Motore di ricerca

06 maggio 2010

Le strategie inesistenti


La crisi greca, che ha dato il gran colpaccio alle Borse europee e alla stessa credibilità dell'Unione Europea, sembra avvicinarsi sempre più alla regione dei Balcani, che già viaggia continuamente sul filo del rasoio. Tutti gli Stati balcanici, anche se ognuno per ragioni diverse, gestisce la propria politica sociale con le casse del tesoro sempre vuote, rinnovando di mese in mese prestiti e finanziamenti presso le grandi banche internazionali ed europee. A fronte dei programmi di credito, le istituzioni finanziarie chiedono tagli alla spesa pubblica continuamente, con riduzione di salari e pensioni, privatizzazioni e concessioni ai privati. Tutte le società pubbliche che gestiscono o possiedono risorse vitali per il Paese hanno un cosiddetto "partner strategico", che nient'altro è il vero proprietario che decide nei fatti la gestione e i piani di investimento.
Nonostante tutto, però, la liquidità è sempre poca, al limite per le piccole imprese, quasi inesistente per pagare medici o professori, e la situazione sembra sempre collassare in una protesta di piazza. Non dimentichiamo che Sarajevo è stata presa d'assalto nel giro di poche ore da oltre 3000 uomini, ex veterani di guerra, ai cui il Fondo Monetario vuole negare le pensioni, obbligando così il Governo a ritirare il decreto e a ridiscutere tutto a tavolino. Le Banche e le casse delle amministrazioni locali cominciano ad essere piene di bonds e titoli collaterali (vedi il caso della Croazia e scandalo Hypo Alpe Adria), che nei fatti dissimulano la bancarotta e tengono in piedi questo grande bluff. Lo stato dell'economia dei Balcani non è poi così diversa da quella della Grecia di pochi anni fa, quando si cominciarono ad avvertire le prime avvisaglie con la cessione delle ultime società di Stato, come quella di OTE. A differenza della Grecia, questi Paesi hanno già conosciuto un fallimento controllato, e possono facilmente ricadere perché sono in una fase di transizione, retti in piedi solo dai contratti di investimento e dai programmi dei fondi strutturali, però nei fatti da una eterna promessa ad investire se i governi locali sono pronti ad indebitarsi per pagare. Queste popolazioni sono paralizzate dai labirinti burocratici, perché mentre si annunciano grandi cambiamenti, si riducono gli stipendi, e lo Stato stesso tira avanti grazie alla criminalità. Questo è lo shock della civilizzazione e sono sempre più gravosi i dubbi nutriti nei confronti di questa Europa che ha lasciato fallire la Grecia senza neanche rendersene conto, continuando sempre a chiedere liberalizzazioni. Ma stiamo molto attenti ai sintomi di un cancro che si avvicina, perché se i Balcani stanno male, anche l'Europa sta male.
Siamo governati in effetti da speculatori, che hanno in mano i media, che ogni giorno rimbalzano soap opere: questo è il declino del capitalismo. Gli abbracci, le strette di mano, i protocolli di cooperazione, i milioni che viaggiano sulle nostre teste, ma i conti sono sempre in rosso e bisogna sempre andare a battere cassa alla Banca Mondiale. Le laure si comprano, i figli di papà crescono sempre più stupidi, le caste si ingrossano, mentre cocaina, silicone e carte di credito diventano simbolo di modernità: questa è la strategia del regno senza cervello. Ma cosa ne sanno gli occidentali dei Balcani? Sicuramente nulla, per loro la Serbia ha invaso la Bosnia, sono convinti che qui la gente è povera e muore di fame, che sono tutti zingari e nomadi. Se questa è la convinzione degli europei lo dobbiamo solo ai consulenti e ai tuttologi che affollano gli uffici dei governi, ai tecnici della 'democrazia', che sono venuti qui ed hanno esportato la più grande depravazione culturale europeista della 'global finance'. Il problema è che sono davvero convinti che democrazia significa 'dire e fare tutto quello che si vuole', anche quello di rubare direttamente nelle casse dello Stato, e costruirsi ville con 5 linee telefoniche. Di fatti, anche i poliziotti dell'Eulex si sono dovuti adeguare e sono stati colti in flagrante mentre trafficano sigarette e alcool. Un esempio per farvi capire che ci sono più 'impicci e imbrogli' tra gli internazionali che sono in queste zone che tra i banditi. La differenza è che i criminali si dichiarano nella comunità, sono fieri di esserlo perchè 'lavorano onestamente' dietro la propria responsabilità. I peggiori poi sono quelli che lavorano nelle Ong , e non si riesce mai a capire cosa fanno, da dove prendono i soldi, e fanno da consulenti per i politici locali nonché da controllori per i tentativi di corruzioni. Ecco perché alle conferenze di questi grandi "leader politici" sono davvero pochi i giornalisti che rimangono ad ascoltare, si guardano e sorridono, ben sapendo che stanno ascoltando solo sciocchezze e che girato l'angolo li troveranno nei bar a fare chiacchiere totalmente ubriachi. Questi sono "i grandi leader" che hanno stretto le mani ai potenti dell'Europa, piccoli uomini insignificanti che credono di essere dei governanti.
La cosa triste, però, è che sono soltanto e continuamente illusi, perché lasciano loro credere di essere entrati nella 'famiglia europea', quando poi dopo solo pochi mesi di liberalizzazione di visti alcuni hanno persino chiesto di revocare le agevolazioni, terrorizzati dall'idea di essere invasi. Forse sono stati proprio quei pullman di albanesi di Macedonia e Serbia giunti in massa in Belgio a far arretrare la Commissione Europea sulla concessione dei visti anche ad Albania e Bosnia, oltre ovviamente a tante implicazioni di carattere politico. Tuttavia, anche sei i visti si fermano, gli speculatori sono sempre a lavoro, al punto che hanno trovato in Bosnia il petrolio per prepararsi alla emissione di bonds e collaterali. Fusioni, joint-venture, partenariati strategici, intricatissimi castelli sociali per salvare magari una società in occidente. La verità è che noi abbiamo creato questi mostri megalomani, che hanno dissanguato le casse dello Stato e oggi saccheggiano le piccole e medie imprese: un piccolo manipolo di consulenti internazionali in tutti i Balcani possono creare una voragine nei bilanci statali. Consulenti e tecnici, che non rispondono a nessuno ma solo ai club internazionali, hanno indebitato interi Paesi facendo passare tutto questo per integrazione, e oggi che sono arrivati al punto del 'cannibalismo' , non fanno altro che consegnare un contratto da firmare, che diventa un'arma in una roulette russa.
Io non sono contrario al concetto di Europa, ma ho notato che la realtà è totalmente diversa da quello che viene scritto nei Trattati. Il crimine verso lo Stato viene chiamata speculazione , ma sarebbe meglio chiamarla terrorismo, o meglio ancora genocidio. L'Europa è solo un' idea messa in mano ad una banda di assassini e di criminali. Potrebbe anche essere una speranza, ma messa in mano a tecnici, consulenti e speculatori, ci trasforma in burattini nelle mani di Tiranni.