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15 luglio 2006

Il segreto del nucleare


In un momento della nostra storia in cui l'equilibrio politico-militare mondiale si basa sul possesso della bomba nucleare, che ha rafforzato così la posizione di potere di alcuni Stati, gli Stati Uniti dichiarano che è stata realizzata una nuova arma. Su si essa non si sa molto, l'industria militare l'ha sempre tenuta sotto il massimo riserbo, ma esiste e può rimettere in discussione la distribuzione dei poteri a livello globale e lo stesso concetto di guerra.
La nuova arma si chiama e-bombe, ossia bomba elettronica.
Essa genera un impulso elettromagnetico di estrema potenza, causata dall'azione dei raggi gamma liberati in un'esplosione nucleare che ionizzano le molecole dell'aria. Derivando da un'esplosione nucleare, in tutti questi anni si è prestata maggiore attenzione sulla gestione delle crisi regionali di un conflitto nucleare, senza considerare gli effetti dell'onda elettromagnetica. Questa si propaga su grandi distanze seguendo la curvatura della ionosfera, e libera una potenza di moltissimi gigawatts su uno spettro di frequenza molto ampio: un'esplosione di 100 kT a 110 km d'altitudine può generare un impulso elettromagnetico distruttivo su una superficie equivalente alla metà degli Stati Uniti. Crea delle correnti indotte enormi a livello delle antenne, dei cavi elettrici e di strasmissione, distruggendo tutte le apparecchiature elettroniche.

È composto di un generatore di compressione di flusso e di un oscillatore a catodo virtuale, cdd. vircator. Nel generatore viene utilizzato un esplosivo rapido per comprimere un campo magnetico, prodotto da una fonte elettrica esterna che dà inizio al processo, trasferendo questo poi la potenza dell'esplosione. La compressione del flusso magnetico genera un picco di potenza, mille volte più potente di un fulmine, poco tempo prima della distruzione totale dell'arma. Il vircator, poi, produce un impulso di forte potenza che viaggia sullo spettro di frequenza delle microonde, tra 150 chilowatt e i 40 gigawatts. La sua frequenza e la lunghezza d'onda possono essere variate a seconda degli obiettivi che si vogliono colpire, e questo fa di lei un'arma davvero subdola perché può essere invisibile e difficilmente individuabile.
Se si pensa che i microprocessori degli elaboratori non sopportano tensioni superiori ai 10 volt, un campo elettrico di centinaia di volt andrà a distruggere ogni tipo di strumentazione a causa del sovraccarico di voltaggio o per l'effetto termico. I nostri radar, gli impianti radio, le televisioni, i sistemi di rete informatici e le reti telematiche verrebbero il pochi secondi annullati gettando nel caos un'intero sistema economico. Il fatto che colpisca apparecchi elettronici, non deve assolutamente indurci a pensare che non sia nocivo per gli esseri viventi, in quanto tutto ciò che si troverà sul suo raggio d'onda subirà gli stessi effetti dell'azione di un microonde, verrà ucciso o subirà delle terribili metamorfosi.Ingrandisci

Per le sue caratteristiche, questo tipo di bomba non è efficace contro le guerriglie, contro i terroristi islamici e contro quelli che convenzionalmente definiamo come nemici. È stata progettata e studiata per colpire un nemico strutturato, tecnologicamente sviluppato, dotato
di una società civile organizzata. È destinata a sabotare le strutture governative e amministrative, le imprese e gli organismi vitali per un'economia, la rete di infrastrutture, le forze armate, e ovviamente la popolazione civile.
L'intero sistema burocratico, così come i media, utilizza delle reti dense di calcolatori e elaboratori che trattano banche dati sconfinate, e aiutano con degli strumenti di analisi a stilare provvedimenti, finanziarie e prendere decisioni di politica economica. L'impulso elettromagnetico non solo distruggerà degli uffici locali, ma propagandosi nei cavi di trasmissione - salvo che non sia cellule ottiche - saboterà l'intero sistema, e la cancellazione dei database riporterà una nazione indietro di settanta o cento anni, perché non sarà possibile recuperare nulla anche se si sostituissero gli elaboratori.
Lo stesso accadrà alle industrie, da quelle petrol-chimiche a quelle manifatturiere, fino alle centrali di energia, perché i loro sistemi di produzione sono tutti automatizzati: l'economia così si lacererà a tal punto che lo Stato aggredito resterà senza di che vivere. Anche la rete d'infrastrutture è un facile bersaglio, soprattutto il trasporto aereo e ferroviario, che vengono fermati o disorganizzati, in modo tale che anche lo Stato resterà totalmente paralizzato. Sulla popolazione invece gli effetti sono terribilmente devastanti, se si pensa ai danni biologici, tipici della stessa esplosione nucleare, ma quelli che più interessano sono soprattutto gli effetti indiretti. Una società avanzata, dipendente dalla tecnologia e con un modo di vivere basato su comodità e privilegi di ogni genere, senza elettricità, o senza mezzi di comunicazione e di trasporto, senza un governo, abbandonata dalle istituzioni, muore nel giro di pochi giorni per autodistruzione. Quello che si cerca di colpire è innanzitutto la volontà di combattere delle persone, agendo sulla disperazione, il terrore, lo smarrimento. Le prove tecniche le abbiamo già viste e sono state scioccanti, se si pensa all'uragano Katrina, al Millennium Bag, ai brevi blackout, al mal funzionamento dei radar. Questi eventi hanno dimostrato a tutti che non sopravvivremmo tre giorni così, senza nulla, solo con una manciata di legumi al giorno.

Questa è un'arma che prima di ogni altra cosa, è un moltiplicatore di energia elettromagnetica, in grado di raggiungere il nemico nella maniera più efficace possibile con il minor dispendio di soldi e di eserciti, in tempi brevissimi, facilitando l'invasione e la conquista non belligerante della colonia. Il suo aspetto convenzionale, molto simile a ordigni classici, le permette di essere utilizzata anche all'oscuro degli Stati e delle organizzazioni internazionali.
Elasticità nell'utilizzo, mobilità, rapidità di azione, infiltrazione molto profonda nello Stato nemico, adattabilità e precisione, sono le caratteristiche che consentono di utilizzare strategie di invasione graduali, di stabilizzare subito la situazione senza che vi sia bisogno di interventi esterni, ma soprattutto di imporre una volontà politica senza la minima resistenza. Missioni di pace e guerriglie tra la popolazione civile svanirebbero, perché sarebbero sostituite dal controllo totale e indiscusso dell'invasore-liberatore. Può essere utilizzata anche come "sanzione" proporzionale o maggiore, rispetto ad un qualsiasi attacco politico e ideologico, sarebbe dunque uno strumento di dissuasione, di gestione delle opinioni internazionali che premono verso la pace o l'arretramento delle proprie posizioni.

La e-bombe è un'arma di distruzione di massa, la più spaventosa che possa essere mai stata creata dall'uomo. La sua pericolosità sta proprio nella facilità in cui annienta ogni tipo di difesa dello stato nemico, pilotando a distanza il caos e l'invasione, riducendo al minimo la perdita di vite umane.
Così il conflitto iraniano che si sta preparando non è per il petrolio, perché se il costo a barile va alle stelle, sarà solo il popolo a doverne pagare il prezzo. Il vero motivo è quello di impedire l'armamento nucleare, perché esso consente di costruire la sola arma di distruzione di massa che consentirebbe la distruzione di uno stato occidentale, rivoltandogli contro lo sviluppo e l'avanguardia che cerca di portare ovunque, perché simboli di civiltà.

Russia e Cina il perno del nuovo equilibrio geopolitico


La crisi geopolitica del Libano non è il solito scontro delle guerriglie nella striscia di Gaza, è un evento che potrebbe segnare la svolta verso un nuovo equilibrio di poteri a livello internazionale. Dalla caduta del muro di Berlino molte cose sono cambiate, il sistema finanziario ed economico ha cambiato gli Stati, li ha logorati mentre ha portato altri ai vertici delle decisioni globali. Ora si stanno affacciando sul contesto internazionale due potenze dormienti, che per lungo tempo hanno accusato il colpo del sistema capitalistico, riuscendo nel tempo a farlo proprio e a utilizzarlo per accumulare potere. Il potere di cui parliamo sono i dollari che posseggono un valore anche se divenuti carta straccia, un rompicapo assurdo che si spiega solo sapendo cosa è davvero la moneta. Il mondo dovrà fermarsi ad un loro cenno se minacceranno di vendere o convertire i titoli o la valuta nominata in dollari, accumulata grazie allo sfruttamento delle loro straordinarie risorse: l'energia per la Russia, i manufatti per la Cina. In un mondo di consumatori, la fa da padrone infatti il produttore, così la Cina, data la sua forza contrattuale, entra nel WTO tre anni fa.
La Russia siede per la prima volta alla Presidenza dell'Assemblea del G8 a San Pietroburgo, facendo già sentire la sua gran voce, soprattutto nei confronti dell'Europa, alla quale ricorda che vi è sempre l'alternativa "Cina" se i mercati europei non saranno disposti ad aprire la distribuzione alle major tedesche. Fa il suo trionfale ingresso anche nel WTO, accolto con entusiasmo dallo stesso Bush che si è impegnato per questo obiettivo, ma d'altronde non poteva fare altro: la posta in gioco è alta e avrebbe rischiato troppo se si fosse esposto con una campagna aggressiva come i vecchi tempi della Guerra Fredda. Grande diplomazia anche con la Cina,consacrata dagli incontri dei reciproci capi di Stato, che mettono fine così alla controversia nata intorno allo Yuan: il governatore della Banca Nazionale Cinese ha acconsentito ad una rivalutazione della moneta per dare ossigeno al dollaro, sempre però nell'esercizio della sua sovranità.
Intorno a queste due potenze ruota l'intera scena politica; ora stanno osservando, intervengono solo in rare occasioni ma sono pronte a rispondere ad ogni mossa azzardata che potrebbe nuocere ai loro piani ed interessi mondiali. Oltre alla Cina e la Russia non esiste Stato che ora è in grado di esercitare un controllo sugli altri Stati. L'America è sull'orlo della recessione e di una svalutazione del dollaro che non ha eguali in questo secolo; l'Inghilterra e la Francia sono vecchi paesi che esaltano il riarmo nucleare ma entrambi hanno profondi problemi sociali. Con il governo tedesco la Merkel deve ancora farsi conoscere in campo internazionale, deve ancora convincere, mentre l'Italia con Prodi si trova a fare i conti con un governo difficile, ma già a buon punto con le riforme. Il Giappone si stanno logorando con le speculazioni dei fondi di investimento e i continui ricatti verso le autorità monetarie, che dovranno dunque sottostare al dictat delle lobbies.
Ormai l'America, Bush e l'Unione Europea sono falliti, hanno dovuto cedere il passo, in così poco tempo alla Russia e alla Cina. Il deficit americano continua a crescere esponenzialmente, e certo non si fermerà la fuga del dollaro con delle trovate mediatiche in cui Bush dichiara che la flessione del debito deriva innanzitutto dall'aumento delle tasse alle grandi imprese.
L'effetto nel breve periodo non durerà molto, così come non durerà ancora per molto l'alea di sfiducia verso i mercati Asiatici, dopo l'attentato, che sorregge Wall Street da un probabile collasso su se stesso.
La situazione è alquanto grave, il prezzo del petrolio continua a salire, quello dell'oro e dei metalli anche, tuttavia le Borse reggono e i Broker continuano a vendere derivati.
Evidentemente c'è qualcosa che non va, e altro vi è dietro questa calma ancora apparente.
Se la polveriera del Medioriente prenderà fuoco, la situazione potrebbe essere anche ingestibile, il dollaro ne subirebbe l'ondata di sfiducia mentre il prezzo del petrolio continuerà vertiginosamente a salire. A questo punto un intervento di Russia e Cina potrebbe essere tanto salutare quanto distruttivo, o comunque potrebbe preludere ad un attacco terroristico.
Tuttavia, se delle Banche d'affari internazionali, come Goldman Sachs, Barkley, dichiarano la chiusura delle linee di credito a Eurotunnel, provocandone il fallimento, nonostante siano Banche che investono ora molto in trasposto e infrastrutture, vorrà dire che sanno cosa può accadere ed è giusto mettere il proprio investimento al sicuro. Due mesi fa nel canale della Manica è affondata una nave, e i governi hanno bloccato la pesca in quella zona, perché forse contenente nelle stime scorie nucleari.
Il grande fallimento dell'Eurotunnel potrebbe ritrovare un suo risanamento dalla ricostruzione, per cui un “buco” nel tunnel potrebbe aiutare a nascondere scorie nucleari, proprio com’è stato in Somalia, quando è sbucata un’autostrada su un terreno alquanto sospetto.
La Francia rappresenta dunque il più grande punto debole dell'Onu o del G8, perché è uno Stato ormai destabilizzato politicamente dall'integrazione dei popoli e dall'immigrazione. Se le banlieux sono andate in fiamme è stato perché esiste una minoranza, che non è certo di numero inferiore, che non si sente cittadino francese e mai lo sarà, perché dato le sue origine e le sue tradizioni, non riuscirà mai a apprendere quelle francesi e cancellare le sue.
Questa profonda divisione etnica, che si aggiunge alla già precaria stabilità politica, fa della Francia uno Stato molto vulnerabile che potrebbe esporla al rischio di minacce, per via , ad esempio, del coinvolgimento del Kuwait Gate.

