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31 luglio 2009

Il terrorismo balcanico 'made in USA'


Il terrorismo balcanico continua a far parlare di sé, dopo che due giorni fa è stato arrestato un gruppo di sette persone nel Nort Carolina (USA) , dopo che la polizia ha scoperto che il gruppo si stava preparando per vari attacchi terroristici in Pakistan, Israele , Giordania e negli stessi Balcani. Un'organizzazione che è stata definita proprio “rete balcanica” , scoperta “casualmente” dopo che è stato fermato un uomo senza il permesso di soggiorno.Il caso del North Carolina ci ricorda uno simile, verificatosi un paio mesi fa, quando sono stati arrestati quattro albanesi, tre macedoni e un kosovaro, con l'accusa di pianificazione di un attacco alla base militare americana di Fort Dicks.

Sono ormai anni che esperti e giornalisti della Bosnia avvertono sull'esistenza di legami decennali tra i gruppi islamici dal vecchio esercito dei mujahedin ai pericolosi terroristi internazionali. Legami comprovati dal fatto che molti dei veterani e degli ex membri dell'unità musulmana dell'esercito bosniaco ora hanno cittadinanza bosniaca, grazie a varie concessioni da parte del Governo della Federazione di BiH e a vari matrimoni con donne musulmane. Sono molti gli esempi che potremmo farvi, cominciando proprio dal caso di Ali Hamad che, dopo 12 anni è stato deportato lo scorso 31 marzo nel Bahrein, suo paese d'origine, ed era anche l`unico mujahedin che ha accettato di testimoniare contro l'esercito bosniaco, tra cui il comandante musulmano Rasim Delic. Un altro può essere Abu Hamza, Karay Kamel Bin Ali, cittadino bosniaco e sposato con una donna bosniaca, il quale è fuggito proprio in questi giorni dal carcere di Zenica, mentre era in vacanza grazie ad un permesso concesso dalle autorità bosniache. Ora il ministero della sicurezza di BIH ha proclamato Abu Hamza un pericolo per la “sicurezza nazionale”, cosa che invece non è accaduto quando combatteva la guerra per l'Islam contro i serbi.

Nei fatti, i mercenari islamici giunti dall'altra parte del mondo per fare la Guerra Santa contro i cristiani nel cuore dell'Europa, non hanno subito alcuna conseguenza, e hanno pienamente adempiuto il loro obiettivo, ossia compiere attentati in diverse parti del mondo dopo essere stati addestrati in Bosnia: i casi più noti sono gli attacchi di Madrid, organizzati dati terroristi addestrati in Bosnia e Jakarta. La Bosnia non ha mosso un dito contro di loro, lasciandoli vivere tranquillamente nelle loro nuove case e nuove famiglie, con la cittadinanza bosniaca. Tra i maggiori fautori di questa situazione è stato proprio il Ministro Tarik Sadovic, che ha dovuto rassegnare le sue dimissioni proprio perché era l'uomo chiave degli aiuti ai mujahedin, e qualcuno non avrebbe certo accettato le rivelazioni sui coinvolgimenti della Comunità Internazionale nelle operazioni di addestramento e trasferimento dai paesi arabi nel cuore dell'Europa. Il terrorismo balcanico continua a far parlare di sé, dopo che due giorni fa è stato arrestato un gruppo di sette persone nel Nort Carolina (USA) , dopo che la polizia ha scoperto che il gruppo si stava preparando per vari attacchi terroristici in Pakistan, Israele , Giordania e negli stessi Balcani.

Un'organizzazione che è stata definita proprio “rete balcanica” , scoperta “casualmente” dopo che è stato fermato un uomo senza il permesso di soggiorno.Il caso del North Carolina ci ricorda uno simile, verificatosi un paio mesi fa, quando sono stati arrestati quattro albanesi, tre macedoni e un kosovaro, con l'accusa di pianificazione di un attacco alla base militare americana di Fort Dicks. Vivendo in un quartiere del North Carolina, le sette persone sono stata prese nel corso di un'unica azione dell'FBI, trovando nelle loro case anche vari tipi di armi. I loro vicini, sotto shock, hanno confermato che erano "davvero dei vicini silenziosi e che non davano mai fastidio a nessuno". “L'operazione ha dimostrato che in America, tra di noi, vive gente pronta ad uccidere” , ha dichiarato l'agente speciale dell' FBI, Oven Harris, al quotidiano di Rolly (capitale del North Carolina) "News and Observer" .
Tra gli arresti del North Carolina vi è Hisen Scherifi , 24 anni , albanese di Kosovo, la cui permanenza in America non era documentata da nessun visto, ma solo da un passaporto dello "Stato indipendente del Kosovo". Da lui è stato possibile identificare Anes Subasic, 33 anni , profugo con nazionalità bosniaca nato a Banjaluka,ma con cittadinanza americana. Uno dei membri del Gruppo dei esperti per la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, Dzevad Galijasevic, ha confermato che Subasic è nato in Bosnia e fa parte del cosiddetto “gruppo della Bosnia”, che opera sul territorio americano. Si tratta di persone che, durante la guerra nella ex Jugoslavia, si sono rifugiati in America quando erano solo minorenni, per essere poi reclutati in campi di addestramento su territorio americano. Uno dei campi era diretto da un ex membro dell'esercito “El Mujahedin”, Abu Mali, che ora vive in libertà sotto il falso nome bosniaco-musulmano Safet Catovic.

A coordinare il gruppo è un americano, titolare di un'azienda edile, Daniel Patrick Boyd (39 anni) addestrato in Bosnia. Membri della cella islamista erano i due figli di Daniel, Zacharia (20) e Dilan (22), insieme con Mohamad Omar Ali Hasan (22) e Ziad Jagi (21), che vivevano nella stessa città. Lo scopo dei loro attacchi, come riferito dalle autorità statunitensi, era Israele e altri Paesi nell'Europa dell'est, tra cui anche il Kosovo. In particolare, Adem Scherifi, si è recato un anno fa a Pristina con l'intenzione di portare a termine un “attacco jihadista”; in tale occasione, il 26 novembre scorso, è stato intercettato un messaggio in cui diceva: “Che vada tutto bene come pianificato. Allah ha aperto la strada”. Nel mese di aprile è poi tornato in America per raccogliere i mezzi finanziari e i mercenari dell'esercito dei mujahedin, per poi organizzare su un suolo privato un campo di addestramento e poligono per l'uso delle armi. Il suo collaboratore era Subasic , impegnato nel trasferimento dei due jihadisti all'estero e nel fornire a Boyd un passaporto nuovo con falso nome.
Figlio di un Marine, Boyd ha vissuto in gioventù a Washington, e ora vive con la sua famiglia a Raleigh ( North Carolina). "Boyd era collegato ai vecchi campi in Pakistan e Afghanistan, e per tre anni ha cospirato con gli altri membri, reclutando giovani e trasferendoli in Medioriente per essere assassini", come affermato dall'assistente del Procuratore avvocato generale, David Kris. Lo stesso Daniel Boyd è stato addestrato tra il 1989 al 1992 in campi terroristici, dopodichè ha combattuto in Afghanistan contro i russi. Dopo si è unito ad un gruppo di jihadisti in Israele, Palestina, Kosovo e Bosnia. Per oltre tre anni della sua vita ha viaggiato in Medioriente segretamente, comprando armi e trasferendole al suo gruppo, che intanto programmava rapimenti, omicidi e ricatti alla gente. Due anni fa, in viaggio con la sua famiglia, Boyd e suo figlio sono stati fermati e poi respinti nel 2007 sulla frontiera di Israele, in quanto non hanno fornito un motivo per il loro viaggio in Terra Santa. La moglie disse che il motivo del loro viaggio era un semplice “pellegrinaggio”, che nel linguaggio della criminalità si trasforma in "viaggi per reperire risorse e armi".

