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10 settembre 2008

Holbrooke va in Kosovo, ma non convince

Richard Holbrooke si reca in Kosovo per incontrare dirigenti, politici e ricercatori del Kosovo per parlare dello economico e sociale della città. La sua missione in Kosovo, all’indomani del riconoscimento di Abkhazia ed Ossezia del Sud da parte della Russia, è un tentativo di Washington per ribadire la propria presenza e fare un piccolo sopralluogo sulla sua piccola colonia rubata alla Serbia, in un momento in cui si teme molto per il prosieguo del riconoscimento a livello internazionale.

L’ex inviato degli Stati Uniti nei Balcani Richard Holbrooke ha terminato oggi la due giorni in Kosovo, durante la quale ha incontrato dirigenti, politici e ricercatori del Kosovo per parlare dello economico e sociale del Paese. Il suo viaggio in Kosovo, all’indomani del riconoscimento di Abkhazia ed Ossezia del Sud da parte della Russia, è un tentativo di Washington per ribadire la propria presenza e fare un piccolo sopralluogo sulla sua piccola colonia rubata alla Serbia, in un momento in cui si teme molto per il prosieguo del riconoscimento a livello internazionale. L’architetto dell’Accordo di Dayton e della "pace" all’interno della Bosnia, vero e proprio capolavoro di balcanizzazione, ha incontrato il Presidente Sedju e gli altri cosiddetti "dirigenti", riformati e messi a nuovo dai consulenti PR e di marketing dopo la militanza nell’Uck. Basti pensare che ha incontrato a porte chiude, in uno degli alberghi di Pristina, anche con il capo del Partito d'opposizione, Alleanza per il Futuro di Kosovo, l’ex generale dell’UCK Ramush Haradinaj e da poco liberato dal Tribunale Internazionale dell’Aja dopo le sue accuse di crimini di guerra contro il popolo non-albanese in Kosovo.

La sua missione, dunque, è stata quella di rassicurare il popolo kosovaro che non vi è nulla da temere per il futuro del Kosovo e ribadire l’impegno statunitense nel portare a termine il progetto iniziato lo scorso settembre. Nel suo discorso tenuto dinanzi ai membri del Parlamento, fa un rapido excursus degli eventi recenti in Kosovo, ponendo in primo piano "i suoi sforzi per mettere pace in Kosovo e nella regione, durante il regime di Milosevic", auto-celebrandosi come missionario di pace, quando è stato sempre un emissario di guerra. Innanzitutto chiede all’Unione Europea di non aprire le porte alla Serbia fin quando non accetterà l'indipendenza del Kosovo, e così afferma: "Se la Serbia vuole entrare nell'UE, potrà farlo solo sulla base di un accordo di piena comprensione riconoscendo il Kosovo come indipendente. In caso contrario l’Europa farà il grande sbaglio di portare all’interno della Comunità grandi contrasti interni". Ovviamente gli Stati Uniti temono sempre che l’amministrazione del Kosovo, e dei suoi rapporti di coesistenza con la Serbia, vengano decisi sulla base dell’intermediazione di Bruxelles, temendo così di perdere la sua posizione nei Balcani. Holbrooke ha negato inoltre ogni parallelismo tra Kosovo e Ossezia del Sud e Abkhazia, spiegando che "la Russia si è impadronita di una parte del territorio della Georgia", al contrario nel caso del Kosovo "USA, Onu e UE hanno rimesso l’amministrazione della regione alla Comunità Internazionale dal 1999 al 2008, e il Kosovo ha proclamato l'indipendenza dopo che la Russia ha bloccato con il veto il piano Ahtisaari". "Quello che ha fatto il Kosovo è stato totalmente corretto", afferma perentorio, cercando in ogni modo di segnare le dovute distinzioni tra i due casi, anche per nascondere l’incoerenza e la contraddizione degli Stati Uniti dinanzi ai principi di "auto-determinazione" dei popoli.