Non è da escludersi che ad essere colpito sia il canale di Suez, bloccando così il Mediterraneo e i traffici delle merci provenienti dall'Oriente, e facilitando Israele nelle operazioni di armamento. Dovremmo dunque attenderci un altro attentato, pagato forse con il bottino della rapina avvenuta un mese fa a Londra, in maniera alquanto rapida e indolore, senza molti problemi fruttando più di 50 milioni di sterline.
oppure metti obbietti possibili un vecchio nostro articolo e quello del canale di la manche
Se siamo arrivati al punto in cui Stati come Russia e Cina possono farci fallire da un momento all'altro, se il Presidente dell'Iran può liberamente affermare che Israele deve scomparire, allora fino ad oggi i nostri generali ci hanno mentito, hanno seminato terrore, e ora noi raccogliamo odio e disperazione.

14 luglio 2006

La robotizzazione della società già nel nostro presente

È stato impiantato un neurochip nel cervello di un paraplegico, grazie al quale può riuscire a muovere oggetti e a utilizzare un computer con la sola forza del pensiero.
Per la prima volta gli impulsi nervosi vengono registrati, elaborati e tradotti in azione, si tratta di una «protesi neuromotoria», grande quattro millimetri per quattro, con cento elettrodi più piccoli di un capello, capace di mettere in comunicazione il cervello con degli oggetti del mondo esterno, pensando di farlo. Hanno così sdoganato finalmente il chip, hanno ufficializzato la sperimentazione sull'uomo dell'implementazione di bio-nanotecnologie in grado di amplificare i nostri impulsi neurologici e le nostre capacità intellettive.
Il Brain-Gate, permetterà non soltanto di usare un computer,ma anche di muovere arti artificiali e di ristabilire un controllo diretto del cervello sul muscolo, nel quale verrà invece impiantato uno stimolatore muscolare capace di «ricevere» l'input dal cervello.
Ciò che sembrava appartenere ad una pura fantascienza o ad un futuro molto remoto è già nel nostro presente, ed entrerà lentamente nella nostra quotidianità lasciandoci credere che rappresenta questo un progresso per la civiltà. Hanno studiato la sua presentazione al mondo e ai media in modo che sembri un atto di grande pietà nei confronti di persone che vivono immobilizzati su una sedia avendo la sola forza del cervello a disposizione. Il loro obiettivo in realtà è tutt'altro, ma occorre che prima entri nella concezione delle persone come un mezzo per risolvere gravi malattie, deformazioni e aberrazioni che madre natura ci ha lasciato. Sarebbe quasi un'utopia pensare che dei privati investono in biotecnologie che possono aprire scenari fantascientifici, solo per dare un contributo alla ricerca per migliorare le condizioni umane. Tuttavia, considerando che una bicicletta in Cina costa non più di 50 euro, mentre una sedia a rotelle, senza un reale apparente motivo, ne costa 1000, non crediamo che vi siano proprio i presupposti di così tanto altruismo. Nella nostra società, chi ha un figlio invalido vive a stento, a causa degli immani costi che deve sopportare per il suo mantenimento e le sue cure, per cui proporre questi chip come applicazione della scienza terapeutica è una infima trovata mediatica. Vogliono impietosirci e indurci a pensare che questo rappresenta il miglior futuro che possiamo avere,per poi passare all'impianto dei chip per aiutare le nostre prestazioni intellettive. I microchip hanno già trovato una prima applicazione con l'impianto sottopelle di particelle che fungano da carte di credito.
Quello che hanno reso noto è solo un piccolo e rapido accenno di quello che in realtà stanno facendo, e già il fatto che hanno cominciato a parlarne dimostra che la loro diffusione sul vasto mercato è molto vicina.
Immaginate che sono ormai dieci anni che è in atto la campionatura della voce, a mezzo di programmi voip e di messenger. Tramite le nostre telefonate gratuite viene creato una base di dati che andranno nel futuro a costituire i nuovi cervelli dei robot.
Le ricerche militari e scientifiche sono da anni mirate alla creazioni di strumenti e meccaniche che possano istaurare un nuovo ordine mondiale, tuttavia nessuno Stato mai riuscirà a realizzarlo. Non esiste nazione che potrà mai dominare il mondo, e la storia ci insegna questo, per questo vogliono cancellarla.
Il futuro dell'umanità è nella robotizzazione, gli uomini verranno resi quanto più simili a delle macchine, in grado di combattere virus, affrontare situazioni problematiche e ad alto rischio, in grado di anticipare le mosse del nemico e di prevenirle. Si creerà una nuova razza, sovraumana, che sarà anche l'esercito indistruttibile in grado di neutralizzare i nemici contenendo al minimo le perdite umane e materiali. Ora non resta che aspettare e vedere se sarà una nuova età dell'oro o solo l'inizio della nostra autodistruzione, probabilmente certa se continuerà a sopravvivere un sistema che ci dice che per andare avanti occorre distruggere l'altro. La competizione dettata dall'egoismo o dalla brama di gloria e successo, porta automaticamente al disumanizzare la società e a renderla la perfetta cavia per la sperimentazione dei chip che ci vogliono sovraumani.

Non bisogna mai dimenticare quanto Nikola Tesla ci ha lasciato, la sua filosofia e i suoi precetti di vita: anche, e soprattutto per questo, è stato un importante uomo di scienza. Alla fine dei suoi giorni era rimasto solo e i suoi veri amici erano i piccioni a cui dava da mangiare, perché tutti gli altri lo avevano tradito, dopo aver sfruttato la sua intelligenza.

13 luglio 2006

Il Lingotto nelle casseforti di Goldman Sachs


Vola il titolo della Fiat in Borsa, con una quotazione che le vale tutto quel titolo di Lingotto che è sempre stato un vanto per gli Italiani, mentre viene annunciato il "sostegno" che la Goldman Sachs presterà per superare l'empasse finanziario "del momento".

Le difficoltà dell'industria torinese vengono ora imputate al blocco della produzione degli stabilimenti di Melfi e Mirafiori a loro volta dovuti al fermo della fornitura di componenti. Pare che gli scioperi della Cf Gomme, industria bresciana produttrice di pneumatici, e dunque l'interruzione della produzione delle gomme per i veicoli Fiat abbia quasi fermato un'industria automobilistica multinazionale, che da sola può influire su alcune frazioni di punto percentuale del Pil. Sebbene la cosa in sé sia assurda, la giustificazione addotta dai dirigenti pare che abbia convinto i sindacalisti che sono riusciti a spuntare un accordo di diminuzione dei turni lavorativi, forse per evitare una minaccia di licenziamento di massa.

Lascia senz'altro attoniti il fatto che in questi ultimi mesi il titolo viene quotato sempre con ottimi rendimenti, nonostante l'esistenza di grandi difficoltà sia dal punto di vista finanziario che produttivo. La situazione, da quel che può vedersi in quest'ultimo semestre è comunque problematica, e non farebbe dormire alcun analista finanziario che possegga anche solo una manciata delle azioni della Fiat. Dopo il cambio di dirigenza e la nomina di Marchionne, anche l'azionariato ha subito un inaspettato stravolgimento: la Monte dei Paschi di Siena il 16 gennaio ha ceduto sul mercato in blocco a J.P. Morgan Securities Ltd e a Goldman Sachs International l’intera partecipazione in FIAT, trasformata in azioni alla scadenza del prestito obbligazionario. Dopo di lei anche San Paolo IMI ha liquidato , senza che questa manovra finanziaria abbia minimamente sollevato i dubbi delle autorità di vigilanza, della Consob, del governo o degli stessi organi sindacali, anzi il titolo era lautamente remunerato, per cui le Banche hanno realizzato anche importanti plusvalenze. Ora che le due grandi banche d'affari detengono il pieno controllo della situazione le quotazioni si sono stabilizzate intorno a valori medio alti, e le previsioni sono ancor più incoraggianti dopo che la Goldman Sachs ha posto le azioni sul mercato con un "buy", ossia segnalando al mercato che l'impresa vale molto di più rispetto alla quotazione ufficialmente trasmessa. La risposta delle Banche ai problemi negli stabilimenti, potrebbe anche sembrare, e come dopotutto è stata descritta dai media, una vera e propria scialuppa di salvataggio che ha evitato la chiusura delle fabbriche di Termini Imerese e di Melfi, tant'è che rischiano di divenire i padroni salvatori del piccolo gioiello d'Italia.

