Motore di ricerca

20 dicembre 2007

Il Kosovo è ora un problema della Comunità Europea


Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non si pronuncia sull'indipendenza del Kosovo, dichiarando così un profondo dissenso tra le parti. Il testimone ora passa all'Unione Europea, pronta a farsi carico delle proprie responsabilità, mentre si fa strada all'interno della Comunità Internazionale una seconda interpretazione della risoluzione ONU 1244 che ammetterebbe l'Indipendenza del Kosovo.


Si è svolta a porte chiuse l'Assemblea del Consiglio di sicurezza dell'ONU che ha oggi esaminato il rapporto della troika sulle trattative diplomatiche dello statuto del Kosovo. A presiedere la riunione il Ministro degli Affari Esteri italiano Massimo D'Alema, che, alla chiusura dei lavori, non nega l'esistenza di un profondo dissenso tra le parti, che sfocia così in immobilismo e impotenza da parte dell'Onu. Se da una parte la Russia preme per un prolungamento dei negoziati tra Belgrado e Pristina, nella prospettiva che si possa giungere ad un reale compromesso, dall'altra le controparti negano che sia possibile giungere ad una definizione del status del Kosovo tramite una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Viene così sancita la resa dell'Onu che dichiara l'impossibilità di giungere ad un accordo, vedendo dinanzi a sé solo negoziati interminabili su posizioni che sembrano inconciliabili. Il Premier serbo Vojislav Kostunica, dinanzi a questi primi risultati si dichiara pessimista e preoccupato, vedendo così dinanzi a sé "il peggiore degli scenari con conseguenze imprevedibili non solo per la regione ma per il mondo intero". Allo stesso tempo il Presidente kosovaro Fatmir Sjdiu saluta la "non decisione" dell'Onu come la chiusura di un ciclo, che porterà da ora in poi ad "intraprendere il cammino legislativo verso una futura indipendenza".
Il rifiuto dell'Onu di prendere una posizione sul diritto o meno per il Kosovo di dichiarare la propria indipendenza rappresenta il vero fallimento di trattative diplomatiche condotte in lunghi anni, e ancor più la distruzione delle Nazioni Unite come organismo internazionale.
Il testimone ora passa all'Unione Europea, pronta a farsi carico delle proprie responsabilità e a definire lo Status per un territorio che è innanzitutto "europeo". Infatti l'Europa accompagnerà il Kosovo in un "processo verso qualcosa che non può essere definito come piena indipendenza" ma come un'autonomia "sotto supervisione e responsabilità internazionale", dichiara Massimo D'Alema aggiungendo che "il governo italiano consulterà il Parlamento prima di un'eventuale decisione sul riconoscimento del Kosovo". Ciò significa che l'Unione Europea, in accordo con gli Stati Uniti, ha già deciso sull'avvenire del Kosovo, come dimostra la programmazione di una missione di 1200 uomini, tra giuristi, magistrati e forze di polizia, che potrebbero così avere il compito di definire il processo giuridico-normativo del nuovo Stato. È avvenuto così un silenzioso ed improvviso cambio di potere che ha legittimato l'Unione Europea come entità competente per seguire il proseguimento delle negoziazioni e per implementare il futuro status del Kosovo.
"Se la Russia non cambierà opinione, Stati Uniti ed europei sono pronti ad andare avanti, convinti che la risoluzione 1244, che stabilì la presenza dell'Onu in Kosovo, non precluda la messa in atto del piano", ha dichiarato l'ambasciatore americano Zalmay Khalilzad.