Questo tipo di notizie da sempre spaventano il popolo americano, che rimane terrorizzato al pensiero di vivere al fianco di terroristi, per giunta con cittadinanza americana. Tuttavia rappresenta una prova evidente delle ragioni del popolo serbo, che da anni denunciano “il genocidio” perpetrato dai mercenari mujahedin in Bosnia, mentre la stessa America partecipava al loro addestramento. Nel tempo hanno continuato ad essere delle cellule attive, a combattere la loro Guerra Santa, e si stanno trasformando in un boomerang contro coloro che li hanno plasmati. D'altro canto, sembra che esistono due tipi di correnti all'interno della CIA, una che combatte il terrorismo e l'altro che lo aiuta per propri interessi finanziari, assoldando mercenari in Paesi poveri e in Guerra. Sapendo questo, si possono scoprire i veri motivi della nascita del terrorismo, diventato una realtà che non si potrà più controllare. Una polveriera resta sempre la Bosnia, dove le cellule terroristiche sono state aiutate da coloro che cercavano una base di controllo per l'Europa. L'esistenza di questi gruppi terroristici è confermata anche dall'esperto internazionale per il terrorismo , Evan Colmar, secondo cui “in Bosnia esistono un paio di tipi di terrorismo, c'è chi nega o disinforma o non sa nulla dei fatti”. I politici e le altre autorità in BiH devono sapere che, fin quando proclamano un proprio cittadino come “pericolo per la sicurezza nazionale” ma lasciano che altri terroristi come lui vivano liberalmente con la cittadinanza bosniaca, non potranno mai lamentarsi che l'Europa non li ha voluti nella lista bianca di Schengen.

27 luglio 2009

Uranio impoverito e Balcani: sentenza tombale


Il Giudice del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, accoglie la richiesta di archiviazione dell'indagine della procura per lesioni ed omicidi colposi sui militari italiani in missione nei Balcani, ammalatisi e,in alcuni casi,morti dopo essere stati esposti a radiazioni dell'uranio impoverito. Una tale decisione è stata motivata affermando che dagli atti dell'indagine emerge l'insussistenza di fattispecie colpose sotto il profilo della omissione della comunicazione e della precauzione da parte del ministero della Difesa italiano. "Il primo avvertimento sulla pericolosità dell'uranio da parte del Pentagono è del luglio 1999 e la prima direttiva del governo italiano del dicembre 1999", come afferma il Giudice, precisando che il governo italiano si è adeguato alla direttiva del ministero della Difesa statunitense. Inoltre, nella richiesta di archiviazione si scrive che "la prima direttiva tecnico-operativa del ministero risale al dicembre 1999 (...), e' evidente che le omissioni non potevano che essere di data precedente e che trattandosi di reati contravvenzionali prescrivibili al massimo in tre anni, nella migliore ipotesi accusatoria, il reato sarebbe prescritto a partire dal novembre/dicembre 2002". Argomentazioni che possono essere valide per un burocrate, ma inaccettabili per la società civile che aspetta sempre una condanna per gli atti di terrorismo nei confronti della popolazione.

Sentenza tombale. La sentenza emessa lo scorso 22 luglio 2009 dal tribunale di Bari, sulla vicenda delle morti da Uranio Impoverito, rappresenta una vera e propria pietra tombale sul desiderio di giustizia da parte dei familiari dei militari morti e degli ammalati nei Balcani a causa del “metallo del disonore”. Il dispositivo giudiziario, con cui lo Stato italiano, il Ministero della Difesa e l’intera catena di comando escono assolti dal non aver rispettato e messo in atto tutte le misure per cautelare preventivamente i militari italiani operanti in zone bombardate con proiettili ad U238, è degno del miglior dottor Azzeccagarbugli. "I generali italiani non sapevano della pericolosità dell’Uranio impoverito e quindi esso non era inserito nelle norme antinfortunistiche vigenti dal 91", mentre gli americani che invece lo sapevano da tempo, se ne sono ricordati di avvisarci solo nel luglio 1999, quando i soldati italiani operavano già in Kosovo nelle zone contaminate da oltre due mesi. Il Ministero della difesa impiegava solo… pochi mesi per tradurre dall’inglese il documento incriminato e a… dicembre “prontamente” emanava una direttiva cautelatrice verso il personale operante in zone “affette “ da uranio impoverito. Se reato c’è stato in quel ritardo comunque sarebbe prescrivibile secondo le normative vigenti, quindi come in una comune sentenza su una “normale”strage sul posto di lavoro, Dirigenti aziendali e capi reparto vanno tutti assolti!.

Errata Corrige . Dobbiamo dire che la Puglia, nella vicenda uranio, in campo giudiziario e in numero di militari colpiti da sindromi ascrivibili alla permanenza in zone di guerra, può vantare degli ottimi primati. In base al precedente dispositivo giudiziario, dello stesso Tribunale di Bari, si respingeva il nesso tra la casualità U238 e malattie e conseguenti morti e con la sentenza di ieri riteniamo che il Ministero della Difesa italiana potrà inviare una comunicazione di errata corrige al Pentagono, relativamente a quell’allarmistico documento del luglio 1999 e che dovrebbe recitare così: ” In base a sentenze emesse da Tribunale di Bari in aprile 2007 e luglio 2009 e visti i risultati clinici su cavie umane ( militari inviati in zone “concimate” con uranio impoverito) riteniamo inutili e dannose le allarmistiche disposizioni precauzionali da voi inviateci su U238. -STOP-Preghiamo emettere disposizione NATO di rettifica su vostro precedente documento_STOP”. Una volta tanto il diritto romano e la sua millenaria storia potrà dimostrare così la propria superiorità sull’agnostico e materialistico diritto anglosassone! Peccato però che quella sentenza non fa i conti con quanto noi denunciammo sulle pagine del Manifesto il 29 dicembre 2000, sin dai primi giorni in cui scoppiò il caso uranio, in cui parlammo di un muro di silenzio e di complicità NATO.

Tutti sapevano. Noi ribadiamo quanto già affermammo allora, tutti sapevano ma facevano finta di niente,troppe le coincidenze ce lo confermano! Andiamo per ordine: tra il 94 e il 95 vi sono quegli attacchi aerei NATO sulla Bosnia durante i quali vengono utilizzate per la prima volta sul territorio europeo i proiettili all'uranio. Nello stesso territorio, e guarda caso proprio nelle località serbe colpite, sono inviati come contingenti di pace i soldati del contingente italiano. E’ solo un caso quello che porta nello stesso periodo, lo Stato Maggiore Esercito alla richiesta di attrezzare una speciale unità di difesa NBC capace di muoversi su ambienti contaminati , in operazioni di pace "umanitarie"? Teoricamente dal 31 dicembre 95, ma operativamente dal 1998 , questa unità prende il nome di 7° Reggimento Difesa NBC "Cremona".Di questo reggimento la prima compagnia operativa anche se a ranghi ridotti dove muove i primi passi ? In Kosovo, naturalmente, nel luglio del 1999 ed ad onor di cronaca il nome di questa compagnia è veramente indicativo: PESTE. Sono delle operazioni di rilevazione e campionamento che vedono il nostro personale che con mezzi anche se limitati recarsi presso alcuni siti bombardati , in tute ed equipaggiamento protettivo e raccogliere campioni di "materiale contaminato". Lo scopo della prima missione è quello di mettere a frutto ciò che è stato loro insegnato presso la scuola interforze NBC di Rieti, presso il Comprensorio di Santa Lucia, sede del centro Tecnico dello Stabilimento Chimico di Civitavecchia e per alcuni ufficiali presso la NATO SCHOOL (SHAPE) a Oberammergau e presso il Collegio Militare Inglese (Shrivenham). E per caso, tra i manuali NATO, da essi studiati, non vi era anche quel documento sull’Uranio impoverito che giunse “ ufficialmente” sul tavolo del Ministero Difesa italiano con qualche anno di ritardo ? Solo coincidenze ed il muro di silenzio NATO può continuare a fare stragi impunemente.

