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20 marzo 2007

La guerra tra Onu e Russia, tra propaganda e taciti accordi


Dinanzi alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere dell’approvazione del Piano Athisaari per l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, l’ambasciatore russo abbandona l’assemblea. Il gesto di sfrontata sfida della Russia nei confronti delle Nazioni Uniti è il chiaro effetto di un braccio di ferro che queste due sfere di potere stanno facendo, su un territorio, come quello del Kosovo su cui si consumò nel 1998 l’ennesima violenza delle forze internazionali verso i popoli dei Balcani.
Il piano Ahtisaari sul Kosovo secondo la Serbia non meritava di essere esaminato presso l'ONU perché distruggeva i principi ed il diritto costituente alla base di un Stato democratico e non rispondeva alle condizioni più elementari indispensabili al suo rinvio davanti al Consiglio di sicurezza dell'ONU. È stato definito un vero atto di forza dei poteri che cercano in ogni modo di creare nei Balcani una fonte di scontro per strappare alla Serbia un territorio che gli stessi albanesi non desiderano annettere al proprio Stato. Anche la Russia ha sempre rigettato questo programma ritenendolo lesivo degli accordi presi durante i negoziati, e per tale motivo ha deciso di rigettare ogni forma di discussione o di compromesso su tale aspetto. D’altronde, chiedendo la discussione davanti al Consiglio di Sicurezza in maniera così prematura, si è avuta la netta impressione che una nuova guerra nei Balcani si stesse preparando: se il Consiglio si fosse trovato d’accordo su una soluzione contraria alla Serbia, come già si era preannunciata, il mancato rispetto avrebbe senz’altro creato il casus belli per un’altra sanguinante guerra balcanica. Già da oggi infatti non si esclude che nel caso ricominciassero i conflitti etnici in Kosovo, la NATO passerebbe ad un istantaneo aumento del suo contingente militare nella provincia.

Lo scenario che si sta preparando nei Balcani è alquanto inquietante anche perché la tensione che si era accumulata intorno all’Iran si sta attenuando pian piano, con dei tiepidi accenni della ricerca di dialogo, al di là della forte propaganda iraniana e statunitense. L’ONU e la Russia lottano soprattutto per conquistarsi una leadership diplomatica, un’immagine a livello internazionale di fonte di giustizia ed equità. Ciò per cui si lotta non è più un fazzoletto di terra, perché nessuno in questo momento si sta preoccupando dell’impatto sull’economia o sulla popolazione dei Balcani, ma è per la vittoria della propaganda.
La Russia dal suo canto, rilancia con un crescendo senza fine, la sua politica espansionistica, la sua forza e la sua risposta ad un mondo retto dagli Stati Uniti: lei rappresenta la soluzione alla crisi energetica, al sistema monetario del petrodollaro, alla crisi iraniana, agli scontri in Palestina, e ora anche a quelli dei Balcani. Infatti, le forze militari russe hanno ripetutamente dichiarato che la Russia non solo dispone di tutte le possibilita' per rispondere ai sistemi missilistici americani, e di armamenti in grado di colpire qualsiasi obiettivo in qualsiasi parte del mondo, ma ha anche dispositivi in grado di rilevare tutto cio' che vola nel cosmo . Questo per rispondere alle innumerevoli minacce di Bush sul diritto degli Stati Uniti di monopolizzare lo spazio cosmico, che sarà presto un mezzo e uno strumento di potere a tutti gli effetti. Ma la Russia è anche una forza diplomatica che sempre nuovi accordi per tessere la sua Tela di potere.
Ciò lo si nota in maniera evidente, dalle dichiarazione del Vicepresidente della Banca Mondiale, Jean-Richard , che ha affermato che la Russia può diventare leader nell'eliminazione dei rischi e delle minacce che destabilizzano il mondo contemporaneo. Questo perché nel G8, possiede un'economia in sviluppo sempre maggiore, perché fa da catalizzatore per l’area mediorientale, e dà una soluzione ai problemi dell’esaurimento delle risorse energetiche.
Inoltre, è di questi giorni l’annuncio ufficiale che il 9 aprile a Doha verrà ufficializzata la creazione del cartello del gas, tra Russia, Iran, Qatar, Venezuela e Algeria, paesi che controllano insieme più del 70% delle riserve mondiali di gas. che avrà luogo il 9 aprile a Doha sarebbe un momento favorevole per annunciare la creazione di un vero cartello gazier. La concertazione politica del prossimo passo tocca alla sua fine. Gli alto-dirigenti di Gazprom non nascondono che l'obiettivo strategico del monopolio russo del gas è di appropriarsi del monopolio della distribuzione, per sbaragliare la concorrenza con la E.On, Suez e Eni.
La dipendenza dell'UE rispetto alla volontà politica di Mosca sarà press’a poco totale.

È chiaro dunque che la Russia non potrebbe avanzare in tal mondo nel mondo occidentale se non avesse concluso il più importante dei patti, ossia quello con le potenze occidentali: un patto di non belligeranza interno, per poter collaborare e dividersi le zone di controllo e di influenza. Un patto che però non esclude uno scontro, anche trasversale e indiretto, in altre terre.
Si sta rifacendo la geografia degli Stati, la cibernetica e la gestione del controllo dello spazio cosmico, che rappresenta la nuova fonte di potere..
Tuttavia la guerra fredda non esiste più, perché lo scenario futuro è quello che vede gli Stati Uniti e la Russia che in maniera molto diplomatica, dividono tra di loro le zone di potere, perché l’una non vuole cadere nella recessione più buia che abbia mai visto, mentre l’altra vuole ritornare ad avere una forte leadership nelle decisioni di politica internazionale.