Motore di ricerca

31 ottobre 2006

Noi stiamo creando il Cyberspazio

Il Mondo oggi sta combattendo una guerra che non porterà a nulla, serve solo a destabilizzare il sistema per crearne un altro, che sarà governato dalla Cybernetica.
Le grandi società dell'informatica e del Web stanno cambiando la loro identità, e con essa stanno scrivendo la nuova Bibbia che è già entrata nelle Istituzioni Sovranazionali e dovrà essere recepita presto anche dagli Stati Nazionali.
Quando si parla di Cybernetica si intende una struttura in cui il Web è solo lo specchio della Rete, che diventa in mezzo su cui viaggiano le tre entità che costituiscono l'economia e dunque lo Stato: la moneta, l'informazione e le attività economiche.
Il valore della persona e la sua possibilità di scambiare e accumulare ricchezza risiedono nella sua capacità di creare informazioni e un prodotto reale, per consentire poi la circolazione della moneta. Tutti questi elementi diventano però, nella società cybernetica, dei bit, dei valori elettronici, e ben presto dei fotoni, delle entità elettromagnetiche, che vengono teletrasportate senza ricorrere a dei canali di trasmissione convenzionali.
Sa bene questo la Jp Morgan che ha fondato la sua potenza industriale su di un Intranet, nella quale si ritrova il giornale interno dell'impresa, le clausole dei contratti dei salariati, le differenti discussioni delle botteghe di provincia, i testi delle risorse umane, documenti sui possibili scenari futuri, l'elenco dei telefoni, gli schedari Excel che forniscono minuto per minuto lo stato finanziario della società. Sapete dunque dire qual è la vera grandezza della Jp Morgan?

È per questo motivo che ogni Istituzione, dalle Banche alle Multinazionali, dai Governi alle Autorità Giudiziarie o di indagine, stanno creando sulla rete il loro specchio, con una struttura virtuale e una sovrastruttura di leggi e regolamenti. Le grandi società investono nel commercio elettronico e nelle attività economiche dematerializzate, così come le Banche stanno seminando milioni di carte di credito acquistando poi i diretti concorrenti con il risultato che tra cinque anni l'intera moneta elettronica potrebbe finire nelle mani di un unico Istituto di Credito, come Visa per esempio. Allo stesso modo si può dire delle informazioni, e per esse lo spettro si ampia a tal punto da coinvolgere interi Stati. Le notizie oggi sono gestite dalle Agenzie di Stampa, che accentrano i comunicati e smistano poi alle testate, ma ben presto questo sistema sarà sostituito da un sistema ramificato che arriva sino al singolo utente: la notizia sarà disponibile a tutti, ma l'analisi degli eventi sarà a pagamento, e disponibile a pochi.
I dati economici sono da tempo in mano alle società private che agiscono da Consulenti tecnici sia per l'informatizzazione degli archivi di leggi e documenti, sia per le attività di revisione e di sorveglianza: si sono così trasformate in vere e proprie intelligence al servizio dei privati e delle commissioni della Unione Europea.

I dati biometrici delle persone saranno accentrati e accumulati in immense banche dati a livello sovranazionale, che avranno il controllo della gestione, decidendo in maniera discrezionale dell'utilizzo da farne. Dinanzi a questo sistema c'è poco da eccepire, perché non esistono i controllori delle Entità Sovranazionali, non sono eletti dal popolo né sono conoscibili i comitati a cui si rivolgono per la consulenza tecnica.
Questo è l'obiettivo che sarà raggiunto quando tutti gli Stati Europei avranno aderito al System Information Shengen II, con l'attuazione dell'Identità Elettronica. Il passaporto elettronico è infatti uno degli strumenti di cui occorrerà servirsi, essendo dotato di un chip RFID, che comunica la posizione della persona e immagazzina ogni tipo di dato del cittadino. Dopo di questo avremo la pulce sottocutanea per determinati soggetti a rischio, come criminali o malati, o affascinati dall'Hi-tech come moda, per poi divenire un obbligo perché sarà la chiave per accedere a servizi pubblici o finanziari.

Il problema delle Banche Dati è molto delicato, è stato per anni oggetto di discussione in Italia, sin dalla fine degli anni '80, durante i quali si cercava di tutelare lo Stato Italiano da un'invasione esterna, che avrebbe minato l'intero sistema perché come un virus sarebbe diventata eversione interna. La guerra tra il 1991 e il 1992, ha creato l'Italia e gli Stati di oggi: privi di identità e di sovranità, una piccola comunità fatta di utenti e consumatori, di cui disporre per trovate commerciali. Oggi l'Italia è in pericolo, per il semplice fatto che le grandi Banche Dati sono state manomesse, ma non da una forza esterna, bensì dall'interno, per stessa ammissione del Garante della Privacy. Tuttavia anche qua bisogna stare attenti alle parole, perché non vorremmo che come al solito siano i contractor a pagare le conseguenze di un verme che infetta l'intero sistema. Se i dati sono in pericolo, non è perché i dipendenti fanno trafugare le informazioni, ma perché chi ha fatto quel sistema di gestione e protezione dei dati, lo ha creato con dei "bug", con degli errori voluti per consentire a degli agenti esterni di testarne i limiti. La responsabilità è delle società di informatica private, come IBM, Intel, Microsoft, che forniscono i software e con essi i pirati, i contractor, i fiduciari che agiscono per creare uno squarcio nel sistema e spingere poi i governi a creare la "messa in sicurezza". Ci chiediamo dunque chi saranno allora le società che garantiranno la "sicurezza" agli Stati; saranno ovviamente società private, quando invece occorre che sia lo Stato stesso a creare i propri programmi e i propri software, per conservarne poi le chiavi sorgente ed evitare i bug.

Oggi le Istituzioni hanno già creato il crimine e la legge per contrastarlo: si parla di cybercrimine. Il Cybernauta in realtà è un individuo che si pone al di fuori del sistema, viaggia nella rete e al suo interno tesse la sua tela, conosce i meccanismi della rete e si pone in maniera critica, costruisce informazioni. Loro invece vogliono trasformarlo in un pirata, che assalta i server e manomette i circuiti finanziari, boicotta i siti ufficiali della Nasa, delle Università e dei Governi, così che i veri pirati avranno vera copertura. Non esiste infatti alcun crimine perseguibile a carico di chi decide le regole del gioco.
I cybernauti stanno cercando di creare il Cyberspazio, la Tela, che è la nuova dimora della mente dell'uomo, in cui è possibile sopravvivere. Non ha un governo eletto, né può avere un'autorità che censura senza salvaguardare le persone, le loro informazioni e i loro dati. È uno spazio globale, senza confini, in cui è la collettività stessa che salvaguarda l'universo della popolazione, dando immediatamente l'allarme della manomissione o delle anomalie del sistema prima che nuoccia alla salute e alla privacy di tutti. Il cyberspazio consiste in operazioni, nelle relazioni tra i cybernauti, e nel pensiero stesso, ordinate e organizzate all'interno del web da unaTela: al suo interno tutti possono entrare senza privilegi o priorità derivante dal potere economico, dalla forza militare, o dal paese di provenienza. Ognuno potrà manifestare se stesso senza conformismo, nel rispetto di un codice etico riconosciuto da tutti come regola di condotta economica e sociale.

Quello che può sembrare un mondo estraneo a quello reale, cade nella grande illusione che il cinema, la letteratura e i media hanno voluto creare per spacciare la Cybernetica come fantascienza. Non capire in cosa si va incontro significa esserne schiavo, perché la rete può usurare se al suo interno le persone non creano una loro dimensione in cui lavorare, vivere e relazionarsi con gli altri, diventa una giungla invivibile, ed è proprio questo ciò che vogliono che sia Internet. Vogliono il Web non il Cyberspazio, e per tale motivo esistono i motori di ricerca che manipolano la ricerca dei dati, esistono degli applicativi piramidali per comunicare , esiste la confusione dei forum e dei blog: organizzarli tutti nella medesima Tela significherebbe creare un'entità che è in grado di esprimere una forza politica e di fare pressione sui governi.

30 ottobre 2006

Nella Casa degli Inciuci. Viva le Bionde!


LA CENSURA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
SUL SIGNORAGGIO
(circolo Tor Pignattara)

L'evento è stato giudicato unanimamente "entusiasmante" dagli intervenuti in sala e dal collegamento in remoto via web. Ovviamente il SABOTAGGIO di cui sono e siamo stati vittime è costato qualcosa in termini di mancata partecipazione (e denaro).

Se questo farà gongolare chi si è adoperato a mettermi e metterci il bastone tra le ruote sarà anche la sua unica orgasmica soddisfazione da persona malata e senza etica né morale.

La Fiera delle verità ha avuto luogo, come era prevedibile, ad ogni costo ed è andata bene. Questo MAGIUS si occupa di moneta complementare (dice lui) ma ora appare chiaro a tutti qual è il suo vero scopo. Inoltre la Casa del Popolo (Rifondazione Comunista di Tor Pignattara a Roma) ha chiuso la porta in faccia al Popolo stesso, venuto per partecipare spontaneamente, e con commovente entusiasmo, all'avvenimento su cui ho lavorato per settimane! Il direttivo del circolo ha di fatto sbattuto la porta sul 'muso' sbigottito di DECINE e DECINE di TESSERATI di SINISTRA accusandoli di essere FASCISTI! Queste due vili operazioni di censura mi hanno (e ci hanno) insegnato che:

1. CHI PARLA DI "POPOLO" E' IN REALTA' UN TIRANNO BRAMOSO DI POTER SCHIACCIARE IL SINGOLO CHE LOTTA SENZA SCHIERARSI, NON ESITANDO A CANNIBALIZZARE I PROPRI ISCRITTI, TESSERATI E SIMPATIZZANTI (ora tutti ex, ovviamente!).

2. CHI PARLA DI LOTTA AL SISTEMA MONETARIO E' IN REALTA' INTERESSATO AL PROPRIO EGO E A PRENDERE IL POTERE, COSTI QUEL CHE COSTI, PUGNALANDO ALLE SPALLE I 'COLLEGHI'.

Sandro Pascucci

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Ciò che è accaduto in occasione della Fiera delle Verità fa veramente capire cosa sia diventata la politica, cosa sia ora la Sinistra, lei che ha creato il popolo dei dissidenti, delle manifestazioni e delle proteste popolari. E' finita un'epoca evidentemente, e ora che hanno avuto una poltrona non la lasciano più, ci si sono attaccati con tutti i tentacoli e hanno dimenticato le persone, hanno trasformato la Casa del Popolo... nella Casa degli inciuci !



