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12 maggio 2014

L'aereo fantasma trova la licenza

Tirana - Tutto è cominciato dalle accuse sollevate dall’ex Ministro della Difesa Arben Imami, rivolte all’attuale capo del dicastero Mimi Kodheli, circa lo sfruttamento delle infrastrutture delle forze armate per fare un traffico di droga. Una tesi che viene presto abbracciata da tutta l’opposizione, diventando una voce unanime all’interno dei dibattiti parlamentari, e chiedendo pubblicamente di fornire spiegazioni sull’esistenza di un ‘traffico di droga’ attraverso un piccolo aereo bianco, utilizzando l’area di Divjaka e l’aeroporto militare di Gjader (Lezha). Il Ministro smentisce categoricamente, non si occupa del fatto e contrattacca con argomentazioni politiche. In suo sostegno interviene il Presidente del Parlamento Ilir Meta che, ridicolizzando le accuse di Sali Berisha, afferma che “gli aerei di cui parla l’opposizione sono quelli della disinfestazione delle zanzare”. Ciononostante, Berisha non esita, e rilancia con convinzione che “le sue informazioni sono chiare e si basano su fonti attendibili”.
Il caso vuole che, poco dopo, i media pubblicano il documento mediante il quale il servizio segreto albanese (SHISH) aveva informato il Ministero della Difesa della presenza di strani movimenti di un piccolo aereo bianco, sulla base di alcune testimonianze. Di seguito il capo dei servizi precisa che tali informazioni costituiscono dei “ragionevoli dubbi ma non dei fatti provati”, condannando allo stesso tempo la fuoriuscita del documento classificato. Dinanzi alle nuove evidenze, il Parlamento accetta l’apertura di una commissione di inchiesta per indagare sui fatti. Il primo incontro si tiene venerdì 9 maggio, il 10 maggio viene ritrovato un aereo. Secondo una prima ricostruzione, l’aereo in fase di atterraggio subisce dei danni al carrello e finisce sulla spiaggia di Divjaka. Il pilota, Giorgio Riformato (67 anni) cittadino italiano, afferma di aver avuto un’avaria e ha deciso un atterraggio di emergenza. Intanto, gli abitanti della zona allertano la polizia che, nel tragitto per raggiungere la spiaggia e non lontano dal luogo dell’incidente, vede un’auto abbandonata sul ciglio della strada, degli uomini in fuga e dei borsoni gettati accanto. Gli agenti intervengono e riescono a fermare Saimir Bajrami, che ha con sé 27 mila euro, e trovano 460 chili di marijuana nei borsoni.

La polizia, il giorno successivo, conferma che i due fatti sono collegati. Una volta che la notizia arriva sui media, il Ministro degli Interni annuncia con grande euforia, che l’aereo non è “un fantasma” bensì “reale e con licenza”, e grazie ad una grande operazione della polizia è stato fermato il traffico di droga. Berisha, non potendo fermare l’entusiasmo, lancia un comunicato sui social network in cui afferma che “l’aereo è atterrato per sovraccarico”, anche se in realtà era vuoto. Entrambi mentono. A questo punto, il dibattito dell’aereo misterioso, che aveva tenuto banco per settimane nei talk-show e in Parlamento, entra violentemente nelle chiacchiere di tutta l’Albania, ipotizzando scenari di complotti geopolitici e, in un certo senso, surreali. Il picco si tocca con il lancio sui social network, di un fotomontaggio di una fantomatica Prima Pagina del Corriere della Sera con i titoli “I baroni della droga” e “UE chiede arresto del Primo Ministro Rama e del Ministro degli Interni Tahiri”. Molti i media che, senza verificare l’informazione, hanno pubblicato la sensazionale notizia della ripresa del Corriere.

Che dire, Signor Primo Ministro, queste cose succedono quando si toccano certi circoli delle Agenzie, dove si creano le carte “a favore o contro”. Evidentemente, qualcuno non l’ha informata, ha fatto sì che vi fossero dei “ragionevoli dubbi” ed ha portato avanti con molta sicurezza l’intera vicenda, sapendo di ottenere un risultato. Purtroppo, qualche errore di comunicazione esiste tra i due uffici, e forse qualcuno, a Lei vicino, Le fa solo credere che è tutto sotto controllo. In queste “attività diplomatiche” servono delle persone di contatto che ‘cooperano’, quelle che volgarmente vengono chiamate eminenze grigie. Lei non è certo Mitterand, che può creare una centrale di ascolto all’interno della Presidenza del Consiglio. Deve quindi prestare attenzione alle raccomandazioni dei tecnocrati europei, che non sono in grado di capire le singole situazioni interne di Paesi come l’Albania, ma guardano i Balcani nel loro complesso. Bisogna negoziare le riforme, e non accettare passivamente per un’immagine politica. Il caro amico Fule, e tutto il suo staff, ha solo creato false prospettive e confusione, sprecando i soldi dei contribuenti europei per non concludere niente. Forse, Signor Primo Ministro, Lei vede l’Albania dall’esterno, dimenticando così gli albanesi. L’Albania non è solo Tirana, è da Konispol a Dukagjin.