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12 novembre 2007

Collaterali e petrolio: un ricatto per il Brasile


Il Brasile si prepara ad entrare nell'esclusiva cerchia di eletti dei produttori mondiali di petrolio, dopo l'annuncio della più grande società produttrice nazionale, la Petrobras, di un enorme giacimento di petrolio al largo della costa brasiliana. Una notizia di grande impatto economico, ma anche geopolitico, che giunge dopo la recente scoperta di un traffico di collaterali non fruttiferi denominati Petrobras per milioni di dollari.

L'impresa brasiliana Petrobras ha reso pubblica la scoperta del giacimento di petrolio di Tupi, nella baia di Santos al sud di Rio de Janeiro, in grado di produrre tra 5 e 8 miliardi di barili di petrolio, e di aumentare così fino al 50% le riserve nazionali. In tal modo, il Brasile cerca di entrare presto nell'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), nonostante le riserve degli esperti che richiamano alla prudenza considerando le difficili condizioni di sfruttamento delle risorse.
Petrobras ha precisato che le indagini hanno rilevato che lungo una zona di 800 km lungo il litorale del sud e sud-est brasiliano vi sono dei giacimenti che potrebbero fare del Brasile un "paese esportatore al livello dei paesi arabi o del Venezuela", avendo rilevato del petrolio leggero, di circa 28° API, una delle migliori qualità di petrolio al momento in commercio, oltre che un gasdotto di 250 km. Data la profondità a cui si trova il giacimento, e la struttura dei fondali, si teme che l'investimento richiesto sia sovradimensionato o non accessibile per la compagnia brasiliana, la quale ha precisato che la quantità rilevata giustifica il costo dell'operazione in quanto consentirebbe di aumentare del 40% la produzione attuale del Brasile nonché assicurargli l'autosufficienza petrolifera. Inoltre, se le prospettive delle analisi di Petrobras sono confermate, il Brasile smetterà "di essere un paese medio nella produzione di petrolio, per trasformarsi in un paese esportatore." Tale notizia ha provocato così un rialzo delle azioni di Petrobras del 22%, che rappresenta così una risposta all'assalto da parte di Grandi Gruppi Internazionali e da Grandi Banche che fungono da Advisor - si pensi alla Ubs Bank - all'acquisto e al rastrellamento di Titoli Petrobras emessi nel 1959.
Bond Petrobras emessi nel 1959

Sulla base dell'indagine sulle operazioni poste in essere mediante collaterali senza alcun valore, allo scopo di creare delle false capitalizzazioni e di diffondere sul mercato titoli virtuali, sono emersi centinaia di titoli denominati Petrobras di cui oggi si conosce pienamente la loro funzione. Questi infatti hanno una logica e una funzione strategica ben determinata : acquisire il più possibile collaterali Petrobras, pagandoli il 3% del valore attuale, per poi avere tra le mani un patrimonio che ammonta a Miliardi di dollari, considerando la rivalutazione che viene effettuata sui titoli al momento della loro imputazione a conto titoli e, a questo punto il rialzo delle quotazioni della società Petrobras. Se l'operazione dovesse andare in porto, così come studiata a tavolino da Banche, advisor e società multinazionali, potrebbero cambiare gli scenari Internazionali del mercato Petrolifero, nonché geopolitico in quanto le Major Americane, si ritroverebbero fra le mani un'arma di ricatto nei confronti dello Stato del Brasile. Infatti, nonostante la Petrobras abbia in una nota affermato che i titoli non riconvertiti nel 1964, sono da considerarsi infruttiferi, esistono sentenze del Tribunale Superiore di Giustizia Brasiliano , che hanno, in prima istanza, confermato le pretese dei possessori dei Titoli e hanno rinviato la sentenza definitiva al 2012. Chi non ha la forza di resistere e chi non ha riserve finanziarie che possano consentire di affrontare tali cause volte all'accertamento del titolo, svende il proprio titolo, mentre chi invece è potente, può acquistare a basso prezzo e mediare con la controparte. Siamo dunque di fronte ad un'azione volta a compromettere la stabilità economico-politica non solo di un ristretto mercato, come potrebbe essere quello brasiliano, ma anche quella di uno Stato che mette in gioco il proprio nome, e la propria credibilità. Qualora infatti i titoli dovessero essere utilizzati e rivenduti più volte a imprese e banche, si andrebbero a coinvolgere un grande numero di operatori, investitori ma anche risparmiatori, che mettono a rischio il proprio patrimonio investendo nell'acquisto di titolo che poi si rivelano non fruttiferi e non esigibili da parte dell'ente emittente.