Tra l'altro la proiezione che viene data dalle Banche e dalle agenzie di rating, non sembra ben corrispondere alla reale situazione aziendale, considerando che la produzione cala al più piccolo problema che avviene nella filiera produttiva, solo pochi mesi fa rischiava la liquidazione, e le imprese estere da tempo avanzano proposte di collaborazione che fanno insinuare gruppi esterei nelle produzioni giù da tempo delocalizzate. Evidentemente il titolo Fiat è sostenuto proprio dalle stesse banche, che sono al tempo stesso proprietari, finanziatori, e consulenti, con un conflitto di interesse perenne dovuto proprio al fatto che una banca acquisti delle partecipazione in imprese e industrie: la tratta come un investimento finanziario, manipola le informazioni per un proprio tornaconto e se ne disfa prima che cominci a perdere valore. Tra l'altro mentre le Banche aumentano la quotazione di Fiat, il titolo della Juventus crolla per via degli scandali calcistici, ma non bisogna tralasciare il fatto che milioni di euro provenienti da operazioni di calciomercato, o anche dai fondi neri delle imprese e poi ritrasferite nelle società di calcio, sono spariti dai bilanci. I fondi neri delle squadre di calcio scompaiono ancora una volta nei circuiti bancari utilizzando come prestanome i calciatori: gli ingaggi calcistici miliardari probabilmente non esistono, perché essi vengono subito rinvestiti dai calciatori stessi in Fondi e Banche, così come le leggi spalma-debito delle società di calcio servono solo a coprire altre truffe.

Occorre che di questo stato di cose tutte le persone siano informate e che dunque sappiano che stiamo solo giocando ad un risiko, tenuto in piedi dalle Banche che finchè vorranno terranno il gioco, ed in caso contrario cederanno il pacchetto azionario causando anche un rating negativo con conseguenze ben più ampie dell'uscita di un semplice azionista.

È questo quello a cui siamo arrivati dopo anni di cassa integrazione e di scioperi, dopo anni di finanziamenti di Stato e di decreti salva-Fiat, dopo che milioni di italiani si sono sacrificati per non vedere mai cadere il loro "lingotto", dopo che uomini importanti hanno cercato invano di lasciare all'Italia una forza produttiva? Ora siamo nella situazione in cui delle Banche decidono il bello e il cattivo tempo, del destino dei piccoli centri che ancora oggi vivono solo in dipendenza della Fiat, come prima era Ivrea per la Olivetti. E così si appropriano di un'impresa, come un verme si nutrono di essa, per poi distruggerla se concorrenti di una loro Ditta, o per scalarla senza incorrere in eccessivi costi. Ovunque sono state hanno lasciato dietro di sé fallimenti, e i nostri governi, le associazioni di consumatori, e nella stessa Authority, continuano a prostituirsi spacciando per vera la favola della liberalizzazione e della riduzione dei costi per i consumatori. Tuttavia a nessuno è mai venuto in mente il fatto che la riduzione dei costi passa prima, per esempio, per l'implementazione di processi lavorativi ad alto risparmio di energia, o mediante ulteriori investimenti. Ma è anche normale che le Banche, così come gli Agnelli, degni eredi dei Baroni Ladroni, non sono interessati a questo tipo di decisioni, né quanto meno al destino di migliaia di operai che rischiano la disoccupazione.

Mentre le Banche ci comprano ogni cosa, anche l'aria che respiriamo, il Ministro di Pietro ha dichiarato, con la freddezza di uno statista, nonostante questa carica non gli si addice, che sta studiando il caso di Trenitalia ed è giunto alla conclusione che la soppressione della Holding capogruppo della Fs, e dunque lo spezzettamento della società in tanti comparti, porterà a maggior efficienza sul mercato e una riduzione dei costi per i consumatori. Insomma quest'uomo va fermato, perché di questo passo porterà tutti alla rovina, perché non ha più pallida idea di cosa stia dicendo. Vorremmo allora sapere dal Ministro delle Infrastrutture, come mai sia riuscito a giungere in così poco tempo alti vertici di poteri? Forse perché si è fatto portavoce di interessi che non sono propriamente dei cittadini, ma di coloro che premono in prima fila per avere le liberalizzazioni.

La Fiat è ora uno strumento in mano alle lobby per controllare le persone, è un'arma con la quale stanno uccidendo anche il popolo italiano, migliaia di operai che ormai valgono per loro ancora meno delle macchine che producono.Il loro obiettivo è ora quello di portare in auge la Fiat per poter spuntare il più alto prezzo da una sua probabile vendita, ed infatti gli analisti raccomandano caldamente di non farsi sfuggire il titolo. Stiamo assistendo ad una vera e propria truffa legalizzata, un'azione speculativa che porterà la fiat non a fallire, ma a scomparire dal territorio italiano. Diventerà una holding, una multinazionale delle Banche che produrrà auto in paesi in via di sviluppo conservando solo il marchio, sempre che non accada a lei ciò che è già accaduto alla Daewoo, ora Chevrolet. Questo è un processo che ha avuto inizio già da molto tempo, ed è stato solamente ritardato grazie agli aiuti di Stato, ossia i finanziamenti del welfare per la cassa integrazione e i decreti salva-Fiat, che ben presto verranno censurati dalla Comunità Europea come ostacolo alla libera concorrenza. Lo stesso è stato per le imprese dell'IRI: prima sono state vendute, poi spezzettate e alla fine smaterializzate. Esistono ancora ma sono parte di grandi multinazionali che sono ovunque e in nessun luogo, il loro nome è stato col tempo sostituito con i grandi marchi come Nestlé e Monsanto, e la loro italianità è stata cancellata. Questo è un Etnocidio, così si uccide un popolo: privandolo della forza produttiva gli si lascia solo il potere di acquisto, da cittadino si diventa consumatore, da operaio si diventa utente, difeso così non dai sindacati ma dalle associazioni di consumatori. Ma dove sono i nostri tutori, i sindacalisti che dicevano di essere comunisti o socialisti e si sono venduti, non agli imprenditori, ma alle Banche? Ora sono politici, sindaci e uomini di Stato, fanno le riforme e indicono scioperi e manifestazioni su comando, radunano persone in nome di un ideale ma non gli si dice contro chi in realtà si protesta. La situazione è davvero preoccupante, perchè ormai tutti noi siamo catturati da trappole mediatiche e non ci rendiamo neanche conto che ci stanno ammazzando tutti.

12 luglio 2006

L'attacco strategico

11 Luglio 2006.
Mumbai - 11 Luglio 2006 Un nuovo attacco terroristico colpisce un centro finanziario, con sette esplosioni continue e quasi simultanee su un treno di pendolari, squarciando le carrozze e provocando ben 180 morti e 624 feriti.
Le analogie e gli elementi ricorrenti rispetto ad altri attentati cominciano ad essere sempre più frequenti, andando quasi a definire il profilo di questi fantomatici terroristi, che portano morte e terrore senza che vi sia un motivo apparentemente plausibile.
La strategia del terrore si fa di nuovo sentire, in una giornata che sembra essere una ricorrenza rituale, proprio quando la voce di Al Queda riecheggia sulla rete con immagini macabre sulle torture di due soldati americani. Non si conoscono ancora i "padri spirituali" di questo ennesimo attentato, e forse non dovremmo stupirci se dopo lunghe indagini si venisse a scoprire che si tratta si cellule legate ad al queda, che rivendicano antichi rancori contro il governo Indiano, o contro le potenze occidentali che hanno colonizzato questa terra.
Diamo dunque credito, anche solo per ipotesi assurda, alla tesi secondo cui l'attentato abbia una correlazione con gli stessi che hanno scosso questi ultimi cinque anni, a partire da quell'11 settembre che ha cambiato il corso della nostra storia. Questo potrebbe indurci a sospettare che questo attentato abbia una ragione ben precisa, forse la stessa che si è celata negli attacchi alle torri gemelle, ossia la copertura di gravi speculazioni che interessarono il mercato azionario della new economy, e che rischiarono di creare un effetto domino che sicuramente avrebbe travolto tutte le più grandi società di che avevano investito e speculato in quel settore, con effetti non molto dissimili da una crisi finanziaria.Attentato Madrid - 11 Marzo 2004
Per avvalorare questa ipotesi si potrebbe guardare l'andamento degli indici di borsa in questi giorni, con uno sguardo un po' più critico che ritorni al mese di maggio, giorni di terremoto per le borse asiatiche europee, durante i quali più di 2000 miliardi di dollari di capitalizzazione sono stati bruciati sui mercati internazionali, 200 miliardi solo il 22 maggio nelle borse europee, facendo temere la più grande crisi di liquidità ( vedi La Borsa Globale per il controllo totale ).
Allora i grandi fondi di investimento, ossia i consorzi di Banche d'Affari che convogliano in un'unica entità il capitale di diverse fondazioni, d'un tratto chiusero le contrattazioni sui mercati asiatici, dopo aver investito o aver raccolto capitale approfittando della differenza dei tassi di interesse, per poi reinvestire tali risorse in mercati ad elevato rendimento (America e Europa). Così si è assistito, tra la prima e la seconda settimana di maggio, alla più forte liquidazione annuale di azioni sulla borsa americana ed alla più forte caduta settimanale delle borse europee dall'agosto 2004.
La crisi delle borse asiatiche, tuttavia, è da imputare anche al collasso del dollaro, essendo queste economie fortemente dipendenti dalla valuta americana data l'alta presenza di valuta statunitense nelle tesorerie di Stato, in quanto Paesi esportatori con elevati surplus commerciali.

Valutazioni correnti aggiornate al 12 luglio


La nave sta affondando, e i topi abbandonano le stive prima che si ritrovino su un relitto, che loro stessi hanno portato sul fondo con le loro continue speculazioni. Per mascherare o per incentivare così il rientro dei capitali occorreva un diversivo che portasse quella giusta alea di terrore e di sfiducia nell'economia, in modo da liquidare tutto o continuare le speculazioni indisturbati.
Questo evento infatti porterà senz'ombra di dubbio una ventata di ottimismo e di fiducia su tutte le borse occidentali per il rientro dei capitali, soprattutto Wall Street che registra un passivo cronico da almeno 6 mesi, data la precarietà della situazione monetaria e finanziaria, tanto che sembrano quasi "irreali e ritoccati" le informazioni che vengono date al mercato. Al contrario subiranno il duro colpo le borse asiatiche, colpite non solo dall'attentato ma anche dalla fuga dei fondi di investimento che stanno liquidando tutto e stanno chiudendo le linee di credito. Sicuramente chi sapeva ha preso i suoi provvedimenti, decidendo di vendere tutto prima di perdere ogni cosa, o aspettando per comprare tutto ad un prezzo più conveniente.
Il fondo di investimento di Seoul MBK , facente parte del Gruppo di Carlyle e fondato lo scorso anno, ha chiuso il 30 giugno il suo fondo in Asia liquidando $1.56 miliardi. Il fondo regionale di MBK, che aveva progettato di investire il 50% dei suoi investimenti in Corea, il 30% in Giappone e 20% in Cina, nel quale avevano investito illustri investitori come la Temasek Holdings Pte. Ltd, il fondo pensione Ontario Teacher, il fondo pensione di investimento del settore pubblico del Canada e Morgan Stanley, includendo tra l'altro la Banca di Tokio e la Federazione di Cooperative Agricola Nazionale e della Corea del Sud.

