Kiev - L'imprevista reazione del Cremlino alla crisi in Ucraina ha senz'altro messo in evidenza le lacune del meccanismo diplomatico delle Nazioni Unite nonché dei sistemi di intelligence dell'apparato NATO in generale, e statunitense in particolare. Non è stato possibile anticipare o prevedere in nessun modo la nascita di questa pericolosa 'incomprensione' con Mosca, nella più sbagliata convinzione che la Russia fosse debole o incapace di reagire in campo internazionale per difendere i propri interessi.La strategia della Russia, vista la sua complessità e tempestività, non è stata colta dalle intelligence perché con i loro "sistemi semantici di elaborazione" non potevano tracciare nessun grafico o cartina che contenesse una "risposta intelligente". L'indottrinamento e l'inquinamento delle informazioni è arrivato ad un livello tale che tutto ciò che circola sui tavoli diplomatici sono pure ovvietà, o mere elucubrazioni di fantomatici esperti. Con la guerra al terrorismo e la strategia delle rivoluzioni colorate era tutto facile, perché erano gli stessi servizi occidentali a provocare i 'casus belli', a produrre le prove e a monitorare i conflitti: per questo motivo erano così efficaci, così previdenti e infallibili.
Ed infatti, nell'immaginario collettivo occidentale e pro-europeo, si pensava, in maniera fin troppo semplicistica, di poter cambiare in maniera coatta la leadership al potere con una serie di scontri di guerriglia urbana e un 'tragico incidente' di martiri vittime del regime, per poi poter tranquillamente creare un nuovo Governo con cui firmare l'accordo di adesione e risolvere tutti i problemi economici ed energetici dell'Europa. Mai nessuna convinzione si è rivelata più errata e, dopo la pronta e rapida decisione di Mosca, si è creato un paradosso diplomatico che ha dell'assurdo: le potenze occidentali dovranno spiegare, senza misure unilaterali di interventi armati, chi ha provocato quell'omicidio di massa e perché non è stato rispettato l'accordo per le elezioni anticipate. In caso contrario, l'Ucraina perderà la Crimea e andrà incontro al pericolo di implosione interna, visto che il suo disastro finanziario non sarà equamente ripartito tra Russia e Europa, ma ricadrà totalmente sui contribuenti europei, che dovranno accogliere in UE uno Stato diviso, instabile, e con tutti i suoi oligarchi nelle cui mani si racchiude il patrimonio nazionale ucraino.
Ed infatti, nell'immaginario collettivo occidentale e pro-europeo, si pensava, in maniera fin troppo semplicistica, di poter cambiare in maniera coatta la leadership al potere con una serie di scontri di guerriglia urbana e un 'tragico incidente' di martiri vittime del regime, per poi poter tranquillamente creare un nuovo Governo con cui firmare l'accordo di adesione e risolvere tutti i problemi economici ed energetici dell'Europa. Mai nessuna convinzione si è rivelata più errata e, dopo la pronta e rapida decisione di Mosca, si è creato un paradosso diplomatico che ha dell'assurdo: le potenze occidentali dovranno spiegare, senza misure unilaterali di interventi armati, chi ha provocato quell'omicidio di massa e perché non è stato rispettato l'accordo per le elezioni anticipate. In caso contrario, l'Ucraina perderà la Crimea e andrà incontro al pericolo di implosione interna, visto che il suo disastro finanziario non sarà equamente ripartito tra Russia e Europa, ma ricadrà totalmente sui contribuenti europei, che dovranno accogliere in UE uno Stato diviso, instabile, e con tutti i suoi oligarchi nelle cui mani si racchiude il patrimonio nazionale ucraino.
Tuttavia, è difficile oggi tracciare uno scenario su quanto accadrà, e forse questa è la prima guerra moderna per la quale non è possibile prevedere i probabili risvolti. Lo scontro tra le diverse correnti di disinformazione - da una parte i media occidentali, e dall'altra parte la propaganda russa - ha inondato i media e i circuiti di informazione, rendendo sempre più complicato la distinzione tra segnali sensibili di oggettiva pericolosità, e flussi di controinformazione per il depistaggio. Infatti, la controparte atlantica, non potendo intervenire in maniera diretta, sta utilizzando i giornalisti come pedine di provocazione, nel tentativo di cogliere quel passo falso che giustificherebbe la destabilizzazione completa del paese. La macchina hollywoodiana ha già sponsorizzato il movimento di Maidan, e tenta di fare lo stesso in Crimea, come anche in Russia.