Antonio Camuso

22 luglio 2009

La politica guidata dalla mafia bancaria


Il nuovo libro del giornalista croato Domagoj Margetic, dal titolo “La mafia bancaria”, descrive in maniera molto dettagliata i coinvolgimenti della élite politica croata con il crimine organizzato, e lo stesso settore bancario. Sia le banche locali che quelle internazionali che operano nei Balcani, sono riuscite a creare delle strutture intoccabili che, da anni, senza nessun ostacolo, dirigono “la politica finanziaria”. Esposto molte volte a minacce e attacchi da parte di funzionari o agenti croati, Domagoj Margetic è riuscito, dopo tanto tempo, a pubblicare il suo libro in cui dimostra i fatti sulla base di documenti riservati, raccolti durante la sua lunghissima ricerca investigativa. Con questo libro, Margetic svela il ruolo dei politici croati nella catena della criminalità organizzata internazionale.

Il suo libro, “La mafia bancaria”, è stato finalmente pubblicato e poi presentato, lo scorso 26 giugno a Zagabria, dopo anni di ostruzionismo da parte dei poteri politici. Quali problemi ha affrontato durante la stesura di questo libro?
Il mio libro doveva essere pubblicato molto tempo fa. Nel frattempo, durante il mio lavoro e la ricerca da me condotta, in prima persona, sono stato contattato da varie persone. Il primo a chiamarmi è stato il Ministro della Salute, Andria Hebrang, nonché deputato presso il Parlamento croato, il quale minacciandomi ha detto: “Se pubblichi il tuo libro ti schiacciamo come un verme”. Dopo questa aperta minnaccia mi sono rivolto alla polizia, la quale ha affermato che, da parte sua, non poteva fare nulla né avanzare accuse contro Hebrang, protetto dall'immunità parlamentare. La seconda minaccia è giunta dal Ministro delle Finanze, Ivan Suker, che mi ha avvisato che, se avessi pubblicato alcuni documenti, avrebbe fatto licenziare mia madre, che lavorava proprio presso il Ministero delle Finanze. Poco dopo la minaccia verbale, mia madre è stata licenziata dal suo lavoro, con la motivazione che aveva già raggiunto l'età pensionabile. Come nel caso di Hebrang, anche Suker è protetto da immunità, tale che la polizia non ha potuto comunque fare nulla. Sembra che in tutti i casi che vedono un certo coinvolgimento della criminalità organizzata in Croazia, vi sono sempre personaggi protetti da “immunità”. Il problema reale è che, durante le mie ricerche, sono riuscito a trovare i collegamenti tra il Governo croato e la criminalità organizzata. Sono dati e documenti che il Governo croato ha definito come “top secret”. Proprio per questo mi hanno “avvisato” di smettere con il mio lavoro e le mie ricerche.

Dopo che il libro è stato pubblicato, sono continuate le pressioni?
In certo senso posso dire di sì. Nel libro, in un modo molto dettagliato e sulla base dei documenti reali, vi sono dei dati che confermano il coinvolgimento di vari politici croati di alto livello, nonchè di banche locali e banche internazionali, nella criminalità organizzata, tra cui Hypo Bank, come principale regista dei trasferimenti illegali di denaro e titoli.

Per quali scopi sono stati usati quei mezzi finanziari?
La storia continua così. Una parte dei soldi che arrivano dai bilanci delle tasse dei cittadini ,nonchè dalle rimesse degli immigrati croati per il partito HDZ, sono stati usati per l'acquisto delle armi. Tutta l'operazione è stata condotta dal Ministro nel periodo della guerra, Franjo Greguric. In questo modo, è stato fatto un riciclaggio dei soldi di tutte le attività criminali. Una parte di questi soldi sono stati usati anche per i trasferimenti del materiale nucleare, che attraversava la Croazia e percorreva poi una lunga strada in Europa ed in altri Paesi. La maggior parte di quei soldi sono stati versati sui conti segreti bancari nella Hypo Bank a Klagenfurt, in Austria. Con l'accordo raggiunto tra Hypo Bank e i mandatari croati, i soldi versati su conti correnti cifrati, sono stati immessi sul mercato come finanziamenti in Croazia. Quando è stata fondata la Hypo Alpe Adria Bank, queste transazioni venivano fatte tramite la Hypo Bank in Croazia, con la condizione che i soldi dovevano essere reinvestiti in vari progetti nella zona dei Balcani.

Nel suo libro, ed in varie occasioni, lei ha sottolineato che questi soldi sono stati usati anche per attività terroristiche. Di che tipo di terrorismo si tratta e quali sono i gruppi terroristici coinvolti?
La falsificazione dei bilanci bancari delle banche croate è stata fatta in maniera contemporanea al riciclaggio di denaro per i terroristi, tale che si può affermare che la criminalità delle banche croate e il Governo croato costituiscono un grande pericolo per il sistema di sicurezza dei Paesi occidentali. La gente non si rende conto che l'11 settembre doveva avvenire molto tempo prima a Washington, con un attacco biologico. Un attacco che era stato organizzato da parte dello sceicco wahabita Mohamed Ali Hasan Moayad, che è stato finanziato con il denaro riciclato dalla Zagrebacka banka, che aveva come regista Franjo Lukovic. Si trattava di una cifra di oltre 900 milioni di dollari. È plausibile che, sia Lukovic sia l'élite politica, a quel punto, non sapevano che quei soldi erano destinati ai terroristi. D'altronde, a loro questo sicuramente non interessava, perché avevano a cuore solo una buona provvigione per se stessi, ad affare concluso.

La criminalità organizzata e il traffico di droga sono strettamente correlati con il cosiddetto clan Osmani, il quale poi vanta una stretta relazione con i vertici politici, quali sopratutto il Presidente Mesic. Secondo lei, anche loro hanno influenzato e spinto Ivo Sanader alle dimissioni e al suo allontanamento dalla vita politica?
Il coinvolgimento del clan Osmani, come simbolo della criminalità organizzata, e i vertici politici, tra cui lo stesso Presidente Mesic, dimostra tante cose. Una delle ultime prove è, ovviamente, la decisione di Sanader di rassegnare le dimissioni . Sulla base delle informazioni ricevute da parte di una fonte presso i servizi segreti croati ( anche se all'inizio mi sembrava incredibile come storia) mi è stato confermato che sono state intercettate le telefonate tra i membri del clan Osmani, nelle quali si parlava di un attentato nei confronti di Sanader e i membri della sua famiglia. Questa informazione, l'ho collegata per caso con le mie ricerche, quando in un ristorante a Zagabria ho visto uno dei familiari del clan Osmani, Baskim Osmani , un personaggio che abita tra Amburgo e il Kosovo, ma che stava a Zagabria proprio nel periodo in cui si stava preparando il clan Osmani. Quando ho sentito delle dimissioni di Sanader, ho capito che la mia fonte aveva ragione. Quello che ci interessa tanto è il cosiddetto “effetto domino” della Hypo Bank, che ha avuto un riverbero anche sui sistemi giudiziari di Germania, Austria, Svizzera e Italia. Il mio libro, infatti, è stato pubblicato in un periodo molto delicato per il funzionamento e la riforma dei sistemi giudiziari di questi Paesi.

