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25 marzo 2006

Non ci resta che un pugno di dollari


Tutto tace. C’è una strana calma apparente sulle borse e sui mercati internazionali, nonostante la Cina firmi un patto storico e la crisi con l’Iran si tinga di toni sempre più forti, dopo le pressioni del governo americano sulla Russia ad approvare la risoluzione ONU.
Ci stanno mentendo, nel tentativo di tenere a galla una situazione quanto meno critica dell’Economia Statunitense. Gli ordini industriali sono in calo, e la bilancia commerciale registra un deficit preoccupante, che, stante alle parole di Bernanke, non implica necessariamente il tracollo del dollaro. La non pubblicazione dei dati M3 della base monetaria, potrà consentire alla Fed di emettere moneta senza controllo alcuno, porterà ad una svalutazione del dollaro, e il rialzo dei tassi di interesse poco varrà ad impedire la diffusione di una sfiducia generale degli investitori che correranno a disfarsi dei propri dollari.
Piazza affari chiude in rosso questa giornata, i listini sembrano penalizzati dal timore di un prossimo aumento del costo del denaro inseguito alla riunione di martedì 28 del organo esecutivo della Fed, e dalle preoccupazioni che derivano dall’improvviso aumento delle vendite degli immobili che ha spinto in rialzo i rendimenti dei titoli del Tesoro.
Allo stesso tempo oro, rame, petrolio, argento, lo stesso uranio si stanno apprezzando sempre di più, perché il dollaro sta progressivamente perdendo potere d’acquisto confermando che non vi alcuna prospettiva di recupero per l’economia statunitense. Gli Stati ormai si sono disfatti di tutte le loro riserve aurifere, conservando un pugno di dollari come garanzia del proprio debito: in questa guerra dunque vincerà chi riuscirà ad accumulare quanto più oro possibile.
Anche uno scoppio della crisi iraniana volta a fermare l’emorragia di dollari che ben presto si verrà a creare, con quali soldi l’America pagherà i propri debiti? Dovrebbe svalutare la moneta fino dell’80%, oppure potrebbe dare attuazione al progetto di legge, redatto e approvato nel marzo 2003, che all’emissione di nuovi US Notes, stravolgendo così qualsiasi aspettativa e dunque anche lo scenario che altrimenti si verrebbe a creare.

Gli analisti cominciano a dubitare e sta affiorando pian piano il fantasma del tracollo.Fin quando si riuscirà a mantenere questo precario equilibrio basato sulle previsioni di brevissimo termine e sulle magre consolazioni di Bernanke?