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05 agosto 2009

Abu Hamza ricercato dall'Interpol?


Le autorità della Bosnia Erzegovina solo ieri hanno inviato all'Ufficio Interpol di Lione la richiesta di emissione del mandato di cattura a carico di Bin Ali. Tuttavia, tutt'oggi, il mandato non è stato ancora pubblicato, e permane una situazione di grande incertezza. La Bosnia si conferma essere il "paradiso del terrorismo", per via del suo passato colluso con l'armata mujahedin e le cellule di Al Qaeda, considerando che lo stesso Bin Laden, durante la guerra del 1995, ha personalmente visitato la Bosnia.

Sono passati più di dieci giorni, prima che l'Ufficio Interpol fosse informato della fuga di Karray Kamel bin Ali, detto Abu Hamza. Le autorità della Bosnia Erzegovina, infatti, solo ieri hanno inviato all'Ufficio Interpol di Lione la richiesta di emissione del mandato di cattura a carico di Bin Ali, includendo sul mandato tutti i 16 nomi falsi che usava e definendo il soggetto una persona "estremamente pericolosa", con l'obbligo d'arresto per tutti i membri Interpol. Tuttavia, tutt'oggi, il mandato non è stato ancora pubblicato, come confermato per l'Agenzia SRNA da parte dell'Ufficio per la cooperazione con la Bosnia-Erzegovina, il quale precisa che "vi è una possibilità che Bin Ali si trovi fuori dai confini del Paese". La Croazia e la Serbia, ad ogni modo, hanno già dato esecuzione al mandato. Karray Kamel Bin Ali, detto Abu Hamza, è riuscito ad eludere la sorveglianza bosniaca, semplicemente evitando di rientrare nel carcere di Zenica dopo una vacanza che gli era stata concessa per oltre 24 giorni. Appena è stata notifica la sua assenza, la polizia federale ha solo avvisato l'Interpol che Kamel Bin Ali era fuggito dal carcere, non potendo inviare la richiesta per la sua cattura in quanto responsabili di tali comunicazione erano le autorità carcerarie, come spiegato dal capo del Dipartimento per le pubbliche relazioni della polizia Federale, Camil Kreso.

Bin Ali, più conosciuto come Abu Hamza, è stato proclamato "una minaccia per la sicurezza nazionale della Bosnia", ma le procedure burocratiche gli stanno lasciando molto più tempo per la sua fuga, e probabilmente tra poco sarà irrintracciabile. Ad ogni modo, la polizia e le autorità del Tribunale gli hanno lasciato ampio spazio, ben sapendo che avrebbe tentato la fuga per risolvere i suoi problemi con la cittadinanza bosniaca che è stata sospesa. Un atto davvero irresponsabile, soprattutto per un "pericoloso criminale" come è stato definito dalle stesse autorità bosniache. I capi della polizia, sabato, si sono riuniti presso il Ministero della sicurezza di BIH alla presenza del procuratore Marinko Jurcevic, per sondare tutte le opzioni della sua cattura in tempi rapidi, data “la profonda rottura risiede nel sistema stesso”. Proprio quella rottura ha lasciato libero Karray Kamel, detenuto a Zenica per sette anni perchè ha ucciso Hisham Diab, un altro arabo a Zenica. Dopo aver scontato la sua pena, nel mese di dicembre, si è associato ai wahabiti di Barcic, e al loro capo Jusuf Barcic. I due si sono incontrati proprio nel carcere dove è nata l'amicizia tra i due fondamentalisti musulmani. Dopo il fallimento dell'attacco alla moschea di Sarajevo. Alla morte di Barcic, in un incidente stradale, Karray ha continuato a rubare e a commettere piccoli atti criminali, come già faceva prima in Tunisia. Dopo tutto questo, è assurdo pensare che le autorità bosniache abbiano permesso che Karray Kamel resti ancora libero,ostacolate dalla burocrazia del Ministero della Sicurezza e dell'Interpol.

D'altronde, come affermato da Ddzevad Galijasevic, membro del Gruppo di Esperti per la lotta con la criminalità organizzata e terrorismo per il Sud Est Europa, lo stesso membro della Presidenza di BIH, Haris Silajdzic, definito uno dei creatori e finanziatori dell'atto terroristico a New York dell'11 settembre nel 2001, come cella che forniva finanziamenti ottenuti dalla privatizzazione della Fonderia a Zenica, attraverso la Banca di Tuzla e con un credito del valore di 20 milioni di dollari presi dal Pakistan per il finanziamento di questo attacco. "Haris Silajdzic, da anni è stato uno dei mentori americani, la cui amicizia si è rotta nei ultimi anni in cui l'America si è lavata le mani di tutto ciò che è accaduto durante la guerra in BIH, in cui anni hanno aiutato i mujahedin e i campi di addestramento nella Bosnia centrale, condotti dalla CIA e dall'esercito americano", conferma Galijasevic, il quale ha sottolineato che le transazioni sono state fatte insieme con Jasim Ravagdej, ambasciatore del Kuwait in BIH , anche se (ufficialmente) non esiste l`ambasciata del Kuwait in BIH. Un altro membro del Gruppo di esperti, Darko Trifunovic, conferma l'esistenza di un'ampia documentazione, dal 2002, secondo cui la polizia collega Haris Silajdzic ad Hasan Cengic e allo stesso Bin Laden che, durante la guerra del 1995, ha personalmente visitato la Bosnia. Questo è stato confermato da parte dei piloti che facevano da vettori per il traffico di sigarette dalla BiH, tramite la compagnia aerea Air Bosnia.

Sulla base della documentazione in possesso del Gruppo di Esperti, è possibile vedere che il piano d`attacco a New York è stato organizzato nella maggior parte del territorio della BIH, come confermato anche dal congresso americano . Almeno quattro persone sono arrivate dalla BIH in America per partecipare all'attentato. I fatti confermano che il territorio della BIH è stato usato come centro logistico e di pianificazione di vari atti terroristici, ben noti alla classe politica bosniaca. Secondo lo stesso Trifunovic, la stessa Procura della BIH, discrimina in modo razzista i crimini dei serbi e dei croati, non accettando il fatto che la maggior parte degli atti violenti sono stati compiuti da parte dei mujahedin. “Il paradiso del terrorismo islamico”, così viene definita la Bosnia dai media internazionali. “Per tanti di loro (ex mujahedin) abbiamo molte informazioni che possono colpire ovunque nel momento, in qualsiasi momento”, conferma Trifunovic, che lavorava nella missione della BIH a New York, per essere poi licenziato nel momento in cui è venuto a conoscenza dell'esistenza di un evidente collegamento con il terrorismo che parte dalla Bosnia. Un lungo processo ha dato a Trifunovic la sua giustizia, e lo Stato della BIH dovrà ora pagare i danni per il suo licenziamento. Speriamo che una giustizia sarà fatta anche per i crimini dei mujahedin contro il popolo serbo e croato in Bosnia, e tutte le altre vittime dei loro attentati.