La recente visita dei Senatori americani, ha fatto emergere un chiaro messaggio secondo il quale l’America è intenzionata a rimettere piede in Bosnia Erzegovina e così nei Balcani. Sull'eredità dell'amministrazione Clinton, l'America di Barack Obama sembra ricominciare proprio da dove si erano interrotti i rapporti, ossia dal Trattato di Dayton. Vista la mancata risoluzione delle vecchie sfide, in questi giorni si parla infatti della possibile organizzazione di una “conferenza di pace” da tenersi in Francia, a Talloires, alla presenza di politici e analisti internazionali.
La preoccupazione per la “sicurezza mondiale” è giunta anche nei circoli politici della Bosnia, soprattutto nelle correnti musulmane, che non hanno mai smesso di curare i loro rapporti con le lobby che le hanno sempre favorite. La recente visita dei Senatori americani, ha fatto emergere un chiaro messaggio secondo il quale l’America è interessata alla Bosnia Erzegovina, come sottolineato dal Senatore americano Roger Viker. In realtà, la questione dei legami degli Stati Uniti con i Balcani è cosa nota, in quanto risale al periodo in cui facevano da registi e manipolavano i conflitti, lasciando le strade aperte affinché i mujaheedin, i fondamentalisti islamici, entrassero in Bosnia, chiudendo gli occhi dinanzi a quelli che erano campi di addestramento per i terroristi, destinati a formare nuove cellule per colpire l'Europa. Dopo di allora, la strategia dei Balcani ha portato alla creazione di un terrorismo "Made in USA", per poi sfociare in quella che conosciamo come “guerra contro il terrorismo”. Come spesso accade, tutto è stato ben presto dimenticato, e solo negli ultimi mesi e dopo anni, gli Stati Uniti hanno risvegliato il loro interesse per la Bosnia e per la questione dei Balcani.
La BIH fa parte della strategia politica americana, iniziata con una serie di visite nel Paese che hanno costituito la premessa per un’azione più completa che dovrà far fronte anche a quella serie di questioni non risolte, in particolar modo di quella riguardante la riforma costituzionale, una delle condizioni per l’eliminazione dell’OHR. Infatti, secondo il Senato americano, il futuro della BIH è quello dell'integrazione nelle istituzioni dell’UE e della NATO, obiettivo questo attuabile solo con un governo efficace e che abbia rispetto nei confronti delle entità che si troverà davanti. L'Alto Rappresentante dell'OHR Valentin Incko, esponente della Comunità Internazionale in Bosnia, ha confermato che occorre una forte azione, supportata da tutti i Paesi, che spinga i politici locali a intensificare le loro forze e adempiere i loro obblighi per ciò che riguarda gli accordi europei per l’alleanza nell’Unione Europea e nella NATO. Vista la mancata risoluzione delle vecchie sfide, in questi giorni si parla infatti della possibile organizzazione di una “conferenza di pace” da tenersi in Francia, a Talloires, alla presenza di politici e analisti internazionali. Ai grandi accordi storici di Dayton e Rambouillet, svolti sempre in Francia all'insegna della “Liberté, Égalité, Fraternité”, se ne aggiungerebbe dunque un altro, per discutere come riformare la Bosnia e mettere fine alla crisi nel Paese. Si tratta di uno sforzo dei politici della Bosnia di accettare il ”pacchetto di aprile”, riguardante le modifiche all’atto costitutivo, dopo il fallimento nel 2006 della riforma costituzionale.
Il lavoro di persuasione dei politici bosniaci è stato affidato a coloro che, all’epoca dell’amministrazione Clinton, si erano già occupati di tali questioni: si tratta di Bruce Hitchner, professore presso la University Tufts of Boston, Donald Hays, ex Alto Rappresentante della BIH e Clifford Bond, ex ambasciatore americano nella BIH, con la supervisione di Madeleine Albright. Si tratta di personaggi assai noti dell'amministrazione Clinton, per la loro politica senza misure e senza senso. La nuova amministrazione americana prenderà di nuovo in mano il processo delle riforme e il pacchetto degli emendamenti modificati nel 2006. Sui giornali della BIH si specula già sul contesto di tale accordo, nel quale avverrà, in particolar modo, l rafforzamento delle istituzioni centrali con un solo Presidente, un solo Governo e un Parlamento. Vi è inoltre anche la proposta di riformare il distretto di Sarajevo come una nuova entità interna allo Stato centrale e le istituzioni statali. Le elezioni nelle singole entità dovranno essere cancellate e trasmesse alla Camera dei Popoli nel Parlamento della BiH. Si tratta di un progetto dell'amministrazione di Obama, che ha attribuito alla NGO denominata “Progetto Dayton”, nel quadro dell'Istituto americano per la pace a Washington, che potrebbe essere differente dalla configurazione dello Stato definite dall’Accordo di Dayton.