29 ottobre 2006

La regia occulta delle trappole per gli Stati

Il neo-liberismo e i meccanismi del post-capitalismo hanno causato la completa perdita del controllo sull'economia delle nazioni da parte dei governi. Lasciano che il mercato faccia il suo normale decorso, mentre la popolazione si impoverisce e diviene un'informe massa di consumatori senza diritti. In realtà tutto questo è solo l'effetto di gravi e importanti scelte prese anni fa, delle sconfitte democratiche delle classi politiche, e delle strutture che i governi hanno usato per gestire uno Stato.
Oggi sembra di attraversare lo stato terminale della politica, all'interno degli Stati sembra che esista una regia occulta che ricatta i capi di governo, e provoca delle gravi distorsioni sui mercati e sulle leggi, perché non corrispondono alla volontà popolare. In Italia il Presidente del Consiglio è ricattato dagli stessi uomini che invece dovrebbero difendere la classe dirigente dagli scandali per garantire la stabilità del paese. È assurdo vedere Prodi esposto dinanzi all'intera opinione pubblica europea da rapporti sul suo patrimonio o su quello di sua moglie: un colpo davvero basso, in un periodo molto delicato in cui alla pressione delle agenzie di rating, si aggiungono le tensioni delle riforme impopolari.
Come l'Italia, anche il Belgio, per la questione della privatizzazione di GdF, l'Albania, per i consorzi di costruzione dei gasdotti, la Serbia, che deve arretrare ancora di più, e persino la Francia, con la eco di Clearstream. Quel caso non è ancora archiviato, e di tanto in tanto diventa più incisivo per ricordare alla classe dirigente che esiste ed è attuale la minaccia della grande tangentopoli che farebbe cadere il loro potere e lo stato stesso. Quando una banca, o meglio la tesoriera di un gruppo bancario, è coinvolta essa stessa in un grande scandalo Internazionale, e minaccia di rivelare i conti tracciati delle transazioni e degli scambi illeciti che reciclano i soldi dell'Onu, per i quali si è combattuta una guerra nel Kuwait, allora vuol dire che può uscire distrutto dallo scandalo solo lo Stato. Per anni quei conti sono stati occultati, e ad un tratto uno scoop giornalistico li ha tirato fuori in modo da continuare a fare gli interessi delle Banche, che possono beneficiare del ricatto dei politici.

Medesima trappola è stata tesa all'Italia, che non ha saputo imparare dagli errori del passato e tutt'ora continua a farli. Il caso Abu Omar è stato studiato a tavolino per ricattare l'Italia, i suoi politici e i servizi ufficiali, che non potevano non sapere cosa stesse accadendo sul suolo italiano, per poi travolgere anche la Telecom, responsabile della fuga delle informazioni e per aver effettuato le intercettazioni. Per bloccare una situazione che rischiava di generare sempre di più, è stato imposto il segreto di Stato, ma era chiaro che chi controllava il traffico dei telefoni era una centrale di ascolto clandestina, delle zone di influenza e di interesse dei privati: politici e diretti concorrenti, o comunque vari personaggi che intralciavano determinati affari. La storia di Milano e di Abu Omar è stata una trappola per far piegare un centro di ascolto clandestino, e riversare su di loro la responsabilità di un'operazione proveniente dai servizi esteri. L'Italia, così come gli altri Stati, si rivolgono oggi a dei contractor, ai fiduciari che sono i fusibili del sistema, posizionati in modo che quando saltano, la fonte non si scopre mai e la macchina non fallisce nel suo complesso.


Per molto tempo una certa classe dirigente e la lobbies bancaria ha utilizzato questi sistemi per ricattare ed eliminare delle pedine scomode, come Storace, poi Fazio, per poi sfiorare Fassino e D'Alema con il caso Unipol, e rimanere coinvolti nello scandalo Abu Omar senza soluzione di uscita. I grandi gruppi Bancari e le multinazionali si sono tutti dotati di un servizio interno di sorveglianza, per gestire lo spionaggio industriale e sabotare la concorrenza colpendo l'anello più debole della catena. Lo scandalo delle intercettazioni ha travolto in un primo momento Telecom, che ha dovuto subito prendere le distanze su determinate scelte, e ha dovuto spiegare la morte di un suo dirigente che stava indagando su delle operazioni di ascolto non autorizzate. Questo evento si è, stranamente, combinato con la scadenza dei termini per la riorganizzazione di Olimpia s.p.a. con l'uscita delle due grandi banche finanziatrice, che ha portato alla decisione di dismissione della rete mobile onde recuperare l'emorragia finanziaria. L'annuncio della vendita ha scatenato una polemica parallela, obbligando alle dimissioni Tronchetti Provera, il quale, rivolgendosi poi al Financial Times, ha imposto a Prodi di rendere conto al Parlamento sul destino di Telecom. In realtà i due eventi sono strettamente legati, in quanto l'attacco a Prodi in quell'occasione ha preannunciato quello successivo alla chiusura del caso di Abu Omar. Oggi Telecom annuncia che la telefonia mobile non sarà venduta, e contemporaneamente deve prepararsi a recepire le raccomandazioni di Ficht sul licenziamento del 25% del personale del settore della telefonia fissa.
E mentre Telecom lotta con questi meccanismi, arrivano gli scontri legali e strategici con Vodafone, che da un lato denuncia l'abuso della posizione dominante e dall'altro fa una politica pubblicitaria molto aggressiva diretta soprattutto a contrastare Tim.
Per cui, volendo fare un'ipotesi assurda, una grande società della telefonia mobile, per rubare mercato e acquisire una posizione incontrastata nelle telecomunicazioni, assume dei contractors per sabotare il suo diretto concorrente. Sono gli stessi componenti dei servizi che lavorano per le imprese private, e, con le scusa dei tradimenti coniugali, acquisiscono materiale per intercettare politici, banchieri e imprenditori.

Possiamo dunque capire adesso Putin che parla di "mafia", precisando che "maffia" non è una parola russa, che infatti si traduce in "organijzatia". L'Italia, origine di questa parola, è ora la patria dei ricatti, è totalmente infiltrata, e utilizza gli schemi mafiosi per rubare alle imprese.
Putin ha dunque voluto dire che lui non si nasconde dietro nessuno, mandando i contractor a ricattare i politici, ma va avanti con le forse dello Stato sovrano, pagando il suo debito e costruendo una tela di contatti. La Russia sa che rischia di essere infiltrata dalla mafia, e per tale motivo in occasione della strage di Beslan, ha sempre sostenuto che quell'attentato non proveniva dagli ambienti ceceni, ma ha retto il gioco per dare all'opinione pubblica un colpevole e chiudere la questione prima che degenerasse troppo. Il gesto di Putin in occasione del sequestro del teatro fu una prova di coraggio per far capire che lui non aveva pietà. In coerenza con tale politica, ha chiuso anche le ONG in Russia appartenenti agli organismi internazionali, ossia quelle organizzazioni di gente che è stipendiata per creare l'azione di disturbo quando è più necessaria.

Il ricatto oggi ricade sui politici che sono costretti a firmare i contratti che di volta gli vengono proposti: se non firmano scendono in pazzia quella specie di comitati che diranno subito che non sono stati rispettati gli impegni nel taglio delle bollette. In ogni caso sarà pronta un'altra forza politica, altri uomini ricattati, che diranno che tutto viene fatto per il bene del Paese ma in realtà servono agli stessi interessi: entrambi infatti sono d'accordo a rilanciarsi a vicenda la patata bollente. Oggi molti servizi giornalistici sono già stati studiati, perché non sono più i giornalisti che fanno la notizia, ma sviluppano l'input che proviene dall'alto. Un esempio lampante è il caso dell'immigrazione: prima di approvare un'importante legge sul flusso immigratorio controllato, sono state dati migliaia di servizi e trasmissioni sulla questione femminile negli Stati musulmani. Questo perchè vogliono dire agli italiani che se stanno male è colpa degli immigrati e non della finanziaria, come sempre serve un colpevole e una distrazione. Infatti, se i barconi sbarcano sulle coste italiane è perché i fiduciari fanno il lavoro sporco dei visti presso consolati e ambasciate.

26 ottobre 2006

Le opportunità perse dall'Italia


Chiuse le prime sofferte contrattazioni per la Finanziaria, l'attenzione del Governo si sposta ora sulle difficili decisioni in tema di infrastruttura e trasporti. I limiti dettati dalla Unione Europea per far quadrare i bilanci si sono riverberati innanzitutto sugli investimenti e la spesa pubblica, ed ora, con i limitati fondi occorre garantire il prosieguo delle opere in corso e il rinnovamento dei cantieri di quelle società che stentano a mantenere il passo. Si apre innanzitutto il fronte sui porti Italiani, e non promettono nulla di buono le parole di Prodi dinanzi alla Assoporti, che è obbligata a smuovere la situazione e a recuperare il ritardo accumulato. Infatti entro il 2015 il bacino del traffico marittimo nel Mediterraneo triplicherà, e i porti italiani, costituiranno una vera piattaforma logistica all'interno dell'Europa meridionale, che in quanto tale avrà bisogno delle infrastrutture autostradali e aeroportuali idonee.
Si apre lo spiraglio di 1,2 miliardi di investimenti, destinati al dragaggio e alla manutenzione delle banchine, tuttavia il messaggio di base è che i porti italiani devono ridurre la loro frammentazione organizzandosi in una rete, andando a creare un'unica grande controparte da presentare agli investitori esteri. La rete tuttavia implica comunque un' entità che la gestisca ben accentrata, quando invece la soluzione ideale è una tela ramificata, in cui ogni porto mantenga la propria indipendenza, gestito poi dalle imprese che ad esso si appoggiano, e dalle autonomie locali, e riesca poi ad organizzarsi e coordinarsi con gli altri. Questa soluzione potrebbe garantire sia lo sfruttamento della ricchezza che porta il porto da parte dell' economia del sud, e poi evitare che entrino grandi investitori esteri come è accaduto alla società che gestiva i porti Inglesi, controllata oggi da Goldman Sachs. Costruire la rete di porti senza il rispetto dell'autonomia di ciascuno porterà alla concentrazione che piace molto alle Banche e alle multinazionali, che possono così contrattare con un'unica controparte.

Ulteriore problema è oggi Alitalia, ed è scandoloso vedere un governo che, come al solito, "gioca a perdere" con le imprese italiane. Il Ministro Bianchi ha fatto chiaramente intendere che il governo non intende sobbarcarsi dell'intero onere della ristrutturazione della società, e che sta cercando una controparte per vendere la società e a cui scaricare la metà dei costi di risanamento. Dalla società invece arriva tutt'altra risposta, perché Alitalia non è disposta a presentarsi ad una controparte estera senza aver un bilancio risanato, in modo da non subire deprezzamenti e avere le carte in regola per contrattare alla pari. Cimoli, tuttavia, nonostante faccia gli interessi della compagnia e dell'Italia stessa. deve lottare su troppi fronti: sindacati, media, opinione pubblica e governo. Sono "volati" i nomi di Airone, Luftanza, ma in corsia privilegiata viaggia ancora Air France-Klm, proprio in virtù del fatto che appartiene ad un grande consorzio aero-spaziale europeo a partecipazione mista tra privati e pubblici: Eads, un gigante che fa davvero paura perché detiene non solo il settore dei trasporti aereo, ma anche quello della ricerca spaziale. Non bisogna sottovalutare tale elemento, perché tutto sta oggi nella conquista dello spazio, del cosmo per poter attingere alla grande fonte di energia che promana, come Tesla, primo tra tutti, poi Marconi e Ighina insegnano. Eads esce da poco dalla grande bufera Clearstream in quanto Airbus, appartenente al consorzio, è una delle società coinvolte nel programma "Oil for food", uno scandalo soffocato, ma che ha continuato a riecheggiare. Nel mese di giugno un colpo di insider trading ha favorito delle forti speculazioni, deprezzandosi i titoli di circa il 30%, e ha consentito un riassetto societario molto strategico.

