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27 febbraio 2008

Balcani: il punto cieco del sistema economico occidentale


Il dollaro tocca i suoi minimi storici, mentre il petrolio sfiora record mai raggiunti, mentre l'OPEC propone di passare all'euro e abbandondare definitivamente la moneta statunitense. In tutto questo lo stravolgimento dei Balcani è assolutamente necessario sia all'Europa che agli Stati Uniti per riaffermare la loro egemonia geopolitica, prima che il mercato finanziario li abbondoni del tutto.

I rincari del prezzo del petrolio sembrano non cessare più, e dopo aver raggiunto il record assoluto storico dei 101,70 dollari si attesta al nuovo record di 102,08 dollari sul mercato di New York. Un'escalation che segue di pari passi la svalutazione del dollaro, che per la prima volta nella storia, è arrivata a 1,5057 dollari. Le premesse sono alquanto critiche, al punto che l'OPEC potrebbe presto abbandonare il dollaro per scegliere l'euro come moneta ufficiale di scambio, a partire dalla prossima consegna del Middle East Economic Digest (MEED). L'annuncio è stato fatto dall'attuale segretario generale dell'OPEC, il libico Abdallah al Badri, riportato dall'agenzia britannico Reuters, ed ha avuto subito evidenti conseguenze: fissare in euro il prezzo del petrolio attirerebbe sulla moneta europea una tale massa di capitali che decreterebbe la totale svalutazione del dollaro. D'altro canto, la sola dichiarazione di Abdallah Badri, ha accelerato la rimonta dell'euro sino a 1,48 dollari, per giungere poi a sfiorare il suo massimo storico. L'accentramento dei capitali sulla zona euro, porterà alle stelle la percentuale di inflazione e le stesse operazioni speculative, oltre a capovolgere di fatto il baricentro del sistema finanziario e petrolifero.

È chiaro che il controllo del petrolio, e così delle pipeline e delle contrattazioni, rischia di passare nelle mani dell'Europa, sulla scia di una "bolla monetaria" che sta portando l'euro a livelli storici mai toccati. Parliamo di "bolla monetaria" in quanto questi rialzi, improvvisi e a ritmi così sostenuti, sono innaturali e dettati da manovre speculative che causano un eccessivo scambio di moneta virtuale: uno shock esogeno, come il ribasso delle borse asiatiche, avrebbe un impatto sui mercati finanziari europei amplificati, bruciando una maggiore massa monetaria a causa dell'elevata volatilità. Si può inoltre parlare di bolla monetaria, in quanto, in questo momento, l'euro è solo lo specchio del fallimento del dollaro, perché cresce e si rafforza solo in funzione dell'indebolimento di un'alta moneta, e non perché la sua economia si espande e diventa meta di investimenti esteri. Al contrario, l'Unione Europea si sta allargando sempre di più al fine di trarre un vantaggio economico nello sfruttamento delle economie emergenti dell'Europa Orientale, e degli Stati "cuscinetto" rispetto alla Russia. Per tale motivo assistiamo all'evoluzione del "nuovo sistema Europa" che sta agendo anche come "entità politica" sovranazionale, cercando di porsi al di sopra delle Nazioni Unite. Ci riferiamo ovviamente a quanto sta accadendo nei Balcani, dove la Repubblica della Serbia viene aggredita per creare al suo interno un protettorato euro-atlantico, o meglio un vero e proprio Stato "apolide". Il Kosovo si presta a divenire l'ennesimo stato fantoccio attraverso il quale far transitare traffici illeciti ed operazioni di riciclaggio di denaro sotto la stretta sorveglianza delle entità economiche europee e statunitensi, come affermato dallo stesso Rappresentante russo presso la Nato Dmitri Rogozin.

