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23 gennaio 2009

Il grande bluff


L’insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama viene salutato dagli amici e dai nemici del mondo intero come un "alleato" per la costruzione di nuove alleanze e per l’apertura di un dialogo. Tuttavia cambierà ben poco nelle linee strategiche di Washington, come dimostrato dalla presenza di Hillary Clinton come Segretario di Stato alla politica estera, o di Richard Holbrooke per la questione del Medioriente. Tutte vecchie conoscenze che dimostrano in grande bluff del nuovo Presidente "democratico", che è sulla buona strada per commettere ancora più errori del suo predecessore.

La cerimonia dell’insediamento alla Casa Bianca di Barack Obama ha scosso l’opinione pubblica globale, la quale ha salutato il nuovo Presidente come l’inizio del new deal americano e la risposta al desiderio di cambiamento. Molti sono stati gli interventi da Fidel Castro ad Ahmadinejad, dal Cremlino al Governo di Pechino, guardando al Presidente Obama come un "alleato" per la costruzione di nuove alleanze e per l’apertura di un dialogo su nuove basi. In realtà, riteniamo che cambierà ben poco nelle linee strategiche di Washington per quanto riguarda la politica estera, e in particolar modo per la regione centro-asiatica, tormentata da conflitti e da una grave instabilità politica. La stessa presenza di Hillary Clinton come Segretario di Stato alla politica estera, dà già l’idea di costante continuità del governo del partito democratico, e dà sicuramente un volto diverso al “nuovo governo” della “nuova amministrazione” obamista. Dopo essersi distinta nella sua campagna elettorale per le sue scioccanti dichiarazioni su eventi mai accaduti - come il suo arrivo a Tuzla, accolta da uno sciame di cecchini - Hillary Clinton giunge sul seggio della politica estera diplomatica americana, riprendendo dai vecchi discorsi cominciati sia da George Bush che dallo stesso Bill Clinton. Inoltre, per la gestione della crisi israeliana è stato nominato Richard Holbrooke, la vecchia volpe dei Balcani, e padre ideologico della Pace di Dayton, che ha portato alla fine della guerra in Bosnia e la creazione di uno Stato, ma anche del compromesso per ottenere l’uscita di scena di Karadzic, lo stesso accordo che dopo poco è stato rinnegato dall’Amministrazione americana.

Tante vecchie conoscenze che ritornano, come riecheggiano gli errori dell’amministrazione Clinton, per alcuni aspetti anche più gravi dell’uscente reggenza di Bush, avendo dato vita al finanziamento del terrorismo, per poi combatterlo negli anni successivi. L’ex Presidente Clinton è stato l’artefice non solo di un inaspettato intervento in Iraq, ma anche e soprattutto della guerra della ex Jugoslavia, che ha provocato un bombardamento nel cuore dell’Europa Orientale per far cadere le ultime colonne del comunismo di matrice sovietica. Allora la strategia della manipolazione e della finzione di massa - di cui il partito democratico di Clinton e dello stesso Obama sono veri maestri - portò alla creazione della propaganda del genocidio perpetrato dal Governo di Slobodan Milosevic contro le etnie non-serbe, per alimentare pian piano lo sfaldamento graduale dell’intera Jugoslavia. I media del mondo intero fecero una guerra spietata a Milosevic, che venne definito il "macellaio" dei Balcani, nascondendo dietro un’unica figura i crimini commessi dalle stesse bande che stavano nascendo sposando la causa indipendentista della propria regione. Bande che ben presto si sono trasformate in corpi paramilitari, finanziati dal traffico di droga e di armi, nonché dalle strutture parallele delle intelligence occidentali, le quali hanno reso possibile l’organizzazione di vere e proprie armate, all’interno delle quali venivano poi reclutati mercenari e guerriglieri dei movimenti fondamentalisti islamici. A quel punto, quello che era l’esercito nazionale jugoslavo divenne il nemico, mentre queste forze vennero considerate "eserciti di difesa" o di protezione per la popolazione.