L’incontro nella città francese di Talloires, dovrà raggruppare tutti leader dei più importanti partiti della BiH, che parleranno delle modifiche dell’Atto Costitutivo. Tutto ciò doveva rimanere segreto ma i politici bosniaci non sono riusciti a mantenere il silenzio sul caso, perchè troppo orgogliosi di essere riusciti a portare nuovamente l’amministrazione americana in terra bosniaca. Gli americani invece non vogliono ancora dichiarare nulla apertamente, per paura di un nuovo fiasco non differente da quello del 2006. Mentre i politici della federazione bosniaca parlano con fierezza di questo incontro, il Premier Dodik ha confermato di non saperne nulla e che comunque non si recherà a questa “riunione francese”. “Non andrò a quella riunione, se avrà luogo, perché essa è stata annunciata tramite il giornale Dnevni avaz”, ha confermato il Premier. La visita delle istituzioni americane nella BIH, dunque, doveva solamente preparare il terreno per iniziare a dare un senso al loro interesse per la questione bosniaca. I partiti politici della RS sono uniti nella decisione di non accettare il piano proposto dagli Stati Uniti per quanto riguarda il pacchetto delle riforme costituzionali. Hanno annunciato infatti di non avere nemmeno intenzione di parlarne. I rappresentanti serbi considerano il ‘pacchetto di aprile’ come “già morto”, e non hanno alcuna intenzione di risuscitarlo, come invece sostenuto nel partito dell’SNSD. Analoghe considerazioni sono state avanzate dal partito SDS. “Il pacchetto di aprile non è accettabile per l’SDS, così come non è accettabile la partecipazione alle trattative della riforma dell’atto costitutivo, alla cui base vi saranno gli accordi dei tre politici a Prud. L’SDS è pronto a partecipare a ciascun dialogo ma che abbia alla base l’accordo di Prud, secondo il quale la BIH dovrà essere composta da quattro entità territoriali”, ha dichiarato il vice presidente del SDS, Vukota Govedarica. Mentre agli altri partiti non è ancora giunto l’invito per la riunione francese, nel PDP confermano che l’invito è arrivato ma non credono che sarà possibile organizzare una riunione del genere. “Gli organizzatori di quella riunione sono i personaggi minori e credo che questo incontro abbia il solo compito di soddisfare la loro vanità. Si tratterà solo di uno scambio di idee ma non porterà nessuna decisione concreta per quanto riguarda le proposte”, ha dichiarato il vice presidente del PDP, Slobodan Nagradic.
Questa confusione, totalmente creata dalle forze di opposizione, dagli Stati Uniti e dalla stessa Unione Europea, aumenta di giorno in giorno. La strategia della confusione, con la quale l’America porta avanti i punti strategici della sua politica estera, come sta accadendo in Iran, continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di certezze, proprio per le incapacità dei politici locali che non hanno ancora ben chiaro che cosa vogliano davvero. Le intenzioni di indire un referendum per l'indipendenza della RS, oggetto portante della propaganda di Milorad Dodik, sono cadute nel silenzio per poi essere riprese ogni qualvolta l'immagine del suo “castello politico” poteva cadere. Uno dei modi per frenarlo è stata proprio la continua presenza dell'OHR, con cui da tempo Dodik non ha dei buoni rapporti. Ora chiede che “la Comunità internazionale non tratti la BIH come un bambino e che dopo 15 anni sia arrivato il tempo che i cittadini della Bosnia siano liberati da questo esperimento voluto e gestito dalla Comunità Internazionale". Tuttavia, considerando quanto accaduto recentemente, in cui gli scandali hanno continuamente messo in dubbio la sua credibilità, che idea dobbiamo farci di questa Bosnia? E' uno Stato gettato nella confusione dalle lobbies, o non è uno Stato stabile ed equilibrato?
La BIH fa parte della strategia politica americana, iniziata con una serie di visite nel Paese che hanno costituito la premessa per un’azione più completa che dovrà far fronte anche a quella serie di questioni non risolte, in particolar modo di quella riguardante la riforma costituzionale, una delle condizioni per l’eliminazione dell’OHR. Infatti, secondo il Senato americano, il futuro della BIH è quello dell'integrazione nelle istituzioni dell’UE e della NATO, obiettivo questo attuabile solo con un governo efficace e che abbia rispetto nei confronti delle entità che si troverà davanti. L'Alto Rappresentante dell'OHR Valentin Incko, esponente della Comunità Internazionale in Bosnia, ha confermato che occorre una forte azione, supportata da tutti i Paesi, che spinga i politici locali a intensificare le loro forze e adempiere i loro obblighi per ciò che riguarda gli accordi europei per l’alleanza nell’Unione Europea e nella NATO. Vista la mancata risoluzione delle vecchie sfide, in questi giorni si parla infatti della possibile organizzazione di una “conferenza di pace” da tenersi in Francia, a Talloires, alla presenza di politici e analisti internazionali. Ai grandi accordi storici di Dayton e Rambouillet, svolti sempre in Francia all'insegna della “Liberté, Égalité, Fraternité”, se ne aggiungerebbe dunque un altro, per discutere come riformare la Bosnia e mettere fine alla crisi nel Paese. Si tratta di uno sforzo dei politici della Bosnia di accettare il ”pacchetto di aprile”, riguardante le modifiche all’atto costitutivo, dopo il fallimento nel 2006 della riforma costituzionale.
