Roma - L’Europa manca di nuove idee e di creatività, non ci sono più i vecchi pensatori né correnti politiche. Siamo dinanzi ad una guerra di contenuti, che porterà allo scontro tra gli stessi alleati. Questo è uno dei principali motivi nasce e viene accreditata un’organizzazione terroristica più estremista e violenta di Al-Qaeda, guidata da un fantomatico califfo e un esercito di mercenari stranieri, mentre ha degli attori come immagine mediatica da mostrare in filmati hollywoodiani. Quella dell’ISIS può essere definita come la “versione terroristica islamica” del Maidan, ovvero di quella rivoluzione artificiale combattuta da contractor e pubblicizzata mediaticamente da società di comunicazione. Ed infatti, come il Maidan avrebbe dovuto rompere la nuova cortina di ferro dei confini tra Ucraina e Russia per dare un nuovo volto ad un’Unione Europea fallita, l’ISIS deve infiltrare i Paesi-canaglia del Medio Oriente e creare delle minacce terroristiche artificiali, per giustificare aggressioni militari senza passare per l’ONU o le strutture NATO. Stati e Governi, sia arabi che occidentali, sanno bene come stanno le cose, ma sono così vigliacchi da preferire continuare questa messa in scena, nella speranza di poter guadagnare da tutta questa storia. Tutti conoscono quali siano i responsabili di questa guerra: in primo luogo il Qatar, che ha finanziato la creazione di questa rete, e Nicolas Sarkozy, che ha innescato con l’attacco alla Libia un processo di non ritorno. Oggi, il bombardamento unilaterale dell’Egitto sul territorio libico porta la guerra nel cuore del Mediterraneo. Una guerra non convenzionale, che viola e supera del tutto il diritto internazionale, considerando che la Comunità Internazionale ha deciso di giustificare tacitamente l’intervento militare di uno Stato estero, per via della presenza di una fantomatica cellula terroristica provata dalla pubblicazione di un video. Chi ha autorizzato l’aggressione militare egiziana verso la Libia sta giocando un ruolo sporco, portando all’esasperazione gli equilibri del Medio Oriente, sino a provocare un conflitto totale nel mondo arabo, già tormentato dalla guerra in Siria. Il braccio armato di Al-Sisi – mosso dal sostegno di Emirati e Russia nonché da gran parte degli Stati Islamici – non si fermerà sino a quando non otterrà il formale via libera del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e per far questo ha bisogno degli Stati Occidentali, in particolare di Francia e Italia. Da qui nasce la presunta minaccia dell’ISIS di attaccare il territorio italiano, e quindi fare pressioni sul Governo italiano perché faccia un passo falso.
Credere che l’ISIS sia “a sud di Roma”, oltre ad essere una cialtroneria è anche un insulto all’intelligenza di chi lavora. Vogliamo ricordare che tale fenomeno ha avuto origine almeno tre anni fa, quando la tela dell’Etleboro ha intercettato un messaggio diramato attraverso i socialnetwork di un nuova entità terroristica, che l’intelligence francese accreditava come la “nuova Al-Qaida”. I nostri canali avevano individuato delle reti che, in maniera molto palese e senza molti segreti, ricevevano sostegno e mezzi dall’Occidente. Questo fenomeno ha origine e si sviluppa proprio quando l’esercito di Assad aveva sbaragliato i guerriglieri e si preparava all’assalto che avrebbe compromesso il conflitto. La vittoria di Assad era ormai certa, tanto che la Etleboro pubblica un articolo sibillino (Assad ha vinto la guerra), anticipando un possibile gesto estremo da parte degli sconfitti. Ed infatti, dopo sole due settimane avviene il fantomatico attacco chimico, che ha portato all’isteria mediatica oltre alle patetiche prediche moraliste dei diplomatici occidentali, tra le boccettine dei campioni e le prove inequivocabili del Ministro Giulio Terzi. Obama era già pronto a bombardare, ma tutto si ferma e cade nel silenzio. E’ allora che nasce il fenomeno mediatico del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e Levante (ISIS), il cui leader era Shaker al-Wahiyib Fahdaoui (La nuova Al-Qaida), apparso in un video in cui trucida a sangue freddo dei camionisti siriani perché “sciiti alawiti”, come atto dimostrativo da divulgare come propaganda di quella che sarà la frangia più estrema del terrorismo islamico di matrice wahhabita, votata alla distruzione dei governi arabi. "Non smetteremo mai di combattere fino a quando non si alzerà la voce della preghiera sino a Roma (lett. Non ci fermiamo fino a che facciamo il Takbīr e l’Adhān a Roma, se dio vuole)”, riporta il messaggio del movimento che cita testualmente il Corano. Tali parole lasciano tuttavia intendere che - secondo l'ideologia wahhabita - "nessuno potrà fermare questa armata sino ai confini della cristianità", sconfiggendo nel loro cammino tutti i governi arabi musulmani per farne uno solo, ossia "in cui tutti i musulmani saranno dalla Mecca a Roma" (Crisi Siria: meglio Assad che la guerriglia in casa). In altre parole, affermano che la loro guerra sarà inarrestabile fino a che non venga creata la "khelafa " islamica, cioè un governo islamico wahabita all’interno del mondo islamico.