Le banche di Germania e Svizzera sono state scosse dalla crisi economica internazionale nel settore bancario, e anche dai loro stessi fallimenti finanziari. Le istituzioni bancarie, per i regolamenti nel settore bancario in Germania e Svizzera non potranno più permettere che le banche lavorino al di là di legislazioni già prestabilite, perchè sono già state oggetto di molti scandali per le operazioni illecite poste in essere da alcune banche. Quali conseguenze potrà avere tutto ciò?
Tengo a precisare una cosa, in Svizzera, Austria e Germania, proprio ora si svolgono vari processi, proposti dalle procure, che dimostrano come nella Repubblica di Croazia esiste la cosiddetta "anomia", ossia una situazione in cui lo Stato non accetta e non riconosce le sue leggi approvate, in quanto i vertici politici sono coinvolti nella criminalità, e le istituzioni non rispettano i propri obblighi. Vorrei sottolineare che le istituzioni giuridiche, e poi la stessa Banca popolare croata e l'Agenzia per i titoli mobiliari HANFA, sono coinvolte in fenomeni di criminalità e questo dimostra che le loro dirigenze ignorano molte delle richieste di controllo finanziario, perpetuando una continua falsificazione dei libri bancari e dei bilanci.

All'interno del suo libro, lei sottolinea che l'UE insisterà sui processi dei vari politici croati che sono stati coinvolti in casi di criminalità bancaria...
Sì, è vero. L'UE, già un paio di volte, ha avvertito la Croazia che il processo di integrazione europea di Zagabria è un crisi. Questo viene rilevato anche all'interno della relazione UE, diretta al pubblico croato ma che è stata nascosta da parte dell'ex Premier Sander, proprio nel periodo in cui doveva costruire il suo secondo Governo. La critica della Commissione Europea si riferisce al lavoro degli organi giuridici e alla riforma giudiziaria, ma anche al lavoro dei sistemi finanziari e bancari, che vengono visti come l'ostacolo all'integrazione croata nell'UE. I rappresentanti europei hanno messo gli occhi sull'indagine per corruzione fatta nei confronti della Hypo Alpe Adria, per la quale l'Austria ha consegnato tutti i documenti a sua disposizione. Sulla base di tali indagini, è stato concluso che le banche e le istituzioni finanziarie in Croazia vanno contro le regole emesse in recepimento della Direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio UE il 20 marzo del 2000. La Commissione europea userà tutti i mezzi a sua disposizione per il caso della Croazia, come confermato dalla relazione di Commissione europea in sui si dice: "L'inefficace lotta contro il riciclaggio di denaro e i finanziamenti dei gruppi terroristici, sono fattori sempre più preoccupanti nel caso della Croazia".

Secondo lei, un regolamento giuridico e una lotta reale contro la criminalità organizzata in Croazia si potrebbe realizzare con le sole forze dei politici attuali, oppure si rende necessario un intervento da parte della Comunità internazionale?
Anche se tanti non vogliono dirlo, in Croazia è stata evitata la transizione, tale che le élite politiche al potere durante la guerra sono riuscite a rimanere nelle stesse posizioni, e le loro lotte contro il comunismo sono state solo una realtà di facciata. I loro servizi di propaganda hanno offerto alle istituzioni estere delle mistificazioni, usate poi per riuscire ad avere un certo prestigio finanziario a livello globale. Da qui nasce il fenomeno croato dei falsi in bilancio, che ha avuto un carattere internazionale, di cui le stesse élite politiche non ne sono ancora a conoscenza. Questa crisi provocherà tantissime dolorose rotture ed eversioni sulla scena politica in Croazia, cosa che in un certo senso potrebbe essere positiva, perché così indurrà la comunità internazionale ad impegnarsi per la lotta contro la criminalità locale. La Croazia, così, finalmente diventerà un normale paese europeo. Senza un intervento decisivo dalla parte della Comunità Internazionale questo non sarà possibile.

17 luglio 2009

Business e finzione: pacco e contropacco


Aumentano sempre più nella rete gli annunci della vendita di organi sul mercato nero, enfatizzati dal tragico quadro della disoccupazione, della povertà e della pressione dei debiti.In realtà, dietro questi annunci si nasconde la mano di nuove organizzazioni criminali che si muovono sulla rete come veri e propri squali, a caccia di vittime da dilaniare come prede.

Lo spettro della crisi finanziaria è stato senz'altro il grande alibi dell'inquinamento della nostra economia, della nostra società e ora anche dei più bassi fenomeni di criminalità organizzata. Infatti, aumentano sempre più nella rete gli annunci della vendita di organi sul mercato nero, enfatizzati dal tragico quadro della disoccupazione, della povertà e della pressione dei debiti. Sono tante le inserzioni, anche e soprattutto di cittadini italiani, che mettono in vendita i propri organi o parte di esse per poter sopravvivere alla crisi economica, per mantenere la propria famiglia dopo la cassaintegrazione o per uscire dalla povertà. Viene così tracciato un quadro di macabra disperazione, che lascia ad intendere che gli italiani sono arrivati a tal punto, spinti dalla crisi o dal malgoverno. Questo tipo di informazioni, così descritte, sono dei pericolosi missili lanciati contro l'Italia e il popolo europeo, perché nascondono in sé una grande manipolazione. Potremmo anche accettare, per pochi attimi, che gli italiani siano disperati al punto da mettere questi annunci, ma non è assolutamente concepibile affermare che siamo vicini ad "fenomeno di massa dovuto alla crisi".

Recessione o no, il traffico di organi esiste da molti anni e le nuove frontiere della comunicazione hanno offerto alle organizzazioni criminali nuovi strumenti. In realtà, dietro questi annunci si nasconde la mano di nuove organizzazioni criminali che si muovono sulla rete come veri e propri squali, a caccia di vittime da dilaniare come prede. Per mascherare una verità molto più raccapricciante, usano delle finzioni come un vero e proprio "linguaggio mafioso". "Sono un operaio italiano disperato, per arrotondare il bilancio della mia famiglia vendo un rene", "Sono un italiano disoccupato e vivo in povertà, cedo parte del mio fegato", "Ho perso la mia casa e non ho un lavoro, vendo il mio rene": sono questi alcuni dei messaggi che abbiamo trovato lungo la nostra inchiesta, ma riteniamo che, molto probabilmente, dietro quei "click" vi sono davvero delle persone disperate ostaggio di persone senza scrupoli, che continuano ad utilizzarle come merce da gettare nel traffico di organi. Chi ricorre a questi annunci sono senz'altro persone altrettanto disperate che un vero bisogno, e tramite la speranza viene creato un giro che li porta nel Paesi dell'Est.

Qui esistono davvero dei giovani ragazzi senza speranza e senza futuro che cercano di sopravvivere a questa situazione: in questi paesi si può acquistare illegalmente un rene per 20.000 euro, e naturalmente gli avvoltoi sono li a mercanteggiare. Ci sono casi di persone che hanno pagato 150.000 euro per avere un rene, che era stato venduto per disperazione per soli 8 mila euro, massimo 13 mila euro. Gli annunci sono tra i più disparati, ma tutti vendono organi per povertà, molti tra loro sono studenti: basta un cellulare e una serie di annunci farsa , per poi raccontare la storia di "un amico che può farlo e costa di meno". Dilaga così sempre più la truffa che potrebbe ancora portare a scoprire che il rene non esiste, ma possono indurre una persona in fin di vita a vendere tutto ciò che ha per avere un'opportunità di sopravvivenza. I procacciatori sono i faccendieri senza scrupoli, imprenditori falliti, oppure emigranti stanchi di fare gli schiavi e si sono dati al business: l'obiettivo è quello di irretire delle persone in fin di vita, fingendo che siano poveri italiani senza lavoro. Questa è una grande falsità, che denigra un popolo e nasconde il dramma di Paesi che, nonostante sia giunta l'Europa in casa loro, resteranno sempre "carne da macello". Preso il bottino poi spariscono, tanto nessuno può andare alla polizia a denunciare "una truffa mentre voleva comprare un organo". E così gli annunci italiani, già captati da alcuni media esteri - che tanto sguazzano sulla cronaca italiana - in realtà sono una falsa commedia che serve solo ai rifiuti umani di questa società corrotta dal denaro.