Potrebbe questa essere solo un'ipotesi, semmai avvalorata da coincidenze, potrebbe non significare nulla il fatto che la Banca Centrale del Giappone sta affrontando in questi mesi gravi scandali o che i mercati asiatici traballano al primo choc dei prezzi sulle materie prime, spinte dalle speculazioni delle scatole cinesi dei fondi bancari. Un attentato al centro finanziario indiano, quella che prima era Bombay, sede legale delle più grandi banche d'affari britanniche, potrebbe essere un semplice sabotaggio da parte dei separatisti del Cashmire, o di fanatici legati alle cellule terroristiche internazionali. Così sarebbero opera di al queda anche l'attentato al metro di Londra, o quello ai treni di Madrid, e perché no anche alle Torri Gemelle o al Pentagono.
Tuttavia i fatti e la realtà sono ben altri, perché una grande truffa si nasconde dietro ogni evento catastrofico, perché occorre sempre un fenomeno eclatante per tenere il gioco a questo sistema economico che funziona in base alle aspettative degli investitori o le informazioni di mercato.
Le menti che tengono in piedi queste strutture virtuali sanno bene che per far sì che la baracca si tenga in piedi occorrono dei sacrifici: 400 anime di gente sconosciuta è un prezzo accettabile per evitare che si continuino ancora a bruciare miliardi di miliardi di dollari, o meglio, di bit. E per far questo vengono creati personaggi come Bin Laden, Abu Omar, Al Zarqawi, che facciano da nemico e da simbolo a questa eterna guerra, mentre le intelligence, che ormai si sono vendute alle Banche e hanno stracciato anche il loro governo, organizzano e portano a termine operazioni in grande stile, perfette nel loro coordinamento e nel loro esito.
Non un colpo fallito sino ad oggi: bersaglio colpito e "patria" salva, borse intatte e investitori soddisfatti.
Se questi sono i presupposti vorremmo proprio sapere in quali mani noi rimettiamo la nostra vita, in quali mani la abbiamo messa negli anni del terrorismo in Italia, forse in quelle della Brigate Rosse, o di Al queda?!
I nostri tutori sono i nostri più grandi carnefici, e ormai la filosofia è continuare a giocare se non si vuole affondare. I nostri governi sono così corrotti nel loro animo più profondo che ormai non si esce più da questa grande roulette russa. Potrebbero colpire ovunque e in qualsiasi momento ci avevano avvertito, ed lo hanno anche fatto, ma non avremo mai i responsabili, perché Bin Laden mai sarà catturato così come le Banche mai cadranno, perché si insinuano come i vermi negli animi, con il terrore e le carte di credito.

11 luglio 2006

I porti d'Italia nelle mani delle Lobbies

Continua la conquista dei principali centri portuali da parte dei grandi gruppi d'investimento dietro i quali operano le Banche d'Affari Internazionali, con una vera e propria competizione finanziaria, che non è più una semplice manovra speculativa. Quello che si vuole avere è, sopra ogni altra cosa, il controllo della gestione dei traffici marittimi che attraverseranno le aree geopolitiche maggiormente dipendenti dall'importazioni di beni e merci.
Prima fra tutte, dunque, è l'Europa, e in particolare l'Inghilterra, che essendo un'isola da sempre dipendente dai traffici esteri, è lo Stato che prima di ogni altro subisce crisi economiche che coinvolgono i settori materiali.

Così, l'Admiral Acquisitions, il consorzio d'investitori guidato da Goldman Sachs,alleatasi con la private equity dell'Investment Corporation del Governo di Singapore e con la canadese Borelis infrastrutture, ha acquistato l'Associated British Ports, sottratto alla Macquarie Bank (Britannia Ports) che ha rinunciato all'opa. Quest'ultima è a sua volta costituita dal Gruppo 3i, il fondo pensioni canadese Plan Investment Board e l'investitore australiano Industry Funds Management, e già stava portando a termine la sua cordata di acquisti dei porti più grandi l'Australia. Goldman Sachs conquista i porti inglesi e mette da parte un'altra grande vittoria, dopo l'acquisizione tramite la Dubai Ports of World è rilevato con 6 bilioni di euro della P&O, che costituisce una delle più grandi società di gestione di servizi portuali, servendo ben 21 porti inglesi. L'interesse verso questo tipo di investimento non si limita alla sola Goldman Sachs per i porti europei, ma si estende oltreoceano fino a raggiungere l'Oriente, considerando che la PSA International è riuscita a prendere possesso del 20% del capitale di Hutchinson Porto Holding, leader mondiale con 42 porti di cui quello di Hongkong.
La Shanghai International Port (SIPG), sta cercando delle opportunità d'investimento anche in altri porti asiatici e degli Stati Uniti, ma pare che l'interesse maggiore sia rivolto all'Europa e ha già movimentato più di 18 milioni di teu. Avvenimenti di questo tipo si spiegano anche in considerazione del boom del trasporto per container proveniente dall'Asia, che ha visto un aumento dei traffici del 20%. La Cina non vuole rimanere esclusa dal processo di acquisizioni e concentrazioni che sta scuotendo ora il mondo delle infrastrutture e del risico in cui interessi nazionali si mischiano con quelli delle Banche.
Inoltre l' Hhla, societa' del porto di Amburgo, è ora in vendita, e sta cercando investitori, tra i quali si sono già candidati la Goldman Sachs e la Deutsche Bank.



In Italia si assiste invece ad un tentativo di scalata che passa per la consueta e, ormai, criminosa indifferenza delle enti governativi e delle amministrazioni locali, che peccano di grave superficialità e usano scuse come le opportunità di facile risparmio e taglio sui bilanci. I porti italiani, gestiti da consorzi o spesso da enti pubblici economici, sono abbandonati a loro stessi e gli attacchi imperialisti di imprese private o gruppi di investimento esteri sono sempre più frequenti e preoccupanti. I progetti di ristrutturazione per l'ammodernamento delle strutture non vengono finanziati o semmai sono bloccati, ed è per tale motivo che spesso si ricorre a contratti di finanziamento di project financing, che conferiscono ai finanziatori il diritto di rivalersi sugli utili dell'opera stessa, oltre a dei veri e propri diritti amministrativi sulle decisioni che riguardano quell'affare. I porti del Sud sono per questo i più ambiti, perché più deboli e maggiormente trascurati, nonostante la loro centralità nel mediterraneo e nel crocevia dei traffici. Le iniziative di cooperazione tra gli operatori portuali vengono ostacolate, intervenendo con armi burocratiche o con la piccola mafia locale che diventa così uno strumento delle mani delle lobbies che intendono appropriarsi dei porti.
Eclatante è il caso dell'Iterporto di Gela, tanto bramato dai potenti che ora controllano i traffici strategici del mediterraneo perché rappresenta una tappa importante per le merci provenienti dall' Africa e dall'Asia verso l'Europa continentale. Resistono per il momento gli imprenditori, ma non potranno farlo ancora per molto, perché se non riuscirà la Mafia, ce la farà l'indebitamento e le grandi proposte dei finanziatori esteri, che facilmente corromperanno le amministrazioni locali.
Allo stesso modo, si sta cercando di impadronirsi dei piccoli porti, per privare innanzitutto le piccole comunità costiere di un mezzo di sussistenza, sia per il turismo che per la pesca. Privatizzando le insenature non si farà altro che creare un turismo di alto livello, al quale le comunità locali non possono accedere e né possono godere degli utili, e rubare ai pescatori del porto che appartiene loro da sempre. La svendita del porto di Agropoli, piccolo centro e punto di riferimento del Cilento, è un esempio eclatante di come l'ignoranza degli amministratori e la corruzione dei privati, porti alla distruzione di tradizioni e modelli di vita che si perpetuano da secoli.
Un'altra spallata alla vendita dei porti è stata arrischiata dalla recente direttiva 59/CE/2006, che cercava di portare la concorrenza tra i prestatori di uno stesso servizio portuale all’interno di un porto, o tra i porti. Per far questo si era proposto di prevedere un sistema di selezione degli operatori in base a specifiche autorizzazioni, con il rischio che coloro che sono già beneficiari di una concessione potevano perderla. Noi crediamo che sia questo uno degli aspetti più preoccupanti, considerando che questo può essere il modo per selezionare gli operatori e sostituirli con grandi multinazionali che avranno così pieno potere sui traffici.
Questa proposta di direttiva è stata bocciata dal Parlamento europeo per la seconda volta consecutiva a febbraio, dopo essere stata ripresentata senza alcuna sostanziale modifica. Le rivolte dei portuali a Brussel e la disapprovazione dei parlamentari la dice lunga sull'importanza che essa riveste, perché va a toccare uno dei settori più importanti per l'economia futura e per la sopravvivenza di uno Stato.

La privatizzazione appartiene ora a parole come competitività e liberalizzazioni, a delle categorie logiche alle quali non si può dare più un significato economico, perché l'aspetto sociale ed etico è stato completamente stravolto. Sono queste le espressioni che ritroviamo nei decreti e nelle direttive, a cui i nostri economisti e giuristi hanno dato una tale importanza, da distruggere ogni cosa che neghi il libero mercato. Il nuovo reato suscettibile di pena è il protezionismo, la difesa degli interessi nazionali anziché di quelli comunitari, dove per interessi comunitari loro intendono gli affari dei privati e delle multinazionali che ci possiedono.

