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23 marzo 2006

Il caos governa il pensiero


Il discorso di Bernanke di lunedì sembra che non abbia convinto né gli investitori né gli stessi analisti, i quali attendevano la fine della stretta monetaria e un progressivo rialzo del dollaro.
In realtà la situazione è più complessa di quanto si pensi. Il rapporto della Federal Reserve pubblicato nei giorni scorsi, rileva un’evidente variazione dell’andamento della curva della produzione, e più precisamente prevede un rischio di recessione del 60%. Allo stesso tempo il rapporto sul debito pubblico è alquanto critico, il limite statutario sta per essere raggiunto, e la svalutazione resta l’unica soluzione per non pagare i propri debiti.
Bernanke non si sbilancia, interpreta l’appiattimento della cura dei rendimenti come un preoccupante segnale di recessione, precisando tuttavia che l’andamento del mercato obbligazionario non è l’unica fonte per determinare il costo del denaro. Insomma parla di economia che corre ma non spiega l’enigma del rischio di recessione.
Anche gli analisti più prudenti, temono un’altra mossa della banca centrale, almeno per la fine della prossima settimana. Alla giornata entusiasmante del 21, con borse in forte rialzo e gran bottino dei titoli assicurativi, si alterna il dubbio e la sfiducia della giornata del 22, con una tendenza al ribasso di tutti i mercati .
Molto probabilmente i tassi d’interesse aumenteranno ancor più, sulla corsa della svalutazione del dollaro, che subirà in maniera brusca il cambiamento della valuta di scambio del petrolio dell’Iran.
Non a caso, la crisi iraniana sembra ad una svolta cruciale, una “decisione grave dovrà essere presa”, forse una decisione che cambierà il corso degli eventi. Tutto il mondo lo sa e ne è cosciente,
e gli eventi che stanno accompagnando questa settimana lo dimostrano. L’oscuramento dei radar ha infatti permesso il dislocamento di portaerei e sommergibili verso basi strategiche, molti sono i test di preparazione e le manovre militari . I balcani, la porta dell’Occidente per eccellenza, sono in fermento : le ore ormai sono contate, perché l’attacco è pressoché scontato.
Il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, è in questi giorni a Roma in una missione lampo, forse per un rendez-vous tutt’altro che di piacere: pare che siano fermamente concordi sulla grave pericolosità della minaccia nucleare iraniana. Israele sembra pronta ad attaccare, e l’Italia dovrà dare la propria disponibilità.

Una guerra metterebbe in ginocchio l’economia in ampia crescita della Cina, che infatti si preoccupa di rifornirsi di energia sufficiente dalla vicina Russia. Un accordo strategico, che mette la Cina in una situazione particolarmente privilegiata: occorre una discreta riserva energetica, per fare la guerra al dollaro. E di questo l’America ne è pienamente consapevole, tanto che ha ben pensato di stringere un accordo con l’India per supplire il fabbisogno dei manufatti negati dalla Cina.

Tutti stanno adottando le proprie contromisure, insomma i topi lasciano la nave che sta affondando. È stata recentemente resa pubblica l’azione del Ministro Tremonti di creare una coalizione che coinvolga Inghilterra, Olanda , Irlanda, Svezia a Danimarca, per presentare un documento di “opposizione alla politica di protezionismo”. Probabilmente l’Italia ha le proprie riserve nominate in dollari, per cui una forte svalutazione del dollaro metterebbe in serio pericolo anche la nostra debole economia, fortemente indebitata anch’essa.
Quindi forse si sta cercando in una coalizione una probabile soluzione al rischio crack che coinvolgerebbe l’Europa stessa.

L’ ONU ha inoltre dichiarato tramite il suo portavoce che la pandemia del virus dei polli ci sarà: c’è da stupirsi dunque che i titoli assicurativi stiano andando a gonfie vele?
Tutto questo a noi sembra un vero e proprio olocausto perpetuato a grandissimi livelli. Dietro c’è la politica del “Mid controllo”, ossia del controllo mentale, si sta dunque cercando di cambiare la nostra economia.