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28 luglio 2008

L'Europa propone l'immigrazione scelta contro l'emergenza


Mentre il Governo italiano lancia l'estensione a tutto il territorio italiano dello stato di emergenza per gli sbarchi clandestini, l'Unione Europea progetta un piano europeo per l'immigrazione, che avrà come scopo fondamentale l'armonizzazione delle politiche degli Stati membri e l’emissione di una "carta blu" europea per gli immigranti altamente qualificati. Si verrà così a creare il cosiddetto concetto dell'immigrazione scelta che rischia di impoverire ancora di più Paesi in via di sviluppo privandoli delle preziose risorse ed insostituibili risorse umane.

Il Governo italiano annuncia l'estensione a tutto il territorio italiano dello stato di emergenza, in seguito all’eccezionale aumento degli sbarchi clandestini durante il periodo estivo. Una misura definita da molti, non motivata, in considerazione del fatto che si tratta di un normale picco del flusso migratorio in un periodo così delicato come quello primaverile-estivo. Maroni, durante la conferenza stampa al Viminale precisa tuttavia che la decisione non è altro che una proroga di altre proroghe, per la precisione sei, di cui quattro risalgono al Governo Berlusconi a partire dall'11 dicembre 2002 e due al governo Prodi, con la sola - ma importante - differenza che il provvedimento estende l’emergenza sull'intero territorio nazionale. Una misura ritenuta necessaria per poter distribuire nei centri di accoglienza sparsi in tutta la nazione i nuovi clandestini, considerando che quelli presenti nelle tre regioni sono ormai insufficienti a contenere gli arrivi. Per avvalorare il provvedimento, il Viminale mostra gli andamenti degli sbarchi denunciando che nei primi sei mesi del 2008 sono addirittura triplicati, riguardando sempre più popoli provenienti dall’Africa in gravissimo stato di povertà, e per tale motivo nel pieno diritto di chiedere lo stato di asilo. Sono 11.949, contro i 3.158 dello stesso periodo dello scorso anno, gli immigrarti clandestini che sono sbarcati sino ad oggi sulle coste italiane, e si prevede almeno il raddoppio sino all’anno prossimo.

Tuttavia, i dati più impressionanti sono quelli che mostrano la grande maggioranza di clandestini provenienti dal continente africano, in questi anni fortemente colpito dalla povertà e dalla fame, ormai catastrofica deriva della speculazione sui prezzi dei beni alimentari, nonché da guerriglie sempre più sanguinose finanziate dalle entità musulmane e dai gruppi economici petroliferi. Non bisogna poi tralasciare che spesso le tratte di clandestini, sono anche frutto di taciti accordi tra gli Stati africani, fornitori di gas e petrolio, e i Paesi europei, che prevedono lo scambio di emigrazione contro energia. Un dramma sociale che si trasforma sempre più in un comodo alibi mediatico, per alimentare in Europa la fobia dell’immigrazione sino al punto da prorogare - come accaduto in Italia - uno stato di emergenza clandestini per oltre sei anni. Questo dunque è il risultato di anni di politica italiana sorvegliata dalle direttive e dalle Commissioni Europee, che non hanno fatto altro che esasperare la percezione dell’intolleranza nei confronti delle migrazioni, anche di quelle che hanno problemi umanitari alla base, per poi arrivare alla misura estrema del controllo delle impronte e del tracciamento del movimento delle persone. In poco tempo siamo passati dal reato di clandestinità, alle impronte ai bimbi rom estese poi a tutti i cittadini italiani a partire dal 2010, sino allo stato di emergenza permanente, che rischia di sfociare in qualcosa di ben più grande che una semplice esigenza organizzativa.

L’emergenza italiana, infatti, sta avendo una eco anche nell’Unione Europea che ha adottato il problema come proprio e ha già pronta una soluzione accettabile. Bruxelles infatti sta discutendo la proposta di Nicolas Sarkozy sull’istituzione di un Patto europeo per l'immigrazione, che avrà come scopo fondamentale l'armonizzazione delle politiche degli Stati membri sull'immigrazione. La Francia infatti contesta l’uso dei Paesi europei a praticare una politica di regolarizzazione massiccia che porta i sans-papier a spostarsi poi in altri Stati sfruttando proprio la differenza di regolamentazione. I ministri europei sono già a lavoro per individuare un accordo sull'immigrazione legale, tenendo conto dei bisogni del mercato e delle capacità di accoglienza di ogni Stato membro, attirando lavoratori altamente qualificati e studenti, ed implementando una politica comune di lotta contro l'immigrazione clandestina e procedure di asilo uniche. Un obiettivo che si nasconde anche tra le pieghe del progetto dell'Euromed, ossia dell'Unione del Mediterraneo, a cui aderiranno gli Stati Balcanici, la Turchia, gli Stati del Medioriente e dell'Africa Settentrionale. Saranno così introdotti mezzi per rinforzare l'efficacia dei controlli alle frontiere, sviluppando i visti biometrici uniformi la cui emissione sarà accentrata nelle mani di Agenzie europee con l'instaurazione di un unico centro di coordinamento a livello sovranazionale. Il progetto porterà così all’emissione di una "carta blu" europea per gli immigranti altamente qualificati residenti all'estero dei paesi del Sud, come parte di un regime che coesisterà con quello dell'unione europea, con programmi similari già applicati in differenti Stati membri. Verranno applicati criteri particolarmente rigorosi sui candidati altamente qualificati, in maniera tale da creare il cosiddetto concetto dell'immigrazione scelta. Il Senegal e la Libia si sono pronunciati già contro il Patto europeo sull'immigrazione, così come il Venezuela e la Colombia che minacciano di prendere delle sanzioni contro l’Unione Europea, che andrebbe ad attentare alla stabilità economica interna attirando a sé manodopera qualificata, e svuotando l'Africa e altri Stati in via di sviluppo di ingegneri, medici ed altri diplomati di alto livello. Un tale progetto avrebbe delle conseguenze molto gravi in quanto andrebbe ad impoverire ancora di più Paesi in via di sviluppo privandoli delle preziose risorse ed insostituibili risorse umane. Ancora una volta l'Europa gioca il ruolo di pianificatore di una vera e propria strategia di sciacallaggio di un fenomeno come quello dell'immigrazione, che viene da una parte provocato e dall'altro punito.