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07 agosto 2009

Serbia e Turchia: Paesi strategici per il vantaggio sul Nabucco


Turchia e Russia hanno firmato ieri l'accordo per il passaggio del gasdotto italo-russo South Stream nelle acque territoriali turche. Allo stesso tempo Russia e Turchia si sono accordati per creare un gruppo di lavoro per la realizzazione dell'oleodotto Samsun-Ceyhan che trasporterà il petrolio russo verso l'Europa, e del gasdotto sottomarino Blue Stream-2 per l'esportazione di petrolio vero Israele, Libano, Siria e Cipro.

E' stata raggiunta ieri la ratifica dell'accordo tra Turchia e Russia per il passaggio del gasdotto italo-russo South Stream nelle acque territoriali turche, grazie anche all'intermediazione diplomatica italiano che ha fatto da catalizzatore per un accordo che non poteva fallire. Allo stesso tempo Russia e Turchia si sono accordati per creare un gruppo di lavoro per la realizzazione dell'oleodotto Samsun-Ceyhan che trasporterà il petrolio russo verso l'Europa. Inoltre, con l'accordo viene suggellata l'intenzione di creare il gasdotto sottomarino Blue Stream-2 per l'esportazione di petrolio vero Israele, Libano, Siria e Cipro, tale che la Turchia diventerà un paese di transito strategico per l'intera regione, ma anche un importante centro logistico europeo per l'energia in quanto nelle sue acque, attraverso la zona economica speciale di Turchia, passerà anche il gasdotto South Stream, come osservato dallo stesso Vladimir Putin. Così, accanro al gasdotto Blue Stream, che già trasporta 16 miliardi di m3 di gas russo in Turchia sui fondali del Mar Nero e collega la Russia alla Turchia attraverso l'Ucraina, la Moldavia, la Romania e la Bulgaria, il Blue Stream-2 prevede l'installazione di un secondo tubo parallelo, la creazione di una infrastruttura di gas in Turchia e un gasdotto di collegamento marittimo della Turchia a Israele. I due Governi hanno deciso, inoltre, di costruire sempre in Turchia, un deposito di stoccaggio sotterraneo di gas, un terminal di rigassificazione di GNL, come progetto congiunto della Gazpromexport e una società turca.

Divenuta recentemente partner per eccellenza del Nabucco - considerando che sul suo territorio passeranno i 2/3 della conduttura europea - la Turchia decide di non rinunciare a nulla e così aderisce anche al South Stream. In questa eterna gara tra Mosca e Bruxelles, sembra che i due progetti procedano di pari passo, ma qualcosa potrebbe cambiare se, infine, il gas russo o i partner energetici russi, diventeranno anche i fornitori del Nabucco. Tuttavia, un elemento di vantaggio potrebbe essere proprio la Serbia e la possibilità che dà di accesso ai mercati dei Balcani. Infatti, sono iniziati ieri a Vienna i colloqui tra i rappresentanti di Gazprom, Srbijagas e E.ON per la creazione di depositi di riserve di gas in Ungheria, da sfruttare per il mercato serbo. Tale accordo potrebbe trasformarsi nell'opportunità che il South Stream ottenga un vantaggio rispetto al Nabucco, come rilevato dai media russi. La creazione di riserve del gas in Ungheria, sarà l'argomento principale dei colloqui a Vienna, a cui parteciperanno i rappresentanti delle tre compagnie petrolifere, come annunciato dal quotidiano "Nezavisimaia gazeta". Colloqui che saranno una continuazione delle trattative a Mosca tra il direttore generale di "Srbijagas", Dusan Bajatovic, e i rappresentanti di Gazprom destinate a chiudere i negoziati finali per le due società e a costituire una joint venture in Svizzera. Gazprom deterrà, secondo l'accordo raggiunto in precedenza, il 51 per cento della società di nuova costituzione, mentre Srbijagas il 49 per cento. Sono state inoltre analizzate le questioni procedurali sulla registrazione di una società comune, che dovrebbe essere istituita per la progettazione, la costruzione e il funzionamento del South Stream sul territorio della Serbia, dice il quotidiano russo.

Ad ogni modo, sia l'incontro di Mosca che quello di Vienna potranno migliorare la posizione di Gazprom nei Balcani che, secondo la stessa "Nezavisimaia gazeta", è peggiorata dopo che Turchia, Austria e Ungheria e i rappresentanti delle imprese del settore energetico della Bulgaria e della Romania, hanno firmato il 13 Luglio ad Ankara l'accordo sulla costruzione del Nabucco. Successivamente anche la Serbia ha espresso il desiderio di partecipare al progetto, mentre il Turkmenistan si è offerto come fornitore di approvviggionamenti di gas. Come se non bastasse, la Bulgaria ha fatto un passo indietro sul South Stream, afferma che "Sofia non ha i fondi per l'attuazione di questo ambizioso progetto". Tuttavia, molto probabilmente, il nuovo governo bulgaro cerca di ottenere condizioni più favorevoli, una volta firmato il Nabucco. D'altro canto, già lunedì qualcosa è poi cambiato, tanto che il Ministro bulgaro dell'Economia e dell'Energia, Trajco Trajkov, ha detto che la crisi non dovrebbe mettere in discussione la partecipazione della Bulgaria al South Stream. Dunque, è difficile a dirsi se vi sia una lotta tra due progetti energetici, o tra due programmi politici: l'uno che usa la strategia dell'integrazione europea utilizzata come moneta di scambio, e l'altra del controllo regionalizzato e a sezioni di matrice russa. Il Cremlino, con la sua estrema pragmaticità, affiancato da un membro europeo che (ultimamente) si auto-gestisce senza il seguito di Bruxelles, quale l'Italia, si muove a tappe e dà ad ogni regione ciò che vuole. Alla Serbia dà un'opportunità di ripresa economica e di riscatto all'interno dei Balcani, e alla Turchia dà la chiave di accesso del controllo delle strade del petrolio verso Israele e il Medioriente, nonchè verso l'Europa. Ankara conquista la sua occasione di essere "paese determinante" per l'Europa, senza dover scontare la carta obbligata della "concessione dell'integrazione".