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20 dicembre 2009

L'Emirato islamico dell'Afghanistan vive su Internet


Kabul - Nonostante la censura degli americani, i talebani sono ancora online con il sito Internet dell'Emirato islamico dell'Afghanistan. La "Voce della Jihad", la "guerra santa" contro gli infedeli occidentali, è infatti reperibile attraverso alcuni siti Internet non ancora oscurati dai servizi statunitensi. I talebani, infatti, sono costretti a cambiare continuamente indirizzo Dns (domain name system), a causa dell'oscuramento da parte dei servizi di intelligence occidentali. Sul sito alemarah.info, aggiornato da Helmand, nell'Afghanistan meridionale vicino a Kandahar, al confine con il Pakistan, i seguaci del mullah Omar e di Bin Laden continuano a proclamare la guerra santa contro l'invasore occidentale, ed a comunicare i loro successi.

Ieri, ad esempio, hanno annunciato che i mujahedeen hanno distrutto 5 carri armati degli "invasori" nei distretti di Nad Ali e Now Zad della provincia di Khanshin, e che 5 militari britannici sono stati feriti dall'esplosione di una bomba nel distretto di Sangeen vicino a Shakar Shilia. I talebani rivendicano anche la distruzione di due carri armati della Nato nel distretto di Bakwa, appartenente alla provincia di Farah, di due blindati della polizia nei distretti di Gailan e Andaro nella provincia di Ghazni, e di due tank statunitensi colpiti da un razzo nell'area di Khaiwa nel distretto di Nangarhar, avvenuta sabato notte, oltre all'uccisione di 14 soldati dell'esercito afghano a Kunduz. Nonostante l'impegno delle forze Nato e degli Usa, i talebani continuano a cambiare l'indirizzo del loro sito Internet "ufficiale", utilizzando la Rete per pubblicizzare i loro successi militari, e per incitare alla guerra contro l'Occidente. Non ci sarà da stupirsi se presto sbarcheranno anche su Facebook.

15 dicembre 2009

Corridoio VIII: progetto vitale per l'UE e i Balcani

Si è tenuta ieri a Tirana la conferenza su Trasporti europei e il Corridoio VIII, indetta nell'ambito del progetto "Italbalk", volto favorire l'integrazione e la logistica dei trasporti dell'Italia e le relazioni con i Balcani. Alla conferenza hanno partecipato il Vice Ministro dei Trasporti, Ernest Noka, che ha esposto uno dei progetti attualmente in corso, e l'ambasciatore italiano a Tirana Saba D'Elia. Quest'ultimo ha ribadito la centralità del Corridoio VIII per il Governo italiano, e la criticità dello sviluppo del progetto per collegare i Balcani all'Unione Europea occidentale.

Il Corridoio VIII, che collega l'Italia con la Regione dei Balcani e la Bulgaria, resta il progetto che ha maggiore priorità per i Governi dell'area del Mediterraneo. Il completamento del corridoio è chiesto sempre più a gran voce dal Governo italiano, che ogni anno perde 1 miliardo di euro facendo passare le proprie merci attraverso la rotta di trasporto che attraversa Salonicco, in Grecia. Per questo motivo, e conoscere da vicino l'andamento del processo di costruzione di tali infrastrutture, si è tenuta domenica la conferenza indetta nell'ambito del progetto "Italbalk", per favorire l'integrazione e la logistica dei trasporti dell'Italia e le relazioni con i Balcani. Alla conferenza hanno partecipato il Vice Ministro dei Trasporti, Ernest Noka, che ha esposto uno dei progetti attualmente in corso, e l'ambasciatore italiano a Tirana Saba D'Elia. Quest'ultimo, in particolare, ritiene che il progetto di collegamento tra i quattro paesi e la sua espansione in altre linee è molto importante per il ravvicinamento per Paese all'Unione Europea.

"Credo che l'Albania abbia fatto dei grandi progressi e abbia creato delle condizioni più favorevoli rispetto ad altri paesi", ha detto l'ambasciatore italiano. Dagli interventi dei convenuti è emerso chiaramente l'importanza del Corridoio VIII per il governo italiano, soprattutto per la Regione Puglia, principale promotore del commercio con i Paesi dei Balcani, sino alla Grecia e alla Turchia. Il Corridoio VIII viene considerato non solo un progetto infrastrutturale stradale, ma anche per il trasporto ferroviario e marittimo, nonchè energetico. Ciò significa che i quattro Stati partecipanti hanno bisogno di più fondi e sicuramente di un maggiore supporto da parte dell'Unione Europea. "Alla fine dell'aprile 2010, si terrà una grande conferenza per il settore dei trasporti europeo, che avrà come protagonista, ancora una volta, il Corridoio VIII. Ora è il momento che una parte del finanziamento del progetto sarà coperto da altre istituzioni finanziarie", ha detto l'ambasciatore italiano, aggiungendo che l'Italia non esclude la possibilità di estendere la percorrenza del corridoio sino a Napoli, al fine di congiungere il corridoio a Berlino, Germania. "Senza questo asse, l'Europa avrò molte difficoltà a mantenere unita questo spazio comune commerciale", ha detto D'Elia.

