Motore di ricerca

01 luglio 2011

Fallisce Rekom: la cacciata di Natasa Kandic


Banja Luka - Natasa Kandic, storica protagonista delle campagne mediatiche occidentali nei Balcani per i crimini di guerra, lascia la Rekom dopo forti critiche e dure accuse. Il fallimento della raccolta delle firme o la malversazione dei fondi stanziati non sono l'unica causa ad aver dettato il licenziamento della 'madre di tutte e madri' della disinformazione nei Balcani. La pubblicazione degli articoli da parte dell'Osservatorio Italiano si sono rivelati delle granate, in quanto hanno innescato tra i media locali dei Balcani un'ondata di contro-informazione e di attacchi contro la Rekom, all'interno di forum, socialnetwork e dibattiti, per poi espandersi a macchia d'olio con il boicottaggio e lo smantellamento dei chioschi nelle strade. Il grande conflitto di interesse della Rekom e la malafede di questo esercito di 'fondamentalisti democratici', strafinanziati da Soros, è divenuto sempre più evidente ed inaccettabile. E' evidente quindi che il messaggio trapelato tra i media è giunto ai vertici, che si sono così visti costretti a chiudere la questione prima di una emorragia che potrebbe colpire anche le altre iniziative intraprese dallo stesso gruppo di potere. Rekom infatti è solo la punta di una piramide di disinformazione dilagante, che attraverso una fitta rete di ONG e Associazioni si aggancia ad ogni questione e polemica, da sfruttare a proprio vantaggio per attaccare progetti energetici e concessioni a 'società estranee'.

Per quanto riguarda la Kandic, c'è ben poco da dire. Per anni è stata citata dai media internazionali come portavoce della lotta ai crimini di guerra commessi dai serbi, finanziando il suo Centro dei Diritti Umani a Belgrado, ben consapevoli che era un "utile idiota" da usare al momento opportuno. Veniva dipinta dai media amici come una 'eroina europea' solo perchè dava loro qualche spicciolo o qualche gita per partecipare al Gay Pride, visto che qualche Direttore è molto sensibile a queste tematiche, come 'test di democrazia dei Paesi' che vogliono l'integrazione. Dopo il lancio dell'iniziativa volta a creare una commissione regionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, quale miglior portavoce poteva essere scelto se non la Kandic, sempre avida di denaro e 'affamata di democrazia diretta'. Qualcosa però non ha funzionato stavolta, visto che la maggior parte delle firme sono state raccolte in Serbia, in Montenegro e nella Srpska, insomma tra il popolo serbo e non quello bosniaco o kosovaro. Al momento di mettere le firme, chi ha fatto secondo loro il genocidio voleva un processo dei crimini, e invece chi dice di averlo subito, non è andato a firmare. A questo punto, chi finanziava tutta la baracca evidentemente avrà capito che con le chiacchiere non avrebbero ottenuto molto, anche perchè per anni hanno orchestrato una campagna diffamatoria nei confronti dei serbi. Alla fine la Kandic ha perso 'per un pelo' la sua opportunità di rilanciarsi, come la sua esimia collega Carla del Ponte, rinnegata persino dalla Svizzera e dal Canton Ticino. Questo serva però da monito alle ONG italiane, che pensano di poter restare sul carro dei vincitori per sempre, parlando semplicemente di crimini di guerra, di 'democrazia' e integrazione. Bisogna stare molto attenti a mettersi in certi giochi, i tempi sono cambiati e sono rapidissimi. Non siamo degli sprovveduti come credete, il vostro tempo è finito e con i conti alla mano siamo pronti a smantellare l'ennesimo progetto di speculazioni. I soldi sono tutti uguali, dipende da chi li prende e come li prende