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19 febbraio 2008

Northern Rock: la nazionalizzazione delle perdite


Il Governo britannico ha annunciato che "il governo, con la consultazione della Banca di Inghilterra e del Financial Servizi Authority (FSA) avrebbe presentato un testo di legge che rimette la Northern Rock nel settore pubblico", temporaneamente, ha precisato, per farla divenire privata non appena i mercati finanziari si saranno stabilizzati. Si chiude così il grande giallo della Northern Rock, a cui si deve il grande merito di aver portato alla luce la grande bolla immobiliare dei mutui subprimes, e della crisi di liquidità nel settore bancario.

È giunta nella giornata di domenica la legge di emergenza del Governo britannico necessaria per nazionalizzare Northern Rock, ritenuta la sola soluzione per risarcire gli azionisti della banca e garantire la sua solvenza. Una nazionalizzazione che sarà solo momentanea, come dichiarato dal Governo Britannico, al fine di preservare gli interessi dei cittadini inglesi che hanno sottoscritto mutui e depositi con la Northern Rock, che ora rischia il fallimento. Non si vedevano misure così drastiche in un'Inghilterra liberista e capitalista, dal 1970, e probabilmente è stata dettata da un'evidente situazione di emergenza che rischia di compromettere non solo i crediti e le ipoteche dei singoli cittadini, ma l'intero settore del credito immobiliare, per poi scatenare un effetto a catena disastroso sul mercato finanziario. Stiamo infatti parlando della banca che ha provocato la scorsa estate la corsa agli sportelli dei cittadini inglesi, non appena si cominciò a diffondere il timore che la Banca non poteva far fronte ai propri crediti. Dal fallimento della Northern Rock è esplosa infatti la crisi dei mutui subprimes, che ha aperto "il vaso di pandora" del mercato bancario e finanziario, rivelandone tutte le sue manipolazioni, le sue distorsioni e le sue contraddizioni.

La posta in gioco, legata alla rovina della Northern Rock, è molto più elevata di quanto non si pensi, e rischia di scatenare un effetto domino all'interno di tutto il sistema bancario, considerando che anche delle grandi banche d'affari hanno garantito la sua solvenza, e che al suo interno sono confluiti la maggior parte dei crediti bancari e immobiliari ad alto rischio. Per tale motivo, il Governo britannico ha ritenuto insufficiente l'offerta del consorzio guidato dal gruppo Virgin del miliardario Richard Branson, che, con il dirigente di Northern Rock Paul Thompson, aveva studiato un piano di correzione "ad interim". Virgin aveva annunciato di voler immettere nella Banca circa 1,6 miliardi di euro per poi inglobarla con la sua società bancaria Virgin Money, mentre Paul Thompson, che sperava di ottenere il posto di direttore generale, ha previsto di impiegare 668 milioni di euro, dei nuovi capitali, per ridurre i debiti delle operazioni della banca, per rimetterla in corso. Tuttavia, il Ministro delle Finanze Alistair Darling ha annunciato improvvisamente che "il governo, con la consultazione della Banca di Inghilterra e del Financial Servizi Authority (FSA) avrebbe presentato un testo di legge che rimette la Northern Rock nel settore pubblico", temporaneamente, ha precisato, per farla divenire privata non appena i mercati finanziari si saranno stabilizzati. In realtà, il Governo Britannico non ha avuto molta scelta, in quanto da tempo ha cercato una soluzione valida dal settore privato, che tuttavia non era possibile senza l'instaurazione di una forma di sostegno pubblico, come aveva infatti consigliato Goldman Sachs che propinava una soluzione privata sovvenzionata dai fondi pubblici.

Così, la Gran Bretagna, per evitare di "rimetterci la faccia" e così la propria credibilità, decide di far pesare sul tesoro britannico le decine di miliardi di sterline dei debiti della Northern Rock. Secondo gli analisti inglesi, una tale scelta, sebbene possa sembrare giusta in nome della "credibilità del sistema bancario inglese", non è quella più giusta dal punto di vista economico-finanziario, in quanto occorreranno degli anni prima che la Northern Rock possa rimborsare il Tesoro britannico di un tale debito, e molto probabilmente questo debito non sarà pagato. Stando alle stime correnti, la Northern Rock ha preso in prestito circa 26 miliardi di sterline, ossia 35 miliardi di euro, dalla Banca di Inghilterra a partire dalla metà di settembre, quando chiese alla banca centrale britannica di salvarla dal fallimento causato dalle ripercussioni della crisi del credito. Allo stesso modo sia la dirigenza sia azionisti della Northern Rock hanno espresso la sua profonda delusione che sperava in una soluzione presa sul mercato privato, apportando le dovute svalutazione e far ricadere sui risparmiatori e i cittadini l'insolvenza della banca. Anche dalla stampa giungono delle feroci critiche, come dal "Financial Time" che giudica la decisione "delicata, difficile e non ideologica", mentre la stampa britannica afferma che "la credibilità del governo Brown in materia economica ha subito un duro colpo".

Siamo così all'epilogo del grande giallo della Northern Rock, a cui si deve il grande merito di aver portato alla luce la grande bolla immobiliare dei mutui subprimes, e della crisi di liquidità nel settore bancario. Una crisi tuttavia derivante non dalla crisi del credito, e dunque dall'insolvenza dei mutuatari, ma dalla continua cartolarizzazione di crediti rischiosi, posti a garanzia di bonds e obbligazioni utilizzati poi dalle Banche per ottenere aperture di linee di credito e ricapitalizzazioni. Di conseguenza, l'insolvenza dei mutui ha causato anche il crollo a catena delle garanzie interbancarie: la banche hanno dichiarato la loro insolvenza, non potendo pagare con liquidità, hanno rinviato tutti i loro crediti. Interviene a questo punto lo Stato che, dopo aver fatto fronte con le dovute garanzie l'insolvenza della Northern Rock, decide di nazionalizzarla. Mentre dunque le politiche liberiste hanno portato alla privatizzazione del patrimonio dello Stato e delle sue ricchezze, il fallimento del sistema capitalistico e la mancanza di controlli hanno causato la nazionalizzazione dei debiti e delle perdite. Un'azione questa pianificata per evitare di pregiudicare il sistema bancario privato e camuffare quanto più possibile il disastro a cui stiamo assistendo sul mercato finanziario internazionale.