14 luglio 2009

Nabucco: un accordo politico e non economico


Ankara ospita la ratifica dell'accordo intergovernativo dei rappresentanti dei cinque di sei paesi coinvolti nel progetto Nabucco, che prevede il trasporto del gas del Mar Caspio in Europa, aggirando il territorio russo. Il documento è stato firmato da Turchia, Austria, Ungheria, Bulgaria e Romania. Anche la Germania è stata coinvolta, pur non essendo un Paese di transito. Con questa firma, viene suggellato il ruolo della Turchia come Paese di transito per eccellenza

E' stato ratificato oggi ad Ankara, l'accordo intergovernativo dai rappresentanti dei cinque dei sei paesi coinvolti nel progetto Nabucco, che prevede il trasporto del gas del Mar Caspio in Europa, aggirando il territorio russo. Il documento è stato firmato da Turchia, Austria, Ungheria, Bulgaria e Romania. Anche la Germania è stata coinvolta nel progetto, e, pur non essendo un Paese di transito, non si è opposto alla sua ratifica. Hanno partecipato alla cerimonia i rappresentanti di circa venti Paesi, nonchè il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Dal valore stimato di circa 7,9 miliardi di dollari, il progetto include la fornitura di gas proveniente dai giacimenti del Mar Caspio, attraverso l'Azerbaigian, la Georgia, la Turchia, la Bulgaria, l'Ungheria, la Romania e l'Austria. Con una capacità di 31 mc all'anno, in una fase trasporterà quasi 15 miliardi di metri cubi. I due terzi del gasdotto, circa 2000 km (su una lunghezza totale di 3300 km), passa attraverso il territorio turco. I lavori saranno lancianti nel 2010, e le prime consegne dovrebbero iniziare nel 2014. Il consorzio internazionale per il momento, comprende la turca "Botas," la bulgara "Bulgargas", la romena "Transgas", l'ungherese MOL, l'austriaca MOV e la tedesca RWE. Molte di tali società non appartengono più ai rispettivi Governi dei Paesi partecipanti, bensì sono a tutti gli effetti società private, che agiscono dietro interessi di controllate estere.

Il raggiungimento di un accordo, non può che soddisfare in pieno la Turchia, considerando che è diventata un vitale punto di snodo nella fornitura di petrolio e di gas ai Paesi occidentali. Sul suo territorio passano gasdotti provenienti dalla Russia e dal Mar Caspio, quali le due grandi pipeline di Baku-Tbilisi-Dzejhan (costa turca del Mediterraneo) e Kirkuk (Iraq settentrionale-Dzejhan). Il Nabucco potrebbe così spalancare le porte ad Ankara per la cooperazione energetica con l'UE, che sarà vitale per avviare e poi concludere i negoziati di ingresso nell'Unione europea. Oltre al ritorno di immagine e meramente politico, la Turchia intascherà dalla tassa annuale di servizio circa 400 milioni di dollari, oltre alla creazione di molteplici nuovi posti di lavoro . "A differenza del South Stream, che trasporterà solo il gas russo, il Nabucco garantirà gli approvvigionamenti anche in caso di problemi con la Russia , con la possibilità di istradare il gas della regione del Mar Caspio, dell'Azerbaigian, dell'Iraq e dell'Egitto. L'accordo ha rimosso un importante ostacolo per il successo del progetto, afferma Gyorgy Mosonyi , direttore esecutivo del Gruppo MOL. A commentare tale evento sono intervenuti anche gli Stati Uniti , che non si sono opposti alla partecipazione della Russia al progetto del nuovo gasdotto che darà gas all'Europa, come afferma il senatore Dick Luger , augurandosi che la Russia partecipi al progetto in qualità di acquirente o fornitore. Allo stesso tempo, il candidato per il primo ministro di Bulgaria ,Bojko Borisov , ha annunciato ( ma non vi è alcuna certezza di un seguito in tale decisione) per la sospensione dei negoziati per la costruzione del gasdotto South Stream con la Russia, in virtù di "un problema per l'attuazione del progetto".

La Bulgaria non potrebbe essere la sola a fare il doppio gioco "manipolatore". All'indomani della ratifica del progetto, giunge la dichiarazione del Presidente del Turkmenistan Gourbangouly Berdymoukhammedov, il quale ritiene che le riserve di gas del suo paese siano sufficienti ad alimentare il gasdotto Nabucco. Intervenendo all'interno della sessione del governo, il Presidente ha riferito che, secondo un esperto indipendente dello scorso anno, le recenti scoperte dei geologi dimostrano che il paese ha enormi riserve di gas. "Ciò consentirà al Paese di partecipare a vari progetti in questo settore, tra cui il progetto Nabucco", ha detto il Presidente. Il Turkmenistan, che lancerà nel 2010 la fornitura di gas alla Cina, ha dichiarato così, per la prima volta, la propria intenzione a partecipare al progetto Nabucco. Come rileva il quotidiano russo Vedomosti, lo Stato asiatico aspira al "salto di qualità" che gli consentirà di portare il gas in Azerbaigian attraverso il fondale del Mar Caspio, e quindi giungere in Europa aggirando la Russia. A tale progetto, il Governo di Baku, che ha già promesso i propri giacimenti alla Russia, non ha ancora replicato in via ufficiale. Il quotidiano russo cita, a tal proposito, uno dei maggiori esperti dell'Azerbaigian, Tchinguiz Veliev, dubita che la proposta del leader turkmeno sia seria, considerando che sono state intavolate delle negoziazioni anche con Russia, Iran e Cina.

Quest'ultima opzione sembra più probabile, dato che le delegazioni del Turkmenistan e l'Uzbekistan, hanno rifiutato di firmare il documento che stabilisce le scadenze per la costruzione delle sezioni delle infrastrutture del Nabucco nel corso del vertice UE di Praga. D'altra parte, il Turkmenistan potrebbe avere degli eccessi di gas invenduti che potrebbero spingere il prezzo al ribasso. Nei fatti, come continuano a sostenere gli analisti russi, l'Europa continuerà a dipendere dal gas russo in futuro, visto che le sue esigenze richiedono "cinque Nabucco", come afferma Konstantin Simonov, direttore della Fondazione nazionale russa per la sicurezza energetica. Questi interpreta il progetto Nabucco come "un simbolo con cui l'Unione europea vuole aumentare le ambizioni politiche dei paesi dell'Est", rispondendo ad un obiettivo politico, e non economico. La Russia, da parte sua, dovrà rispondere aumentando il finanziamento e il sostegno di alcuni progetti in Asia Centrale, con l'abbandono di progetti realizzati in altri paesi. Secondo Simov, questa mossa costerà cara all'Unione europea, che è tenuta ora a prendere in considerazione gli interessi della Turchia, il paese di transito per eccellenza di circa due terzi del gasdotto, che chiede di aderire all'Unione europea.