Va osservato in tale sede, che il video della "rivoluzione di febbraio" del Maidan (I Am a Ukrainian) è stato prodotto dalla stessa società che ha gestito altre campagne per la National Endowment for Democracy (NED). Le immagini sono state girate in uno studio, con un approssimativo fotomontaggio, mentre la bella ragazza che legge un accorato appello si chiama , e vive in America. Per la fotografia è stato assunto il britannico Graham Mitchell, dietro l'idea del professor Larry Diamond della Stanford University. Lo stesso produttore è coinvolto nella creazione del filmato trasmesso nell'autunno del 1990, che mostrava una ragazza di 15 anni (poi individuata come la figlia dell'ambasciatore del Kuwait nel Regno Unito) che raccontava le barbarie dei soldati iracheni sui neonati nelle incubatrici. Il video fu proiettano nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre tre mesi dopo fu lanciata l'Operazione "Desert Storm".
D'altro canto la Russia, ben consapevole del funzionamento di tali meccanismi, ha creato un'intricata rete di propaganda, per spingere in un vortice di isteria gli stessi ucraini, dando al contempo molto credito all'impatto di controreazione delle singole comunità locali, soprattutto delle regioni orientali e sud occidentali. Ma prima di ogni azione, ha provveduto a chiudere i confini della Crimea, e a serrare le frontiere orientali, infondendo nelle autorità di Kiev il terrore di essere circondati. Le truppe di Berkut e delle milizie locali che controllano i confini della Crimea impediscono l'accesso ai giornalisti e ai funzionari delle organizzazioni internazionali e non governative, onde evitare che anche questa regione venga infiltrata da provocatori che possano causare degli incidenti. Contemporaneamente, la Russia sta diffondendo una serie di informazioni di dubbia veridicità, ma che hanno l'obiettivo di anticipare o scongiurare una reazione azzardata da parte dell'esercito ucraino. Da giorni infatti circola in maniera insistente l'allarme circa un possibile finto attacco delle posizioni ucraine da imputare ai russi, una sorta di auto-bombardamento (tecnica questa utilizzata spesso dagli eserciti NATO in precedenti conflitti, in particolare nella guerra della Jugoslavia) in modo da sbloccare lo stallo diplomatico e dare modo alle forze occidentali di intervenire a supporto di Kiev. I servizi russi hanno già paventato tale ipotesi, soprattutto a ridosso del referendum della Crimea, che andrebbe a destabilizzare la situazione e a bloccare del tutto il processo di distacco della regione.
Una dimostrazione di quanto affermiamo ci viene offerta dalla pubblicazione, da parte di un presunto gruppo di Anonymous, della corrispondenza di un ufficiale dell'esercito ucraino, che dialoga con un funzionario dello US State Departement - a cui chiede supporto ed assistenza da parte della NATO per fronteggiare l'avanzata russa - e poi con un fantomatico contatto, a cui chiede di inscenare un incidente che sia, in maniera incontrovertibile, imputato all'esercito russo. Gli hacker ottengono anche una foto, che mostra un'immagine satellitare della base aerea di Melitopol (città dell'Ucraina sud-orientale nell'Oblast' di Zaporižžja) con degli obiettivi cerchiati in rosso (esplosione auto GAZ-66, distruzione di 2 aerei IL-76, mitragliata contro velivoli). Il piano dovrebbe essere posto in essere questo sabato 15 marzo, da parte di soggetti che "parlano russo" e usano mezzi russi, tutto ovviamente filmato e documentato.
La veridicità di tale informazione è assai dubbiosa, ma rende l'idea di come si stia sviluppando questa guerra di disinformazione, lasciando di volta in volta trapelare segnali deboli sui possibili risvolti di conflitto. Senza dubbio, quella che abbiamo dinanzi non è più la Guerra Fredda, anche se vogliono far credere che di questo si tratti. Siamo invece dinanzi all'inizio delle future guerre cybernetiche, con lo scontro di due società tra di loro opposte.