Il lavoro di persuasione dei politici bosniaci è stato affidato a coloro che, all’epoca dell’amministrazione Clinton, si erano già occupati di tali questioni: si tratta di Bruce Hitchner, professore presso la University Tufts of Boston, Donald Hays, ex Alto Rappresentante della BIH e Clifford Bond, ex ambasciatore americano nella BIH, con la supervisione di Madeleine Albright. Si tratta di personaggi assai noti dell'amministrazione Clinton, per la loro politica senza misure e senza senso. La nuova amministrazione americana prenderà di nuovo in mano il processo delle riforme e il pacchetto degli emendamenti modificati nel 2006. Sui giornali della BIH si specula già sul contesto di tale accordo, nel quale avverrà, in particolar modo, l rafforzamento delle istituzioni centrali con un solo Presidente, un solo Governo e un Parlamento. Vi è inoltre anche la proposta di riformare il distretto di Sarajevo come una nuova entità interna allo Stato centrale e le istituzioni statali. Le elezioni nelle singole entità dovranno essere cancellate e trasmesse alla Camera dei Popoli nel Parlamento della BiH. Si tratta di un progetto dell'amministrazione di Obama, che ha attribuito alla NGO denominata “Progetto Dayton”, nel quadro dell'Istituto americano per la pace a Washington, che potrebbe essere differente dalla configurazione dello Stato definite dall’Accordo di Dayton.
L’incontro nella città francese di Talloires, dovrà raggruppare tutti leader dei più importanti partiti della BiH, che parleranno delle modifiche dell’Atto Costitutivo. Tutto ciò doveva rimanere segreto ma i politici bosniaci non sono riusciti a mantenere il silenzio sul caso, perchè troppo orgogliosi di essere riusciti a portare nuovamente l’amministrazione americana in terra bosniaca. Gli americani invece non vogliono ancora dichiarare nulla apertamente, per paura di un nuovo fiasco non differente da quello del 2006. Mentre i politici della federazione bosniaca parlano con fierezza di questo incontro, il Premier Dodik ha confermato di non saperne nulla e che comunque non si recherà a questa “riunione francese”. “Non andrò a quella riunione, se avrà luogo, perché essa è stata annunciata tramite il giornale Dnevni avaz”, ha confermato il Premier. La visita delle istituzioni americane nella BIH, dunque, doveva solamente preparare il terreno per iniziare a dare un senso al loro interesse per la questione bosniaca. I partiti politici della RS sono uniti nella decisione di non accettare il piano proposto dagli Stati Uniti per quanto riguarda il pacchetto delle riforme costituzionali. Hanno annunciato infatti di non avere nemmeno intenzione di parlarne. I rappresentanti serbi considerano il ‘pacchetto di aprile’ come “già morto”, e non hanno alcuna intenzione di risuscitarlo, come invece sostenuto nel partito dell’SNSD. Analoghe considerazioni sono state avanzate dal partito SDS. “Il pacchetto di aprile non è accettabile per l’SDS, così come non è accettabile la partecipazione alle trattative della riforma dell’atto costitutivo, alla cui base vi saranno gli accordi dei tre politici a Prud. L’SDS è pronto a partecipare a ciascun dialogo ma che abbia alla base l’accordo di Prud, secondo il quale la BIH dovrà essere composta da quattro entità territoriali”, ha dichiarato il vice presidente del SDS, Vukota Govedarica. Mentre agli altri partiti non è ancora giunto l’invito per la riunione francese, nel PDP confermano che l’invito è arrivato ma non credono che sarà possibile organizzare una riunione del genere. “Gli organizzatori di quella riunione sono i personaggi minori e credo che questo incontro abbia il solo compito di soddisfare la loro vanità. Si tratterà solo di uno scambio di idee ma non porterà nessuna decisione concreta per quanto riguarda le proposte”, ha dichiarato il vice presidente del PDP, Slobodan Nagradic.
Questa confusione, totalmente creata dalle forze di opposizione, dagli Stati Uniti e dalla stessa Unione Europea, aumenta di giorno in giorno. La strategia della confusione, con la quale l’America porta avanti i punti strategici della sua politica estera, come sta accadendo in Iran, continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di certezze, proprio per le incapacità dei politici locali che non hanno ancora ben chiaro che cosa vogliano davvero. Le intenzioni di indire un referendum per l'indipendenza della RS, oggetto portante della propaganda di Milorad Dodik, sono cadute nel silenzio per poi essere riprese ogni qualvolta l'immagine del suo “castello politico” poteva cadere. Uno dei modi per frenarlo è stata proprio la continua presenza dell'OHR, con cui da tempo Dodik non ha dei buoni rapporti. Ora chiede che “la Comunità internazionale non tratti la BIH come un bambino e che dopo 15 anni sia arrivato il tempo che i cittadini della Bosnia siano liberati da questo esperimento voluto e gestito dalla Comunità Internazionale". Tuttavia, considerando quanto accaduto recentemente, in cui gli scandali hanno continuamente messo in dubbio la sua credibilità, che idea dobbiamo farci di questa Bosnia? E' uno Stato gettato nella confusione dalle lobbies, o non è uno Stato stabile ed equilibrato?