Per quanto riguarda la parte albanese, l'asse Elbasan-Tirana potrebbe in futuro essere considerato parte integrante di altre strade che collegano il Porto di Durazzo alla Repubblica di Macedonia (FYROM). Per cui, stando alle parole dei rispettivi interventi, il Corridoio VIII non è solo un progetto che ricalca le vecchie rotte tracciate dai Romani per portare verso i Paesi dell'Est i loro affari, ma si tratta di uno strumento economico razionale ed efficiente per promuovere la cooperazione commerciale, non solo tra i Paesi interni alla Regione, ma anche verso il resto del mondo. Il corridoio nasce a Bari, attraversa il Mare Adriatico e giunge nel Porto di Durazzo, poi Elbasan, sbuca al valico di frontiera di Qafe-Thana verso la Fyrom-Macedonia, arriva a Skopje, Sofia e termina nel porto di Varna, Bulgaria. Praticamente il progetto tocca quattro stati, due dei quali sono membri dell'Unione europea e altri due che aspirano a diventare al più presto dei candidati. "Finora abbiamo lavorato per l'ammodernamento della rete stradale, parte del Corridoio VIII. Ciò che rimane da fare è l'adattamento del tratto stradale Elbasan-Tirana, che richiede un investimento di circa 150 milioni di euro, abbastanza per ridurre la distanza di 35 miglia", ha detto il vice Ministro dei Trasporti, Ernest Noka. Egli stima che da questo progetto trarranno vantaggio circa 1,5 milioni di abitanti, visto che i lavori di costruzione comprendono non solo la modernizzazione del tratto stradale, ma anche l'espansione dei punti di frontiera e la messa in funzione di ferrovie e porti.

14 dicembre 2009

La privatizzazione del Porto di Bar e il Corridoio XI

Il Montenegro continua ad essere destinazione finale di investimenti e progetti esteri, anche in virtù della sua strategia posizione geografica che lo pone a metà strada tra i Balcani continentali e il Mediterraneo. Di grande attenzione e richiamo è il tender per la privatizzazione del Porto di Bar (Luka Bar), sulla quale sono caduti gli occhi non solo di molti Paesi europei, come l'Italia, ma anche di oltreoceano come Cina e Stati Uniti. Tuttavia, la Serbia è senz'altro tra i primi Paesi sulla lista che vorrebbe poter sfruttare il porto di Bar per sviluppare la propria economia, in quanto attraverso di esso potrebbe completare la costruzione di un’autostrada che attraversi la Serbia e il Montenegro , e potrebbe avere uno sbocco sul mare, senza poi contare gli enormi vantaggi economici e commerciali che offrirebbe il porto stesso.

Già all’inizio di settembre, quando doveva essere inaugurata la prima gara d’appalto per la privatizzazione del Porto, il Sindacato ha fatto sentire la sua voce sottolineando il fatto che occorreva trasparenza nonchè il rispetto delle condizioni per l'attuazione del contratto collettivo. Nonostante tutte le riserve e le precauzioni, la prima gara d’appalto è stata dichiarata non valida e quindi annullata. Nelle offerte per la seconda gara d’appalto si sono mostrati molto interessati gli investitori italiani i quali, dopo il summit intergovernativo tra la Serbia e l’Italia di Roma, hanno annunciato la possibilità di creare un nuovo corridoio transeuropeo per collegare il Porto di Bari a Timisoara (Corridoio 11), sfruttando così l'ottima posizione geografica e dando impulso all'interscambio per entrambi i Paesi. Il Governo serbo si è già attivato per la sua realizzazione, e pochi giorni fa il Governo serbo ha espresso la sua intenzione di sostenere gli investimenti in Montenegro e così la partecipazione di aziende serbe alla privatizzazione del Porto di Bar. Proprio per tale ragione, il Governo si è assunto l’incarco di sostenere le cosiddette “aziende offerenti” e divenire proprietario di minoranza di Luka Bar, come affermato dal Ministro serbo per l’economia e lo sviluppo regionale, Mladjan Dinkic, il quale ha sottolineato come "il progetto serva degli interessi bilaterali, in funzione dello sviluppo economico". Secondo Sasa Jovanovic, esperto del settore portuale ed infrastrutturale, al progetto parteciperanno anche degli investitori italiani, "ma ciò non diminuisce il rischio di fallimento della gara. La partecipazione di un partner straniero è necessaria ma non basta. I partner stranieri non devono limitarsi ad ottenere la concessione di sfruttamento dei terminal portuali, come la sola motivazione per fare degli investimenti", osserva Jovanovic. Egli spiega che, al fine di ottimizzare al meglio l'uso di risorse finanziarie in questo tipo di investimenti, occorre fare un confronto con la situazione catastrofica dei porti sul Danubio. "Nessuno mette in dubbio che la Serbia diventerebbe molto importante se avesse uno sbocco sul mare, però bisogna tenere anche conto dei costi, che non sono da poco. E’ vero anche il fatto che, se la Serbia avesse i soldi, avrebbe delle grosse potenzialità perché lì è in gioco non solo il Porto, ma anche il trasporto aereo, il corridoio 7 e il corridoio 10. Sono stati aperti molti progetti ma nessuno di loro è stato completato definitivamente", afferma Jovanovic.