Da una parte abbiamo chi ha utilizzato l'internet in maniera spregiudicata e, non avendo capito il suo impatto sociologico, lo ha sfruttato come una risorsa economica. Attraverso la 'rete' ha creato delle rivoluzioni artificiali, costruite attraverso delle masse informi di persone ipocrite, spalleggiate dai mass-media, che hanno fomentato e artefatto la loro lotta, creando situazioni di fiction perdendo strada facendo il senso reale delle cose. I movimenti rivoluzionari sono stati costruiti attraverso la selezione di persone che rispondono ad un profilo delineato con l'elaborazione dei big-data, a loro volta trattati con algoritmi semantici scritti da programmatori che, nel loro settore, sono considerati come dei "veggenti": della loro scienza è stato fatto un credo. E' divenuto quindi un business di avanguardia del marketing, estrapolando profili di tendenza e delineando con grande precisione desideri, sogni e preferenze. Non hanno più bisogno delle ricerche di mercato: sanno già a quale porta bussare per proporre i propri prodotti o il proprio candidato. Hanno così assemblato dei gruppi disomogenei che non sono in grado di rimanere più di un giorno nelle loro manifestazioni, non essendo spinti da una vera ideologia; la corruzione e la democrazia non rappresentano ideali così forti da indurre le persone a combattere e a scontrarsi con la polizia. Per tale motivo, è stato fatto un ampio ricorso ai gruppi estremisti, i soli ad essere spinti da ideologie e fanatismo, pronti a divenire anche mercenari di guerre che non gli appartengono.
Dall'altra parte, c'è una società che ha usato internet non per assembleare le persone, bensì per comunicare e per elaborare dati, sulla base di un concetto sociologico. Può sembrare paradossale, ma la Russia ha un'enorme esperienza nei meccanismi di elaborazione dei dati, che non sono algoritmi - alla base dell'elaborazione dei big-data effettuata dalle società di comunicazione occidentali - bensì studi concettuali, attraverso l'interazione di uomo-macchina. Da oltre 50 anni la Russia effettua un processo di catalogazione di "esseri umani", riuscendo così ad avere il controllo del territorio. Ed infatti, per affrontare un possibile conflitto, nel giro di pochi giorni, sono state costituite delle milizie popolari, fatte di persone che sono state catapultate nella propaganda "dei rossi e dei neri", ricreando la stessa atmosfera che si respirava nel secondo dopoguerra, della lotta tra comunismo e nazismo. Con lo stesso intento sono stati ideati i movimenti "Occupy" che, pur essendo costati miliardi di dollari, hanno portato nelle piazza europee solo poche centinaia di persone, con correnti tra di loro opposte, spesso disorganizzate ed inconcludenti. Sono stati messi così a confronto due sistemi tra di loro opposti: vi sono infatti sistemi cibernetici fondati sulla logica del poker, e sistemi basati sul gioco degli scacchi, con la differenza che nei primi si può barare e bluffare, mentre negli altri si deve agire di logica e strategia. In questa giungla, i due sistemi non si uniscono mai.
Quello che manca alle società occidentali è la territorialità, la capacità di analisi immediata (e non di un copia-incolla generalizzato) e soprattutto persone consapevoli, con una cultura trentennale alle spalle, creata con lavoro reale (senza titoli, raccomandazioni e autocelebrazioni). I Paesi occidentali sono in possesso di grandi risorse umane, ma occorre un metodo per poterle trovare e per valorizzare delle capacità, che loro stessi ignorano di avere. Non sono neanche in grado di conservare dei rapporti, che non possono essere mantenuti con dei contratti o nei limiti di un orario di lavoro. E' fondamentale recuperare questo patrimonio umano, perché costituirà l'esercito delle guerre del futuro.
Come il 9 novembre del 1989 cadde quel muro, producendo uno shock inaspettato per le intelligence, oggi siamo ripiombati in quella situazione: nel mondo si stanno formando dei blocchi con unioni e alleanze anomale, dal Maghreb al Golfo, sino all'Asia, dando origine ad una guerra altrettanto anomala. Vista la grande interconnessione delle economie, i conflitti non hanno più dei fronti, ma delle costellazioni. Anche per questo motivo, imporre delle sanzioni alla Russia è del tutto controproducente, perché decreterebbe il fallimento di società come Siemens e BMW, e il crollo del dollaro, con un impatto ad effetto domino non sugli Stati Uniti, bensì sulle altre economie satelliti. Non si può risolvere il problema neanche imponendo in Europa un circuito chiuso, come quello creato dalla Stasi. E' quindi l'inizio di una disgregazione, e chi non si adeguerà velocemente al "new deal" vivrà di povertà.