Sminuisce la criticità del momento, e afferma che il ruolo della Russia e le sue pretese di ricattare l`indipendenza del Kosovo "minacciando la Georgia" sono una semplice manovra contro gli Stati Uniti. "I russi non si preoccupano di ciò che sta accadendo qui. Loro agiscono cosi perchè vogliono contro rispondere agli Stati Uniti d'America", simulando ancora una volta le intimidazione di una Guerra Fredda che non esiste. Cerca di tranquillizzare ulteriormente i kosovari sul problema del riconoscimento dell’indipendenza, definendo la quota di 46 stati un ottimo risultato "considerando la diplomazia aggressiva della Russia". Definisce l'indipendenza del Kosovo come un processo irreversibile, al di là delle pressioni della Serbia e della Russia, sul quale ha più importanza il riconoscimento dei Paesi limitrofi come Montenegro, Fyrom e Grecia. Avendo già ottenuto un riconoscimento da parte dei Paesi più potenti al mondo e confidando che lo stesso Tribunale Internazionale di Giustizia deciderà in maniera positiva, ha suggerito al Governo e alle sue Istituzioni di concentrarsi di più sullo sviluppo economico del Paese. “Più di 46 Stati vi hanno riconosciuto ormai e ancora altri vi riconosceranno. Sono certo che avrete ulteriori risultati durante l'Assemblea Generale dell’ONU, così come spero che i membri delle Organizzazioni islamiche e della Lega Araba apporteranno il loro contributo, ma prima di tutti la Macedonia e il Montenegro - afferma Holbrooke - . Non vi è alcun dubbio che aumenterà il numero degli Stati che approveranno il riconoscimento, al di là della decisione che prenderà il Tribunale Internazionale di Giustizia. Ma quale decisione credete che prenderà? È ovvio che confermerà la vostra decisione, e sono convinto che deciderà in vostro favore", afferma Holdbrooke rivolgendosi ai kosovari.

Cerca a questo punto di attirare l'attenzione dei dirigenti sullo sviluppo economico del Paese trovandosi in una situazione economica molto frangibile e vulnerabile. "I vostri avversari si aspettano che vi indeboliate economicamente. Non vi potranno violare dal punto di vista politico, perché siete un Paese indipendente, e per la prima volta nella vostra storia è una verità irreversibile. Però la vostra economia è fragile", esclama Holbrooke. Da parte kosovara, il ruolo di Holbrooke è stato mirabilmente lodato, definito come straordinario, "in momenti chiave e molto sensibili". "Con piena ragione lo definisco come una parte attiva della storia del Kosovo e del suo futuro - ha detto il Presidente Fatmir Sejdiu continuando - ho informato l’inviato americano che stiamo lavorando seriamente per l'implementazione di tutti i criteri democratici, per la nostra visione sull'Unione Europea e la NATO e sui rapporti speciali con gli Stati Uniti, nonché sui nostri tentativi ad intraprendere il reale sviluppo economico", afferma Hashim Thaci. Holbrooke analizza l’attuale situazione economica e afferma che le grandi risorse naturali non sono state ancora sfruttate al meglio, e occorre creare nuovi posti di lavoro nonché dare nuovi impulsi di sviluppo all’economia, ponendo particolare importanza all’integrazione all’interno degli occidentali. "Se non riuscirete a aderire all’Unione Europea entro 10 anni, sarete isolati per sempre", afferma Holbrooke descrivendo tale obiettivo di importanza vitale, da raggiungere cercando prima di ogni cosa di mettere da parte le distorsioni politiche interne, essendo ben conscio che la semplice indipendenza non ha risolto nessuno di tali problemi, mentre ne ha messa in evidenza altri.

Primo tra tutti il malessere interno, derivante dal sottosviluppo industriale ed economico, che prima aveva come alibi e capro espiatorio la Serbia e il regime di Belgrado, senza che nessuno abbia mai messo in discussione l’opprimente presenza della missione internazionale. Dinanzi all’evidente arresto nell’evoluzione diplomatica del Kosovo, dopo che molti Stati si sono rifiutati di riconoscere la sua indipendenza ed altri hanno nettamente respinto la validità dei suoi documenti di viaggi, negli ambienti di Pristina cresce sempre di più il malumore, l’insoddisfazione e l’inquietudine. I recenti eventi del Caucaso non hanno certo contribuito ad appianare le incomprensioni, come invece molti ritenevano, vedendo nel riconoscimento di Abkhazia e Ossezia del Sud un tentativo della Russia di rivedere la propria posizione anche sul Kosovo. In realtà così non è stato, in quanto non solo la forza politica sul piano internazionale della Russia è aumentata sempre di più, dinanzi alla totale impotenza della Comunità Internazionale - Ue e Stati Uniti innanzitutto - quanto ha ribadito più volte che l’indipendenza del Kosovo dovrà essere esaminata sia dal Consiglio di Sicurezza Onu che dal Tribunale di Giustizia Internazionale dell'ONU. È chiaro che Bruxelles non è in grado di arginare la predominanza della situazione, e lo si legge proprio negli occhi smarriti di Kouchner e nel sorriso beffardo di Medvevdev ascoltando le parole "robotiche" di Sarkozy.