Il piano per la privatizzazione dei servizi postali è giunto alle ultime e importanti fasi,prima della completa e definitiva liberalizzazione. La Commissione Europea ha infatti preannunciato l'emanazione di una direttiva che realizzerà la completa liberalizzazione delle "poste" iniziata il 1997 con la direttiva n. 97/67/CE. A partire dal 2009 viene per legge eliminato il monopolio dello Stato per i servizi postali universali, ossia di raccolta, di smistamento, di instradamento e di distribuzione dei prodotti di posta, ossia la corrispondenza, i telegrammi e i pacchi, compresi quelli inferiori ai 50 grammi sino ad ora non considerati. Viene meno quello che è stato definito il settore riservato, quello che per molto tempo è stato un servizio pubblico perché non solo tratta beni protetti da diritti di riservatezza, inviolabili per le persone e i cittadini, ma anche perché deve essere garantito ovunque e per tutti, anche se è antieconomico, anche se non esiste il mercato. Ciò spiega perché le assunzioni sono garantite da un sistema di concorsi, il perché della sua diffusione anche in centri rurali di poche anime.
Dietro le poste c'è la storia di uno Stato, quella che è sempre stata la "banca dei poveri e degli emigrati", la cassaforte della corrispondenza, dei dati privati, dei risparmi, ma anche dei pagamenti dello Stato. Ha rappresentato, e per molti lo rappresenta ancora, l'isola tranquilla del piccolo risparmio, non logorato dalle spese di tenute di conto, il punto raccolta delle rimesse degli emigrati che hanno tenuto in piedi l'Italia quando era prossima al fallimento.
Dietro le poste c'è una macchina di sistemi informatici, di meccanismi logistici, c'è una base di dati immensa, che contiene le informazioni di un secolo di storia di Italia, di uno Stato e dei suoi cittadini.
Il processo di liberalizzazione annunciato dalla Commissione è ancora vago, perché sono stati stabiliti dei principi di armonizzazione e di concorrenza, ma non specifica i confini di quello che deve essere sempre considerato "cosa pubblica" e ciò che invece sarà dato in pasto ai privati. Si parla di servizi postali, non si precisa per esempio il risparmio, tuttavia abbiamo già assistito ad una parziale liberalizzazione quando è arrivato nelle nostre poste il BancoPosta, i Prodotti Finanziari, gli sportelli di MoneyGram e altre compagnie per il trasferimento dei soldi.
Per cui non è da escludere che il completo processo di privatizzazione abbraccerà proprio tutto, fin quando le Banche si impossesseranno di quello che era il mite concorrente, perché rubava il cliente modesto, le transazioni delle Bollette e delle pensioni e di ogni altro trasferimento da parte dello Stato. Il mercato che offre non è certo da escludere: i servizi postali dell'UE trattano ogni anno 135 miliardi di invii per un fatturato di 88 miliardi di euro, ossia l'1% del prodotto interno lordo della Comunità, impiegano inoltre più di 5 milioni di persone. La posta è dunque tanto un bene economico quanto sociale.
Ogni Stato membro avrà dunque la possibilità di scegliere fra una serie di strumenti per finanziare la fornitura del servizio universale, o la possibilità di ripartire fra più operatori l'obbligo del servizio universale. Le misure proposte dalla Commissione tuttavia non offrono di garanzie di finanziamento per il servizio universale, anche volendo mettere tra le priorità la qualità, l'accessibilità, la competitività dei servizi di cui godono i cittadini. Qual è il prezzo di tutto questo? Ancora una volta è il controllo delle informazioni delle persone, dell'accesso al credito e all'usura sul denaro, sul tempo.
Il meccanismo che sta dietro le privatizzazioni è sempre lo stesso. Innanzitutto quello che prima era concentrato in un unico organismo verrà suddiviso e ripartito tra gli operatori privati, soprattutto esteri, quindi il sistema delle poste verrà frammentato. L'infrastruttura non cambierà, sarà sempre la stessa, ma diverse saranno le politiche delle tariffe, delle spedizioni, ma soprattutto del personale e del credito. Viene esclusa, ma senza alcuna garanzia che sarà legge, la possibilità per i privati di creare i francobolli, così come di chiudere molti dei piccoli uffici che sono antieconomici e non riescono a sostenere la struttura.
Si è garantito la diminuzione dei prezzi, ma questo non per legge mediante la fissazione di tariffe pubbliche, ma perché sarà la libera concorrenza a portare l'abbattimento dei costi della struttura pubblica inefficiente.
La decisione della Commissione ha sollevato non pochi timori per le agenzie di tutti gli Stati Europei che stanno cercando di non perdere quella identità di servizio pubblico che la distingue dai servizi commerciali. Tuttavia, occorre ammetterlo, molti governi saranno contenti, soprattutto quello italiano che ha già parlato di dismissione delle poste dalla proprietà del Tesoro: l'ennesimo "carrozzone" da eliminare.