Tali parole rispecchiano infatti la scuola di pensiero che si sta ora facendo strada all'interno della Comunità Internazionale, secondo cui esisterebbe una seconda interpretazione della risoluzione ONU 1244 che ammetterebbe l'Indipendenza del Kosovo. Secondo l'Agenzia Birn, è stato elaborato uno studio legale e tecnico della risoluzione ONU da parte di un Comitato di esperti in seno alla Commissione Europea. Un documento che non è stato ancora reso pubblico, ma è stato diffuso tra i rappresentanti dell'Unione Europea, trovando così una sua attuazione in seguito al fallimento della Troika di intermediazione con la decisione della missione UE in Kosovo. Stando all'analisi giuridica del testo normativo, la risoluzione non preclude l'indipendenza del territorio o il suo riconoscimento da parte di altri stati. La 1244 rimarrà così inviolata anche in seguito alla dichiarazione dell'indipendenza del Kosovo in quanto non si esclude specificamente l'indipendenza del territorio kosovaro. Il fatto che la norma si riferisce al Kosovo come " parte integrante della Repubblica Federale della Jugoslavia (attuale Repubblica della Serbia)" , viene considerato dagli esperti legali come "una clausola non fondata sulla sovranità e dell'integrità territoriale della FRY", e questo in relazione al fatto che "l'integrazione del Kosovo alla Serbia è citata solo nel preambolo della Decisione", e, secondo gli esperti europei, le referenze contebute nella parte introduttiva alle risoluzione del Consiglio di Sicurezza "non possono essere considerate come base legislativa". Inoltre, il documento precisa che la risoluzione presume in qualche modo "un processo finale per la decisione del Kosovo senza predeterminarne l'esito".

Il comitato europeo prevede così che una dichiarazione unilaterale dell'indipendenza avrà luogo nel momento in cui è stato fatto qualsiasi sforzo per giungere ad un compromesso che rispetti l'esigenze di entrambe le parti. Così, "agire con l'obiettivo di perfezionare il processo di definizione dello Status del Kosovo è molto più compatibile con le reali intenzioni della norma 1244, che con la continuazione delle trattative", afferma il documento prospettando così "un approccio che risolverà una questione frustrante per entrambe le parti". Gli esperti infine raccomandano i membri dei Paesi Europei di seguire lo stesso iter del precedente del Montenegro per riconoscere il Kosovo, lasciando ai singoli parlamenti nazionali la decisione sulla questione di merito. Il riconoscimento dello Stato sarà l'atto finale, sancito dalle leggi internazionali, che perfezionerà la creazione dello Stato del Kosovo all'interno del territorio europeo. Allo stesso modo, non esiste alcun impedimento giuridico alla Missione UE in Kosovo, che sarebbe la legittima sostituzione della presenza delle forze della KFOR, come stabilito dalla risoluzione 1244.
Una tale interpretazione "alternativa" è stata tuttavia già rifiutata dalla Russia, nella persona del Ministro degli Affari Esteri Sergey Lavrov che ha duramente criticato questa lettura giuridica forzata. Così come è stata presentata, la Risoluzione 1244 non solo decreterà la legittimità dell'indipendenza del Kosovo ma non danneggerà gli altri Stati Europei alle prese con i movimenti secessionisti, trattandosi una norma "specifica" e "valida" sono in un determinato contesto geopolitico.

In ogni caso, lo strappo della Unione Europea appare sempre più un'azione programmata e studiata in ogni suo dettaglio, e non più una decisione presa dinanzi ad una situazione insostenibile in seno alla comunità kosovara. La disinformazione e la propaganda hanno avuto in questo caso un ruolo molto sporco, perché hanno spinto l'opinione pubblica ad accettare la presa di posizione della Comunità Europea. Allo stesso tempo, un comitato di esperti legali - di cui non è stato reso noto né il nome né la sua costituzione - ha preparato il quadro legale che rigira le parole della risoluzione a proprio favore. L'interpretazione arbitraria diventa un diritto, l'applicazione distorta un dovere. Trasformare le parole, dando loro un significato diverso da quello che le parti hanno voluto esprimere, rappresenta un vero crimine, è una manipolazione della volontà degli Stati espressa dinanzi ad un'Assemblea Internazionale. L'Unione Europea oggi non ha alcun potere, nè diritto per decretare il significato di una decisione di diritto internazionale, e la sua azione, premeditata e autoritaria, rappresenta un oltraggio alla sovranità degli Stati.

Rinascita Balcanica