Nei Balcani oggi si sta giocando non solo una partita politica tra le forze occidentali e quelle russe, ma anche uno scontro economico, in quanto i progetti dei gasdotti europei passano proprio attraverso la sfera politica. Infatti, mentre l'Europa annuncia il dispiegamento della Eulex nel Nord del Kosovo, la Serbia rafforza la collaborazione economico-energetica con la Russia, ratificando l'accordo tra Gazprom e la NIS per la realizzazione del tratto serbo del South Stream. Secondo il portavoce di Gazprom Sergei Kouprianov, la costruzione del gasdotto verrà terminata nel 2012 ed il South Stream sarà messo in servizio in 2013, esattamente quando entrerà in funzione il progetto Nabucco. L'antagonismo tra i due progetti viene tuttavia compromessa dalla constatazione della stretta dipendenza degli Stati europei che dovrebbero costruire il Nabucco rispetto ai rifornimenti della Russia. Così, nella giornata di lunedì il Primo Ministero ungherese Ferenc Gyurcsany firma un accordo con le controparti russe affermando che i due progetti non si escluderebbero tra di loro e che vi sono tutte le condizioni per creare una joint-venture per la costruzione del troncone ungherese del gasdotto South Stream. Allo stesso tempo, Kouprianov ha annunciato che Gazprom sarebbe ormai disposto a studiare tutte le proposte di partecipazione al gasdotto Nabucco, "sebbene non veda ancora l'utilità economica di questo progetto al quale manca una reale base di risorse". Infatti, sebbene l'euro cresca rapidamente, l'Unione Europea non è ancora riuscita ad assicurarsi una fonte di energia adeguata per sostenere in eguale modo la sua economia.

Qualsiasi tentativo di risolvere l'empasse, viene invalidato dalla Russia che muove le sue pedine "diplomatiche" ed energetiche per chiudere l'Europa su se stessa. È un circolo vizioso che sembra non avere fine e rischia di divenire assurdo. Consideriamo infatti che Gazprom controlla il 70% dei rifornimenti di gas che giungono in Europa attraverso i suoi gasdotti, e che si sta muovendo per sabotare pian piano tutti i progetti che riescano a bypassare la Russia. È giunta così in Serbia, in virtù di un tacito accordo Mosca-Belgrado che concede il passaggio dei gasdotti a fronte del sostegno in sede del Consiglio di Sicurezza dell'ONU contro la proclamazione del Kosovo. Ben presto giungerà anche in Georgia, considerando che il Cremlino sta ora appoggiando le richieste dell'ex-repubbliche secessioniste sovietiche dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud per ottenere l'indipendenza dallo Stato georgiano e l'annessione alla Russia. Una mossa strategica che darebbe alla Gazprom un trampolino di lancio per stabilire l'ennesimo collegamento tra Mar Caspio e Mar Nero e fare concorrenza alla pipeline anglo-turca-americana , Bakou-Tblissi-Ceyan, che aggira la Russia.
Non dimentichiamo infine il Kosovo, che, pur non avendo risorse petrolifere, è un tassello importante per questo complicato rebus geopolitico. Stiamo assistendo infatti alla militarizzazione del territorio kosovaro da parte degli Stati Uniti che, nel giugno del 1999, dopo il bombardamento della Jugoslavia, hanno occupato un terreno di 1,000 acri nel Kosovo del sud-est ad Urosevic, vicino il confine macedone, e hanno costruito il Campo Bondsteel, la più grande base militare degli Stati Uniti fin dalla guerra in Vietnam. La base militare di Bondsteel è, inoltre estremamente importante per proteggere uno dei più importanti corridoi di collegamento tra l'Occidente e l'Oriente, in cui il gasdotto AMBO - il gasdotto trans-balcanico che instraderà il gas del mar Caspio - sarà il principale baricentro.

Non vi è dubbio, dunque, che lo stravolgimento dei Balcani è assolutamente necessario sia all'Europa che agli Stati Uniti per riaffermare la loro egemonia geopolitica, prima che il mercato finanziario li abbondoni del tutto. La Comunità Europea, le commissioni e i comitati di esperti, nonché gli Stati Uniti con il suo braccio armato, hanno dato vita ad un precedente catastrofico al solo scopo di proteggere i propri interessi, il proprio sistema politico ed economico ormai in completo fallimento.