EADS ha acquistato il 20% della quota di BAE Systems in Airbus, divenendo così il solo proprietario di Airbus, e costituendo un vero gruppo di difesa e trasporto transnazionale.
All'epoca della sua creazione, venne stabilita come condizione esseziale la leadership dell'azionariato francese nelle mani private, mentre ora qualcosa sta cambiando perché al suo interno avanzano non le società private, ma gli Stati, ossia Francia, Germania e Russia. Lo stato francese detiene per la sua parte il 15% di EADS attraverso la holding Sogeade, ed il gruppo di media francese Lagardère con il 7,5%, mentre quello spagnolo vorrebbe rinforzare la sua partecipazione, attualmente del 5,5%. Berlino sta premendo per entrare nel capitale di EADS mediante il riscatto della partecipazione del 7,5% che vuole cedere DaimlerChrysler. Tuttavia la controparte più interessante è proprio la Russia, che detiene non solo una grande esperienza aeronautica e aerospaziale, ma anche un'arma che pochi paesi europei possono permettersi, ossia una Banca Pubblica.
La Vneshtorgbank (VTB) è l'asso nella manica di Putin, con lei la Russia ha acquistato circa il 6%, avvicinando al 7%, delle azioni di Eads, divenendo il terzo più importante azionista del gruppo poiché ha superato la Spagna, uno dei fondatori di EADS. La banca pubblica aveva realizzato degli acquisti massicci di azioni proprio questa estate, approfittando di un ribasso del 45% della quota degli azioni EADS.
Poutin ha gettato le basi, nel febbraio 2006, della creazione di un consorzio aeronautico unificato (OAK) dove sono state riunite le principali unità di costruzioni civili e militari del paese (Soukhoï, MiG, Tupolev, Iakovlev, Irkout). All'OAK ritornerà alla fine le azioni acquistate dalla Vnechtorgbank. Forte della sua cooperazione con la Russia, EADS sarà il gruppo straniero che farà parte di questo consorzio, grazie alle partecipazioni incrociate. Il gruppo europeo possiede già una partecipazione del 10% nel costruttore privato di aerei di combattimento Irkout, uno dei due costruttori dei caccia Soukhoï, e Irkut ed Aerobus hanno creato un'impresa mista specializzata nella riconversione di airbus A320 ed A321 in cargo.

La Russia avanza in Europa, dunque, cercando tra i suoi partner proprio gli Stati e non la Comunità Europea, con la quale è in rotta di collisione dopo la mancata ratifica della Carta dell'Energia Europea. I suoi metodi non piacciono perché agisce al di sopra delle istituzioni sovranazionali, perché non le riconosce, ma individua invece negli Stati e nelle imprese le sue uniche controparti.
In tutto questo l'Italia sembra perdere la sua occasione, in quanto l'Alitalia fa parte di questo consorzio, avendo stretto con tale marchio delle collaborazioni, ma lo Stato non ha alcun ruolo all'interno. Ora che si sta delineando la possibilità di partecipare ad un consorzio aerospaziale ed energetico a livello europeo, che si tira un po' fuori dalle entità sovranazionali, l'Italia invece si svende, e preferisce chiedere l'elemosina invece di agire con fierezza e cercare di ottenere anche lei un piccolo posto in un progetto destinato al futuro.

25 ottobre 2006

Dietro la crisi Energetica c'è la Disinformazione


Il mese di Ottobre porta con sé sempre una Finanziaria e la crisi energetica dell'inverno che si prepara, stringendo l'Italia tra il cuneo della Ue e quello della Russia. La tensione è talmente alta che ormai non sanno più cosa inventare per distrarre l'attenzione e creare quel diversivo ideale per calamitare le masse, e far dimenticare loro gli scioperi che non si fanno più, le pensioni che non verranno più pagate, e le tasse che aumentano. D'altro canto viene smorzata anche la crisi energetica preinvernale che già si sente nelle ossa, nell'Europa Centro-Settentrionale, teatro di scontri e di guerra ad altissimi livelli, ma nonostante il suo rumore, giunge in Italia con una eco distorta. I giornali titolano che Putin ha parlato dell'Italia come la "patria della mafia", mentre pochi tengono a precisare che non ha usato proprio queste parole e che è la disinformazione che distorce i significati. Ovviamente hanno omesso l'intero discorso e la descrizione degli eventi circostanziali, mentre in Europa la disinformazione è molto più sottile, e si trasforma in crisi energetica, molto vicina al caso dell'Ucraina.

Putin si è detto venerdì favorevole ad una cooperazione energetica con l'UE "fondata - tuttavia - su dei principi comuni", per cui dice ai dirigenti dell'UE "che la cooperazione deve basarsi sui principi di prevedibilità e stabilità dei mercati, nonché sulla responsabilità reciproca dei produttori e consumatori di energia." Ha sottolineato peraltro che non è la Russia a dipendere dai paesi consumatori, ma che i consumatori dipendono da lei, per cui è nel pieno diritto a difendere i propri diritti dinanzi ad una istituzione che non rappresenta gli interessi degli Stati. Infatti i paesi dell'Unione Europea erano d'accordo, unanimamente, sul fatto che la cooperazione energetica doveva riposare su principi come le relazioni di mercato, le garanzie di sicurezza di transito e delle condizioni uguali no-discriminatorie per tutti i partner. La Commissione Europea ha invece ribadito l'importanza dei "principi della trasparenza e dell'apertura dei mercati" nella cooperazione energetica, ricordando che sulla questione energetica non è importante solo la Russia, ma anche tutti i paesi vicini, quelli di transito delle pipeline idrocarburi verso l'Europa : la Georgia, l'Armenia, la Turchia, l'Azerbaigian e l'Iran.

Mosca dunque non nega l'energia agli Stati Europei, ma non è disposto a ratificare la Carta Europea sull'energia, finché non sarà modificata, finchè le ragioni della Russia non saranno tutelate, anche perché non esiste alcun obbligo nei confronti di questa istituzione. Putin non riconosce l'Ue e non intende sottostare ad alcuna clausola vessatoria, come invece sono tenuti a fare i singoli Stati Europei, che tra l'altro hanno persino riconosciuto che gli argomenti della Russia sono tutt'altro che trascurabili. Il punto dolente del protocollo sembra essere proprio il libero transito di prodotti energetici, perché la Russia pretende che si rispettino degli accordi presi tempo fa. Gazprom ha intenzione di concludere prossimamente con Gaz de France dei contratti di consegna per il gas che sarà trasportato attraverso il gasdotto Nord Stream. I Presidenti di Gazprom e Gas de France hanno infatti firmato nel settembre 2005 un protocollo secondo il quale Gazprom inizia la costruzione di un gasdotto nord-europeo, passante sotto il mare Baltico, per poi proseguire i lavori insieme al fine di sviluppare le forniture di gas e rinforzare la sicurezza di approvvigionamento del mercato europeo. Dal suo canto l'impresa energetica pubblica francese GDF, conta di poter integrare al suo interno il consorzio russo-tedesco incaricato di costruire il gasdotto sotto il Baltico, detto "alleanza energetica" creato da Gazprom ed i tedeschi BASF ed Eoni.
In realtà si è creato un consorzio trilaterale che vede coinvolti tre Stati che individualmente gestiscono l'affare, lasciando fuori da tutto questo l'UE. A questo occorre aggiungere la fusione di GDF e Suez, in cui è Gas de France ad assorbire Suez: lo Stato francese sarà il primo azionista del nuovo gruppo lasciando a bocca asciutta l'Enel.

Questa operazione è stata fortemente voluta da Dominique de Villepin, che aveva annunciato la fusione tra un gruppo pubblico Gas de France ed il gruppo privato Suez, bloccando così ogni altra OPA. Questa decisione Villepin l'ha dovuta pagare a caro prezzo, perché le ferite di Clearstream sono state immediatamente riaperte in occasione del caso.
Il progetto di fusione è stato proposto sul mercato belga, ed è ora all'esame della Commissione Europa che prende con le dovute cautele un caso che "nuoce la concorrenza sul mercato energetico europeo", e chiede a Suez di ridurre il potere di Electrabel, filiale di Suez, a vantaggio dei gruppi concorrenti.

La costruzione di questo gasdotto potrebbe cambiare la carta politica dell'Europa, perché la Russia potrà così influire sulla politica degli Stati vicini baltici, ucraini e polacchi, e ignora in parte il dictat della Commissione Europea che è sempre molto attenta alla Concorrenza e al libero mercato.

Il vero pericolo della politica di Putin è che va a sabotare le fondamenta del sistema dell'Ue, fatto non di Stati, ma di lobbies bancarie che con i loro comitati si sono insinuati in tutte le istituzioni fino a sostituirsi con queste. Mettere in discussione la Unione Europea, in un periodo prossimo al referendum della Costituzione Europea, significa scontrarsi con il sistema, con le lobbies, che vengono completamente ignorate con questo sistema che crea le Istituzioni ma non le unioni di Stati. Queste vengono invece create dalla semplice comunione di interessi per portare a termine degli affari, ma ognuno poi conserva la propria identità, la propria indipendenza. Le pressioni di Putin sono pericolose, per questo vengono trasformate e vengono tradotte in minaccia all'approvvigionamento, creando poi casi dal nulla.
Se questo è il disegno di Putin, allora assume un significato le parole di Bush che puntano così in alto: è una guerra fatta di discorsi codici che non possono essere capiti dalla massa, a loro viene infatti trasmessa l'idea di insicurezza degli approvvigionamenti o di guerra al terrorismo.
Questa guerra potrebbe costare un duro presso ai popoli europei, che dunque farebbero meglio a cautelarsi: l'Italia dovrebbe invece dare ai suoi agricoltori il diritto alla coltivazione dell'olio di colza, e di dotarsi poi di una rete telematizzata per gli scambi.

