a provocare il collasso sui mutui subprime, amplificando quei problemi congeniti da tempo nell'economia statunitense.
È importante inoltre far notare che la crisi di liquidità è stata in parte riassorbita dall'economie emergenti che immettono sul mercato un enorme quantità di denaro. Sebbene possa sembrare surreale ma i paesi emergenti sono riusciti ad incassare senza problemi lo shock delle recenti turbolenze borsistiche, perché meno indebitati, presentano una migliore crescita economica, tassi di inflazione sempre più bassi e una bilancia dei pagamenti e delle partite correnti che mostra una grande potenzialità in termini di liquidità: sono molti i fondi destinanti all'investimento e sempre di meno quelli chiesti come finanziamento. Stiamo parlando dunque della Cina, del Brasile, dei Paesi dell'est europeo e del Medioriente, sui quali già sono cadute le lunghe mani degli speculatori del mercato dei subprime. In questa prospettiva, se le economie in via di sviluppo rappresentano in qualche modo la valvola di sfogo e la scialuppa di salvataggio delle grandi e potenti economie occidentali, vuol dire che qualcosa sta cambiando nell'economia internazionale, e il problema va al di là della banale crisi congiunturale. È il fallimento dei Paesi consumatori e speculatori, sconfitti dai Paesi produttori che non vivono di servizi di intermediazione bancaria, ma forniscono beni il cui mercato non crolla mai: tale dura verità non verrà mai ammessa, così come non verranno mai assunte le dovute responsabilità da parte delle entità che dovevano controllare e vigilare. Invece, le Banche hanno dapprima concesso assurdi finanziamenti senza alcun tipo di garanzia, poi hanno emesso prestiti obbligazionari e cartolarizzazioni rappresentativi di quei titoli, per poi riacquistare gli stessi e guadagnare continuamente sul rilancio del prezzo. In tutto questo, nessuna entità è mai intervenuta per regolamentare o chiarire la correttezza di tali operazioni, nonostante sapessero che le stesse speculazioni, anni fa, provocarono il crollo dell'economia argentina. Le istituzioni governative sono a tutti gli effetti complici e lo mostrano portando avanti una politica molto ambigua e non corretta .