13 luglio 2009

Firmato ad Ankara l'Accordo sul Nabucco

Ankara - E' stato ratificato oggi ad Ankara, l'accordo intergovernativo dai rappresentanti di cinque, dei sei paesi coinvolti nel progetto Nabucco, che prevede il trasporto del gas del Mar Caspio in Europa, aggirando il territorio russo. Il documento è stato firmato da Turchia, Austria, Ungheria, Bulgaria e Romania. Anche la Germania è stata coinvolta nel progetto, e, pur non essendo un Paese di transito, non si è opposto alla sua ratifica. Hanno partecipato alla cerimonia i rappresentanti di circa venti Paesi, nonchè il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.
All'indomani della ratifica del progetto, giunge la dichiarazione del Presidente del Turkmenistan Gourbangouly Berdymoukhammedov, il quale ritiene che le riserve di gas del suo paese siano sufficienti ad alimentare il gasdotto Nabucco. Intervenendo all'interno della sessione del governo, il Presidente ha riferito che, secondo un esperto indipendente dello scorso anno, le recenti scoperte dei geologi dimostrano che il paese ha enormi riserve di gas. "Ciò consentirà al Paese di partecipare a vari progetti in questo settore, tra cui il progetto Nabucco", ha detto il Presidente. Dal valore stimato di circa 7,9 miliardi di dollari, il progetto include la fornitura di gas proveniente dai giacimenti del Mar Caspio, attraverso l'Azerbaigian, la Georgia, la Turchia, la Bulgaria, l'Ungheria, la Romania e l'Austria. Con una capacità di 31 mc all'anno, in una fase trasporterà quasi 15 miliardi di metri cubi. I due terzi del gasdotto, circa 2000 km (su una lunghezza totale di 3300 km), passa attraverso il territorio turco. I lavori saranno lancianti nel 2010, e le prime consegne dovrebbero iniziare nel 2014.

Agenzia Balcani

09 luglio 2009

“Yes we camp” ma con dignità


“Yes we camp” è lo slogan di protesta degli abitanti de L'Aquila che, dopo il terremoto, sono stati colpiti anche dal G8. Un'espressione italo-americana, un po' aggiornata rispetto ai tempi della migrazione, ma che, come sempre, spiega tante cose. Dopo essere caduta, l'Italia come l'Abruzzo si rialza, e anche se "tira a campare", lo fa con dignità. Ecco come le cose cominciano a cambiare.

Non c'è molto da stupirsi del fatto che la stampa anglosassone non gradisca molto le iniziative dell'Italia sulla scena internazionale. Le critiche e gli attacchi gratuiti, fuori luogo e provocatori sono un'arte della "diplomatica Londra", maestra delle finzioni mediatiche e delle crisi sintetiche. Ciò che invece meraviglia, e vale la pena sottolineare a gran voce, è che l'Italia risponde a testa alta ai tentativi di sabotaggio, replicando con una dignità stoica, tipica del popolo italiano ma per molti anni dimenticata. Il New York Times titola a grandi caratteri "l'imperdonabile carenza organizzativa del governo italiano ospite del G8" e chiede che per colmare questa lacuna vi sia l'intervento di Barack Obama per assumere l'iniziativa, al quale segue il The Guardian, "secondo il quale gli sherpa americani hanno dovuto organizzare delle conference call sul G8 per sopperire alla disorganizzazione degli italiani". Non tarda la replica del Premier Silvio Berlusconi che stigmatizza, e minimizza l'episodio, come "una grande cantonata per un piccolo giornale". Secca e spartana anche la risposta del Ministro Franco Frattini che, in un'intervista per un quotidiano italiano, si spoglia delle sue vesti ufficiali e diplomatiche, per spiegare in poche parole cosa sta accadendo oggi intorno a noi, e fuori dall'Italia.

"È un attacco vergognoso che prende di mira la dignità e l’immagine dell’Italia - afferma Frattini - si tratta di grossolane cantonate, dietro cui si nasconde il vero obiettivo di certa stampa britannica abituata a raffigurarci con pizza e mandolino". Così, gettata la pietra, Frattini spiega chiaramente che vi sono degli evidenti tentativi di contrastare il ruolo dell'Italia sulla scena internazionale, "ingombrante per certi versi", e che dà fastidio a certi ambienti che vogliono il controllo della scena, come i cari vecchi tempi. Tuttavia il mondo è cambiato, e molte cose non sono più le stesse, perché - come sottolineato anche da Frattini - l'Italia ha un rapporto diretto con Russia,Turchia, Israele e Libia, così come nell’organizzazione della conferenza internazionale sulla riforma dell’Onu, e l’azione d’apertura nei confronti dell’Iran, conquistando persino la stima e il sostegno della Casa Bianca. "Chi poteva davvero immaginare che una sintonia così forte ad esempio con la Russia, vedi il dossier energia, o con la Libia, versante gas, non desse fastidio a qualcuno?", si chiede Frattini, giocando così la carta del ricordo immediato alla vecchia ma vincente politica di Mattei. E così punta il dito su coloro che intendono sabotare l'Italia, ma lo fa con il tono di chi "conosce i suoi nemici e li ha già anticipati": "C’è una grande rete, fuori e dentro il nostro Paese, di nemici dell’Italia, Paese che viene invidiato".

Non si può negare che Frattini, finalmente, mostra gli artigli e li usa: lo fa oggi, quando l'Italia presiede il G8 e guida i negoziati di accordo tra Russia e Stati Uniti. Tutto questo non fa altro che mettere in zona d'ombra Londra, che già soffre la sindrome dell'abbandono dopo le luci della ribalta, perché - come dicevamo - il mondo è cambiato e le cose non vanno più come una volta. Dinanzi al crollo delle borse e dei Banchieri, ha valore solo l'economia reale e chi sa garantire sostenibilità alla popolazione mondiale, mentre i parassiti non potranno più avere spazio. A ben pensarci, l'Inghilterra è uno dei Paesi occidentali che ha maggiormente subito il contraccolpo della crisi immobiliare e finanziaria, forse perché la sua economia reale non esiste, ridotta ormai ad uno scheletro virtuale, ad un mucchio di titoli e carta straccia senza alcun valore, ma mantenuta in piedi dalle rendite del suo colonialismo. Vaccini quotati in borsa, un'economia creata sull'inganno, dove la scoperta del cancro può compromettere la vita economica di banche e di entità economiche, dove società si creano con 15 euro, con uffici virtuali segreterie robotiche: questa è l'Inghilterra parassita che nessuno vuole, controllata dal famoso Club di Londra.

Non è possibile dire chi costituisce il Club di Londra, ma è facile intuire che ingloba tutti coloro che che ci rivendono le nostre idee, usano la moneta virtuale e le ex colonie trasformate in Paradisi fiscali per riciclare il 70% del denaro sporco. Con le sue trame segrete, i suoi affari e le sue speculazioni , le sue società marittime, il Club di Londra gestisce il traffico marittimo e comandano le merci, si muovono organizzati ed usano tutti i mezzi possibili legali, come le famose "aggressioni". In pratica, ogni persona che non intende "cedere il passo" nella gestione di qualche affare, verrà colpita da quella che loro chiamano aggressione. Sono quelli che un tempo denigravano Enrico Mattei, sono quelli che hanno creato i miti virtuali e l'arma moderna dell'informazione "embedded", per trasformare un semplice cittadino, in un perfetto kamikaze o un killer economico oppure in santone dei diritti umani. Dietro di loro esiste quella finanza fatta di storie e di intrighi, nonché la base di tutto il sistema criminale planetario. Questa gente va vestita in giacca e cravatta, presenzia cene umanitarie e firma contratti per la guerra,e questo loro lo chiamano "business" o "marketing", mentre si chiama genocidio di massa.