24 ottobre 2006

Il fumo negli occhi di Mastella


In visita ufficiale negli Stati Uniti il Guardasigilli Clemente incontra l' "Attorney general" Alberto Gonzales, per stringere una reciproca collaborazione della risoluzione di alcune questioni in tema di giustizia rimaste in sospeso. Si è parlato di procedere alla nomina di un magistrato di collegamento presso l'Ambasciata di Washington per risolvere in qualche alcune questioni pendenti tra i due Stati, all'insegna della piena collaborazione fra Italia e Stati Uniti.
Mastella ha così parlato all'Attorney della situazione di 25 italiani detenuti oggi negli Stati Uniti per vari reati, nessuno di essi è accusato di terrorismo o reati politici. Sono tutti in attesa di una risposta da parte delle autorità statunitensi, ma hanno chiesto da tempo l'applicazione del Trattato di Strasburgo e dei Patti bilaterali per l'estradizione e il trasferimento dei prigionieri. Un procedimento questo da tempo bloccato in seguito al caso di Silvia Baraldini, condannata per associazione sovversiva e trasferita in Italia il 1999 dopo che le è stato diagnosticato un tumore, e l'evoluzione della trattativa ha lasciati gli americani un po' amareggiati.
Tuttavia sono ancora tanti i problemi da risolvere e che aspettano una risposta da parte delle autorità statunitensi, che aggirano le risposte da vero "stato garantista". Non è stata fatta luce ad esempio sul caso Callipari, per il quale arrivano ancora le scuse ufficiose e ufficiali, ma nessuna inchiesta per individuare le responsabilità di quell'incidente, forse perché uno "stato garantista" non ha alcun dovere di dare spiegazioni.

Gli Stati Uniti non intendono cedere su questo fronte, e anche l'ipotesi del magistrato di collegamento non convince nessuno, in quanto la pretesa di considerare attentamente ogni singolo caso, e promuovere su ognuno una lotta a se stante è una battaglia persa nel principio. Una possibilità di manovra è però offerta dal caso Abu Omar, che ha come carta vincente i procedimenti pendenti su 22 agenti della Cia, accusati di essere coinvolti nel rapimento. In tal senso allora è possibile capire il messaggio nascosto di Mastella nel parlare di tale episodio, anche perché la coincidenza nei numeri è evidente: 22 agenti della Cia per 25 Italiani all'estero, più il decadimento delle indagini su Callipari e la consegna di un prete Americano indagato in Italia:

ADLER Monica Courtney
CHANNING Drew Carlyle
DUFFIN John Kevin
HARBAUGH Raymond Michael
HARBISON James Thomas
HARTY Ben Amar
JENKINS Anne Linda
KIRKLAND James Robert
LOGAN Cynthia Dame
ASHERLEIGH Gregory
CARRERA Lorenzo Gabriel
CASTALDO Eliana
CASTELLANO Victor
FALDO Vincent
GURLEY John Thomas
IBANEZ Brenda Liliana
LADY Robert Seldon
MEDERO Betnie
PURVIS L. George
RUEDA Pilar
SOFIN Joseph
VASILIOU Michalis

Molte sono le storie che sono riemerse e sono state ridiscusse, tra le quali anche quella di Carlo Parlanti, che è ora in attesa dell'udienza in appello e spera nel suo esito positivo, perché in caso contrario dovrà affrontare altri 4 gradi e sperare alla fine di ottenere il trasferimento detenuti. Per tale motivo, approfondendo bene i casi, uno per uno, si capirà che sono tutti imbavagliati dalla macchina burocratica dei trattati e della giurisdizione: non è possibile infatti ottenere l'estradizione di un concittadino che si trovi all'estero se è ancora in corso il procedimento e se non è perseguibile in Italia per un reato identico.
Noi conosciamo il Caso di Carlo Parlanti, e possiamo dire che probabilmente non è su quella lista perché il processo non si è ancora concluso con una condanna definitiva, a meno che siano le parti stesse a porvi fine.
Possiamo dunque capire che la proposta di Mastella è tanto fumo negli occhi, e basta, è una cosa che stata costruita su misura nel vano tentativo di far credere che la situazione si stia sbloccando. In realtà questo è un tentativo per insabbiare il caso Abu Omar, chiudendo il procedimento a carico degli Agenti della Cia e non aprendo invece le frontiere per riportare gli italiani a casa. La carta di scambio è come al solito impari, ed è una situazione voluta e studiata, una tipica strategia statunitense: prendere e non pagare, oppure prendere con la sicurezza che non si potrà dare per via delle leggi esistenti.
I politici così come le autorità statunitensi sono consapevoli che tutti i media sono pronti a schierarsi a favore degli italiani all'estero condannati da un sistema fatto di pregiudizi e di carceri violente, e per tale motivo propongono una speranza per ingannare l'opinione pubblica.

Ad esempio tutti noi sappiamo che il processo di Carlo Parlanti è una farsa, come una farsa è il rapimento di Abu Omar, che altro non è che una trappola tesa per l'Italia e la Telecom stessa. La logica vorrebbe che, quanto meno, si desse ad un cittadino italiano il diritto ad una difesa equa, che faccia decadere falsità e spergiuri che in qualsiasi tribunale europeo sarebbero crollati sul nascere. Saremmo disposti, per risolvere tale incidente diplomatico a fornire al Guardasigilli Mastella la lista dei nominativi, dei passaporti e dei numeri di telefono utilizzati, nel caso non li avesse per presentare almeno una prova dinanzi agli Stati Uniti.
Come sempre, non avremo niente, e il caso di un fantomatico Imam, che non era nessuno prima del suo rapimento, è molto più importante della vita di 25 italiani. Era ovvio aspettarsi anche questo, perché uno Stato che getta su una popolazione inerme 150 mila bombe, per dire a distanza di cinque anni di aver fatto qualche errore di valutazione, non può fare altro che prendere senza dare. Sono passati circa 50 anni, durante i quali gli Italiani hanno costruito parte dell'America, e ancora siamo considerati gli usceri della politica internazionale. Stiamo parlando di uno Stato che contribuisce al dilagare dell'ignoranza e della povertà del suo popolo, che si prepara al dominio dello spazio e ha speso circa 8 milioni di dollari per costruire un software in grado di catalogare tutta la stampa mondiale, per dividere i giornali, siti web e i blog, tra quelli pro e quelli contro al sistema.
Lottiamo, ancora una volta contro tutto il sistema, che non è in grado di risolvere il caso singolo, tuttavia questo può rappresentare il fulcro su cui far leva per far cadere tutto il castello. Siamo consapevoli che ammettere degli errori giudiziari da parte di uno "stato garantista" significa poi ammettere gli errori del caso Callipari e poi su altri milioni di persone morte con un errore di valutazione. Tuttavia, vincere il singolo caso è la vera rivoluzione perché da lì si può scardinare il sistema, da lì si può poi alzare la testa e chiudere capitoli e faccende ben più gravi da affrontare.

23 ottobre 2006

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti


Con una nuova guerra al terrorismo, l'America si prepara ad una nuova campagna elettorale, fatta non da programmi politici ma da messaggi subliminali. La strategia della manipolazione delle masse è sicuramente cambiata e divenuta molto più sottile e invisibile agli occhi delle persone, che ascoltano e al livello del subconscio creano un'idea di quella che sarà la loro reazione. Quella in cui viviamo è un'era post-moderna ormai in declino, perché è fallito il suo sistema energetico, quello economico e monetario, per far posto a quello della Cibernetica, voluto e controllato dalle stesse lobbies che hanno contribuito a distruggere l'altro.
La falsa rivoluzione, voluta dalla controinformazione manipolata, verrà fatta dai Banchieri per realizzare il Nuovo Ordine Mondiale, perché solo loro hanno oggi gli strumenti per dare all'intera umanità una soluzione a tutti i loro problemi.

Certo è difficile costruire i possibili scenari che possono delinearsi, è tuttavia possibile proporre una possibile ipotesi su quello che sarà il nuovo presidente Americano nel 2008.
Questo che sta decorrendo è l'ultimo mandato per Bush, per cui non potrà presentarsi alle prossime candidature, tuttavia il partito Repubblicano può senz'altro proporre un nuovo candidato. Uno dei papabili è probabilmente Arnold Schwarzenegger, diventato governatore della California grazie proprio al sostegno della rete pro-Bush, e eroe della Convenzione repubblicana a New York nel settembre 2004. L'unico ostacolo che si frappone tra tale obiettivo e l'ambita carica è un articolo della Costituzione Americana che impone che il Presidente degli Stati Uniti deve essere originario d'America: Schwarzenegger è infatti un austriaco naturalizzato americano. Tempestivamente, tuttavia, il 14 settembre del 2004 il rappresentante repubblicano Dana Rohrabacher presenta un emendamento per modificare in la Costituzione in modo da permettere alle persone naturalizzate americane da 20 anni di presentarsi all'elezione presidenziali. Tale scopo, tra l'altro, non è stato assolutamente nascosto al momento della presentazione dell'emendamento, ritenendo quella norma ormai non più attuale, essendo ormai gli Stati Uniti una nazione estremamente multietnica, al punto che distinguere il vero americano è diventato davvero molto difficile.

Inoltre, dal momento che il potere reale non è più esercitato per il presidente ma per le reti occulte e le lobbies, il ruolo del presidente non è più quello di un dirigente competente, intelligente, che conosce e riesce a gestire la politica del paese. Ciò che si aspetta oramai del presidente, è di essere un comunicatore, una figura che mostri con la sola immagine un sistema di valori e di idee di cui la società mediatica si fa portatrice.
Come Ronald Reagan, Schwarzenegger ha tutte le qualità richieste per essere presidente, e in più rappresenta la brutalità e la potenza di uno Stato, con discorsi aggressivi che eccitano la paura e l'odio verso un nemico inesistente, davanti ad un folla enfatizzato dai colori delle bandiere, lottando per il perbenismo e il sogno americano.
È evidente che dietro la sua figura c'è una macchina perfetta che elabora dati e sforna strategie che colpiscono immediatamente l'immaginario collettivo, che si trova così trascinato pur sapendo che razionalmente un uomo così non può rappresentare un'istituzione governativa. L'ascensione politica dell'attore e la sua elezione non si sarebbe avuta senza il sostegno dei "Padroni del Mondo" . Arnold Schwarzenegger intratteneva delle relazioni profittevoli con Jacob Rothschild - ritratti nella foto accanto durante un incontro nella casa di campagna dei banchieri nel 2002 - e il miliardario Buffet. Schwarzenegger è anche membro del Bohemians Club, una società segreta che riunisce un'élite politica ed economica americana vicino al partito Repubblicano, un'associazione culturale a tutti gli effetti, tuttavia durante le sue riunioni si tengono importanti riunioni.