Questa è la storia della Bosnia, della Croazia e del Kosovo, dove conflitti interetnici centenari sono scoppiati in una guerra sanguinosa e fratricida. A distanza di anni, tali eventi sono stati riportati dalle cronache dei media in maniera completamente diversa, senza mai lasciare che fossero ascoltati i veri protagonisti di quegli atroci eventi. Fu lo stesso Slobodan Milosevic che cercò di spiegare come l’interferenza di stati esteri avesse pregiudicato in maniera irreparabile la situazione interna del Paese, portando come esempio proprio lo storico incontro di Rambouillet, il cui fallimento decretò l’intervento della NATO. " Rambouillet è stato il motivo della guerra contro la Jugoslavia, o meglio dell’aggressione criminale - spiega il Presidente Slobodan Milosevic dinanzi al Tribunale Internazionale dell’Aja - ma io voglio dire qui in pubblico che non c’è stato nessuna trattativa a Rambouillet. La delegazione serba non si è nemmeno mai incontrata con quella albanese. La delegazione americana ha realizzato il suo programma, mentre quella albanese rilasciava le dichiarazioni: l’intero contenuto dell’accordo di Rambouillet, come doveva essere risultato della trattativa, è stato pubblicato dal quotidiano albanese “Koha Ditore” due giorni prima dell’inizio della trattativa. E questo è un dato di fatto facile da verificare, io stesso ho avuto quel quotidiano tra le mani, e tutti pensavamo si trattasse della propaganda albanese che scriveva "delle stupidaggini difficili persino da immaginare" - dichiara Milosevic alla Corte.

"Rambouillet è stato il pretesto per invadere la Yugoslavia, mentre Wesley Clark e Hashim Tachi si incontravano nei bar prendevano accordi. Ovviamente, loro sapevano già, a differenza di noi, cosa sta per accadere. Se gli americani volessero arrestare tutti coloro che hanno un collegamento con i terroristi, dovrebbero arrestare subito Wesley Clark, Madaleine Albright e altri diplomatici lì presenti. Per loro non c’è nemmeno l'ombra del sospetto che avessero dei legami con i terroristi. Nessuno dei Presidenti americani del passato ha fatto quello che ha fatto invece Clinton il “democratico”. Lui ha proclamato il genocidio come politica di Stato, ma ha detto che non ci saranno vittime. Ha dichiarato la distruzione di uno Stato indipendente e sovrano 676 volte più debole e a 10.000 Km distante dagli USA, come meta di una guerra "senza vittime". Oltretutto, tanto per rendere l’idea di quanto sia grande l’assurdità, la Yugoslavia non aveva nessun conflitto con nessuno di quegli stati, né territoriali né economici, né ha attaccato o ha subito minacce da nessun Paese vicino. Il genocidio è il mezzo con il quale tutte le potenze colonialiste hanno realizzato i propri interessi nel corso della storia. In entrambe le Americhe, in Africa, in Asia, tutte le potenze hanno portato avanti il loro interesse mediante il genocidio. Il nuovo colonialismo ha fatto uso dello stesso mezzo. Tutto il mondo dovrebbe sentire questo allarme, perché tutto il mondo è meta di questo colonialismo, inclusa l’Europa arretrata ed addormentata. Gli Usa potrebbero realizzare il loro ruolo da leader diffondendo benessere, nuove tecnologie, mercato libero, valori culturali, e non spargimento di sangue e sofferenza per oltre centinaia di milioni di persone. Il ruolo da leader mondiale si otteneva con la spada ai tempi dell’Impero Romano, ed io ho affermato apertamente che Clinton ha sbagliato millennio. Duemila anni fa, quello era il modo per conquistarsi il ruolo da leader, ma nel terzo millennio no! Nessuno potrà mai nascondere e giustificare i crimini mostruosi che ha commesso la NATO in questa parte dell’Europa, alla soglia del nuovo millennio. Nonostante la decennale campagna mediatica contro il popolo serbo e la produzione di menzogne nella guerra dei media, nella quale è stato fatto uso abusivo della rete globale, e persino ora in questo processo, dovranno lavorare ancora molto per occultare la verità. La verità non la si può nascondere con poco lavoro, devono impegnarsi molto, ma non ci riusciranno”.