Benché il Ministro non abbia rivelato i nomi delle aziende che sono interessate al progetto e quanti soldi il Governo serbo abbia stanziato, dalle parole del Ministro Dinkic si può dedurre che la Serbia avrebbe tra le mani due progetti che sono strettamente collegati tra di loro, ovvero l'acquisto del Porto di Bar di conseguenza la costruzione della ferrovia Belgrado–Bar. Esso ha inoltre lanciato l'iniziativa di creare, con le più grandi società di esportazione della Serbia, un consorzio che, secondo le prime informazioni, sembra sia già fallito. Nikola Vujacic, direttore del Victoria Group spiega che la Serbia deve trovare una strada alternativa per poter esportare i prodotti, e questo proprio in vista del suo ingresso nell’Unione Europea. Finora la Serbia esporta grazie al porto di Costanza, perché il prezzo è ragionevole, ma Vujacic ritiene che gli uomini d’affari serbi abbiano la necessità di usufruire del Porto di Bar; in caso contrario, se si guarda al volume di esportazioni grazie ai porti di Kopar o Fiume, il prezzo sarebbe molto più alto. Vujacic dice che per lui è molto meno costoso esportare attraverso il porto di Costanza che dal Porto di Bar, dato che la sua azienda si trova a Novi Sad. Nonostante il Governo della Serbia all’inizio non ha rivelato quanto abbia messo da parte per questo progetto, si è venuto a sapere che esso ha stanziato 500 milioni di dinari come azionista di minoranza nella gara. Niente è ancora definitivo, perché se partecipassero le aziende serbe, allora parteciperà anche il Governo. Lo stato incentiverà anche l’anno prossimo progetti così importanti e strategici per le compagnie serbe nella regione, per le quali sono stati stanziati 1,5 miliardi di dinari.


Agenzia Balcani


Nota: l'articolo è un estratto di quello pubblicato su Rinascita Balcanica.
Per ulteriori approfondimenti leggi: http://www.rinascitabalcanica.it/read.php?id=40957

02 dicembre 2009

Il Baltico-Adriatico si schiera accanto alle imprese

Il portale di Rinascita Balcanica sarà parzialmente chiuso, con la possibilità di sfogliare le notizie dell'Agenzia Balcani accedendo ad un'area riservata. Questo è l'inizio per lo sviluppo di una élite di aziende, che vogliono contribuire alla realizzazione dell'Osservatorio Italiano, ma anche di giovani studenti o neolaureati che vogliono creare una loro professionalità lavorando a progetti di internazionalizzazione e di cooperazione transnazionale.

Come noto, a partire dal 1° dicembre, il portale di Rinascita Balcanica sarà parzialmente chiuso, con la possibilità di sfogliare le notizie dell'Agenzia Balcani accedendo ad un'area riservata. E' stata una decisione a lunga discussa ma fortemente voluta dalle aziende, dai giornalisti e da tutti coloro che contribuiscono a creare il progetto del Baltico-Adriatico, di cui Rinascita Balcanica, e lo stesso Osservatorio Italiano, fanno parte. Le imprese e tutti coloro che ci leggono da anni hanno creduto in questo progetto editoriale, perché fornisce un'informazione trasparente e molto vicina al reale contesto della regione dei Balcani, aiutando così a proteggere ed incrementare gli investimenti transnazionali. Esso infatti sostiene la cooperazione ma anche la comunicazione tra le due regioni europee, andando a colmare un vuoto e spesso la disinformazione che la guerra e l'isolamento hanno creato. Ora i Balcani sono vicini all'Europa, e così quel progetto "ambizioso e lontano" della Rinascita Balcanica sta diventando reale a tutti gli effetti, sia per noi che per i popoli di questa regione. Viste le nuove esigenze di espansione e di sviluppo di questo progetto, è ora necessario creare una vera e propria "agenzia di informazione" che sia davvero al fianco delle imprese con maggiore professionalità. Tutto ciò che vedete è stato creato sino ad oggi con autentico lavoro e sacrificio, e con i soli contributi delle imprese che hanno visto in noi un punto di riferimento ed una porta sui Balcani a cui accedere con molta facilità. Per il resto, questo portale non ha avuto finanziamenti da istituzioni, ed è il frutto dell'iniziativa di un gruppo di ricercatori e professionisti nato in seno alla Etleboro ONG.