Chi si nasconde dietro Schwarzenegger non sono le lobbies convenzionali, ossia quelle petrolifere o bancarie, bensì sono quelle dell'informazione e dell'energia alternativa perché questi saranno i valori su cui si costruirà il nuovo sistema monetario ed economico.
Tra pochi anni la moneta perderà di valore, perderà di significato, e il vero valore di scambio sarà contenuto nelle informazioni, dei database di dati che rappresenteranno le capacità intellettuali e produttiva di ciascuna persona. In base ad essa dunque sarà possibile determinare le potenzialità delle piccole e grandi entità.
Allo stesso modo, il motore della nuova economia sarà una nuova fonte di Energia, immensa e diffusa, il cui unico mezzo di controllo risiede nei mezzi per incalanarla, accumularla e poi trasmetterla. A tali piani non è certo estraneo Schwarzenegger, che si sta facendo portavoce di una dura battaglia contro l'effetto serra, i carburanti fossili inquinanti, i vecchi sistemi di locomozione, lo stesso governo centrale che non intende ratificare Kyoto. Va ricordato che nel 2004 la California ha approvato una legge che prevede una forte riduzione delle emissioni di CO2 per gli autoveicoli (fino al 30% in meno nel 2016), azione fortemente contrastata dalla case automobilistiche. Il governatore della California è stato uno dei primi a collaudare la Teslacar, nei suoi primi giorni di vita immediatamente successivi al suo lancio. Sta appoggiando l'ambizioso progetto delle energia solare di Mountain View di Google, prodotto dall'high-tech Googleplex che fornirà 1.6 megawatt di elettricità, abbastanza per alimentare circa 1.000 case. La nuova Googleplex potrebbe addirittura immagazzinare un surplus di energia che Google potrebbe poi rivendere alla PGE (Pacific Gas and Electric company), costituendo un'ulteriore fonte di guadagno.
Google, Morgan e Rothschild sono i principali sostenitori e finanziatori dell'Energia Alternativa, la stessa che ha ispirato il Cosmic Secret Intelligence, e il progetto dello "space mirror" , al fine di catturare l'energia del Cosmo. Quello che potrebbe sembrare uno Stato che combatte per il petrolio, in realtà ben presto si rivelerà essere lo Stato che combatte per l'etere, dove le guerre contro la Russia e la Corea rappresentano solo delle strategie per imporre un potere, per incutere paura e tenere alla larga i nemici dal Cosmo.
Sono guerre strumentali ad un fine ben diverso, così come ben diverso è lo scopo delle politiche monetarie ed economiche. Le istituzioni al potere sono pienamente coscienti del fatto che le proprie industrie falliranno, che non tutte riusciranno ad adattarsi alla conversione energetica. L'unica occasione che i popoli hanno per mantenere l'indipendenza ed evitare la perdita del proprio valore intellettivo è far leva sulle informazioni, su quel bagaglio di sapere che ogni individuo, in quanto essere pensate, è in grado di produrre analizzando dati grezzi. In tale quadro, certamente non è da sottovalutare l'importanza della rivoluzione energetica, ma in ogni caso, anche lei non potrà partire dal basso senza un sistema di informazione a Tela che consenta la condivisione dei saperi e delle esperienze.

20 ottobre 2006

Il segreto del potere dello spazio


Non deve meravigliare nessuno che il presidente Americano George W. Bush ha rilasciato negli ultimi tre giorni dichiarazioni assurde e in certo senso discordanti. Mercoledì ammette, per la prima volta, che può esistere una certa un'analogia tra le guerre in Iraq e la guerra in Vietnam, gli attacchi attuali con l'offensiva storica del Têt. Allora, l'attacco sferrato dai Vietcong e l'esercito nord-vietnamita contro le truppe sud-vietnamithe ed americane a partire da gennaio 1968, si è concluso con un epilogo che può essere considerato come una pesante disfatta militare per le forze comuniste, ma è passato alla storia come una storica vittoria psicologica. Il messaggio di Bush in questo caso è "in chiaro", non necessita di essere criptato. Più sottile, e forse intelligente, è il secondo messaggio: con questo vorremmo tranquillizzare anche i politici e le alte Istituzioni che non si tratta di un chiaro sintomo di squilibrio mentale, esiste alla sua base una grande e terribile verità. Una verità che per anni è stata coperta da segreto da parte della Marina Militare Statunitense, sotto il nome di Cosmic Secret Intelligence, per la realizzazione di un progetto per lo studio e l'esplorazione del Cosmo sulla base degli studi e delle Teorie dello scienziato Nikola Tesla.

Affrontare questo tema potrebbe sembrare fuori dagli schemi si analisi geopolitica convenzionali, ma dovremmo dunque considerare anche le dichiarazioni di Bush come complottiste e folli.
Il presidente americano Bush adotta una nuova strategia spaziale che esalta la "libertà di azione" degli Stati Uniti ed il loro diritto a vietare, se necessario, ad ogni paese "ostile agli interessi americani" l'accesso allo "spazio". Alla stampa Bush ha precisato che vieterà l'utilizzo di strumenti spaziali e volti alla violazione della sicurezza degli Stati Uniti, e molti hanno interpretato in tal senso queste parole perché è impensabile che possa controllare il Cosmo. Come si fa ad avere una cosa immensa e senza confini come è lo spazio, l'etere, il Cosmo?
Ma lo si può sfruttare, lo si può governare come si fa con una fonte di Energia.
Tesla nelle sue teorie, che hanno portato poi alla costruzione della Torre di Wardenclyffe, ha affermato che l'Energia non si crea, si trasforma, e rispetto alla posizione della Terra, può aumentare sempre di più contraddicendo le leggi dell'Entropia: è l'Energia del moto dei pianeti, è la luce del Sole, è la profondità dei Buchi Neri o dei Qazar che sono ai confini dell'Universo che immaginiamo. Questa energia non ha limiti, si propaga nello spazio ed è eterna, la Terra stessa produce e assorbe energia comportandosi proprio come un grande magnete.
Di questa energia il nostro corpo si nutre, e di questa la nostra civiltà dovrà nutrirsi se vuole sopravvivere alla fine degli idrocarburi e al fallimento delle povere energie alternative.
È questo dunque il messaggio che Bush ha voluto dare al mondo, ha voluto dire in maniera subliminale che mentre tutti si affannano nella costruzione della ragnatela del gas o per le ultime gocce di petrolio, l'America ha anticipato tutti minacciando con anni di anticipo che nessuno dei suoi stati nemici metterà le mani su quella energia: se la vorranno dovranno essere ancora schiavi del sistema, dovranno acconsentire se vorranno superare la terribile crisi economica che si abbatterebbe con la scomparsa del Petrodollaro.
Il sistema economico internazionale, e lo stesso sistema del Fed, è basato sul petrolio, e quando questo finirà e occorrerà passare al nuovo sistema, molte grandi imprese falliranno perché ad un certo punto della nostra storia dovremmo cambiare totalmente ogni messo di strasporto e di produzione. La lotta al terrorismo è lo scontro di civiltà che serve per poi spingere le persone ad unirsi, a raccogliersi attorno ad un'istituzione a cui dare fiducia e carta bianca per continuare a gestire il governo mondiale, per confermare il loro mandato internazionale. Ogni nazione unita è stata creata da uno scontro: l'Italia è stata creata dal furto delle ricchezze del Sud da parte di quelle del Nord, per nascondere questo si è parlato di Risorgimento. Gli Stati Uniti si è sono originati dalla tratta degli schiavi e dalle immigrazioni provenienti da ogni parte del mondo. L'Unione Europea è stata creata perché le nazioni europee avrebbero continuato a fare la guerra, perché gli Stati Europei sono sempre stati popoli liberi o in lotta con i Banchieri: i Banchieri hanno così deciso di fare la CEE e poi l'Euro. I casi sono innumerevoli, e quello più vicino a noi è tra oriente ed occidente, tra musulmani, ebrei e cristiani, che finirà quando le religioni cancelleranno i loro testi sacri e sfoggeranno la Bibbia che il Governo Mondiale sta scrivendo.

La Seconda Guerra Mondiale è stata la guerra dell'Energia, perché le nazioni si sono scontrate per far prevalere la propria fonte di energia sull'altra. Non il fascismo, ma i popoli allora persero la guerra perché erano vicini alla conquista dell'etere e la guerra gliel'ha portata lasciando loro il nucleare. La guerra del futuro sarà ancora questo, ma a tutti sembrerà la guerra delle religioni, lo scontro di civiltà.

Bush parla di libertà di azione nello spazio come una cosa importante almeno quanto il potere aereo e marittimo, e chi la lederà sarà un nemico per gli Stati Uniti. Verrà così portato a compimento un processo di militarizzazione dello spazio che è iniziato anni fa con il famoso scudo antimissili, che serviva ad affermare la padronanza militare dello spazio, lo "space power". Lo space power è la capacità militare di intervenire nello spazio, ed è stato erroneamente definito come il potere di progettare delle armi, di condurre degli interventi e di guidare tramite il satellite delle operazioni terrestri, aeree o marittime, per cui il potere aerosatellitare doveva servire a rispondere all'inefficienza del servizio militare. L' NMD ( Scudo di difesa nazionale ) poteva in linea teorica e tattica fare questo, ma ha funzionato più come una specie di mitologia politicostrategica che serve a riconsiderare la dissuasione senza il nucleare.
Lo spazio in realtà è il mezzo del potere americano, e questa è una definizione totalmente ufficiale ed è utilizzata dallo Space Command (servizio di difesa spaziale e di cyberguerra del Pentagono). Quest'ultimo insiste enormemente sul fatto che lo space power deve permettere di proteggere non solo gli interessi militari, ma quelli economini economici. Lo space power è il mezzo per ottenere e conservare tanto un dominio dell'informazione sul campo di battaglia che sul campo economico, è un mezzo di riconsiderare la dissuasione. Mentre il nucleare della guerra fredda porta con sé la minaccia dello sterminio massiccio, questo potere è molto meno spaventoso e agisce in maniera invisibile. Le stesse missioni dirette nello spazio sono in realtà volte alla costruzione di uno "specchio" che consentirà di racchiudere e condensare l'energia del cosmo per poi rinviarla sulla terra. Può prodursi un flusso di energia immenso, ma anche molto potente e pericoloso, un fulmine blu: immaginate cosa quest'arma può essere in grado di fare nelle mani di menti raffinate che aspirano al governo e al controllo del mondo.

Queste parole potrebbero sembrare da folli e da complottisti, ma allora spiegateci cosa invece intendeva dire Bush! Spiegateci le missioni nello spazio sempre più frequenti, poi date una risposta sulle tecnologie introdotte dalla Teslamotor e dalla Steorn, spiegate il progetto HAARP e la gara della Banche per il controllo delle telecomunicazioni e dei mezzi di trasmissione nell'Etere. Non esiste complotto peggiore della vita stessa, soprattutto quando le menti non sono pronte alla nuova era, a quella era che Mussolini, che Kennedy e altri avrebbero voluto dare al loro popolo.



