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01 febbraio 2008

Société Generale: una bolla di derivati per miliardi di euro


Société Generale, una delle più grandi Banche d'Europa, è stata messa in ginocchio dalle speculazioni di un giovane trader che è riuscito a distruggere più di 5 miliardi di euro di liquidità della banca. Quanto sia realmente accaduto nei circuiti virtuali di Société Generale sarà difficilmente ricostruito dai media, che dovranno accontentarsi dei dispacci ufficiali e delle accurate operazioni di filtraggio delle informazioni . Jérôme Kerviel, il giovane broker in cerca di gloria, è divenuto un controverso personaggio che, tra eroismo e spregiudicata incoscienza, deve giustificare un buco di miliardi di euro senza danneggiare l'immagine di Société Generale.

Stando ai verbali degli interrogatori di Kerviel, il broker sembra aver agito nel pieno rispetto della "prassi" bancaria e dello spirito del broker, considerando la funzione che esso ricopre all'interno di una Banca e le procedure che occorre seguire, sotto la vigilanza dei sistemi interni di controllo. Viene così mitizzato il personaggio del broker in carriera che, violando sistemi di sicurezza, eludendo i controlli e mentendo sulle sue posizioni è riuscito a mettere in crisi un gruppo bancario. In questo modo si potrebbe infatti gridare al sabotaggio, e così al tentativo da parte di Bnl-Paribas di portare a termine la sua scalata ostile, nonché all'inconsapevolezza dell'Istituto bancario sulle operazioni poste in essere dai propri broker e sulle movimentazioni di danaro interne. Una tesi che potrebbe anche essere parzialmente vera, ma contraddittoria, in quanto il crollo del castello di strumenti finanziari posto in essere da Kerviel è una conseguenza della volatilità dei mercati finanziari, della completa virtualizzazione del denaro e di quelle assurde operazioni di trading che si basano su titoli virtuali che non hanno alcuna reale garanzia.

Il collasso su stessa di una Banca a causa della sua sovraesposizione in titoli derivati è una tautologia, è un rischio assolutamente probabile quando si gioca con la virtualità che consente di moltiplicare liquidità e denaro senza mai avere idea di quante volte lo stesso titolo è stato scambiato. Per tale motivo, non possono in nessun modo nascondere la reale e drammatica situazione del sistema finanziario su cui la nostra economia è seduta.
Tuttavia è stato necessario creare il grande caso mediatico per poter coprire un'operazione studiata a tavolino che doveva occultare delle perdite di bilancio o delle svalutazioni senza rischiare il crollo in borsa, come in questi mesi è accaduto per Ubs Bank, per Citigroup e Jp Morgan.

Per poter così analizzare in ottica critica il caso di Société Generale, occorre premettere che attualmente le Banche creano il proprio denaro negoziando in strumenti derivati. Il questo caso specifico la nostra banca ha utilizzato dei futures, ossia dei contratti che hanno ad oggetto la variazione del valore degli strumenti sottostanti soggetti che sono negoziati nel mercato finanziario, tale che il loro prezzo varia in funzione del valore del soggetto sottostante, che possono essere azioni, obbligazioni, tassi di cambio, ma anche un derivato . Chi acquista un future guadagna dall'apprezzamento dello strumento finanziario sottostante, chi vende un future guadagna dal deprezzamento dello strumento sottostante.
Sono dei titoli altamente standardizzati, le cui caratteristiche sono decise dalla Borsa stessa, cosa che li rende ampiamente interscambiabili tra di loro, tale che sarà possibile annullare impegni di acquisto o di vendita tramite compensazione, stipulando un contratto di segno opposto all'originale. La consegna dall'attività sottostante il contratto non avviene quasi mai, e questo li rende assolutamente virtuali.
Le banche stipulano contratti in vendita ed in acquisto per coprire i rischi di svalutazione dei titoli che detengono nel proprio portafoglio o delle valute in cui sono nominate le loro riserve; analizzando il trend del mercato liquidano le loro posizioni per ottenere un guadagno in conto capitale. A titolo di esempio, se prevedo che un titolo si apprezzerà, liquido il contratto in vendita, e conservo quello in acquisto del future, ottenendo un guadagno e minimizzando il rischio di perdite. Tuttavia, gran parte delle contrattazioni con futures sono poste in essere per fini puramente speculativi, e per tale motivo assumono le caratteristiche di vere e proprie scommesse, il cui azzardo vale grosse perdite o elevati guadagni.