10 luglio 2006

La vittoria di Tesla sulle bugie dei media e degli scienziati

Un bagno di folla è accorso ieri nel Niagara per rendere onore a Nicola Tesla, riconosciuto dallo stesso governo e parlamento Canadese come il più grande scienziato di quest'ultimo secolo e inventore geniale a cui attribuire tutte le scoperte che hanno reso possibile l'avvento della modernità. Una grande statua dello scienziato serbo si staglia ora accanto alle cascate del Niagara, per ricordare il grande dono delle sue scoperte e dei suoi esperimenti realizzati in un imponente laboratorio proprio in quelle vicinanze.
Il mondo intero sta ora riconoscendo la grandezza di quest'uomo che non ha mai chiesto gloria né potere, ma ha comunque cambiato la nostra storia. Del silenzio su questa manifestazione dovranno rispondere tutti i media internazionali, e anche gli stessi padroni della rete, che su di lui hanno investito per il futuro. Ringraziamo il governo canadese per questo gesto di dignità e incredibile umiltà verso Nikola Tesla, e lo stessa Serbia, patria madre dello scienziato.
Per questo e per altri efferati crimini dovranno rispondere questi criminali, gli Illuminati di ieri e i filantropi di oggi, che hanno costruito il loro potere sulle scoperte di Tesla e ora ben si preoccupano di mantenere il silenzio più assoluto sulla sua grande genialità. I potenti certo non vogliono che questa manifestazione, segno eclatante che uno stato ha riconosciuto l'importanza delle scoperte di Tesla, sia resa pubblica, ed è compito ora della Tela di far capire a tutti che i nostri giornalisti sono corrotti, sono criminali, che con la complicità dei comitati scientifici hanno occultato una grande verità per godere loro della gloria altrui. Il governo italiano deve vergognarsi, ed è giunto il momento che ci dicano la verità sullo scienziato Guglielmo Marconi, sulla sua morte e su cosa stava sperimentando: che prendano ora anche loro le dovute responsabilità.
Video Manifestazione Niagara

Il Niagara festeggia Tesla

Il 10 luglio ricorre l'anniversario del compleanno di Nikola Tesla e le bandiere serbe hanno sventolato fiere alle Cascate di Niagara in onore dei suoi festeggiamenti. L' aeroporto di Belgrado porta oggi il mio nome, e la Croazia ha chiesto scusa.
Gli uomini di scienza non devono lavorare per i premi nobel, Tesla ne rifiutò due per tenere fede alle sue convinzioni e alla missione che sentiva di dover portare a termine. "Oggi invece vi siete venduti, e mentite sulla vera scienza, ma noi vi diciamo di dare alla gente la vera scienza,perchè in un modo o nell'altro questa verrà fuori, e quando accadrà, non serviranno guerre e rivoluzioni per portare alla pace dei popoli." Questo e altro avrebbe potuto dire Nikola Tesla se fosse stato vivo, a tutti coloro che hanno cercato nel tempo di sminuirlo, storcendo il naso e oppure hanno storto il naso parlando di idee originali e bizzarre. Facendo questo hanno commesso un crimine, e questa specie di comitati scientifici che si credono istituzioni, sono solo dei poveri illusi, in cerca di una pagina di storia, quando ormai sono già state scritte tutte da Nikola Tesla. Vi lasciamo con una frase di Nikola Tesla, perchè non ci sono parole per definire questi criminali.
"NON MI DISPIACE CHE MI HANNO RUBATO LE IDEE MI DISPIACE SOLO CHE NON AVEVANO LE PROPRIE".


09 luglio 2006

Scacco alla Pirelli

Le pedine sono state disposte, le mosse studiate, e machiavellicamente è scattata la trappola: scacco al re. La tecnica è la sempre la stessa e i tecnicismi della finanzia aiutano perfettamente a nascondere manipolazioni, inganni e complotti. Il risico delle Banche continua e ora le vittime cominciano ad essere davvero illustri, le cifre sono da capogiro e il risultato è la vendita di un'azienda reale in cambio di soldi, che si sa, hanno un valore solo per le persone ma non per i grandi finanzieri internazionali.

La prima mossa l'ha fatta Hopa S.p.a., finanziaria di Emilio Gnutti che vanta tra i soci gli immobiliaristi Consorte e Fiorani, la Fininvest, le ex Popolare di Lodi, l'Unipol, nonché Banco di Roma a Monte dei Paschi di Siena. Hopa ha chiesto la liquidazione del 16% del capitale di Olimpia, holding di controllo di Telecom Italia, spingendo alla vendita poi della quota di azioni possedute da Olimpia in Holinvest, che a sua volta corrisponde al 3,68 % del capitale di Telecom Italia. Hopa pagherà la quota di 86 milioni, ottenendo un incasso netto di 536 milioni, e in questo modo si riapproprierà della totalità delle azioni che Holinvest possiede in Telecom, anche se parte di questa quota potrà essere riacquistata da Olimpia, pagando ovviamente, nei prossimi due anni. I finanziatori di Telecom, fondamentalmente Banche, hanno chiesto i loro soldi, cedono le loro azioni e vogliono 500 milioni di euro, su chi peserà questo debito?Sicuramente sui soci fondatori di Olimpia, ossia Pirelli, per l'80%, e Edizione Holding dei Benetton per il 20%: Tronchetti Provera dovrà pagare 497 milioni, considerando che i soldi pagati da Hopa resteranno in cassa di Olimpia.

A questo occorre aggiungere che ad ottobre usciranno dal capitale di Olimpia anche Unicredit e Intesa, che vorranno da Tronchetti Provera 1,2 miliardi di euro.


Dove prenderà i soldi per pagare le Banche? Ovviamente da altre Banche, che vorranno in cambio garanzie, o meglio, imprese. È ormai ufficiale che il consorzio di banche che avrebbe dovuto portare i pneumatici in Piazza Affari si è reso disponibile a sottoscrivere il 35% della Pirelli Tyre. Mediobanca, Goldman Sachs, Caboto, Capitalia, JP Morgan, Merrill Lynch e Morgan Stanley, le sette sorelle, insomma, invece di vendere le gomme in borsa se ne sono appropriare ad un prezzo più basso: Pirelli incasserà fra i 560 e i 700 milioni, che serviranno per pagare i suoi debiti dalla parte di Olimpia. Pirelli ha comunque già in cassa 400 milioni, ed è stata negoziata fino al 2010 una linea di credito con banche estere, senza poi contare la dismissione delle quote di Capitalia e Mediobanca per 400 milioni.


Le due operazioni, avvenute in un lasso di tempo davvero rapido hanno portato via a Tronchetti Provera, il 3,7% di Telecom Italia, il 35% di Pirelli, la partecipazione di Mediobanca e Capitalia, nonché l'apertura di un altro debito. Paga delle Banche ricorrendo all'indebitamento presso altre Banche e usa come moneta di scambio un'impresa, senza considerare che non finirà più di pagare i suoi debiti, l'indebitamento è ormai quasi infinito. Azionariato TelecomQuesti sono i nostri industriali, degli uomini che si fanno grandi, vantano di essere dei Re Mida, ma in realtà si sono fatti comprare dalle Banche che al momento opportuno chiedono il conto: si fanno grandi sul mondo della finanza, ma in realtà non possiedono molto di loro proprietà. Telecom è stata privatizzata, e indebitata, e ora, quasi nella totalità, è possieduta da una costellazione di Banche e di società di assicurazione. Il grande interesse per le Banche nei confronti fi Telecom risiede proprio nella possibilità di avere accesso ad un database di dati, di telefonate e di tracciati delle persone, praticamente sconfinato, il cui possesso da accesso ad un controllo pressocchè totalitario delle menti delle persone, nonchè dei loro diretti nemici.

Ora Telecom viene anche usata come mezzo di ricatto per ottenere Pirelli, un'operazione triangolare, che non sposta mai soldi reali, ma solo imprese, posti di lavoro.


In tutto questo non una parola delle Autority, della Consob e della Borsa Italiana, che giudichino questa un'operazione meramente speculativa, che danneggia le nostre imprese e la nostra economia. Le Banche non devono detenere le partecipazioni di imprese perché non ragionano come industriali, come imprenditori, ma come speculatori, come sciacalli, comprano e vendono senza considerare le conseguenze sul piano aziendale. I nostri industriali non sono assolutamente all'altezza di nomi come Mattei, o come i piccoli imprenditori, che hanno costruito un'azienda, la hanno coltivata e hanno sacrificato la loro vita per non farla morire. Dicono di essere grandi imprenditori, ma in realtà non fanno altro che indebitarsi, diventano holding di investimento, e al momento di pagare, non avendo soldi, devono rendere le Banche azionisti. Queste useranno le partecipazioni come numerario per ottenere un'impresa strategicamente importante per i loro piani, senza considerare che un'operazione finanziaria provoca uno stravolgimento dell'economia.


E così, mentre gli Italiani festeggiano la vittoria di questo anomalo Campionato del Mondo, il banchetto delle Banche continua indisturbato, forti del fatto che l'attenzione sia quasi totalemente coinvolta. Non bisogna mai abbassare la guardia, perchè mentre le nostre città si tingono di tricolori, altri pensano a vendere i più grandi gruppi industriali Italia. Telecom è un caso di questi eclacanti, ma non bisogna dimenticare l'ENI, che deve ora sottostare agli ordini dei Banchieri cedendo gestione della rete di distribuzione del gas alla Gazprom, alla quale si sta dando un potere tale da poter mettere in ginocchio intere nazioni, ora che il prezzo del petrolio aumenta vertiginosamente. Nessuno sembra dar peso a questa decisioni, anche se questa rappresenta la prima avvisaglia del fatto che pian piano stanno tagliando i viveri all'Eni fino a farla disidratare per rilevarla alla fine: l'Italia rischia di perdere quella fiaccola che avebbe potuto salvarci secondo Mattei.

Chi ci governa e ci dovrebbe tutelare non sono più degni delle cariche che ricoprono, e noi di Etleboro chiediamo a tutti i risparmiatori di non lasciarsi ingannare da farsi rialzi , essendo solo una fonte di speculazione. I nostri politici sono d'accordo, ormai non siamo più un popolo ma degli utenti, o dei consumatori, dei cittadini liberalizzati e resi schiavi perchè il mercato vuole che vada avanti il più competitivo, ossia che la faccia da padrone la legge del più grande padrone.

Cos'altro possiamo infatti da pretendere ora da una classe politica che eredita le direttive del Britannia, e che ha nelle sue fila uomini senza alcuna cognizione di causa, uomini come Di Pietro, che da semplice poliziotto è divenuto Commissario e poi Pubblico Ministero, sino ad illuminarci dall'alta poltrona della Camera con la sua figura di ministro. A cosa devolvere questo grande successo e questa carriera sfolgorante? Sarà forse in qualche modo legata alla straordinaria performance di Tangentopoli?

I nostri dubiti sono leciti, le nostre domande legittime, stiamo solo aspettando delle risposte dai politici e dalle Autority, ma non le abbiamo ancora avute, perchè sono dei vigliacchi, hanno paura del loro stesso mentire perchè ora non sanno davvero cos'altro dire.

Se una riforma va fatta, questa deve essere improntata alla regolamentazione dei mercati economici sulla base delle caratteristiche del mercato e della realtà imprenditoriale.