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aurora1nebulosa

19 ottobre 2006

La Commissione Europa apre la Posta dei cittadini


Il piano per la privatizzazione dei servizi postali è giunto alle ultime e importanti fasi,prima della completa e definitiva liberalizzazione. La Commissione Europea ha infatti preannunciato l'emanazione di una direttiva che realizzerà la completa liberalizzazione delle "poste" iniziata il 1997 con la direttiva n. 97/67/CE. A partire dal 2009 viene per legge eliminato il monopolio dello Stato per i servizi postali universali, ossia di raccolta, di smistamento, di instradamento e di distribuzione dei prodotti di posta, ossia la corrispondenza, i telegrammi e i pacchi, compresi quelli inferiori ai 50 grammi sino ad ora non considerati. Viene meno quello che è stato definito il settore riservato, quello che per molto tempo è stato un servizio pubblico perché non solo tratta beni protetti da diritti di riservatezza, inviolabili per le persone e i cittadini, ma anche perché deve essere garantito ovunque e per tutti, anche se è antieconomico, anche se non esiste il mercato. Ciò spiega perché le assunzioni sono garantite da un sistema di concorsi, il perché della sua diffusione anche in centri rurali di poche anime.

Dietro le poste c'è la storia di uno Stato, quella che è sempre stata la "banca dei poveri e degli emigrati", la cassaforte della corrispondenza, dei dati privati, dei risparmi, ma anche dei pagamenti dello Stato. Ha rappresentato, e per molti lo rappresenta ancora, l'isola tranquilla del piccolo risparmio, non logorato dalle spese di tenute di conto, il punto raccolta delle rimesse degli emigrati che hanno tenuto in piedi l'Italia quando era prossima al fallimento.
Dietro le poste c'è una macchina di sistemi informatici, di meccanismi logistici, c'è una base di dati immensa, che contiene le informazioni di un secolo di storia di Italia, di uno Stato e dei suoi cittadini.

Il processo di liberalizzazione annunciato dalla Commissione è ancora vago, perché sono stati stabiliti dei principi di armonizzazione e di concorrenza, ma non specifica i confini di quello che deve essere sempre considerato "cosa pubblica" e ciò che invece sarà dato in pasto ai privati. Si parla di servizi postali, non si precisa per esempio il risparmio, tuttavia abbiamo già assistito ad una parziale liberalizzazione quando è arrivato nelle nostre poste il BancoPosta, i Prodotti Finanziari, gli sportelli di MoneyGram e altre compagnie per il trasferimento dei soldi.
Per cui non è da escludere che il completo processo di privatizzazione abbraccerà proprio tutto, fin quando le Banche si impossesseranno di quello che era il mite concorrente, perché rubava il cliente modesto, le transazioni delle Bollette e delle pensioni e di ogni altro trasferimento da parte dello Stato. Il mercato che offre non è certo da escludere: i servizi postali dell'UE trattano ogni anno 135 miliardi di invii per un fatturato di 88 miliardi di euro, ossia l'1% del prodotto interno lordo della Comunità, impiegano inoltre più di 5 milioni di persone. La posta è dunque tanto un bene economico quanto sociale.

Ogni Stato membro avrà dunque la possibilità di scegliere fra una serie di strumenti per finanziare la fornitura del servizio universale, o la possibilità di ripartire fra più operatori l'obbligo del servizio universale. Le misure proposte dalla Commissione tuttavia non offrono di garanzie di finanziamento per il servizio universale, anche volendo mettere tra le priorità la qualità, l'accessibilità, la competitività dei servizi di cui godono i cittadini. Qual è il prezzo di tutto questo? Ancora una volta è il controllo delle informazioni delle persone, dell'accesso al credito e all'usura sul denaro, sul tempo.

Il meccanismo che sta dietro le privatizzazioni è sempre lo stesso. Innanzitutto quello che prima era concentrato in un unico organismo verrà suddiviso e ripartito tra gli operatori privati, soprattutto esteri, quindi il sistema delle poste verrà frammentato. L'infrastruttura non cambierà, sarà sempre la stessa, ma diverse saranno le politiche delle tariffe, delle spedizioni, ma soprattutto del personale e del credito. Viene esclusa, ma senza alcuna garanzia che sarà legge, la possibilità per i privati di creare i francobolli, così come di chiudere molti dei piccoli uffici che sono antieconomici e non riescono a sostenere la struttura.
Si è garantito la diminuzione dei prezzi, ma questo non per legge mediante la fissazione di tariffe pubbliche, ma perché sarà la libera concorrenza a portare l'abbattimento dei costi della struttura pubblica inefficiente.

La decisione della Commissione ha sollevato non pochi timori per le agenzie di tutti gli Stati Europei che stanno cercando di non perdere quella identità di servizio pubblico che la distingue dai servizi commerciali. Tuttavia, occorre ammetterlo, molti governi saranno contenti, soprattutto quello italiano che ha già parlato di dismissione delle poste dalla proprietà del Tesoro: l'ennesimo "carrozzone" da eliminare.
Gli accordi di collaborazione già sono alle porte, come quello tra PosteItaliane e UPS e FEDEX che dispongono di un servizio aeromobile di portata internazionale. La legge non è ancora in vigore, ma le pedine si sono già cominciate a muoversi, quindi la macchina della liberalizzazione, brevettata dal FMI, è già in moto: questi personaggi hanno già pensato e previsto tutto, e si sono arrogati il diritto di decidere per la nostra economia senza che nessuno gli ha dato questo potere. Ovunque sono andati con le loro liberalizzazione hanno fatto il deserto intorno a loro, perché ragionano in termini economici, perché loro devono rivolgersi agli utenti e non ai cittadini e ai risparmiatori, che vantano per questo maggiori diritti.

18 ottobre 2006

Giochiamo al rilancio?

Non abbiamo ancora ben capito a che gioco sta giocando questo governo. Ogni settimana c'è il rilancio della finanziaria di qualche milioni di euro: erano 33 milioni, poi sono diventati 40 milioni, grazie all'introduzione di nuove tasse e ai tagli alla scuola. E mentre gli occhi dell'Italia intera sono puntati all'incidente della Metropolitana di Roma, la finanziaria passa in secondo piano e sembra quasi che, almeno per un giorno, gli italiani abbiano problemi più importanti che pensare al futuro dell'economia e della Nazione. Un fondo di verità di tanto panico può esservi, ma dovremmo accettare l'idea che tra errore umano e errore dei sistemi di sicurezza elettronici esista un filo sottile, che è il sabotaggio. Solo poche settimane fa abbiamo assistito ad un incidente in Francia molto simile: le indagini saranno fatte e repentinamente troveranno un colpevole, forse il capro espiatorio per una macchina che si è messa in moto tempo fa. Chiedersi il perché di un incidente non ha molto senso, perché la vera domanda è "se potevamo fare qualcosa per evitarlo". Allora, se il problema dei trasporti è la manutenzione della linea, chi deve salvaguardare la sicurezza della rete? Se lo Stato non è in grado, quale privato invece può farlo meglio?Non è ancora possibile dire cosa questo incedente porterà nei prossimi mesi, ma sicuramente ha già portato smarrimento e triste gioia, perché dinanzi alle sciagure non ci sono tasse che tengano.
Molti sentimenti si sollevano, e tra questi vi è anche quello nel rendersi conto che lo Stato non ci salvaguardia, e ancora, che le imprese statali sono "dei vecchi carrozzoni" destinati al fallimento. Sono frasi queste pensate e dette, soprattutto in questi giorni di gioco al rialzo della finanziaria e di gioco al ribasso per Alitaria e Autostrade. Per la prima si prepara il fantasma del fallimento, o della vendita a minor prezzo onde evitare il crack e il blocco dei sindacati, già sul sentiero di guerra pronti a banchettare sulle ferite dell'Alitalia come iene.
La seconda invece è stata data "in sposa" ad Abertis, e a consacrare il matrimonio sontuoso è la Commissione Europea in persona, con l'inoltro di un avviso di messa in mora dell'Italia per l'azione ostruzionistica contro una fusione giusta. La Bonino festeggia, Di Pietro incassa il duro colpo, si difende come può, almeno ha provato la sua guerra ai mulini a vento: non ha voluto ascoltare Romano quando gli diceva che la fusione si sarebbe fatta, proprio perché si faceva la Tav e non il Ponte di Messina.

Intanto, mentre ci complimentiamo con la politica liberista, la finanziaria cresce come una "lupa" alle porte degli inferi, scarna e gonfia, perché è ricca di soldi ma priva di alcuna riforma che possa dare la speranza al Pil di crescere. La nota di aggiornamento al documento di programmazione economica dice che grazie ai correttivi il trend delle entrate erariali migliorerà, e che il rapporto debito/PIL, a seguito dell'inclusione tra i conti delle operazioni di cartolarizzazione dei debiti sanitari, ossia di vendita del debito della sanità, arriverà al 107,6% , per ridursi poi fino al 97,8% nel 2011.
È da notare che l'incidenza degli interessi ( ca. 4% ) è la stessa dell'incidenza dell'indebitamento: potremo quasi dedurre che abbiamo fatto una finanziaria per pagare gli interessi dei nostri debiti.

Insomma se tutto va bene, rientreremo nella zona rossa di Maastricht, ma senza nulla di nostro: la nostra economia sarà al "rent", tutto in affitto perché non potremmo permetterci l'accesso al credito.
Hanno corretto la finanziaria facendo della lotta all'evasione uno dei principi guida, perché prima di ogni altra cosa aumenterà la pressione fiscale non le entrate erariali. Le Agenzie delle Entrate hanno da tempo ricevuto precise istruzioni di controllare gli incarti dei condoni, per verificare il contenuto e il pagamento delle una tantum, di verificare gli studi di settore, che dovranno essere sottoscritti da chi ha rinviato l'adesione. La concessione delle deduzioni IRAP per le nuove assunzioni, porteranno ulteriori controlli. Le dichiarazioni dovranno essere trasmesse in via telematica, e liquidate mediante un conto corrente bancario, perché occorre tracciare e controllare i versamenti.
Se ciò non bastasse abbiamo assistito all'introduzione di tasse assurde, come quelle di soggiorno, i ticket sul pronto soccorso, il taglio alla scuola con la cancellazione di migliaia di nuove assunzioni. Non dimentichiamo l'introduzione dell’aliquota del 20% sugli affitti con meccanismi che devono poi far emergere l’affitto pagato in nero, di regola frutto dei piccoli trucchi di sopravvivenza quotidiana, ma senza questo correttivo si creerebbe un buco di 1-2 miliardi di euro. Tutto questo dimostra, se ce ne fosse ancora il bisogno, che ad essere colpiti sono i piccoli contribuenti, le piccole imprese, il medio reddito sui quali un aumento delle tasse si traduce in una "perdita di opportunità" e dunque incide molto di più.
Si pensi ancora al TFR. A partire dal primo gennaio 2007, i dipendenti dovranno decidere se lasciare che le loro pensioni confluiscano automaticamente nei fondi pensione di categoria, o se optare per quella statale. In questo caso metà resterà nell'impresa e metà andrà all’Inps per finanziare il bilancio dello stato. L'effetto di tale manovra sarà, nonostante le apparenze, quello far confluire le pensioni nei grandi fondi di investimenti, come hanno sempre voluto che
avvenisse, perché l'idea che i TFR vadano a finanziare il bilancio pubblico è terrorizzante per un uomo che lavora per un'intera vita. Il sistema pensionistico italiano prevede che le pensioni attuali siano pagati dai lavoratori, ma se i soldi dei lavoratori non vanno a pagare l'assistenza previdenziale ma il debito pubblico, per quanto tempo può durare questo meccanismo prima di collassare? Per questo si sta creando la strada alternativa del fondo pensioni, perché lo Stato, ancora una volta, è fallito nel suo sistema, non sa garantire un presente, figuriamoci un futuro. L'INPS non può prendere il TFR perché non è suo, è dei lavoratori, a disporne può essere soltanto il legittimo proprietario. Il fatto che venga pagato dall'impresa a fine rapporto lavorativo, non significa che lo Stato può rubarlo prima e pagare il debito pubblico.

