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04 settembre 2009

UE, Jugosfera e Paesi non allineati


Mentre l'Unione Europea diventa la "categoria guridica" dei Paesi occidentalizzati più in crisi che mai, nasce una nuova area geopolitica ereditata dalla ex Jugoslavia. Il quotidiano The Economist l'ha definita "Jugosfera", ma qualsiasi nome si voglia usare, indica certamente un'area balcanica omogenea per usi, costumi e sistema economico. Si tratta di Paesi che cercano di dimenticare le divisione storiche ed etniche con la cooperazione economica, nasce l'idea di organizzare nei Balcani la cerimonia di anniversario del 50simo anniversario dei Paesi non Allineati.

Ormai la parola “Unione Europea” è diventata un mezzo di ricatto nei confronti dei Paesi che ancora non fanno parte di quella 'sacra comunità'. Dipingendola spesso come un paradiso, è stato posto un alto prezzo da pagare per entrare a farne parte, sopratutto quello che toglie tutte le particolarità di un popolo per unirlo ad un mondo che ormai non piace a nessuno, neanche agli stessi europei. I dubbi che un'unione basata sui vecchi valori europei, la vera xenofobia e il razzismo aumentano velocemente. Sembra che solo i paesi balcanici debbano essere ricattati ancora, stavolta con sole due parole: ‘Europa” e “visti”. La situazione attuale e che, dopo l'ingresso della Slovenia, l'adesione all'UE è diventata una vera lotta tra chi è più bravo ad entrare primo. In Croazia sono pronti a tutto, in Serbia ogni giorno si annuncia che fra poco Mladic sarà catturato, in Bosnia, divisa in tre entità inconciliabili tra di loro, l'alleanza diventa una priorità. Una strada lunghissima che ancora si deve essere precorsa, con tante fatiche e stenti, sopratutto quelli che deve subire il popolo. Ma cosa ci offre l'Europa, per cui dobbiamo sacrificarci così tanto? La risposta non la sa neanche la stessa Europa. Incerte e insicure risposte colpiscono anche i Paesi membri. Proprio per questo il velo della falsità dovrebbe essere finalmente tolto, qualora si scopra che neanche l'Europa vuole più allargarsi vedendo gli errori che ha fatto con Romania, Bulgaria e con la stessa Slovenia, che appena è entrata ha cominciato a fare ricatti e a creare problemi con i vicini Stati. La risposta del politico austriaco Erhard Busec è che “ai Balcani si deve dire onestamente che il questo momento non c`è buona volontà tra i paesi europei per continuare l'allargamento dell'UE”.

Nella sua intervista per i media serbi, Busec, Presidente per il patto di stabilizzazione e oggi coordinatore per l'Iniziativa e la Collaborazione nel Sud Est Europa (SECI), parla delle vere ragioni perchè Bruxelless chiude la porta ai nuovi membri e apre una lunga lista d'attesa. Tra di esse vi è il particolare rafforzamento delle forze politiche di destra che si oppongono ad un continuo allargamento europeo. Busec ha confermato che in questo momento non è la crisi economica il vero motivo per cui l'UE non vuole allargarsi, ma i problemi interni. “Ad una persona normale è molto chiaro che per avere il completamento dell'Europa occorre accogliere in UE. Ma mai potreste sapere chi sarà nella posizione di decidere a Bruxeless. Le ultime votazioni europee e il rafforzamento delle forze di destra sono un avviso per tutti”, conferma Busec. Lui considera che è meglio accettare tutti i paesi balcanici in un pacchetto unico, affinchè non si ripeta il caso di Slovenia e Croazia. Anch'egli, come l'altro austriaco Valentin Inzko, considera che un anno ideale sarebbe il 2014, anniversario del centenario della prima guerra mondiale.

Per rispettare le idee pacifiste, alcuni vorrebbero festeggiare un altro anniversario, quello del 2018, per il centenario dalla fine della guerra, e se si aggiungono ancora due anni, si arriverà al vecchio piano che voleva i Balcani in Europa nel 2020. Considerando la situazione in Serbia, Busec ha detto che le cose vanno molto bene, a parte le questioni inerenti alla corruzione e ad sistema giuridico ancora non pienamente efficace, problemi questi – come osserva lo stesso Busec – ricorre in tutti paesi della ex Jugoslavia. Secondo Busec, inoltre, i rapporti tra i Paesi Balcanici viaggiano su una strada positiva, ma sembra che abbia inteso la situazione balcanica, nel dire che “ormai quando si pensa che su di un problema abbiamo messo il punto, escono i fantasmi dal passato”, che possono cambiare tutto il concetto. E' evidente che tali problemi non investono solo i Balcani, ma la situazione sembra essere la stessa anche in Europa, dove la rigidità basata sul passato non potrà mai essere negata, come nel caso dell'Olanda, che non vuole accettare l'adesione della UE senza la cattura di Mladic. Al contrario, l`ambasciatore italiano Armando Varicchio in Serbia, conferma che esistono delle garanzie da parte italiana che quel blocco sarà terminato. “Ripeto quello che è stato detto anche dal Ministro degli Esteri Franco Frattini, ossia che l'Italia ritiene che la Serbia deve avere lo status di candidato dell'UE, e che è giunto il momento che Belgrado possa presentare la sua richiesta di adesione”, ha dichiarato l'ambasciatore italiano.

