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16 febbraio 2009

La strategia inesistente


I Balcani si definiscono come una realtà interetnica molto varia e diversificata. In realtà, guardandoli da vicino e con occhi critici, ci si accorge che in fondo sono tutti uguali e con gli stessi problemi, anche se ognuno si sente diverso. Ogni piccola giovane repubblica gioca ad essere leader, per mostrare ad altri di essere uno Stato forte: ognuno vuole prevalere sull'altro, anche a costo di rimanere senza pane, per arrivare fino all'autodistruzione.


I Balcani si definiscono come una realtà interetnica molto varia e diversificata. In realtà, guardandoli da vicino e con occhi critici, ci si accorge che in fondo sono davvero molto simili tra loro. In questo labirinto di falsità e bugie, raccontate per anni e accreditate da Istituzioni Internazionali di grande livello, quelli che sono rimasti in queste terre ci credono ancora, i piccoli politici e diplomatici, si scontrano tra loro, con l’aiuto di quel perbenismo delle vecchie volpi balcaniche. Tutti gli Stati ne hanno, dai falsi intellettuali ai falsi imprenditori, così convinti di se stessi, e talmente presi dal loro piccolo mondo che non vedono oltre questa realtà sintetica che si sono creati.

Kosovo. I politici (sempre che si possano chiamare davvero politici) che frequentano le stanze della autorità di Pristina sono tutti ricattabili, si fanno sentire con dichiarazioni banali o eclatanti, un modo come un altro per battere cassa. L'ultima trovata di Hashim Tachi è stata definire Tadic come Milosevic, parlando ancora di storielle da quattro soldi, quando invece il suo popolo è rimasto senza energia elettrica, vive delle pensioni e di emolumenti sociali provenienti da Olanda,Belgio e Francia, e di lavorare non è neanche interessato. La droga trafficata in Kosovo è l’unico e vero prodotto interno lordo, ed è inutile nasconderlo, dato che è cosa nota che gli occidentali hanno permesso che accadesse, e oramai persino i politici, con le loro auto diplomatiche, fanno da corrieri della droga. Non è difficile immaginare che dietro tutte le dichiarazioni di questi "(ex) trafficanti di droga" vi sia la Nato o la Comunità Internazionale, che li ha imbevute di retorica occidentale e di "integrazione euro-atlantica". Dunque, dietro questi piccoli ed insignificanti personaggi, si nascondono organizzazioni sovranazionali, che hanno già deciso come un’entità come il Kosovo entri a far parte di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale, anche se non riconosciuto da una grande parte di Stati della Comunità Internazionale.
Ad un anno dalla sua indipendenza, poco è stato fatto per sdoganare il Kosovo da quell’immagine corrotta che appartiene al passato: oltre al processo di riconoscimento e alla campagna di diplomazia internazionale, il Governo di Pristina non ha fatto nient’altro. In fin dei conti, vi è stato solo un passaggio di poteri, dalle Nazioni Unite all’Unione Europea, che ha il compito di fare in pochi mesi, quello che altri non sono riusciti a fare in nove anni.

Serbia. Il vittimismo dei serbi continua ancora imperterrito e rischia di gettare i serbi nel vortice dei fantasmi del passato. In ogni questione, la Serbia gioca la carta della vittima, per poi dire alla loro gente di essere stata costretta a prendere delle decisioni difficili e a fare delle scelte impopolari, come la consegna di Karadzic. I discorsi continuano all'infinito, diventano sterili e frustranti, perché mentre una parte accusa gli altri di essere "traditori e venduti", altri affermano di agire sotto forti pressioni esterne, mescolando così alla rinfusa gli eventi di questi ultimi due secoli. Molti si nascondono dietro il nazionalismo, ma in fondo questa è solo un'arma per difendersi, perché nella realtà il nazionalismo serbo esiste in un'altra forma, che poi è sfruttata dai politici per la loro campagna elettorale. Per quanto riguarda l’economia serba, possiamo affermare che è una delle più forti delle regioni, ma vive di rendita per le privatizzazioni e le vendite che ha concluso in passato, e dei finanziamenti per la ricostruzione. Il problema, e soprattutto la prova d’intelligenza dei funzionari e dei dirigenti, è quello di far partire un motore di crescita economica, che dovrà produrre risorse ed investimenti quando i capitali delle privatizzazioni e dei fondi di sostegno non ci saranno più.