Forse davvero si è persa la bussola dei principi della Costituzione, si è perso il codice della democrazia, e ora la Commissione Europea, insieme alla "comitatologia" e al FMI, sta costruendo la nuova Bibbia. È il SIS II, è la Costituzione Europea, è la Borsa Mondiale: nessuno lo dice, nessuno lo sa, ma è già realtà, è nel nostro futuro imminente, da qui a cinque i dieci anni. L'informazione è assente, la disinformazione dilaga, la controinformazione si distrae, e intanto le persone non sono pronte ad entrare nella nuova era. Questo significa che non la sapranno gestire, la subiranno, saranno schiacciati o eliminati democraticamente, diventeranno un codice a barra e si comporteranno da tale.

17 ottobre 2006

La censura alla libertà di espressione ferma i negoziato della Turchia per entrare in UE



Il Parlamento Francese, spinto dalla proposta di legge del partito socialista, approva la legge che vieta, in maniera assoluta, la negazione del genocidio armeno da parte dei Turchi. Il genocidio Armeno da tempo è stato riconosciuto ma molte istituzioni internazionali, ma all'interno della Turchia parte delle forze politiche, quali il partito comunista, socialista e nazionalista, continua ad opporsi fermamente al suo riconoscimento, essendo stato per molti anni una condizione necessaria, imposta dalla Unione Europea, per entrare a tutti gli effetti nel mercato unico. Al suo interno continuano a scontrarsi i partiti pro e contro l'adesione all'Unione Europea, e probabilmente far leva su una questione tanto delicata come il genocidio armeno significa anche utilizzare una clausola di riserva per mantenere una certa indipendenza dall'Unione Europa e rimanere agganciati invece alla lobby filorussa. La legge francese ha alzato un gran polverone, provocando una crisi dall'impatto internazionale con il boicottaggio dei prodotti francesi, un boicottaggio che suona molto come una specie di embargo volto a creare una spaccatura diplomatica anche con la stessa Unione Europa, che si sentiva ormai vicina all'inclusione della Turchia nel mercato Unico.
La cosa strana da sottolineare, tuttavia, è che per molto tempo il Genocidio Armeno è stata un tasto molto dolente per l'ingresso nell'Ue, tanto che la Commissione aveva chiesto di emendare l'articolo che limitava severamente la libertà di stampa sulla questione armena. Adesso, dopo la legge francese e la dura risposta di Ankara, l'Unione si pone in maniera molto più conciliante, e si schiera contro la Francia che più volte era stata esortata a non approvare quella legge perché avrebbe incrinato le contrattazioni con la Turchia. In realtà, la delicatezza dei negoziati di adesione si snodano tutti circa l'apertura dei suoi porti e degli aeroporti alle barche ed agli aerei di Cipro. Per l'UE, aprire gli sbocchi a Cipro si tratta di un obbligo iscritto nel "protocollo di Ankara", perché allora la Turchia ha, nel 2004, accettato di estendere a Cipro il beneficio dell'unione doganale. La Turchia, afferma, rifiuterà di accettare fin quando le autorità cipriane continueranno a bloccare gli aiuti europei alla parte turca dell'isola. Il collegamento di Cipro alla Turchia e poi all'interno dell'unione doganale e commerciale, rientra nel macroprogetto delle lobbies bancarie di controllare gli scambi di merci ed energia all'interno del Mediterraneo, e in questo contesto Cipro è importante quanto Malta, quanto l'Albania e la Sicilia, che fanno da portali per le merci e da sbocchi della ragnatela dei gasdotti fino al mercato europeo.
Allo stato attuale, è sicuramente saltato il piano dell'8 novembre per consegnare il piano di valutazione dello stato dei negoziati: l'intera operazione è riuscita, sicuramente a vantaggio della Turchia e del partito filo-russo, grazie ad una strana collaborazione della Francia.
La Turchia rappresenta oggi l'interessante colonia di una nuova classe dirigente che vuole avere il controllo delle risorse idriche della Mesopotamia, e vuole sfruttare la sua posizione privilegiata per raggiungere l'Europa, il Medioriente e il Mediterraneo: è dunque un importante centro logistico.


La Russia ne rappresenta l'attento controllore in quanto i gasdotti turchi porteranno il Gas di Gazprom in Europa e in Italia: Gazprom dunque controlla da una parte la rete e dall'altra la fonte, e ogni collaborazione che stringe è studiata nei minimi dettagli.
Gestisce la politica di sfruttamento delle risorse petrolifere allo stesso modo di una strategia di diplomazia internazionale, ossia intavola trattative ma firma contratti che non permettono ai suoi collaboratori di gestire il rapporto mentre consentono a Gazprom di entrare nel mercato estero.
Ha così deciso di respingere le concessioni estere per lo sfruttamento dello giacimento del Chtokman, nel mare del Barents, chiudendo le trattative con Total, che, due giorni fa ha visto respingere dalla Corte di Giustizia di Bruxelles la sua richiesta di avere il riconoscimento dei suoi diritti su una parte del giacimento di Vankor in Siberia. La Corte dei conti Russa è andata a verificare l'accordo di previsione di produzione del giacimento di Khariaga da parte di Total, del gruppo russo-britannico TNK-BP e degli anglo-olandesi Shell.
Accanto a questo la Russia sta ora controllando la rete, convincendo un gran numero di stati europei a creare delle partnership energetiche con Gazprom. Per contrastare lei, ci sono forze che premono per la privatizzazione di GDF, che servirà non solo a realizzare la fusione con Suez, ma anche a creare una partnership privata di perfetta reciprocità con Gazprom, ossia una collaborazione ad armi pari.
Questo per prevenire ciò che invece è accaduto ad ENI nello Sakhaline o il gruppo petrolifero ispano-argentino Repsol YPF, che ha stretto accordo di cooperazione e di alleanza commerciale col gigante russo per studiare lo sviluppo dei mercati del gas, del petrolio e del gas naturale liquefatto (GNL), in Europa, in America Latine ed in Africa.

Nel caso dell'Italia, l'accordo prevedeva l'assunzione di Gazprom della produzione alla commercializzazione di petrolio, di gas, di elettricità e di gas naturale liquefatta (GNL), vendendo sul mercato italiano senza intermediario, e concedendo in contropartita lo sfruttamento dello Sakhaline. Tuttavia i lavori sono fermi perché gli abitanti di questa regione hanno sporto querela e manifestato contro l'apertura dei cantieri dell'Eni. L'ecologia è diventata infatti un mezzo terroristico al servizio di Mosca per bloccare i diritti dei suoi partner: ovunque ci siamo degli avversari di Gazprom, la Russia si pone in prima linea nella causa ecologica. Per cui l'Italia ha scelto la strada più semplice e immediata, al costo di un accordo che manca di reciprocità, ottenendo dipendenza energetica e perdite dell'investimento. Ciò che sta accadendo in Italia, accadrà presto in Francia.
Il romanzo di Suez-GDF non è ancora terminato, si aspetta il verdetto del governo e dell'Unione Europea, che acconsentirà alla stessa solo dopo la privatizzazione di GDF. Dal gioco è stata esclusa l'Enel che premeva per un'OPA ostile su Suez e sperava nella sua concessione, proprio in virtù del fatto che l'Italia stava cedendo Alitalia ad Air France. Ha gettato la spugna prima del previsto anche perché il Belgio ha dato un primo assenso alla realizzazione della fusione.

In un periodo così difficile dal punto di vista economico e geopolitico, mentre la Francia sta per perdere la compagnia di bandiera del gas e del settore aerospaziale, con l'insinuazione di Putin tra i probabili compratori di EADS, ad opera della Russia in entrambi i casi, emana una legge che fa saltare gli accordi di Unione Europea e Turchia. Quest'ultima invece cerca di non perdere la sua autonomia andando a confluire in un unico mercato europeo, e tenere rapporti più stretti con la Russia. Capire cosa abbia spinto quella legge è davvero difficile, mentre di immediata comprensione sembra l'egemonia della Russia e la sua insinuazione in molti settori: questo significa cha sta riscrivendo di nuovo la sua storia, e sta cercando di divenire il punto di riferimento per molti anni ancora per l'energia e l'aerospaziale.

14 ottobre 2006

Premio Nobel alla Banca Etica. Perchè non cancellare il "debito"?


Festeggiare il Nobel per la pace di Muhammad Yunus rappresenta la grande vittoria dell' "economia dal basso", del "microcredito" e della "banca etica", di quella teoria economica che fa della cooperazione e della solidarietà tra i soggetti il motore dell'economia, dello sviluppo e della sopravvivenza delle etnie.
Un premio Nobel va ad un economista che grazie alla sua intuizione ha dato vita ad un'istituzione, la Banca Grameen, il cui funzionamento si basa sulla creazione di un gruppo di persone e imprese che partecipano all'istituto di credito come azionisti perché depositanti o soggetti finanziati e diventano responsabili solidali per la garanzia del credito concesso, mantenendo sempre un sufficiente livello di capitale per far girare i prestiti. Era la "banca del villaggio e dei poveri" ed è diventata negli anni una holding, con sedi in tutto il mondo, ed è ora la banca del Microcredito, una "Microfinance Institution" (MFI) che nient'altro è che un progetto del Fondo Monetario Internazionale per combattere l'impoverimento dei popoli.
Allora ci chiediamo, perché il FMI finanzia e sostiene il progetto della Banca Etica ma non decide per la cancellazione del debito dei Paesi sottosviluppati? Perché reclude questo tipo di banca tra i progetti per l'impoverimento e non adotta i suoi principi base nel sistema economico e finanziario?
La teoria di Yunus non solo era efficace, ma pericolosa, e per tale motivo è stata inserita nei programmi di sviluppo del FMI, che ha potuto così controllarne la diffusione, l'evoluzione e anche la sua teorizzazione. La portata di questi sistemi creditizi solidali è tutt'altro che trascurabile, ha un forte impatto sull'economia dei paesi composta da piccole e medie imprese o da società non incluse nel circuito delle multinazionali. Innestarle su un territorio vuol dire conferire ad una comunità una fonte di autofinanziamento basato sulla reciproca compensazione degli scambi e sull'eticità della politica del credito, che vive solo nell'interesse dei soci. La diffusione capillare di questo sistema anche nei paesi industrializzati avrebbe evitato molte concentrazioni e fusioni aziendali, che spesso sono infatti dettate da esigenze di credito, nonché una spietata concorrenza verso gli istituti di credito che usurano sul tempo e sull'attività economica delle imprese. È facile dunque capire la forza distruttiva di una tale scoperta, di questa come di molte altre, per cui se non è possibile distruggere un nemico con mezzi convenzionali, lo si imita e lo si fa entrare nel proprio sistema, constringendolo a giocare secondo le proprie regole.