Oggi i piccoli giornaletti, sono sempre lì in agguato, assetati di scoop scandalistici e sexy-gate, attaccano il Presidente del Consiglio italiano con storie assurde, scandali sessuali, nel tentativo di indebolire una nazione vista come facile bersaglio. Ma cosa vorranno mai dagli italiani? Non ci vuole molto per capire che l'obiettivo è il controllo totale del Mediterraneo, nelle cui acque passano 60.000 navi all'anno e nei prossimi anni diventeranno 230.000, dopo la conclusione degli Accordi di partenariato con i mercati dell'Est e asiatici. Questa grande partita la chiameremo "Shipping " , iniziata dopo che i porti americani e inglesi sono stati ceduti ad alcune società di Dubai , con capitali che certamente non provengono esclusivamente dai petrolieri e dai capitalisti musulmani. L’obiettivo è controllare il traffico delle merci, tra cui la rotta che partendo dalla Cina giungerà sino all’Europa costeggiando il Suez e i porti dei Balcani, così come le direttrici che uniscono il Baltico e l'Adriatico.

Ad ostacolare tali piani potrebbe essere l'Italia, infatti, che questa volta ha degli alleati molto più potenti, come America e Russia, come prodotto dell'accordo storico dei due blocchi, lasciando da parte le megalomani "Parigi e Berlino", incapaci per storia e per natura ad assumere un ruolo di cooperazione. L'Italia è l'unico paese che ha un piano per i Balcani, è leader nei rapporti di cooperazione sostenibile con i Paesi dell'Est e cerca di avvicinarsi sempre più al Vicino Oriente e all'Africa Settentrionale, e tutti i suoi partner non sono delle colonie del passato, come quelle di Francia e Inghilterra. Per cui, cominciamo a mettere i primi limiti e a far arretrare chi conquista e depreda con mezzi illegali. Il cerchio oggi si chiude, e si ritorna in Italia, a cui tavoli di trattative si sono seduti i leader e i capi di Stato di ogni nazione in attesa di riscatto per avere un equilibrio nella politica internazionale. L'Abruzzo è testimone di questa dignità riacquisita, di questo rialzarsi ed essere protagonista alla pari dei grandi della terra. Ebbene, "Yes we camp", ma lo facciamo sempre con dignità e a testa alta.

07 luglio 2009

La nuova colonizzazione della Bosnia-Erzegovina


La recente visita dei Senatori americani, ha fatto emergere un chiaro messaggio secondo il quale l’America è intenzionata a rimettere piede in Bosnia Erzegovina e così nei Balcani. Sull'eredità dell'amministrazione Clinton, l'America di Barack Obama sembra ricominciare proprio da dove si erano interrotti i rapporti, ossia dal Trattato di Dayton. Vista la mancata risoluzione delle vecchie sfide, in questi giorni si parla infatti della possibile organizzazione di una “conferenza di pace” da tenersi in Francia, a Talloires, alla presenza di politici e analisti internazionali.

La preoccupazione per la “sicurezza mondiale” è giunta anche nei circoli politici della Bosnia, soprattutto nelle correnti musulmane, che non hanno mai smesso di curare i loro rapporti con le lobby che le hanno sempre favorite. La recente visita dei Senatori americani, ha fatto emergere un chiaro messaggio secondo il quale l’America è interessata alla Bosnia Erzegovina, come sottolineato dal Senatore americano Roger Viker. In realtà, la questione dei legami degli Stati Uniti con i Balcani è cosa nota, in quanto risale al periodo in cui facevano da registi e manipolavano i conflitti, lasciando le strade aperte affinché i mujaheedin, i fondamentalisti islamici, entrassero in Bosnia, chiudendo gli occhi dinanzi a quelli che erano campi di addestramento per i terroristi, destinati a formare nuove cellule per colpire l'Europa. Dopo di allora, la strategia dei Balcani ha portato alla creazione di un terrorismo "Made in USA", per poi sfociare in quella che conosciamo come “guerra contro il terrorismo”. Come spesso accade, tutto è stato ben presto dimenticato, e solo negli ultimi mesi e dopo anni, gli Stati Uniti hanno risvegliato il loro interesse per la Bosnia e per la questione dei Balcani.

La BIH fa parte della strategia politica americana, iniziata con una serie di visite nel Paese che hanno costituito la premessa per un’azione più completa che dovrà far fronte anche a quella serie di questioni non risolte, in particolar modo di quella riguardante la riforma costituzionale, una delle condizioni per l’eliminazione dell’OHR. Infatti, secondo il Senato americano, il futuro della BIH è quello dell'integrazione nelle istituzioni dell’UE e della NATO, obiettivo questo attuabile solo con un governo efficace e che abbia rispetto nei confronti delle entità che si troverà davanti. L'Alto Rappresentante dell'OHR Valentin Incko, esponente della Comunità Internazionale in Bosnia, ha confermato che occorre una forte azione, supportata da tutti i Paesi, che spinga i politici locali a intensificare le loro forze e adempiere i loro obblighi per ciò che riguarda gli accordi europei per l’alleanza nell’Unione Europea e nella NATO. Vista la mancata risoluzione delle vecchie sfide, in questi giorni si parla infatti della possibile organizzazione di una “conferenza di pace” da tenersi in Francia, a Talloires, alla presenza di politici e analisti internazionali. Ai grandi accordi storici di Dayton e Rambouillet, svolti sempre in Francia all'insegna della “Liberté, Égalité, Fraternité”, se ne aggiungerebbe dunque un altro, per discutere come riformare la Bosnia e mettere fine alla crisi nel Paese. Si tratta di uno sforzo dei politici della Bosnia di accettare il ”pacchetto di aprile”, riguardante le modifiche all’atto costitutivo, dopo il fallimento nel 2006 della riforma costituzionale.

Il lavoro di persuasione dei politici bosniaci è stato affidato a coloro che, all’epoca dell’amministrazione Clinton, si erano già occupati di tali questioni: si tratta di Bruce Hitchner, professore presso la University Tufts of Boston, Donald Hays, ex Alto Rappresentante della BIH e Clifford Bond, ex ambasciatore americano nella BIH, con la supervisione di Madeleine Albright. Si tratta di personaggi assai noti dell'amministrazione Clinton, per la loro politica senza misure e senza senso. La nuova amministrazione americana prenderà di nuovo in mano il processo delle riforme e il pacchetto degli emendamenti modificati nel 2006. Sui giornali della BIH si specula già sul contesto di tale accordo, nel quale avverrà, in particolar modo, l rafforzamento delle istituzioni centrali con un solo Presidente, un solo Governo e un Parlamento. Vi è inoltre anche la proposta di riformare il distretto di Sarajevo come una nuova entità interna allo Stato centrale e le istituzioni statali. Le elezioni nelle singole entità dovranno essere cancellate e trasmesse alla Camera dei Popoli nel Parlamento della BiH. Si tratta di un progetto dell'amministrazione di Obama, che ha attribuito alla NGO denominata “Progetto Dayton”, nel quadro dell'Istituto americano per la pace a Washington, che potrebbe essere differente dalla configurazione dello Stato definite dall’Accordo di Dayton.