08 luglio 2006

I nuovi Filantropi finanziano le energie rinnovabili

Vinod Khosla
La Khosla Ventures, grande fondo di investimento del venture capital e padre di imprese come Google, Amazon e Sun Microsystems, si è trasformata in un convinta combattente ambientalista, impegnata nella lotta per la riduzione di emissioni di anidride carbonica e per l'indipendenza energetica degli USA dai Paesi Petroliferi. Vinod Khosla ha annunciato il suo grande interesse per la produzione di etanolo come combustibile biologico del futuro, avendo questo delle ampie prospettive di business, soprattutto in un periodo storico in cui il prezzo del petrolio aumenta vertiginosamente. L'idea è stata accolta con grande interesse anche da Larry Page di Google e da Bill Gates, che ha giù investito 84 milioni di dollari nella Pacific Ethanol, e dallo stesso Governatore della California. È stato infatti proposto che venga indetto un referendum per decidere se con l'aumento delle accise sul prezzo del petrolio, variabile tra l'1 e il 6% per un gettito pari a 380 milioni di dollari, si possa finanziare la ricerca sull'etanolo e contribuire in un futuro alla diminuzione del costo dell'Energia. La proposta tuttavia presenta subito una contraddizione nei termini, in quanto si tratterebbe di finanziare con denaro pubblico la ricerca su una fonte di energia destinata a creare un altro cartello nelle mani di privati. Quella dell'etanolo è inoltre una fonte di energia abbastanza matura e già ad uno stato avanzato e dunque già in grado di ridurre i costi dell'energia, perché altrimenti non si spiegherebbe il fatto che il Brasile, che lo produce da più di venti anni, sia molto vicino ad una produzione che riesca a soddisfare il fabbisogno energetico del paese: 300 milioni di Barili. Infine, risale al 1896 il primo quadriciclo di Ford completamente alimentato mediante etanolo: è stata questa la prima auto, antenata della Ford T a benzina.

L'etanolo è in sé una fonte di energia rinnovabile, definita verde non perché non ha emissioni, anzi inquina almeno quanto la benzina, ma perché consente di compensare, a livello globale le emissioni, perché la produzione mediante le piante ha una capacità di assorbimento di CO2 che equivale alla sua emissione. Viene estratto dai processi di fermentazione vegetale degli zuccheri, gli stessi che avvengono nella produzione della birra e del vino, e per tale motivo può essere estratto anche dal trattamento dei rifiuti organici e delle biomasse. In ogni caso rappresentano una discreta fonte di energia alternativa, con un basso impatto ambientale, ma se non gestita bene non può rappresentare una fonte di rinnovamento dell'economia di uno Stato. I sistemi di produzione, di stoccaggio e distribuzione è la stessa di un sistema energetico fondato sul petrolio, ossia quello della creazione di cartelli e della concentrazione del controllo dell'energia nelle mani di una lobby. Gli sceicchi del futuro non sono certi gli agricoltori, in quanto probabilmente i veri produttori saranno gli Stati Sudamericani, sempre più deboli dal punto di vista politico, e non i contadini americani, per cui da una schiavitù e uno sfruttamento se ne passa ad un'altra. La distribuzione cadrà nelle mani di Wal-Mart che, per i primi momenti, ha già predisposto i suoi 380 distributori in America per la sua diffusione sul territorio, certamente non verrà rimessa ai produttori veri e propri. Si cerca, come si può notare, comunque una concentrazione della produzione delle energie nelle grandi multinazionali che agiscono come soggetti facenti parte del vecchio sistema petrolifero.

Occorre riflettere inoltre su un altro aspetto, forse ancora più inquietante, ossia che i promotori di queste iniziative sono un plurimiliardario,Vinod Khosla, ingegnere elettronico con una specializzazione biomedica, Google, ragno dell'internet e già finanziatore della Tesla Motor, e Bill Gates, ladrone dei software in pensione che da poco ha deciso di darsi alla Filantropia. A questo proposito ci preme segnalare il fatto che Bill Gates, seguito a ruota da Warren Buffet, oracolo delle borse internazionali, ha dato vita ad una fondazione il cui scopo statutario è la realizzazione di opere umanitarie, tra cui la vaccinazione di massa dei paesi del Terzo mondo. Insomma delle imprese specializzate nell'Hi-Tech, nelle nanotecnologie e nella silycon Valley, si dedicano alla vaccinazione dei popoli, con tutte le conseguenze che questa cosa comporta ( si veda Il piano del governo Invisibile e Un virus dei polli per salvare i Banchieri ).

Warren Buffet e Bill Gates
Buffet ha deciso di devolvere "in beneficienza", 31,7 miliardi di dollari che si aggiungono ai 29 miliardi di dollari di Bill Gates, senza considerare Andrew Carnagie, che a suo tempo donò cifre che oggi corrisponderebbero a circa 7,2 miliardi, e i John D. Rockfeller che diedero via in beneficenza cifre che oggi ammonterebbero a 12,6 miliardi di dollari. La filantropia è una tendenza diffusa nei grandi finanzieri internazionali, nelle grandi famiglie di Banchieri e tra gli azionisti della Fed, e ora nei padroni di Internet e della tecnologia: ci danno la morte e poi la beneficienza, oppure guerra e filantropia sono un tutt'uno. Se così non fosse non avrebbe senso, se non sapremmo che mediante i vaccini iniettano nanostrutture biologiche in grado di controllare la mente essere ricevitori e trasmettitori di onde provenienti dai ripetitori e antenne.

Dopo aver lanciato pubblicamente la Tesla Car, la macchina elettrica che corre come un bolide, Google si lancia nella produzione dell'etanolo che costituirà il combustibile che ammortizzerà il passaggio da un'economia fondata sui combustibili fossili, ad un'economia basata sull'energia elettrica o nucleare. Le lobbies del domani sono già precostituite, i loro progetti di avanguardia di oggi, rappresentano in nostro futuro più imminente, loro saranno i nostri liberatori, i filantropi e i benefattori, e allo stesso tempo i nostri carnefici e i nostri padroni. Sono i nostri Illuminati, i premi Nobel, coloro che fonderanno il vero nuovo ordine mondiale quale il governo invibile.

06 luglio 2006

Onlus:Come ti trovo l’escamotagès per far denaro e non pagare le tasse

( www.gliscomunicati.it )

Attenzione ai falsi miti. Non ci avreste mai nemmeno pensato lontanamente. E avreste avuto ragione: come si può sopportare l’idea che, sotto le mentite spoglie di Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale, si nasconda in maniera macchiavellica l’ultima trovata, a livello Internazionale, per incassare milioni e milioni di Euro, non pagando le tasse e beccandosi pure contributi statali? In pratica: una Onlus (leggi sopra per identificare l’acronimo) sembra essere una organizzazione Umanitaria o di supporto Sociale che, basandosi su uno Statuto “non lucrativo” fa pensare immediatamente a qualcosa che non abbia a che vedere col denaro.

Intanto, “non lucrativo” significa SOLTANTO, che queste organizzazioni non sviluppano economia attraverso la vendita di qualcosa. Da ciò, possono a pieno titolo, mettersi una bella “pecetta” di Salvatori del Mondo, umani al punto da…
Una Onlus infatti, non “lucra”. Rastrella denaro – a palate – attraverso forme di “contributi spontanei e privati, donazioni testamentarie, lasciti, versamenti” come si legge negli Statuti di tali organizzazioni.

04 luglio 2006

Un Referendum per le Grandi Opere


È partito venerdì il tavolo politico a Palazzo Chigi sulla Tav, e dai primi lavori del Governo traspare la certezza inequivocabile che il tratto della Torino-Lione si farà senz'altro, tutto sta a stabilire il quadro di leggi e di decreti che demolirà ogni resistenza.
Si parla di dialogo e di incontro verso le esigenze delle comunità locali, nell'intenzione di spacciare questo atto di forza una decisione presa nell'interesse nazionale e della stessa economia della Val di Susa. La demagogia e le parole di "sinistra" che esprimevano solidarietà e comprensione per la popolazione della Val di Susa che resisteva sotto le bastonate della polizia del centro-destra, sono ormai scomparse per lasciare posto alla determinazione e inflessibilità. Questa della Tav sarà una grande opera, come dire, pioneristica, perché si vuole fissare un iter burocratico e una prassi amministrativa che verrà poi estesa a tutte le opere infrastrutturali che sono in programma di realizzazione.
Innanzitutto, se si vuole istaurare un dialogo, occorre fissare una road map, ossia una strategia e un percorso da rispettare nei tempi previsti, cosicchè alla fine di arriverà ad un punto convenuto dalle parti senza stravolgimenti o cambiamenti di idea. Secondo obiettivo è stralciare le opere, e prima fra tutte la Tav, dalla legge obiettivo regionale, che prevede che il progetto preliminare venga approvato dal Cipe (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) , dopo che la Regione abbia raccolto i pareri degli enti locali. Questo sistema non piace perché comporta tempi troppo lunghi, con il pericolo poi di successive contestazioni da parte della polizia. Per tale motivo è stato deciso di passare all'approvazione entro 90 giorni del progetto definitivo presso la conferenza dei servizi ordinaria, durante la quale l'amministrazione che propone l'opera dovrà prendere la decisione, tenendo conto delle "opinioni prevalenti" tra quelle date dalle amministrazioni locali interessate. Non esisterà più diritto di veto, né la maggioranza dei voti formale, ma solo una maggioranza sostanziale.
Una volta deciso, il progetto passa e diventa esecutivo. Da quel momento cominceranno a correre i tempi tecnici e politici della valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente che porteranno a iniziare i lavori. Nel caso però i problemi dovessero continuare, ossia nella conferenza dei servizi non si riesce a compattare una maggioranza, accorrerebbe in aiuto della popolazione locale, il parere della popolazione nazionale ricorrendo al referendum. In questo modo non solo si abusa di questo strumento, ma si va anche a strumentalizzarlo, lo si ruba al popolo sovrano per utilizzarlo contro lui, perché ben si conoscono le sue potenzialità come arma, potendo la massa essere manipolata. Se fossero chiamate alla consultazione tutte le regioni interessate, e non solo Val di Susa, allora sarebbe una vittoria certa perché, si sa, la Val di Susa non accetterà mai.
Viene dunque legittimata democraticamente una decisione delle lobbies: non vedremo più episodi come quelli di Scanzano Ionico, né quelli della stessa Val di Susa. Un referendum accontenterà tutti, dal quale non potremo certo sfuggire.