Credere che l’ISIS sia “a sud di Roma”, oltre ad essere una cialtroneria è anche un insulto all’intelligenza di chi lavora. Vogliamo ricordare che tale fenomeno ha avuto origine almeno tre anni fa, quando la tela dell’Etleboro ha intercettato un messaggio diramato attraverso i socialnetwork di un nuova entità terroristica, che l’intelligence francese accreditava come la “nuova Al-Qaida”. I nostri canali avevano individuato delle reti che, in maniera molto palese e senza molti segreti, ricevevano sostegno e mezzi dall’Occidente. Questo fenomeno ha origine e si sviluppa proprio quando l’esercito di Assad aveva sbaragliato i guerriglieri e si preparava all’assalto che avrebbe compromesso il conflitto. La vittoria di Assad era ormai certa, tanto che la Etleboro pubblica un articolo sibillino (Assad ha vinto la guerra), anticipando un possibile gesto estremo da parte degli sconfitti. Ed infatti, dopo sole due settimane avviene il fantomatico attacco chimico, che ha portato all’isteria mediatica oltre alle patetiche prediche moraliste dei diplomatici occidentali, tra le boccettine dei campioni e le prove inequivocabili del Ministro Giulio Terzi. Obama era già pronto a bombardare, ma tutto si ferma e cade nel silenzio. E’ allora che nasce il fenomeno mediatico del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e Levante (ISIS), il cui leader era Shaker al-Wahiyib Fahdaoui (La nuova Al-Qaida), apparso in un video in cui trucida a sangue freddo dei camionisti siriani perché “sciiti alawiti”, come atto dimostrativo da divulgare come propaganda di quella che sarà la frangia più estrema del terrorismo islamico di matrice wahhabita, votata alla distruzione dei governi arabi. "Non smetteremo mai di combattere fino a quando non si alzerà la voce della preghiera sino a Roma (lett. Non ci fermiamo fino a che facciamo il Takbīr e l’Adhān a Roma, se dio vuole)”, riporta il messaggio del movimento che cita testualmente il Corano. Tali parole lasciano tuttavia intendere che - secondo l'ideologia wahhabita - "nessuno potrà fermare questa armata sino ai confini della cristianità", sconfiggendo nel loro cammino tutti i governi arabi musulmani per farne uno solo, ossia "in cui tutti i musulmani saranno dalla Mecca a Roma" (Crisi Siria: meglio Assad che la guerriglia in casa). In altre parole, affermano che la loro guerra sarà inarrestabile fino a che non venga creata la "khelafa " islamica, cioè un governo islamico wahabita all’interno del mondo islamico.
Ciò significa che questa minaccia non è rivolta all’Occidente, bensì ai Governi del Medio Oriente. Per cui, il travisamento di questo messaggio con una potenziale minaccia nei confronti dell’Italia, si traduce in una vera e propria trappola, per indurre Roma a fare un passo falso ed intervenire nel conflitto, affiancandosi ad Egitto e Francia. Il vero obiettivo di questa partita è togliere ogni egemonia ed influenza economica agli italiani, perché le risorse della Libia sono state spartite a tavolino. Concludiamo con un interrogativo. Chi ha diramato il primo mandato di cattura contro Bin Laden? E’ interessante scoprire che è stata proprio la Libia di Gheddafi (Mandato Tripoli). Ed ecco che siamo tornati al punto di partenza.