L’incontro nella città francese di Talloires, dovrà raggruppare tutti leader dei più importanti partiti della BiH, che parleranno delle modifiche dell’Atto Costitutivo. Tutto ciò doveva rimanere segreto ma i politici bosniaci non sono riusciti a mantenere il silenzio sul caso, perchè troppo orgogliosi di essere riusciti a portare nuovamente l’amministrazione americana in terra bosniaca. Gli americani invece non vogliono ancora dichiarare nulla apertamente, per paura di un nuovo fiasco non differente da quello del 2006. Mentre i politici della federazione bosniaca parlano con fierezza di questo incontro, il Premier Dodik ha confermato di non saperne nulla e che comunque non si recherà a questa “riunione francese”. “Non andrò a quella riunione, se avrà luogo, perché essa è stata annunciata tramite il giornale Dnevni avaz”, ha confermato il Premier. La visita delle istituzioni americane nella BIH, dunque, doveva solamente preparare il terreno per iniziare a dare un senso al loro interesse per la questione bosniaca. I partiti politici della RS sono uniti nella decisione di non accettare il piano proposto dagli Stati Uniti per quanto riguarda il pacchetto delle riforme costituzionali. Hanno annunciato infatti di non avere nemmeno intenzione di parlarne. I rappresentanti serbi considerano il ‘pacchetto di aprile’ come “già morto”, e non hanno alcuna intenzione di risuscitarlo, come invece sostenuto nel partito dell’SNSD. Analoghe considerazioni sono state avanzate dal partito SDS. “Il pacchetto di aprile non è accettabile per l’SDS, così come non è accettabile la partecipazione alle trattative della riforma dell’atto costitutivo, alla cui base vi saranno gli accordi dei tre politici a Prud. L’SDS è pronto a partecipare a ciascun dialogo ma che abbia alla base l’accordo di Prud, secondo il quale la BIH dovrà essere composta da quattro entità territoriali”, ha dichiarato il vice presidente del SDS, Vukota Govedarica. Mentre agli altri partiti non è ancora giunto l’invito per la riunione francese, nel PDP confermano che l’invito è arrivato ma non credono che sarà possibile organizzare una riunione del genere. “Gli organizzatori di quella riunione sono i personaggi minori e credo che questo incontro abbia il solo compito di soddisfare la loro vanità. Si tratterà solo di uno scambio di idee ma non porterà nessuna decisione concreta per quanto riguarda le proposte”, ha dichiarato il vice presidente del PDP, Slobodan Nagradic.

Questa confusione, totalmente creata dalle forze di opposizione, dagli Stati Uniti e dalla stessa Unione Europea, aumenta di giorno in giorno. La strategia della confusione, con la quale l’America porta avanti i punti strategici della sua politica estera, come sta accadendo in Iran, continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di certezze, proprio per le incapacità dei politici locali che non hanno ancora ben chiaro che cosa vogliano davvero. Le intenzioni di indire un referendum per l'indipendenza della RS, oggetto portante della propaganda di Milorad Dodik, sono cadute nel silenzio per poi essere riprese ogni qualvolta l'immagine del suo “castello politico” poteva cadere. Uno dei modi per frenarlo è stata proprio la continua presenza dell'OHR, con cui da tempo Dodik non ha dei buoni rapporti. Ora chiede che “la Comunità internazionale non tratti la BIH come un bambino e che dopo 15 anni sia arrivato il tempo che i cittadini della Bosnia siano liberati da questo esperimento voluto e gestito dalla Comunità Internazionale". Tuttavia, considerando quanto accaduto recentemente, in cui gli scandali hanno continuamente messo in dubbio la sua credibilità, che idea dobbiamo farci di questa Bosnia? E' uno Stato gettato nella confusione dalle lobbies, o non è uno Stato stabile ed equilibrato?

01 luglio 2009

I casinò russi giungono in Montenegro


Il gruppo russo Korston, leader nel settore alberghiero e dei casinò, trasferisce la sua attività a Budva e compra l'Hotel Queen of Montenegro. All'indomani del provvedimento del Governo di Vladimir Putin, che mette fuori legge i casinò e l'alcool a partire dal 1 luglio 2009, è verosimile affermare che le grandi catene di casinò russi delocalizzeranno la propria attività in altri paesi, spostandosi, in particolar modo nei Balcani, e dunque in Croazia e Serbia, ma anche in Italia, Germania.

Il gruppo russo Korston, leader nel settore alberghiero e dei casinò, diventerà azionista di maggioranza della società di Hotel di Budva HTP, "The Queen of Montenegro". Lo ha annunciato il Presidente del gruppo russo, Anatoly Kuznjecov, spiegando che la società avrebbe trasferito la sua attività a Budva. Infatti, la ricapitalizzazione della società si trova nella fase finale, e l'accordo relativo alla acquisizione della quota di maggioranza dovrebbe essere firmato la prossima settimana. Secondo l'accordo concluso proprio questo fine settimana, dopo mesi di negoziati, i russi acquisiranno una quota di maggioranza attraverso una ricapitalizzazione di 37 milioni di euro, pari all'importo dei crediti che stanno bloccando l'attività delle aziende alberghiere. Inoltre, il gruppo russo avrà l'obbligo di investire, in una seconda fase, nella costruzione dell'hotel, che dovrebbe avere una capacità di cinque-stelle, e che dovrebbe essere un albergo in funzione durante tutti i 12 mesi dell'anno.

L'hotel, che dispone di 300 camere e casinò, cambierà il proprio nome in "Korston" e i suoi tavoli da gioco saranno monitorati con sistemi moderni d'avanguardia. "Prima della sua apertura, organizzeremo il primo aereo charter da Mosca a Montenegro", ha detto Kuznjecov. Tra le altre cose interessanti di questo accordo, vi è proprio la possibilità di ingrandire il casinò-hotel situato a Podgorica, di proprietà della società "Jack pot", alla quale i russi sono particolarmente interessati. Secondo quanto reso noto dal quotidiano Vjesti, la Jack Pot ha raggiunto un accordo per dotare il casinò di strutture e macchinari moderni e dando la gestione dell'attività ai Russia, in cambio di un profitto annuo. Il Proprietario della "Jack Pot" è Sava Grbovic, e la società dispone di un casinò a Podgorica, nell'Hotel Montenegro. Grbovic detiene anche il 92 per cento delle Lotterie del Montenegro.

L'ingresso del gruppo Korston sul mercato montenegrino, che si aggiunge all'elenco di alberghi famosi sulla costa, segue il provvedimento del Governo di Vladimir Putin, che mette fuori legge i casinò, a partire dal 1 luglio 2009. E' verosimile affermare che, nei prossimi mesi, le grandi catene di casinò russi delocalizzeranno la propria attività in altri paesi, spostandosi, in particolar modo nei Balcani, e dunque in Croazia e Serbia, ma anche in Italia, Germania, e nei paesi del Sud America. Anche Oleg Boiko, proprie­tario della società Ritzio - il primo operato­re di slot-machine nell’Europa dell’Est - ha annunciato che il gruppo ha già stanziato grandi risorse di denaro per organizzare tali attività in altri paesi. Oltre Kalinin­grad, la ex Prussia Orien­tale, il Mar d’Azov, la regione dei monti Altaj, e l’area di Primorye, dove potrebbero nascere le nuove città, si fa sempre più strada L'ipotesi che i casinò russi trasferiscano le loro attività nei Paesi della ex Jugoslavia. Una teoria verosimile, considerando che Mosca è collegata a tutti gli aeroporti della costa adriatica o della parte continentale dei Balcani a circa tre ore. Inoltre, i cittadini della Russia possano viaggiare senza visti in Serbia, Montenegro e Croazia in virtù degli accordi di libera circolazione bilaterali. Non è da escludere che vi sia lo sviluppo dei casinò lungo la costa adriatica, nel corso della stagione estiva, ed invernali in Serbia, accanto a centri di benessere e alberghi di lusso. Sarebbe questo l'inizio di un business che consentirebbe di portare nei Balcani una grande massa di liquidità, ma anche criminalità, connessa al riciclaggio di denaro, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga. Si tratta pur sempre di un settore che dà lavoro a circa 450 mila persone, creando nei Balcani (come già accade in Slovenia) delle strane isole di gioco d'azzardo per i turisti europei, sul modello americano di Las Vegas.