Il bilancio della Banca Grameen

Gli istituti di Microfinanza, sono così entrati a far parte delle politiche del Fondo Monetario Internazionale, come infrastruttura finanziaria e bancaria per individui di reddito bassi e gruppi di collaborazione informali aprendo così un vero e proprio mercato, fatto di 400 a 500 milioni di persone, intrecciandosi poi con le politiche macroeconomiche e le riforme strutturali della Banca Mondiale. Il FMI si sta interessando a questo settore, promuovendo le condizioni finanziarie adatte e la sorveglianza cautelativa, onde evitare che il fallimento di questi progetti possano poi destabilizzare il circuito bancario, con la creazione del Programma di Accertamento del Settore Finanziario (FSAP).

Chi gestiste un MFI è di solito un'organizzazione senza scopo di lucro, non governativa, al cui interno vengono concentrate tutte le attività amministrative e lo sviluppo dei prodotti di microfinanza e microassicurazione, dato che utilizza un meccanismo che si autofinanzia.
L'obiettivo è quello di ridurre sensibilmente i costi per l'accesso al credito e il rischio della insolvenza a carico poi della Banca stessa.

Ne stanno dunque sostenendo l'attuazione, stravolgendo però l'ideale e il significato profondo che l'ha ispirata, essendo un meccanismo che l'economia di un paese povero ha prodotto per non morire, per poter sopravvivere all'usura delle multinazionali e del debito verso il Fondo Monetario Internazionale. Sostenere dunque il microcredito rappresenta non solo una grande contraddizione nei termini, ma anche un vero e proprio tentativo di occultare e di impadronirsi di parole e concetti che appartengono a contesti totalmente differenti. Sono i movimenti del credito sociale, quelli del signoraggio, e delle monete complementari che hanno creato le Banche Etiche e altri sistemi di scambio che non producono usura sulle imprese e le persone.

Le politiche di lotta all'impoverimento del FMI


In realtà non ha vinto la Banca etica, ha perso una grande opportunità, ossia quella di essere indipendente e al servizio delle economie dal basso, delle piccole e medie imprese, per disegnare un nuovo e grande mercato in cui inserirsi. I circuiti finanziari delle Banche d'Affari presto includeranno anche le cooperative e le banche etiche, per impossessarsi delle piccole e medie imprese e controllare, allo stesso tempo, i movimenti di controinformazione e di lotta all'usura bancaria. In realtà li hanno già uccisi rubando le loro parole, i loro pensieri e le loro teorie per manipolarle e utilizzarle nelle strategie di differenziazione del credito, o nelle politiche di sostegno alle zone meno ricche.
Questo fa anche capire il perché la Commissione europea ha approvato un regime olandese di garanzie pubbliche in favore del finanziamento delle piccole e medie imprese, per un budget totale di non oltre i 900 milioni di euro, che presentino dei progetti e delle opportunità di crescita con buone probabilità di successo. Secondo la Commissione, questa misura "mira a lottare contro la stagnazione economica" e non costituisce un "aiuto di stato" nella misura in cui i premi di rischio versato dai partecipanti permettono al regime di autofinanziarsi.
Tuttavia il finanziamento assistito da garanzia non ha mai significato sostenibilità, in quanto drogare il mercato con il credito spesso ha originato dipendenza creditizia.

Così il controllo delle linee di accesso al credito consentirà una maggiore monitoraggio delle piccole imprese, che perderanno non la possibilità di vedersi finanziato un progetto, ma di scegliere come finanziarlo, perché la globalizzazione è già entrata nelle politiche del credito.
Perché sostenere la Banca Etica, o concedere prestiti d'onore senza fare una riforma del sistema bancario che porti alla vera liberalizzazione del credito, alla possibilità di creare sistemi di scambio con moneta elettronica senza incorrere nella violazione di norme bancarie.
L'intero sistema economico vive di continue contraddizioni, volute e gestite dalle istituzioni che tollerano delle anomalie, o delle voci parallele per poterle al momento opportuno utilizzare, per poterle farle proprie, più di quanto non lo siano già.

13 ottobre 2006

Il SIS II : la fine della nostra privacy


L'Europa si prepara ad entrare nell'era dell'identità elettronica, della digitalizzazione dei dati personali, con il cd. Sistema di Informazione di Schengen (SIS II). Questo costituirà un'enorme banca dati in cui confluiranno le informazioni di 26 paesi, ossia 450 milioni di persone, per supportare le attività di intelligence e di investigazione dell'Unione Europea e garantire un continuo monitoraggio dei movimenti e delle informazioni delle persone che "liberamente circolano" nello spazio di Shengen. L'Intelligenza che gestirà questo enorme bagaglio dei dati sarà la Commissione Europea o un'agenzia esterna appositamente creata.
Questo progetto è stato a tutti gli effetti adottato lo scorso 25 luglio, dando così ufficialmente il via al SIS di seconda generazione che diventerà parte integrante del patto di Schengen, tale che i nuovi Stati che vogliono entrare nell'Unione Monetaria dovranno necessariamente aderire anche alla banca dati.

Il progetto, per essere approvato nel silenzio, è stato suddiviso in tre strumenti, ossia uno sulla regolamentazione dei dati di terzi, fondato sul trattato relativo ai controlli delle frontiere, e l'altro sulla normativa comunitaria, mediante due regolamenti che applicano il trattato relativo ai trasporti. In questo modo il progetto di decisione deve essere adottato all'unanimità dal Consiglio Europeo, e il Parlamento Europeo deve essere solo consultato, e i due regolamenti, vengono adottati dal Consiglio in codecisione del Parlamento europeo. Questo significa che non sappiamo chi abbia approvato questo progetto, e le stesse autorità governative degli Stati nazionali non sono sono stati chiamati a votare questa legge.
Molte sono le norme che fanno discutere e tra le più eclatanti sono quelle per l'utilizzazione di dati biometrici - come foto, impronte digitali e altri dati necessari per l'identificazione di una persona - e la decisione di conferire il controllo del sistema alla Commissione Europea.
Molte nazioni si sono opposte a questo dictat, e ciò dimostra anche l'elevata sensibilità dei parlamentari che, non solo conoscono e hanno affrontato la questione, ma si oppongono data la violazione della Costituzione. I governi Europei chiedono esplicitamente la previsione di norme a cautela della sicurezza dei cittadini europei, oltre alla previsione che l'intero sistema non deve essere gestito dalla Commissione Europa. Un verdetto questo indiscutibile dato che si tratta pur sempre di un'istituzione non eletta sulla quale non esistono organi di controllo. Anche la Svizzera ha fatto sentire la sua voce, e si oppone in maniera ferma all'adesione dei cantoni allo Schengen di seconda generazione. Una volta registrate nel SIS II, le persone hanno rare possibilità di uscirne, perché i dati sono a disposizione di molti più organi e sono assicurati per un periodo più lungo rispetto al primo, senza che realmente si possa informare i cittadini su quali archivi si trova la sua identità.


Il SIS è un sistema di dati di varie tipologie, messo a disposizione delle autorità giudiziarie competenti, nazionali e poi anche comunitarie, per dare impulso ed effettuare indagine ed inchieste per assicurare la sicurezza degli Stati membri. È una piattaforma di informazioni, costruita e finanziata dalla Commissione Europea, che ha la gestione sui fondi comunitari, realizzata con la tecnologia di grandi compagnie come Nokia e Siemens. Per come è strutturato il SIS farà da intelligence, in quanto è distinto ma direttamente collegato al progetto di Eurojust e Europol, volti a creare un sistema giudiziario tutto europeo mediante il quale curare i rapporti transfrontalieri e quelli con paesi terzi, mentre le procure nazionali si soffermeranno solo sulle inchieste in patria, non avendo poi alcun altro diritto sulle indagini all'estero per il perseguimento di indagini incrociate e di inchieste che hanno ad oggetto le materie di competenza dell'Europa.
I delegati nazionali nominati per ogni Stato membro potranno avere accesso al database e dovranno inoltre eventualmente sottostare all'opinione vincolante della Commissione Europea che controlla direttamente questo strumento. Eurojust diventerà un "quartiere generale" della rete giudiziale in quanto unità centrale che lavora in coordinamento coi punti di contatto nazionale.
Questa vera intelligence europea è nata per la lotta contro il terrorismo, ma rischia lei stessa di fare terrorismo perché permetterà alla Commissione Europea di allungare i tentacoli sui dati dei cittadini, potrà farne anche un uso sconsiderato non essendovi organi di controllo al di sopra di essa, neanche i singoli Stati. Darà vita ad una moltitudine di sistemi che contengono dei dati biometrici, nonché altri dati sensibili che mettono in seria discussione il pericolo che, avendo accesso a quei dati, si rischia di manipolare a proprio piacimento le persone. I servizi nazionali di dogana o di immigrazione potranno verificare che i visitatori, lasciando lo Stato, non abbiano lasciato dietro di sè crimini o evasioni, e in caso contrario verrà segnalato come " illegale" in tutta l'Europa, e potrebbe essere espulso urgentemente fin dal suo arresto.

L'approvazione di progetti come il SIS II ci fa capire innanzitutto che l'era del totalitarismo è arrivata, questa è una dittatura controllata dalle istituzioni sovranazionali che possono emettere direttive e decidere della vita di un popolo, senza che questo se ne accorga o possa fare qualcosa per intervenire. Non esiste un'informazione adeguata, né un discreto interesse da parte delle persone o dei politici per portare il dialogo e la discussione per questi elementi: non esiste la controinformazione se non c'è l'informazione. La controinformazione supplisce così quella mancanza di informazione, perché occorre capire perché la Commissione Europea ha interesse a nascondere questa intelligence.

Il nuovo ordine mondiale è questo, e oggi ancora le persone non se ne accorgono. È l'obbligo a recepire le direttive, è la spoliazione degli Stati dei loro diritti, il furto dei dati delle persone e delle imprese, è la Borsa mondiale e il controllo mentale per poter trasformare gli Stati come i territori degli utenti. Un giorno ci imporranno, obbligatoriamente, l'innesto di una pulce per rispettare la sicurezza nazionale, ci chiederanno di inserire sotto pelle un chip per il riconoscimento delle carte di credito, e noi non potremo fare niente.