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02 febbraio 2007

Il mandato di arresto europeo per creare uno "spazio comune penale"


Con una sentenza della Corte di Cassazione cade uno degli ultimi ostacoli all'applicazione del mandato di arresto europeo in Italia. Si apre così una strada alla concreta creazione di uno spazio comunitario penale, all'interno del quale non esistono differenze o limiti tra le legislazioni degli Stati, che saranno tutte ispirate dalle direttive comunitarie.

I criminali ricercati o indagati in uno degli Stati membri dell’Unione europea saranno infatti perseguibili ed estradabili, in maniera diretta e di diritto, nello stato in cui è stato commesso il presunto crimine, per essere processato. Continueranno a esistere procedure di ‘estradizione’ tra l’UE e il resto del mondo, ma non tra Stati membri: le autorità giudiziarie di uno Stato membro dell’UE possono emettere il mandato d’arresto europeo per una persona indagata e i governi non possono più rifiutarsi di consegnare i propri cittadini affinché siano processati in un altro Stato membro. Devono consegnare i sospetti entro 3 mesi dall’arresto, obbligatoriamente! In questo modo però, non solo lo Stato rinuncia ad una delle sue prerogative inalienabili - la tutela dei propri cittadini all'estero - ma persino la difesa tecnica (l'avvocato difensore) viene vanificata.
L'Italia, nel recepire questa decisione quadro (n.69 del 2005), aveva subordinato l'efficacia del mandato al rispetto della "reciprocità della pena", e dunque impediva di estradare i cittadini italiani se non avessero avuto lo stesso trattamento che potevano godere se processati in patria. Per cui non erano ammessi i mandati di arresto emessi da Paesi che non prevedevano limiti massimi alla custodia cautelare, ma ad esempio solo controlli periodici che verificano la persistenza delle ragioni che giustificavano la detenzione, senza certezza sulla data ultima per l'inizio del processo.
Ecco però, che la Cassazione, ha deciso di accettare i mandati anche se prevedono condizioni di detenzione preventiva diverse, contrariamente alla stessa legge che il legislatore aveva scritto. Tuttavia, proprio perché le leggi europee sono, tra le fonti di diritto, più importanti delle leggi nazionali (!!!) il giudice può tranquillamente ignorare quelle legge, e applicare le decisioni europee, senza che nessuno può opporsi. Questo perché la nostra Costituzione, invece di tutelare le leggi dello Stato, prevede esplicitamente che in materie in cui esistono più regimi, esiste una gerarchia, in cui il diritto comunitario ha la priorità. I giuristi però ricordano che esiste sempre la Costituzione al di sopra di tutto: ma a cosa serve questa benedetta Costituzione, se costantemente vengono ignorate le leggi che si sono ispirate proprio ai suoi principi. Calpestando le sue leggi, calpestiamo anche la Costituzione.

Non è finita qui. La Corte di Giustizia Europea può decidere di scarcerare una persona che è detenuta in conseguenza di una sentenza che viene giudicata - secondo gli standard europei dei diritti dell'uomo - iniqua. Quindi, dopo che lo Stato italiano ha fatto le indagini, ha condannato un criminale, con una sentenza definitiva, l'Europa può far riaprire il caso per poi archiviarlo perché semmai un Giudice della Corte di Giustizia vede un cavillo legale un po' fuori posto. È ovvio che non si può riaprire un caso e giudicarlo senza aver contestualizzato l'intero procedimento che uno Stato fa. Può essere un'arma a doppio taglio, perché, sebbene nasca come strumento di tutela di persone innocenti, sarà concretamente utilizzata da personaggi che posso permettersi di intentare ancora ricorsi dopo aver perso un processo di tre livelli giudiziari. Insomma, la sentenza di un Magistrato italiano, viene messa in discussione da un'entità sovranazionale che con le leggi dello Stato italiano non ha nulla a che fare.

Il mandato di arresto europeo non è l'unica sciagura, perché rientra in un sistema di norme molto più spaventoso, perché porterà alla creazione di un regime penale che non appartiene alla democrazia, ma alla burocrazia, che la nuova dittatura inventata dal FMI.
L'Europa si prepara ad entrare ormai nel Sistema di Informazione di Schengen (SIS II): un'enorme banca dati in cui confluiranno le informazioni di 26 paesi, ossia 450 milioni di persone, per supportare le attività di intelligence e di investigazione dell'Unione Europea . Il SIS è un sistema di dati di varie tipologie, che è distinto ma direttamente collegato al progetto di Eurojust e Europol, volti a creare un sistema giudiziario tutto europeo, un "quartiere generale" della rete giudiziale in quanto unità centrale che lavora in coordinamento coi punti di contatto nazionale.
Ora, provate ad immaginare come sarà un'Unione Europea in cui, grazie all'introduzione dell'identità elettronica può costantemente monitorare i movimenti delle persone, in cui questi dati sono usati e manipolati da un'Iterpol che non ha un volto né uno Stato allo spalle, in cui è possibile arrestarvi e processarvi all'estero senza diritto di ricorso all'estradizione.

Sono tutte misure che uno Stato prende per fronteggiare l'agitazione delle masse, per attuare quello che anni fa veniva chiamato "stato di polizia" e che oggi viene definito "spazio comune penale". In realtà sono le parole ad essere state cambiate ma gli effetti sulla popolazione si sentiranno: la pena psicologica, sarà la vera condanna dei cittadini europei, che si vedranno negati la possibilità di evitare questa manipolazione.