Purtroppo il nostro Primo Ministro ha già fallito nella sua strategia di ascesa in Europa, facendo un passo indietro sul Mare Nostrum e concedendo il diretto accesso al Mediterraneo ad una nuova agenzia europea Frontex. E pensare che questo 'grande successo' è stato ottenuto grazie ad una campagna mediatica fatta sugli extracomunitari, mascherando l'esigenza di coprire il bilancio per il pattugliamento delle acque con una missione umanitaria. Allo stesso tempo, l'Europa del Nord ha accettato di sostenere il progetto italiano, a fronte della partecipazione al programma sovvenzionato da fondi europei. L'Europa avrà quindi a disposizione nuova manodopera disposta a lavorare, e a pagare i contributi e le pensioni agli europei. Una descrizione, questa, che potrà sembrare troppo semplicistica, ma descrive uno scenario molto verosimile, e che corrisponde all'opinione diffusasi nei circoli diplomatici di Bruxelles.
L'Italia accetta quindi di aderire pienamente ad una politica estera anglo-americana che storicamente non gli appartiene, e così di assumere un ruolo di arroganza che non gli compete. Abbiamo visto i popoli del Mediterraneo sconvolti dalle primavere arabe scatenate da George Soros e sfociate nella violenta aggressione della Libia. Le fiamme che tutt'oggi si alzano su Tripoli sono l'emblema dell'errore e dell'incompetenza dei monitor europei, che hanno dato carta bianca alla cannibalizzazione delle multinazionali. Abbiamo assistito alla crisi siriana e ad un fantomatico attacco con armi chimiche, mentre nel frattempo veniva creato l'ISIS, grazie al sostegno dei partiti europei e del congresso americano. Per non dimenticare poi l'Ucraina, dove il sogno dell'integrazione europea ha fatto rispuntare le svastiche e ha trasformato una protesta in un colpo di Stato, sino a trascinare il Paese in una guerra di contractor e bande armate. Tutti "errori di valutazione" di una diplomazia europea che non è stata in grado di arginare nessuna crisi, né di confermare le informazioni che giungevano dai media: nessuno aveva il controllo della situazione, nonostante agisse con spavalderia, minacciando sanzioni e interventi militari. Il bluff è durato abbastanza, già messo a dura prova dalla vittoria di Damasco sulle forze islamiche, e non riuscirà a reggere la sfida di Paesi che sono in guerra da decenni, come la Russia. Le nuove sanzioni proposte dall'UE sono la prova evidente della debolezza della NATO dinanzi allo sfondamento delle milizie filo-russe, che ormai hanno accerchiato le truppe ucraine. Mosca infatti non si fermerà, e andrà avanti sino a chiudere gli ucraini nell'entroterra, annettendo le regioni che affacciano sul Mar Nero, per riprendersi così il territorio di "sua proprietà" perché l'Europa non ha pagato i propri debiti. Sino a quando si andrà avanti con la politica delle sanzioni, non si potrà arginare l'ondata russa, e si indebolirà ancor più l'economia europea.
Ciò premesso, ci auguriamo che il nuovo Alto Rappresentante e il suo staff siano in grado di affrontare questo mosaico così articolato, con dei monitor che siano all'altezza di confermare le informazioni della CNN e di Al Jazeera, prima di appoggiare bombardamenti e decisioni estreme. In caso contrario, si varcherà un punto di non ritorno, e il grave peso degli errori commessi ricadranno sui cittadini e le imprese, che dovranno così pagare il prezzo di questi azzardi di megalomania. Troppe, infatti, le viste di questa 'diplomazia europea' che da tempo ormai gioca con il destino dei popoli europei e dei Paesi candidati all'adesione, promettendo fondi miliardari e prosperità, creando illusioni e disillusioni, e alimentando nuove crisi insanabili. Vogliamo credere che i fondi europei destinati ai media siano davvero per la democrazia, e non per nascondere il furto e lo sperpero dei soldi dei contribuenti europei, per pagare consulenze e contratti di assistenza tecnica, mentre le Commissioni chiudono gli occhi su casi di evidente corruzione di 'società amiche'. Un'abile manovra che in Europa o in America si chiama lobbying, mentre in Italia è mafia.
Quindi, se davvero la dirigenza italiana vuole cambiare le cose in Europa, deve cominciare a mettere in discussione l'affidabilità dei suoi interlocutori e dei monitor delegati, perché la storia recente mostra un'infinita serie storica di figuracce. A questo proposito, i Balcani sono un ampio bacino di ispirazione. Basti pensare alla Bosnia, dove per oltre cinque anni si è parlato di una sentenza della Corte Europea inattuabile, o ancora all'Albania, dove l'allora inviato europeo (attuale capo gabinetto del Ministro Mogherini) si è personalmente esposto per sostenere la campagna elettorale dell'attuale Premier. Occorrerà maggiore prudenza e trasparenza, ma anche molta cautela, perché ogni decisione presa per volere dell'UE, così lontana dalla vita reale dei cittadini, si ripercuoterà inevitabilmente sull'economia italiana, già debole. Il nostro augurio è che questo mandato italiano segni la svolta della politica europea, e non sia solo un "premio di consolazione" per dare ampio spazio a terzi di agire e di prendere le decisioni che contano. In altre parole, speriamo che l'immagine delineata dal The Economist resti una provocazione e non sia una satira di quella che sarà l'Europa nei prossimi anni.