Queste le parole di Milosevic che, dinanzi al Tribunale per i crimini di guerra della ex Jugoslavia, ha cercato di salvare la verità e la dignità di un popolo, prima che di salvare se stesso, ben sapendo che quell’evento avrebbe cambiato l’assetto politico dei Balcani e della stessa Europa, nonostante questa si sentisse esente da ogni responsabilità. Oggi la storia ritorna a far sentire il suo grave peso, nell’illusione che un altro Presidente "democratico" possa cambiare gli errori del passato. Cominciamo invece subito col dire che la politica americana nei Balcani sarà la stessa, per ammissione dello staff della Casa Bianca, vista la direzione della squadra diplomatica da parte di Hillary Clinton. Vi è per questo il sentore che qualcosa comincia già a muoversi nella regione. Sentiamo sempre più spesso parlare della cattura di Mladic e secondo alcune fonti, l’ex Generale serbo, è stato già trattenuto e sarà trasportato in una località per dare la possibilità di inscenare la cattura, proprio nel vecchio stile dei Clinton. Da questo punto di vista, la cattura di Mladic potrebbe essere un bel colpo per l’amministrazione americana per risollevare la sua posizione nei Balcani. Naturalmente si parla di processi giusti ed equi, cercando di far credere alla gente che dietro tutto questa sceneggiata vi sia il concetto di Istituzione, di Giustizia. In realtà da questi processi non si stabilisce nulla, le persone vengono zittite, scompaiono i testimoni, e rappresentano un mezzo come un altro per fare politica. Lo stesso processo contro Karadzic è già stato fatto e concluso con tanto di condanna da parte dei media, che senza pietà hanno lanciato titoli e agenzie di primo piano per "il macellaio della Bosnia". Come grande contraddizione, invece, un uomo come Agim Ceku, che guidò le forze paramilitari in Croazia contro i serbi, che terrorizzò i serbi della Krajina, ammazzando bambini e vecchi, e cacciando i serbi dalle loro case, è stato premiato dalla grande amministrazione Clinton, con l’onorificenza di "Generale della UCK" e poi Premier del Kosovo.

In questa strategia che viaggia sul filo del rasoio, la comunicazione è tutto. Le agenzie di stampa cominciano a rilanciare dichiarazioni scioccanti, secondo cui "il generale Mladic avrebbe minacciato i bambini delle sue guardie del corpo e della sua gente", affinchè non venisse tradito e consegnato. Queste sono delle vere e proprie depravazioni mediatiche, che servono semplicemente ad isolare sempre di più Mladic nella sua prossima difesa all’Aja, e ad isolarlo dal contesto in cui è vissuto. La guerra in Bosnia è stata un massacro perpetrato da bande paramilitari, che hanno consentito di deviare l’attenzione dei media dalla graduale colonizzazione che veniva fatta del territorio, e la progressiva scomparsa dei popoli che invece hanno sempre popolato quelle terre. Forse nessuno sa che il 50% del territorio della Bosnia fa parte della Republika Srpska (l’entità serba) ma si cerca di trasformare l’intero Stato in "nazione bosniaca"; allo stesso tempo parte della popolazione bosniaca è costituita da mujaheddin, che hanno commesso i più grandi crimini della guerra in Bosnia contro serbi, croati e gli stessi musulmani. Sulla loro presa indagava Vukovic, capo dell’Ufficio del ministero degli interni della Bosnia Erzegovina, che 10 giorni fa è stato arrestato, nel pieno di un’indagine sui traffici da parte della criminalità organizzata e le collusioni esistenti con i mercenari mujaheddin. Nessuno ha parlato della strana dinamica dell’arresto di questo funzionario che, dopo aver fatto visita al diplomatico americano Raffi Gregorian, si reca a Fiume, in Croazia, dove viene arrestato per traffico di armi e collusione con la criminalità organizzata. Non siamo assolutamente convinti che questa sia la verità, ma siamo consapevoli che questo è il modo in cui questi Paesi risolvono i loro "regolamenti di conti". Questo perché dei Balcani non importa a nessuno, interessa semplicemente a determinate lobbies per mantenere il controllo di determinati territori, con privatizzazioni e svendite, lavorando giorno dopo giorno alla disinformazione e alla divisione continua tra i diversi Stati. Adesso staremo a vedere come il grande Obama "democratico" e la sua amministrazione risolveranno i problemi del mondo, sperando che non bombardi più di quanto abbia fatto Bush.