Bosnia. La Bosnia sta attraversando uno dei periodi più critici della storia, e oramai non si sa bene cosa stia accadendo. Lo stesso Alto Rappresentante, cogliendo al volo la proposta di dirigere la diplomazia slovacca, è andato via perchè non ne poteva più del "malcostume politico", che poi è questa corsa a mettere le mani sulle ultime briciole rimaste. In Bosnia tutti si rimangiano tutto,
e quello che viene deciso, rimane come legge solo per 12 ore, dopodiché ricomincia tutto da capo. Come per dimostrare una certa "indipendenza decisionale", i più grandi partiti bosniaci hanno firmato un accordo trilaterale, a nome delle entità della Bosnia, per scrivere la nuova Costituzione, ma nessuno sa bene cosa hanno firmato. Il caro Premier della Republika Srpska canta vittoria, ma non si sa bene di cosa.
E poi la riforma della Costituzione non è l’unico problema che il Paese deve affrontare, in quanto sta attraversando una crisi di licenziamenti di massa, le casse dello Stato sono state svuotate con la realizzazione di opere pubbliche inutili, con l'acquisto di macchine lussuose, aerei privati e la creazione di squadre di assistenti e consulenti. Scelte che si stanno ripercuotendo sui singoli cittadini: i salari diminuiscono con l’applicazione dei nuovi coefficienti, anche se i politici continuando a sostenere che sono aumentati, mentre sono scomparsi anche i soldi delle pensioni. È una vera vergogna, se si pensa che tutto questo è stato deciso dagli ultranazionalisti, che pensano solo alle loro tasche.

Croazia. Il mercato croato è caduto nella voragine della recessione, dopo il crollo del mercato automobilistico, immobiliare e turistico. Il Governo sostanzialmente è inerte, preso d'ostaggio e ricattato da tutti, dalla Serbia e dalla Slovenia, mentre i suoi politici sono talmente coinvolti con personaggi della malavita, e oramai dai loro stessi uffici telefonano per minacciare giornalisti. La disperazione è giunta ad un livello tale che è stato arrestato un barbone, mostrato in tutte le tv, sostenendo che è un assassino, solo per coprire delle indagini che portano dritto al Governo. Nel frattempo i croati stanno elaborando una strategia per estraniarsi dai crimini degli Ustasha, dando una parte del territorio della Croazia, la regione di Jasenovac, ai serbi di Bosnia. È evidente che è un modo per archiviare una triste pagina del passato, e spero solo che i serbi non cadano in questo tranello...

Macedonia. La Repubblica di Macedonia è un tavolo da carambola, dove non riesce a prendere alcuna decisione sul nome, mentre gli albanesi di dividono sempre più nel tentativo di prendere ciascuno il "comando della situazione", naturalmente spalleggiati dalle cosiddette Commissioni Europee. La miscellanea di macedoni , filo-bulgari, Rom, albanesi e una piccola minoranza serba, ha creato un Paese che è impossibile da comprendere, pensino per l’Europa. In Macedonia tutto ciò che si dice e si fa non serve a nulla, perchè poi troppo facilmente una banda di contadini prende dei fucili in mano e comincia a sparare all’impazzata, tale che si deve sempre rimettere tutto sul tavolo delle trattative .

Montenegro . La crisi montenegrina è lo specchio del fallimento delle speculazioni e dei megalomani programmi delle entità finanziarie europee, che volevano fare di questa provincia un paradiso bancario. I suicidi in condizioni misteriose e gli incidenti stradali strani sono all'ordine del giorno, il mercato immobiliare è caduto, e nonostante il Governo si affanni a raccontare frottole su dati statistici e sul turismo inesistente, i licenziamenti sono all'ordine del giorno. Circa il 50% delle auto che circolano in Montenegro sono state rubate in Europa, mentre dalle montagne arrivano i convoglio di droga del Kosovo. Per quanto riguarda l’industria pesante, stiamo assistendo ad una vera tragedia, in quanto il settore siderurgico sta fallendo progressivamente, divenuta ormai un’industria fuori mercato.

Albania. I cittadini albanesi si apprestano ad andare alle elezioni, ed ovviamente è stato creato il diversivo della campagna elettorale che stravolge ogni regola. Berisha ha subito colto la prima occasione che gli si è presentata per annunciare l’industria nucleare in Albania, lasciando tutti senza parole, anche perché c’è ben poco da commentare. Un grande smacco è stato fatto anche dinanzi ai "cugini kosovari", offesi dal fatto che gli albanesi hanno tolto la bandiera del Kosovo nel corso di una conferenza dell'aviazione, dopo le proteste della Serbia. L’Albania rappresenta pur sempre un Paese che, con tutte le sue difficoltà, vuole assolutamente avere un ruolo determinante per i Balcani. In realtà tutti sanno a Tirana che il Governo albanese ha un accordo con Belgrado, ma tutti fingono di non sapere per assecondare anche gli Americani.

Balcani. I popoli dei Balcani sono tutti uguali e con gli stessi problemi, anche se ognuno si sente diverso. Ogni piccola giovane repubblica gioca ad essere leader, per mostrare ad altri di essere uno Stato forte: ognuno vuole prevalere sull'altro, anche a costo di rimanere senza pane, per arrivare fino all'autodistruzione. Il vero problema è che a dirigere questi Governi vi sono persone mediocri, quelli che la ex Jugoslavia aveva già condannato perché ladri e corrotti. Alla fine sentirete da tutti dire che "stavano meglio prima, quando stavano peggio", da tutti, e persino dai kosovari albanesi, che oggi insultano i propri politici di essere ladri e banditi. La comunità internazionale non vuole vedere e né sentire, si nasconde dietro la crisi finanziaria globale per non ammettere che la vera crisi si insinua a quel castello diplomatico istituzionale che essa stessa ha creato. Pagherà un alto prezzo, tutti noi lo pagheremo, per questa strategia inesistente.