Il nostro broker decide così di guadagnare in borsa con questi strumenti, scommettendo in una sola direzione, e porta avanti la sua strategia violando per almeno un anno i sistemi informatici ( nella consapevolezza o meno, del direttivo di Societè Generale ). Non abbiamo dinanzi a noi né un eroe che lotta dall'interno contro il capitalismo - in quanto la sua difesa si basa sul fatto che voleva stupire i suoi superiori e portare profitto alla banca - e non è un genio, perchè viola i sistemi informatici di una delle più importanti banche francesi in nome di un'idea che, a parte l'essere banalissima, risulta essere anche incredibilmente rischiosa. Rimane un criminale o uno stupido, ma propendiamo per la seconda scelta essendosi così prestato alle manipolazioni della dirigenza nella convinzione di uscire vincitore. In ogni caso, il suo errore è stato molto più grande di quel che si possa pensare, e crediamo quasi praticamente impossibile, considerando il tipo di strumento che ha utilizzato.
Più verosimile sarebbe la ricostruzione che vede Société Generale come parte direttamente coinvolta nell'elaborazione delle operazioni di Jérôme Kerviel, costruendo così un perfetto meccanismo che ha reso possibile la scoperta e la condanna del capro espiatorio, per salvare l'intero sistema e il team dirigenziale. I media hanno fatto il resto, tessendo e sfilando la tela del complotto, lasciando agli addetti ai lavori la vera comprensione del risultato. Société Generale deve ora portare allo scoperto il suo buco in Bilancio, ma ha ora al suo fianco il sostegno del Governo Francese e dell'opinione pubblica, che hanno scongiurato il crollo del titolo e la totale perdita di fiducia nella banca stessa.

Questo atteggiamento di vittimismo ricorda molto la reazione delle Banche che sono state informate dell'esistenza di una truffa di collaterali in circolazione, che utilizzavano il nome del gruppo bancario. Come non citare il caso della Federal Reserve che, dopo essere stata informata dell'operazione in corso sulle piazze svizzere di titoli del Tesoro Americano di grande valore, ci ha comunicato formalmente che erano a conoscenza del caso in questione, e che potevamo contattare degli agenti investigativi interni alla Fed per avere maggiori chiarimenti. Nessuno tuttavia ha risposto alle nostre richieste per chiarire la reale posizione del Governatore e del Vice Governatore della Federal Reserve. Sorge dunque il dubbio che le Banche e le autorità siano pienamente coscienti di cosa avvenga in tali circuiti, e, facendo buon viso a cattivo gioco, coprono le operazioni fin quando non cade il castello di titoli: a quel punto sarà il broker il capro espiatorio dell'intera operazione mentre la Banca riuscirà a difendere la propria immagine.
La verità è ben diversa da come è stata descritta, e va a coprire un assurdo sistema al cui confronto, la crisi per i mutui-subprimes, può sembrare una passeggiata. Secondo i dati rilevati dal Comptroller of the Currency l'esposizione in derivati di circa 25 banche degli Stati Uniti ammonta approssimativamente intorno ai 180 mila miliardi di dollari, denaro che non esiste in realtà. È una liquidità assolutamente irreale, ma che ha un riscontro materiale nelle piramidi delle multinazionali che possono continuare all'infinito il loro gioco di fusioni, acquisizioni, privatizzazioni, finanziamento al terrorismo, guerra e controllo degli Stati.