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27 marzo 2007

Il difficile ruolo della Russia


A pochi giorni dell’ultima assemblea del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in un accesso clima di tensione, Blair incontra Putin per discutere sulla risoluzione della crisi internazionale innescata dal rapimento dei soldati britannici. La Gran Bretagna ha così chiesto l'aiuto della Russia per ottenere la liberazione di 15 marinai britannici arrestati dalle autorità iraniane il 23 marzo, in virtù delle relazioni "privilegiate" che intercorrono tra i due Paesi, sia economici che politici.
Blair si rivolge in via ufficiale ed ufficiosa a Putin chiedendo una presa di posizione della Russia ben precisa in seno all’Onu e sullo scenario internazionale, ben sapendo che allo stato attuale non può intervenire in alcun modo se non in via diplomatica. I rappresentanti di Russia e Cina in occasione dell’assemblea del Consiglio di Sicurezza convocata lunedì, hanno chiesto in maniera velata di abbandonare una linea politica che non può non portare ad un intervento armato, e di intraprendere la strada della mediazione diplomatica per dissuadere il regime di Teheran a cedere su alcuni punti. Questa dichiarazione all’unisono di Russia e Cina giunge a pochi giorni dalla sospensione della cooperazione dell’Iran con l’Agenzia dell’AEIA e con gli Stati Uniti, e del famoso pagamento dei rifornimenti di uranio arricchito e del know how necessario alla costruzione e la messa in funzionamento della centrale nucleare di Bouchehr.
Era stata proprio Mosca a lanciare l’accesa polemica sull’insolvenza e l’inaffidabilità del regime di Teheran, e ancora una volta è Mosca che mette unilateralmente fine a questo empasse all'indomani di una decisiva risoluzione ONU. Mosca ha così preso le redini della direzione degli affari al Consiglio di Sicurezza come un vero e proprio arbitro della crisi iraniana, accelerando anche la chiusura del processo all’insolvenza dei pagamenti entro i primi giorni di Aprile, che avrebbe senz’altro interrotto ogni tipo di cooperazione futura.
Assistiamo dunque ad una strana coincidenza delle date nella settimana che precede la Pasqua: è in questo periodo che dovrebbe essere pronunciata l’ennesima risoluzione Onu come risposta al rifiuto del regime dei Mullah di abbandonare il piano militare, ed è questa la data a cui ufficiali analisti russi fanno risalire il probabile attacco all’Iran da parte della coalizione Usa-Gran Bretagna.
In tutto questo si inserisce l'affare dei 15 marinai che sono stati arrestati per aver superato le acque territoriali, che va a costruire una nuova crisi che si sovrappone a quella nucleare: non dimentichiamo che la guerra in Libano è stata scatenata dall’arresto di due soldati israeliani, le cui sorti non sono state più rese note.
Questa crisi permette ai mullah di continuare la loro politica di opposizione all’Onu e alla Russia stessa per spuntare quanto più possibile dalla crisi innescata, e sembrano folli abbastanza per spingersi ad affrontare anche un conflitto a fuoco. Il rapimento dei soldati britannici è ancora amplificato e portato all’esasperazione dai media iraniani stessi, che vogliono forzare la crisi per giungere ad una risoluzione che porti i due grandi blocchi ad affrontarsi in via diretta, ben sapendo che non permetteranno che si arrivi ad una guerra globale o che si perdi terreno nelle zone di influenza in Medioriente.

Ora sarà la Russia che dovrà decidere sulla soluzione di questo grande rebus che si gioca sul filo del rasoio, perché la posta in gioco è molto alta e pericolosa: le alternative sono lasciar attaccare l’Iran, con il rischio di perdere una zona di influenza e un importante serbatoio di idrocarburi, od opporsi all’atteggiamento ostile dell’Onu, rischiando la guerra totale che autodistruggerebbe entrambi. Si capisce dunque che Putin non ha oggi un compito facile, e la strada diplomatica e del dialogo sembra l’unica possibile. Non dimentichiamo che la Russia conserva ancora la carta “Kosovo” da utilizzare in seno all’Onu per ottenere in contropartita una risoluzione più favorevole sulla questione dell’Iran. Il Kossovo non sta così a cuore a Belgrado, ma tuttavia non firmerà mai la risoluzione Onu, e spingerà la comunità internazionale a intervenire con la forza. Dal canto loro i kossovari, non appena avranno l’indipendenza, rinnegheranno la Nato e espelleranno l’intrusione straniera.
Putin vuole un rublo convertibile, per poter creare una banca sullo stile della Federal Reserve che sia basata sulla compravendita di gas, e dunque la cooperazione con l’Iran si rivela di fondamentale importanza: la Russia non potrà mai accettare che gli Usa si impossessino di riserve strategiche per la creazione dell’Opec del gas. Così Cina e Russia si uniscono per aiutare in maniera invisibile l’Iran ad ottenere il nucleare, che servirà senz’altro a dare alla nazione una fonte di energia elettrica per poter destinare maggiori riserve all’esportazione, ma non è da escludere che i Mullah vogliono l’Iran per rafforzare la propria posizione militare e politica all’interno del Medioriente. Gli iraniani sanno perfettamente giocare con questi giochi di potere, e sono capaci di combattere anche una guerra persa in partenza se intravedono una seppur debole speranza di vittoria. Basti pensare che il regime iraniano sta negando l’elettricità alla popolazione per spingere alla disperazione, e preparare con una feroce campagna mediatica le persone ad affrontare l’estremo sacrificio per evitare la morte economica della nazione. Anche Saddam prima di morire disse agli Irakeni di non fidarsi mai degli Iraniani, perché sono folli abbastanza da essere pericolosi, ma non stupidi, sono uniti e compatti nel combattere le guerre, anche se potrebbero portare all’autodistruzione del Paese.