Mentre i Balcani stanno aspettando il treno europeo, il giornale britannico Economist descrive la situazione dei vent'anni dopo la guerra nei Balcani, affermando che i vecchi scontri si stanno scambiando in una collaborazione regionale, definita Jugosfera. “Dalla Slovenia fino alla Macedonia e la Grecia, la maggior parte della gente ha tante cose in comune, anche se non ne parlano. Ogni giorno i legami spezzati si rigenerano. La Jugoslavia è scomparsa e al suo posto nasce la Jugosfera”, scrive l'Economist. La BIH è il più grande mercato dei prodotti serbi, il secondo per la Croazia. La Serbia è il più grosso partner anche della Macedonia. Nelle piccole produzioni, allargamento significa collaborazione con i loro vicini. Delta dalla Serbia, Mercator da Slovenia e Konzum da Croazia, sono i più grandi supermercati che aprono negozi nei paesi vicini. “Tante aziende trattano il mercato della ex Jugoslavia come se fosse unito”, dichiara l'Economist. Oltre che nel settore produttivo, i Paesi collaborano anche in altri settori, come la fondazione di un centro di vigili del fuoco per il Sud Est Europa. La cosa strana è che queste notizie hanno più attenzione all'estero che in questi Paesi propri. A Sarajevo, dove si è tenuta una riunione sulle persone scomparse e le vittime della guerra, nessuno ha detto nulla né sapevano qualcosa in proposito. Si parla di guerra, delle vittime che non hanno ancora avuto la loro giustizia, ma nessuno ha voglia di parlare di una unione economica, mentre si sta lavorando ogni giorno di più tra i mercati dei Paesi coinvolti nell'ultima guerra. Se doveste parlare di Jugosfera in Croazia, potreste avere delle brutte reazioni, non perchè nessuno vuole collaborare, ma il nome rievoca la memoria dello Stato Jugoslavo che i croati non volevano. L'Opinione del giornale britannico sottolinea ancora di più l'assurdità di una guerra nella ex Jugoslavia.

Se nei prossimi anni si rafforzerà una collaborazione tra i Governi su di una base economica, questo potrebbe essere anche il segnale che i problemi e le diversità politiche saranno finalmente finite. Si conclude che i popoli che vivono sul territorio della zona della Jugosfera parlano la lingua simile, hanno una cucina davvero uguale, piace lo stesso tipo di musica, ma nel campo religioso e politico ancora esistono delle grandissime ferite. Ora per coprire il nome Jugosfera o per qualche altra ragione, si parla di Unione dei Paesi della ex Jugoslavia nell'organizzazione del Summit di Paesi non allineati. L'idea del Presidente Boris Tadic, secondo cui Belgrado ospiti la cerimonia del 50simo anniversario dell'organizzazione nel 2011 a nome dei Paesi della ex Jugoslavia, si sta realizzando. Il Ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic ha invitato ai cinque leader dei Paesi della ex Jugoslavia ad riunirsi entro settembre durante l'Assemblea Generale dell'ONU a New York. Bosnia e Erzegovina, Montenegro, e Croazia hanno già accettato questa idea, i macedoni ancora ci stanno pensando su, mentre gli sloveni hanno accettato di essere lo sponsor della manifestazione ma non come organizzatori. La riunione Mondiale dei Paesi non allineati potrà essere anche una forza trainante in più per l'economia di questi Paesi. Seguendo l'esempio dell'accordo di partenariato strategico tra Serbia e Cina, si possono conquistare altri grandi mercati per i prodotti dei Balcani. Dopo la Serbia e la Republika Srpska, ieri anche la Croazia ha proposto la sua adesione al South Stream e ha aperto il suo mercato ai russi. In questa situazione economica, con una Jugosfera oppure con qualsiasi altra sfera che nascerà nei Balcani, nessuno sarà più interessato ad entrare in qualsiasi tipo di comunità Europea.