Gli accordi di collaborazione già sono alle porte, come quello tra PosteItaliane e UPS e FEDEX che dispongono di un servizio aeromobile di portata internazionale. La legge non è ancora in vigore, ma le pedine si sono già cominciate a muoversi, quindi la macchina della liberalizzazione, brevettata dal FMI, è già in moto: questi personaggi hanno già pensato e previsto tutto, e si sono arrogati il diritto di decidere per la nostra economia senza che nessuno gli ha dato questo potere. Ovunque sono andati con le loro liberalizzazione hanno fatto il deserto intorno a loro, perché ragionano in termini economici, perché loro devono rivolgersi agli utenti e non ai cittadini e ai risparmiatori, che vantano per questo maggiori diritti.
Dietro le poste c'è una macchina di sistemi informatici, di meccanismi logistici, c'è una base di dati immensa, che contiene le informazioni di un secolo di storia di Italia, di uno Stato e dei suoi cittadini.
Il processo di liberalizzazione annunciato dalla Commissione è ancora vago, perché sono stati stabiliti dei principi di armonizzazione e di concorrenza, ma non specifica i confini di quello che deve essere sempre considerato "cosa pubblica" e ciò che invece sarà dato in pasto ai privati. Si parla di servizi postali, non si precisa per esempio il risparmio, tuttavia abbiamo già assistito ad una parziale liberalizzazione quando è arrivato nelle nostre poste il BancoPosta, i Prodotti Finanziari, gli sportelli di MoneyGram e altre compagnie per il trasferimento dei soldi.
Per cui non è da escludere che il completo processo di privatizzazione abbraccerà proprio tutto, fin quando le Banche si impossesseranno di quello che era il mite concorrente, perché rubava il cliente modesto, le transazioni delle Bollette e delle pensioni e di ogni altro trasferimento da parte dello Stato. Il mercato che offre non è certo da escludere: i servizi postali dell'UE trattano ogni anno 135 miliardi di invii per un fatturato di 88 miliardi di euro, ossia l'1% del prodotto interno lordo della Comunità, impiegano inoltre più di 5 milioni di persone. La posta è dunque tanto un bene economico quanto sociale.
Ogni Stato membro avrà dunque la possibilità di scegliere fra una serie di strumenti per finanziare la fornitura del servizio universale, o la possibilità di ripartire fra più operatori l'obbligo del servizio universale. Le misure proposte dalla Commissione tuttavia non offrono di garanzie di finanziamento per il servizio universale, anche volendo mettere tra le priorità la qualità, l'accessibilità, la competitività dei servizi di cui godono i cittadini. Qual è il prezzo di tutto questo? Ancora una volta è il controllo delle informazioni delle persone, dell'accesso al credito e all'usura sul denaro, sul tempo.
Il meccanismo che sta dietro le privatizzazioni è sempre lo stesso. Innanzitutto quello che prima era concentrato in un unico organismo verrà suddiviso e ripartito tra gli operatori privati, soprattutto esteri, quindi il sistema delle poste verrà frammentato. L'infrastruttura non cambierà, sarà sempre la stessa, ma diverse saranno le politiche delle tariffe, delle spedizioni, ma soprattutto del personale e del credito. Viene esclusa, ma senza alcuna garanzia che sarà legge, la possibilità per i privati di creare i francobolli, così come di chiudere molti dei piccoli uffici che sono antieconomici e non riescono a sostenere la struttura.
Si è garantito la diminuzione dei prezzi, ma questo non per legge mediante la fissazione di tariffe pubbliche, ma perché sarà la libera concorrenza a portare l'abbattimento dei costi della struttura pubblica inefficiente.
La decisione della Commissione ha sollevato non pochi timori per le agenzie di tutti gli Stati Europei che stanno cercando di non perdere quella identità di servizio pubblico che la distingue dai servizi commerciali. Tuttavia, occorre ammetterlo, molti governi saranno contenti, soprattutto quello italiano che ha già parlato di dismissione delle poste dalla proprietà del Tesoro: l'ennesimo "carrozzone" da eliminare.
Gli accordi di collaborazione già sono alle porte, come quello tra PosteItaliane e UPS e FEDEX che dispongono di un servizio aeromobile di portata internazionale. La legge non è ancora in vigore, ma le pedine si sono già cominciate a muoversi, quindi la macchina della liberalizzazione, brevettata dal FMI, è già in moto: questi personaggi hanno già pensato e previsto tutto, e si sono arrogati il diritto di decidere per la nostra economia senza che nessuno gli ha dato questo potere. Ovunque sono andati con le loro liberalizzazione hanno fatto il deserto intorno a loro, perché ragionano in termini economici, perché loro devono rivolgersi agli utenti e non ai cittadini e ai risparmiatori, che vantano per questo maggiori diritti.