Ciò che sta accadendo sul mercato finanziario parallelo, quello delle fiduciarie e dei brokers che agiscono al di sopra dei sospetti e dell'attenzione dei media, rappresenta l'ennesima pagina scritta dalle lobbies bancarie per sabotare gli Stati. Si inserisce in un momento storico in cui la crisi petrolifera e l'iperinflazione è sempre più vicina, quando i maggiori Paesi produttori di petrolio sono colpiti da guerriglie e inquietanti Stati di Emergenza, e quando il Brasile annuncia la scoperta di un giacimento da 8 miliardi di barili di petrolio pregiato. Ed è davvero strano che i media occidentali abbiano trascurato tale importante notizia, che, se dovesse essere confermata dagli studi di fattibilità, lancerà il Brasile all'interno dell'OPEC portandolo a livello del vicino Venezuela, alleato e concorrente allo stesso tempo. Le implicazioni possono essere molto rilevanti e avere un forte impatto anche sugli Stati del Sud America, che oggi stanno attraversando un periodo di tensioni sociali e politiche: è un continente che si sta risvegliando, e per tale motivo continua ad affrontare le pressioni provenienti dalla Comunità internazionale che tenta di destabilizzare i suoi governi. In occasione della Cumbre Iberoamericana, tenutasi nella giornata di ieri a Santiago del Cile, vede scontrarsi i rappresentanti della Comunità Internazionale, in particolare degli Stati Uniti e del governo della Spagna, con il Presidente della Bolivia Evo Morales e il Presidente del Venezuela Ugo Chavez . Questi infatti denunciano l'esistenza di un piano occidentale volto a fomentare la propaganda di opposizione ai governi e i movimenti criminali e terroristici all'interno degli Stati del Venezuela e del Cile. Evo Morales parla infatti dell'esistenza di innumerevoli prove che vedono gli Stati Uniti coinvolti in operazioni di finanziamento di organizzazioni terroristiche che tentano di sabotare il governo cileno, e allo stesso modo Ugo Chavez non si ferma dall'accusare l'ex Premier Aznar di aver sostenuto il golpe contro di lui nel 2002: una provocazione alla quale non resiste il Re di Spagna, Juan Carlos che risponde con un secco "stai zitto". Un episodio che fa ben capire la posizione che i Paesi del Sud America hanno nei confronti dell'Occidente, e dalla quale cercano di riscattarsi mostrando determinatezza e utilizzando le stesse armi della disinformazione e delle lobbies. Il petrolio oggi rappresenta quel veicolo che consentirebbe, per esempio, al Brasile di entrare a far parte dell'Opec e di confermarsi come nono Paese più ricco del mondo, acquisendo così una posizione di rilievo all'interno del Mercosur e della politica internazionale. Ovviamente, le lobbies bancarie e petrolifere non resteranno ferme ad aspettare che Lula rafforzi la propria posizione, mediante le speculazioni del petrolio.In tale ottica, un'operazione che ha ad oggetto migliaia di titoli virtuali emessi dalla più grande società petrolifera a controllo statale, per movimentare miliardi di dollari, rappresenta senz'altro una mina vagante che rischia di compromettere la credibilità e la solvibilità della Petrobras e dello Stato del Brasile.