Per tale motivo, vi sono state delle difficoltà, derivanti anche da una sorta di "embargo" a cui hanno sottoposto questa struttura perché troppo efficiente rispetto ad altre realtà ben più grandi e pagate profumatamente. Allo stesso tempo, le nostre informazioni sono state spesso copiate, senza mai menzionare la fonte, allo scopo di lucrarvi sopra. Da tale pratica "poco professionale", ma purtroppo diffusa tra i media italiani, sono nati tanti piccoli progetti, mensili e riviste che hanno elegantemente "rivenduto" il nostro lavoro, nonostante già percepiscano dei contributi. Senza voler entrare nel merito della gestione dei fondi per l'editoria o della gestione delle informazioni con la citazione o meno della fonte, abbiamo deciso di fare un taglio netto, e mettere l'Agenzia Balcani a pagamento, nel nostro diritto d'iniziativa imprenditoriale. Questo sarà anche un modo per creare una élite di aziende, che vogliono contribuire alla realizzazione dell'Osservatorio Italiano, ma anche di giovani studenti o neolaureati che vogliono creare una loro professionalità lavorando a progetti di internazionalizzazione e di cooperazione transnazionale. Così, le nostre imprese potranno sentirsi in qualche modo protette e sostenute nella loro ricerca "intelligente" di nuove soluzioni per l'espansione del loro mercato. D'altro canto, sappiamo bene che il "made in Italy" sia il prodotto maggiormente falsificato all'estero, e che spesso non vengono sufficientemente valorizzate le loro capacità.

Dunque, noi continueremo ad informare ogni giorno le imprese che hanno investito in noi, perché è giusto che debbano essere informate su quello che succede. Il pagamento di un abbonamento non cambierà certamente la vita di queste imprese, perché l'accesso a questa informazione non è irraggiungibile o gravoso. Di fatti, abbiamo deciso di fornire varie tipologie di servizi, differenziate a seconda delle esigenze di ognuno dei nostri lettori. Accanto a Regioni, Comuni e Camere di Commercio, vi sarà un'informazione per centri di ricerca e università, per professionisti, quotidiani e e media. Cercheremo di produrre dossier e rapporti di approfondimento, contribuiremo a sviluppare le informazioni di base per le riviste, nonché consulenze per iniziative di cooperazione ed in internazionalizzazione nella regione. Le imprese, invece, avranno la possibilità di ottenere, con un'unica soluzione di abbonamento, più servizi, in modo da venire incontro alle loro esigenze e bisogni. Per cui daremo sempre la nostra rassegna stampa dei quotidiani locali, selezionata anche sulla base di parole-chiavi o per singoli Paesi. Inoltre scriveremo per loro dei servizi giornalistici, delle interviste o dei reportage sulle loro attività e i loro prodotti. Esse avranno la massima visibilità all'interno dei 12 portali del Baltico-Adriatico, uno per Paese, in cui vedranno pubblicato il loro articolo nonché una pagina totalmente dedicata alla loro azienda. Esse avranno a disposizione una pagina elettronica in cui potranno descrivere brevemente la loro attività, fornire dati e contatti utili e pubblicare una presentazione dei prodotti offerti. Saranno inoltre inserite in una database che classifica le diverse attività economiche in categorie professionali e merceologiche. Alla fine, dovremmo realizzare con la vostra cooperazione una “camera di commercio virtuale” in cui ogni impresa potrà reperire agevolmente materie prime, prodotti, servizi e partner con cui comunicare, condividere esperienze e risorse. Speriamo così in una seria adesione a partecipazione di tutti coloro che amano le terre dei Balcani e soprattutto non si arrendono dinanzi alla crisi al disfattismo, perché credono nella forza dell'economia italiana e delle piccole imprese che la costituiscono.