Sulla Russia incombe dunque il difficile ruolo di Putin di gestire diplomaticamente queste due sfere che si contrappongono, ma che devono incontrarsi per forza perché qualcuno dovrà cedere. Vedremo dunque strani avvenimenti accadere, e ognuno sarà la risposta dell’accordo fatto dalle potenze per la spartizione del controllo delle risorse e del potere. La Russia di oggi è la grande madre di tutte le Russie, ha accanto la Cina e sta giocando la più grande partita della storia, nucleare si nucleare no, Kossovo si Kossono no.

Il gesto dell’Inghilterra è stato dunque un modo tattico per vedersi rifiutare una proposta di collaborazione e incastrare Putin in una trappola che la Russia si è costruita con le proprie mani esponendosi a viso aperto a favore dell’Iran. Chiedere ai russi l’aiuto per fare pressione sull’Iran a ridarli i suoi soldati, è un gioco meschino perché sanno che non possono fare nulla. Gli Inglesi sono infatti esperti di questi giochi di potere, ma ormai il trucco non funziona più perché lo conosciamo benissimo: sono ottimi attori nell’inscenare eclatanti sequestri e nel simulare fraterne e caine amicizie. Non dimenticate che gli Inglesi sono pericolosi, non perché ci sanno fare ma perché hanno girato mezzo mondo con una fascia sull’occhio, per rubare tutto “più il 5%” alla povera gente ovunque nel mondo. È molto difficile spiegare dettagliatamente le loro mosse, ma un antico proverbio dice “si va rubare nella casa dei ladri”: oggi gli inglesi vogliono mettersi in discussione, ma non avendo nè gas, nè il Kashmir o una valida produzione industriale, hanno avuto come strategica idea quella di far arrestare 15 dei loro soldati per creare una crisi internazionale. I due soldati israeliani catturati che hanno causato la guerra in Libano non si sono più mai più rivisti eppure Israele ha bombardato il Libano proprio per loro. Questo oltre ad essere irresponsabile, è incosciente perché certamente dietro tutto questo vi sono dei meccanismi di punto non ritorno, che innescano una situazione che difficilmente può portare una soluzione senza vittime.

Sono queste ore decisive tra dichiarazioni spettacolari, poi ritrattate, propaganda e falsi analisti che circondano tutta questa politica fatta di messinscene. Basti guardare a ciò che sta accadendo in Italia, dove per evitare che cada il governo, o che avvenga un vero colpo di Stato, sono sbucate fuori le fotografie scandalo che ritraggono personaggi politici industriali, risucchiando i questo vortice servizi segreti e magistratura. Questo perché l’Italia ha aperto le porte del Governo della nazione ai Baroni Ladroni, e ascoltando tutte le loro filosofie degli spioni d’élite, ha deciso di fare il colpaccio e abbandonare l’America, per mettersi d’accordo con le lobbies europee e quelle russe
In questo scenario internazionale assurdo da far ribrezzo, siamo arrivati al capolinea.
Un kossovo indipendente, un Iran demilitarizzato e tutti i cittadini del mondo che pagano le tasse con l’iperinflazione e la svalutazione del dollaro. Oggi è veramente disgustoso che i capi dei servizi vengano ricattati, che la scienza venga calpestata, e la gente schiavizzata: ogni goccia di petrolio è una goccia di sangue versato. Né con la Russia e né con l’America, occorre cercare indipendenza incondizionata e l’unica risposta è la scienza.