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04 febbraio 2009

Rifiuti radioattivi nei laghi della Erzegovina?


I servizi segreti bosniaci hanno scoperto da anni un traffico di scorie e materiali radioattivi organizzato dalle truppe di pace francesi appartenenti alla missione di pace Nato in Bosnia-Erzegovina. Attraverso le missioni IFOR e SFOR la NATO "esportava" grandi quantità di rifiuti radioattivi, che venivano poi gettati nei laghi della Erzegovina. A renderlo noto è il quotidiano croato Vecernji list, che fa una prima ricostruzione degli eventi che hanno portato all’organizzazione di un vero e proprio traffico di materiali radioattivi nella Bosnia.

La Bosnia Erzegovina è disseminata di scorie radioattive. Viene così alla luce uno dei segreti più pericolosi sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi, che le guerre balcaniche e lo stesso Trattato di Dayton hanno occultato negli anni. A renderlo noto è il quotidiano croato Vecernji list, che fa una prima ricostruzione degli eventi che hanno portato all’organizzazione di un vero e proprio traffico di materiali radioattivi nella Bosnia. Dopo la scoperta di depositi radioattivi che si trovavano anni prima della guerra nel palazzo dell’attuale Parlamento della Bosnia ed Erzegovina, nonché ad Hadzici e Han Pijesak come risultato del bombardamento ad uranio impoverito della NATO, sono state individuate "abbastanza casualmente" altri siti di stoccaggio a Zenica e in altri luoghi della Bosnia. Tuttavia, osserva il Vecernji, questi sono molto più che incidenti. I servizi segreti bosniaci sembra abbiano scoperto anni fa un traffico di scorie e materiali radioattivi organizzato dalla stessa missione di pace Nato in Bosnia-Erzegovina, attraverso la quale la Francia "esportava" grandi quantità di rifiuti radioattivi, che venivano poi gettati nei laghi della Erzegovina.

Il quotidiano spiega che "il segreto di Stato dei rifiuti radioattivi" comincia con la firma degli Accordi di Dayton, quando la Erzegovina diventa un settore della divisione multinazionale sud-est, sotto il comando dell'esercito francese. È qui che la Francia ha la brillante idea di trovare una comoda soluzione al suo annoso problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti dalla sua industria nucleare, che spesso si presta ad essere oggetto di "tratte" illecite verso i Paesi del Sud-Est Europeo. Così dal momento dell'arrivo della IFOR in Bosnia Erzegovina, e negli anni successivi, viene attivata nella regione della Erzegovina l'unità speciale dell'esercito francese per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, composto solo da agenti di origine Maori provenienti dalla Polinesia francese e dalla Nuova Zelanda. Occultando i trasferimenti di materiali nelle missioni di pace IFOR e SFOR, gli agenti francesi facevano sbarcare le navi contenenti rifiuti radioattivi nel porto montenegrino di Bar, per poi trasportare il carico scortato con un sproporzionato contingente francese sino a Stoca, dove i container con i rifiuti venivano riempiti con colate di cemento. Secondo alcune testimonianze dei servizi di intelligence bosniaca, i blocchi cementati venivano gettati con degli elicotteri in tre laghi della Erzegovina, ossia Busko, Ramsko e Jablanicko. Le forze francesi, in questo modo, hanno occultato nella Bosnia centinaia di blocchi, come testimoniato dalla popolazione del luogo che assisteva nel cuore della notte a continui voli a bassa quota di elicotteri che sganciavano poi il materiale. Anche i pescatori conoscevano bene che i tre laghi erano diventati una vera e propria discarica, ed era meglio non andare a pescare in quelle acque inquinate.Le zone di stoccaggio venivano ampiamente selezionate, depositando i blocchi in fondali di grande profondità con adeguate attrezzature.

Come descrive un ex membro del SIS (Security-Information Services), e in seguito a un FOSS (Servizio federale di sicurezza e intelligence), è stata pianificata una grande operazione segreta di smaltimento di rifiuti radioattivi. Gli stessi servizi di intelligence hanno scoperto questa operazione, ma l’intervento della politica ha evitato che la comunità internazionale fosse travolta da uno scandalo definendo così "illegale" la presenza della IFOR e SFOR. Il dramma post-bellico, la guerra e l'esilio, l'indifferenza e la stessa paura delle autorità locali e dell'aeroporto internazionale, hanno trasformato questi tre laghi della Erzegovina in una discarica mortale. Ed è così che la storia del materiale radioattivo in Bosnia-Erzegovina è divenuto un "segreto di Stato", in quanto tutti i tentativi degli ex funzionari della intelligence sono stati vanificati di volta in volta, nonostante tutti fossero a conoscenza dell'esistenza del problema del traffico di materiali radioattivi verso i Balcani. Solo pochi mesi fa l'acciaio radioattivo scoperto dalla polizia italiana venne individuato in Croazia, che forse è divenuta destinazione delle scorie trovato in Somalia sotto il controllo della criminalità organizzata che gestisce i grandi traffici del Mediterraneo. Centinaia di tonnellate di munizioni ad uranio impoverito e ora blocchi di scorie nucleari, hanno inquinato le terre della Bosnia-Erzegovina, e nessun governo pagherà mai per questo dramma.