Altro problema, certo non meno rilevante, è il rapporto con le istituzioni europee, e a tal proposito occorre innanzitutto mandare un segnale alla Commissione Europea sulle ottime e serie intenzioni dell'Italia di portare a termine un impegno che è stato già preso e dal quale non si sfugge. È stata innanzitutto censurata la regola di reciprocità nelle concessioni al trasporto, che dà un diritto solo agli operatori di Paesi esteri che aprano le loro reti alle imprese italiane. Occorre cancellare la reciprocità, perché ora esiste la regola della non discriminazione e della libertà i scambi.
Inoltre, secondo la Commissione Europea, siamo già in terribile ritardo nel recepire la "Seconda direttiva del pacchetto ferroviario" per deregolamentare il settore ferroviario o, come piace dirlo a loro, aprire alla concorrenza il traffico merci nazionale e internazionale.
L'intenzione di portare il libero mercato anche nelle ferrovie, non è stata molto pubblicizzata, tuttavia la si poteva scorgere già da tempo dalle grandi difficoltà di Trenitalia. Il mese scorso ha infatto annunciato gravi perdite, dovute tra l'altro al mancato trasferimento di fondi da parte del Tesoro. Come sta avvenendo per l'Autostrade e Anas, l'abbandono dello Stato e la svalutazione delle imprese con la cattiva pubblicità delle perdite e del dissesto finanziario preludono l'acquisizione da parte dei privati stranieri. E dopo si passerà ad Alitalia, che ora si ritrova a combattere anche per le concessioni delle linee aree, come accaduto in Sardegna a causa della controversia con Meridiana.
Ci stanno letteralmente mangiando, e un cancro dall'interno ci sta indebolendo. Questo male è la cancellazione delle norme che prima davano una disciplina al mercato in virtù del fatto che le leggi hanno una ragione sociale, oltre che economica. Questo male sono i nostri politici, come il Ministro Di Pietro, un simpatico giocattolo nelle mani del potere: lo fanno cantare a squarcia gola, gli hanno promesso una carica, e ora deve ripetere, come fa un pappagallo, quanto deciso da tempo. Il nostro cancro sono anche i media, che nascondono o omettono del tutto queste notizie, occorre cercarle bene tra le righe dei loro mille articoli uguali.

02 luglio 2006

Il banchetto delle liberalizzazioni

Il decreto Bersani per la "manovrina dell'Estate"

Sviluppo economico vuole dire oggi esclusivamente deregolamentazione dei mercati, ossia cancellazione delle regole che proteggono determinati settori, spesso dettate da esigenze etico-economiche, e spesso volute, perché negarlo, per conservare certi privilegi di determinate categorie.Gli ostacoli burocrati e amministrativi possono impedire la leale concorrenza, ma la loro cancellazione ha come rovescio della medaglia il sorgere di problemi per gruppi di soggetti già a rischio o lo stravolgimento del mercato stesso.
È stato così approvato ieri il decreto legge della deregulation: un pacchetto di nome, eterogenee e che spaziano in maniera ampia su vari settori, per combattere le "lobbies" che imbrigliano il mercato. Non capiamo bene cosa i nostri politici intendano per lobbies, né il loro modo di evitare che queste blocchino lo sviluppo del mercato.
Le norme varate sono varie e spaziano dalla lotta all'evasione, alla deregolamentazione dei mercati farmaceutici e assicurativi, delle categorie professionali, del settore bancario, con un accesso infine all'introduzione della class action nel nostro ordinamento.
Sarebbe quest'ultima una grossa novità, un'opportunità da sfruttare senz'altro, messa così nelle mani dei consumatori, dei cittadini e delle categorie più deboli. Così le associazioni di professionisti e le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura possono richiedere al tribunale del luogo la condanna al risarcimento dei danni e la restituzione di somme dovute direttamente ai singoli consumatori, per atti illeciti commessi in atti illeciti extracontrattuali, per pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori o di utenti. Occorre tuttavia prestare attenzione a quale nemico si vuole combattere, e non commettere l'errore di accanirsi su alcune cause, scordandone altre, come quelle contro le multinazionali e il settore bancario, a difesa innanzitutto delle nostre piccole imprese. Sono state soppresse anche le commissioni provinciali e comunali per il rilascio della licenza di pubblico esercizio, quelle per l’iscrizione al ruolo degli agenti immobiliari e degli agenti di commercio.

Tra le norme di liberalizzazione, merita attenzione l'arrivo dei farmaci nei supermercati, come se il problema del settore farmaceutico siano gli altri costi, quando in realtà è l'abuso che se ne fa, il loro immediato utilizzato. Esistono medicine per curare sintomi tra i più banali, esistono medicine che curano malattie inesistenti, perché dovute esclusivamente da stress, tensioni e malessere imposti dalla società in cui viviamo. Allora, se si accetta il fatto che ci serve una medicina economica e a portata di mano per ogni piccolo malessere, allora è giusto che si deregolamenti, è giusto comprarle al supermercato. Si combatte una categoria, quella dei farmacisti, che per lungo tempo hanno assecondato questo sistema in virtù dei grossi profitti,e si favorisce una lobbies, quella dell'industria farmaceutica, che vede il commercio minuto a portato di mano. Il problema degli elevati costi dei farmaci di largo consumo potrebbe essere risolto a livello industriale, o già a livello di farmacie senza che sia alterata la catena distributiva, che con la liberalizzazione verrebbe solo ampliata. Il vero obiettivo è proprio penetrare il mercato con farmaci senza prescrizione, molto dannosi perché apparentemente innocui, per estendere il mercato. Ecco il vero motivo delle pressioni della Ue per questo tipo di provvedimento, ecco perché le industrie farmaceutiche non solo non sono turbate, ma addirittura premono per ottenere ciò. Potremmo presto ad arrivare al punto di acquistare farmaci nei tabacchi, nelle erboristerie, nei distributori. A quel punto possiamo dire di aver raggiunto un grande livello di civiltà e sviluppo, avveleneremo la nostra società, avendo in compenso risparmiato un po' di soldi.

È stato toccato anche il mercato assicurativo, il singolo agente potrà offrire così un assortito listino di polizze, per ogni esigenza del consumatore: via libera dunque alla libera commercializzazione di polizze anche se appartenenti a differenti società di assicurazione. Sorge, dunque, il dubbio se possa esistere davvero una concorrenza se più società assicurative abbiano gli stessi agenti per poter commercializzare le proprie polizze, per cui forse questi diventeranno ancora più omogenei tra di loro.

La deregolamentazione arriva anche nei trasporti pubblici, con la cancellazione del divieto di cumulo delle licenze e la possibilità di rilasciare titoli autorizzatori temporanei, e la possibilità per i Comuni di prevedere linee aggiuntive di trasporto pubblico con soggetti privati, che andranno così a spiazzare i consorzi pubblici.
Prevista la libera concorrenza nel commercio al dettaglio, e qui la liberalizzazione è quasi totale, perché oltre a sparire i requisiti professionali per determinati esercizi, vengono eliminati i limiti di distanza da un esercizio all'altro, i limiti merceologici all'assortimento, le cadenze per i saldi, ma soprattutto si elimina la programmazione degli insediamenti commerciali nel rispetto di limiti antitrust. Qui è stata fatta una vera incetta delle norme di tutela del piccolo commerciante. Cosa dunque potrà impedire la realizzazione di grandi ipermercati ora che vengono eliminate le procedure burocratiche per esaminare l'impatto dell'economia locale. E poi, la proliferazione di licenze e di negozi, senza un criterio, non porta allo sviluppo economico, ma logora i profitti dei più piccoli esercizi.

Per quanto riguarda le norme di risanamento dei conti pubblici, sembra che siano proprio un po' con l'acqua alla gola i nostri politici, evidentemente le pressioni della UE e delle agenzie di rating hanno cominciato a dare i primi risultati. Responsabilità penale per l'omissione dei versamenti IVA? Insomma, mentre si segue la strada della totale depenalizzazione del falso in bilancio, un reato che miete davvero delle vittime, soprattutto per i piccoli risparmiatori, per l'evasione dell'Iva si finirà in carcere forse?
E poi, dove finisce la lotta all'evasione e comincia la violazione della privacy? Infatti sorge in capo ai professionisti l'obbligo di tenere i conti correnti dedicati per la gestione dell'attività professionale, in cui far confluire i pagamenti dei clienti, per cui tutti i pagamenti dovranno essere incassati solo tramite bonifico, Pos, carte di credito, tutti i movimenti dovranno essere tutti tracciati.
Vengono rafforzati i poteri di indagine economico finanziarie da parte di GdF e Agenzia delle Entrate, prevedendo che gli operatori finanziari, come banche, intermediari, società di gestione di patrimonio e di investimento, di comunicare periodicamente l'elenco dei soggetti con cui trattano. La norma sembra impeccabile, tuttavia esiste un potere delle Agenzie di verificare che i titolari dei conti siano i reali beneficiari? Possono verificare che non esistano banche schermo o conti fantasma che raccolgano e riciclino soldi, per farli perdere nei circuiti bancari? E poi tale previsione sembra mal conciliarsi con la recente direttiva sul risparmio, che dà la possibilità ai grandi paradisi fiscali europei di non comunicare i movimenti dei loro conti o delle loro società pagando una ritenuta del 12,5%, da spartire ovviamente con il fisco italiano. Sembra che da un lato il controllo sia eccessivamente zelante, e dall'altro lasciano liberamente banchettare i maestri dell'alta finanza, che non hanno certo un problema di evasione fiscale, bensì di riciclaggio di denaro sporco ai più alti livelli.

E così, cari Italiani, quando tornerete dalle vacanze troverete non poche sorprese. Mentre siete a villeggiare, qualcuno ha pensato per voi, alle vostre tasche e alle vostre imprese. Vi è stato donato il libero mercato, così potrete risparmiare un po' di soldi, mentre la colonizzazione delle multinazionali sterminerà le vostre risorse. Dovrete pagare le tasse, fino all'ultimo centesimo, altrimenti si ricorrerà alle maniere forti: hanno cattive intenzioni gli agenti del fisco questi anni, perché occorre risanare i conti. Tutti ora stanno festeggiando la loro piccola vittoria, ma forse l'euforia durerà ben poco, perché si vedranno le prime vittime.

