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06 giugno 2012

Una primavera balcanica?


Roma - E’ attualmente in atto una regia ad ampio raggio che sta consegnando i Balcani alla mafia, dietro il benestare della comunità internazionale che, dopo il fallimento della strategia di stabilizzazione della regione, ha deciso di scaricare la zavorra della conservazione dell’equilibrio interno alla criminalità organizzata e alle lobbies degli speculatori. I paesi balcanici rimasti fuori dall’Unione Europea sono entrati in una fase post-transizione, che li lascerà nel limbo per molti anni, fino a quando non vi sarà una reale ripresa dell’Europa. In questo periodo, in Stati come questi può accadere di tutto, dal ritorno al nazionalismo sino al più selvaggio liberismo di autodistruzione delle risorse interne. Piccoli gruppuscoli e associazioni non governative stanno orchestrando continue provocazioni, utilizzando i fondi UE e USAID per la ricostruzione e lo sviluppo per fomentare proteste e nuclei di contestazione contro i politici locali o concorrenti scomodi.

Il mercato non lo fa più l’economia, ma le manifestazioni degli indignati e degli anonymous, mentre gradualmente viene dispiegata la lotta armata mascherata da fantomatici anarchici o folli gesti isolati. Non esiste più logica o strategia, ma guerra fratricida pianificata nei più segreti meandri delle intelligence ostili, per difendere percorsi di gasdotti e tagliare rapporti informali non previsti dai patti atlantici. Vogliono una primavera araba alle porte dell’UE, cercano in tutti i modi di capovolgere gli attuali governi, utilizzando ogni sorta di strumento propagandistico e dimostrativo. Le varie ONG della corruzione sono sostenute dalle lobbies che sfornano reportage esclusivi vecchi di anni, indagini esplosive che sono frutto della rielaborazione dell’informazione trasmessa dai media locali in tutti questi anni e rimasti inascoltati. E’ un crimine quello di non aver voluto vedere? Una forma di democrazia strana, un concetto relativo che gli ambasciatori hanno usato per vendere dei prodotti come semplici agenti di commercio. Nel frattempo hanno dimenticato il loro vero ruolo di consulente e assistente dell’internazionalizzazione sostenibile.

Esemplare il caso della A2A, che solo oggi chiede al Governo montenegrino di pubblicare il contratto di privatizzazione della EPCG, ma doveva farlo tanto tempo fa. Adesso è troppo tardi, per il semplice fatto che chi doveva salvaguardare gli interessi nazionali era occupato, oppure ha avuto la presunzione di capire i Balcani, ma puntualmente non ne ha indovinata una. Qualcuno caparbiamente dice ancora “Viva l’Italia”, oltre confine si difendono delle convinzioni di irriducibilità, ma quando ai nostri grandi patrioti verranno ridotti gli stipendi, vedremo se restano al loro posto, o corrono subito dall’avvocato. Purtroppo quando si è in guerra, caro Ministro Terzi, non si fanno comunicati o si mostra ottimismo: i problemi si possono risolvere, ma possono anche aggravarsi. Un Sistema-Italia che nei fatti non esiste, e che non protegge le nostre aziende all’estero, ha la miopia e la presunzione di capire. Di fatto, si negano anche le tragedie economiche, mentre stranamente si accreditano quelle di altri Paesi così lontani da noi, come la Siria. E’ uno strano Paese il nostro, e ha l’unico fato di essere succube, schiavo e servo.