30 giugno 2006

La lotta per la corruzione a difesa dei criminali


Il Ministero delle Infrastrutture Antonio di Pietro, ha presentato denuncia presso la Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Roma il C.d.a. dell'Anas per falso in bilancio e false comunicazioni societarie, chiedendo inoltre che l'impresa sia commissariata fino alla nomina dei nuovi amministratori. L'Anas è accusata di aver riutilizzato le riserve e le eccedenze per finanziare opere nuove senza pagare le precedenti e per le strane consulente pagate ai vecchi amministratori. Cerca di difendersi come può l'Anas, ricordando che dall'inizio di quest'anno che il Tesoro ha interrotto il trasferimento di fondi, e che per lungo tempo si è dovuto ricorrere all'indebitamento corrente e alle eccedenze in cassa. Questo stato di fatto condurrà inevitabilmente alla chiusura dei cantieri, e le accuse di Di Pietro finiranno inoltre per indebolire la credibilità dell'Anas, in un momento in cui l'Anas cerca di esercitare tutta la sua influenza per impedire la fusione Autostrade-Abertis o quanto meno per evitare uno stravolgimento della proprietà, che finirà inevitabilmente in mano spagnole.
Consapevoli del fatto che l'Anas non avrebbe mai permesso quella fusione, muovendo la questione dinanzi all'Autority, stanno cercando ora di indebolirla sia economicamente che politicamente, per sbaragliare gli ultimi ostacoli, visto che il governo ha pienamente approvato la fusione. A dire il vero Di Pietro non ha un bel nulla tra le mani, non ha prove concrete, ma il suo straparlare basta a diffondere tra i media l'impressione che i bei tempi di tangentopoli siano tornati, ancora una volta quando vi sono decisioni importanti da prendere.
Il suo intervento è ora molto prezioso, e ancora una volta il nostro caro ex pubblico-ministero si lascia manipolare, infondendo poi tutta la sua enfasi per fare un gran spettacolo [Bettino Craxi, l’ultimo uomo di Stato ]. Evidentemente disse bene Licio Gelli che poco tempo fa dichiarò che Di Pietro non è questo non ha saputo né il Magistrato né il politico, e questo perché è un povero illuso, che è stato manipolato nel 1992 e lo è ancora, con o senza una sua consapevolezza. Ora che ha assaggiato l'ebbrezza della poltrona non la vuole più lasciare, lui e il suo pool di Milano non hanno neanche avuto il coraggio di prendersi le responsabilità delle proprie azioni, del genocidio che è stato perpetrato ai danni di imprenditori e di un'intera classe politica. Oggi come allora, si è cercato di eliminare coloro che non volevano sottostare al dictat dei poteri alti, e per far questo ci sei è serviti della magistratura, delle tangenti e della stampa del gettare il panico e screditare la voce che diceva no a Maastricht e alla svendita dell'Italia.


Ma gli strafalcioni del Ministro non finiscono qua, perché nel suo infinito egocentrismo non sta facendo altro che accelerare il processo di vendita, e finirà per gettare Autostrade in pasto ai leoni, nella brace dei commissari europei. Ha voluto così precisare che per portare a termine la fusione occorre una prioritaria autorizzazione ministeriale alla modifica del titolare della concessione statale. Autostrade però ribatte che il veto del ministero sarà richiesto solo dopo che le assemblee avranno deliberato la fusione perché l'autorizzazione è solo formale. E poi se verrà fatta un'ostruzione da parte del governo, gli azionisti di Schema28 e Abertis non esiteranno a muovere il caso dinanzi la Corte di Giustizia perché sarebbe una discriminazione verso i non residenti, o un'ingerenza come aiuti di Stato. La richiesta di Autostrade sarà senz'altro accolta perché intanto l'Italia è stata deferita dinanzi alla Suprema Corte proprio per eliminare la golden share, ultima clausola di riserva che lo Stato ha per fermare le privatizzazioni o le vendite di ex imprese statali all'estero. La legge del 1994 della golden share concedeva allo Stato poteri speciali in società ormai privatizzate, come Eni, Finmeccanica e Telecom, quali la facoltà di nominare uno o più amministratori, e un potere di gradimento, ossia il diritto di veto sulle decisioni di fusione e di straferimento all'estero, nel caso che il socio privato avesse una partecipazione rilevante. Parte di questi poteri sono stati già da tempo smussati, perché il diritto di gradimento è stato sostituito con un potere di opposizione motivato, tra l'altro, e solo in casi si estremo pericolo. Il governo Berlusconi non ha voluto cedere ulteriormente alle pressioni della Ue, e avrebbe redatto, come compromesso, una norma salva-Pil contro le scalate ostili da parte di utenti esteri. Charlie McCreevy - Commissario Europeo al mercato interno

I Commissari Europei hanno dunque deciso che il potere dello Stato di decidere sulle imprese, tra l'altro operanti in settori strategici per l'economia statale come le telecomunicazioni e l'energia, va del tutto cancellato. Il rispetto della normativa, condurrà inevitabilmente ad un una completa privatizzazione, nella quale lo Stato non potrà più intervenire per vigilarne la gestione.
A questa gente ormai non importa più niente dello Stato e non rappresenta più il popolo, sono solo delle marionette, attori della grande finanza. Allora, cosa fanno , la magistratura e le associazioni? Stanno combattendo contro la corruzione e intanto vendono ogni cosa. I servizi segreti invece sono degli uomini piccoli, tutti pieni di sé, convinti sapere tutto e di controllare ogni cosa, ma sono impiegati che raccattano uno stipendio, gente ricattabile e ricattata, nulla facenti. Siete tutti complici del sistema, responsabili dello stato attuale della nostra economia, così impegnati nelle truffe da quattro soldi di Vanna Marchi, di scandali di sesso e droga.

Oggi chi doveva essere un arbitro è stato un giocatore, così invece di difendere gli italiani continua a fare le lotte per la corruzione, ben sapendo che combatte per i Banchieri, mentre vende la pelle dei suoi cittadini e degli italiani nel mondo. L'emigrazione è stata una vergogna, un crimine contro l'umanità. Il genocidio che questa gente sta commettendo è inverosimile,la proprietà popolare viene saccheggiata, e contribuisce ad una frammentazione del paese e delle nostre risorse.

28 giugno 2006

Lotteria di fusioni in soli 5 giorni


Nel giro di soli due giorni sono state compiute manovre di fusione e acquisizione per un ammontare di 100 miliardi di dollari, solo in Europa, che sta dunque assistendo ad una trasformazione del suo mercato che non ha eguali. I titani, gli oligopolisti dei mercati delle materie prime, della finanza e dell'energia si stanno inglobando in un unico gigante, cancellando il concetto convenzionale di impresa: non più nazionale o transnazionale, ma globale e intercontinentale.
La tanto agognata liberalizzazione dei mercati con il crollo delle barriere alla circolazione di capitali e dei servizi, sta sortendo gli effetti sperati, ed è ormai assodato che un nuovo sistema economico si sta venendo a creare, perché il processo di consolidamento è solo agli inizi e la moda della fusione-acquisizione ( cd. merger and acquisition ) non finirà tanto presto.
Esso affonda le sue radici già nel concetto di privatizzazione e successivamente di globalizzazione, ora assume sfumature ben più accentuate perché presto l'impresa perderà anche la natura aziendalista, per divenire uno Stato all'interno degli Stati sul modello della Gazprom. Materie prime, assicurazione, industria alimentare e farmaceutica si stanno concentrando nelle mani di poche imprese, anzi pochissime, e non a caso cioò avviene propio nella congiuntura del crollo del mercato speculativo, e della fusione delle borse in un unico mercato globale.
Il Mittal, colosso siderurgico indiano, è riuscito nella scalata dell'Ancelor,divenendo monopolista indiscusso del mercato dell'acciaio, così come il gruppo minerario statunitense Phelps Dodge ha lanciato un'offerta di acquista sulla Falconbridge e Inco canadesi. Nella stessa giornata Johnson&Johnson ha proposto l'acquisto della Pfizer, prima industria farmaceutica nei farmaci al bancone, liberalizzati e posti sul mercato, e avrà così la possibilità di divenire il numero uno del settore della cura della persona. Nel mercato delle telecomunicazioni si sta preparando ora la fusione tra Nokia e Siemens, considerando che già la fusione Lucent-Alcatel ha dato ottimi frutti, come una piattaforma telematica che raggrupperà su un unico sistema internet, GPrS, telefonia mobile e fissa, gestibile da un solo palmare.
Ma è l'industria automobilistica che sforna la più grande multinazionale, la DaimlerChrysler che detiene il primato assoluto nel settore, prima della Toyota.

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Spostandoci sul mercato italiano, è stata ieri annunciata la fusione Toro-Assicurazioni e Generali, portando così alla creazione di uno dei primi colossi europei di matrice italiana. Non bisogna a tal proposito dimenticare che l'Italia è ormai terra di conquista: nel nostro Paese si sono compiute più di 200 operazioni che vedono un'ingerenza dei capitali stranieri per più di 15 miliardi di euro . Prima su tutte sono le acquisizioni bancarie della Abn Amro su Antonveneta, e di Bnp Paribas su Bnl, per non parlare poi della vendita della Galbani al gruppo francese Lactalis. Le operazioni in atto sono assai più importanti se si pensa all'Affare Autostrade-Abertis e Enel-Suez, mentre la successione della dirigenza della Fiat al giovane Alkann, porteranno la vecchia azienda di Stato in mano ad una famiglia estremamente potente che frequenta le corti dei grandi Banchieri. Per Eni e Finmeccanica e Rai occorrerà ancora aspettare, e l'esistenza della partecipazione statale è l'unico ostacolo: la deregolamentazione faciliterà tutto. Detto questo davvero non abbiamo più nulla da vendere, e molto probabilmente, finite le imprese si passerà all'acqua e all'aria, allo spazio marittimo e alla potestà infrastrutturale.

Il mercato sta dunque divenendo davvero unico e globale, in un'organizzazione per aree geopolitiche, in cui la concorrenza sarà un vecchio fantasma e la libera circolazione dei capitali sarà smaterializzata, al punto che la moneta sarà esclusivamente elettronica. Il controllo da parte dello Stato sarà impossibile, in quanto leggi e decreti sono redatti dagli stessi consulenti delle imprese appaltatrici o concessionarie dei servizi pubblici, e questa sete di indipendenza non sarà certo colmata dall'istituzione di Autority di tre soli componenti.
Quelle in atto sono operazioni ad altissimo livello, di grande calibro e importanza, sono parte di un quadro di insieme predisposto per dare un nuovo ordine mondiale, che però sarà governato dal caos e dal sabotaggio. Le imprese intercontinentali diverranno gli Stati, con la conseguente perdita di ogni riferimento nazionale o etnico, le piccole imprese saranno distrutte, messe in ginocchio dalla crisi energetica e inflattiva. Incidenti, blackout, intralci burocratici, indebitamento al consumo, porteranno smarrimento e confusione. Il terrorismo continuerà ad essere globale, ma sarà ovunque. Le popolazioni saranno stremate dalle difficoltà economiche, dalle riforme sulla sanità e sul lavoro, dagli improvvisi cambiamenti climatici, e dai virus pandemici, utilizzati come una vera e propria arma biologica. Andranno a sabotare i nostri sistemi informatici con letali scariche elettromagnetiche, fino poi a renderli schiavi e dipendenti dalle reti globali che le lobbies costruiranno e controlleranno. E l'Energia? Su di essa possiamo dire che i grandi Stati sono già in possesso di tecnologie in grado di produrre energia infinita, ma non ne riveleranno mai il segreto. Il sabotaggio metterà in ginocchio i paesi più deboli, e piegherà quelli più forti, mentre renderà eroe globale o nazionale, coloro che si autoproclamerà l'alternativa da scegliere.