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20 marzo 2008

Il contratto della vergogna


L'esplosione del deposito di munizioni di Gerdec, Albania, ha inferto una grande ferita al popolo albanese, portando alla luce una realtà triste ed orribile. Migliaia di tonnellate di munizioni che dovevano essere smantellate e distrutte dal Governo albanese, secondo le direttive della Nato e dello stesso Dipartimento di Stato Americano, sono diventate oggetto di un circuito di contratti, e di subappalti gestito dalla società statunitense Southern Ammunition Inc. Co. e da compagnie private albanesi. La SAIC afferma di aver cessato i propri rapporti con il Governo albanese agli inizi del mese di dicembre, ma la Procura Generale di Tirana porta alla luce due contratti sottoscritti in un momento successivo rispetto alla data dichiarata dalla SAIC. L'Ambasciata Statunitense di Tirana continua a negare ogni coinvolgimento del Governo americano nella gestione del progetto, ma le prove sembrano portare a tutt'altra parte, e le responsabilità carico della controparte americana crescono sempre di più.

In particolare, gli inquirenti portano alla luce due contratti sottoscritti in un momento successivo rispetto alla data individuta dalla SAIC per la cessazione dei rapporti con il Ministero della Difesa Albanese. Il primo del 28 dicembre, con la società statale MEICO , che si occupa dell'import-export delle armi, con il quale la Southern Ammunition compra per un valore di 580.326 dollari americani le munizioni per smontarle e smaltirne, e il secondo del 31 dicembre con il quale la SAIC vende alla Alb Demil sh.p.k le stesse munizioni, ad un prezzo superiore del 2%. Secondo le condizioni del contratto stipulato fra la compagnia americana e la società albanese “Albademil” sh.p.k. , le munizioni militari del reparto di Gerdec non erano destinati solo ad essere distrutte completamente, ma anche ad essere commerciate e vendute sui mercati esteri.
Il contratto, sottoscritto in data 31 dicembre 2007 tra i Presidenti della società statunitense e albanese, rispettivamente da Patrick Henry e Mihail Delijorgji, legittimava la “Albademil” , oltre a smantellare e demilitarizzare le riserve di munizioni dell'Albania, anche a commercializzare le armi. Citando il testo del secondo contratto, si evidenzia che "la parte alienante (SAIC) vende e trasferisce alla parte acquirente (‘Albademil’ sh.p.k), che accetta i diritti di proprietà delle munizioni con lo scopo di smontarle, demilitarizzarle e commerciarne i materiali che si ottengono dalla loro lavorazione”.

L'esistenza dei due contratti smentisce nettamente la versione fornita dalla società statunitense, secondo la quale i rapporti con l'Albania per lo smantellamento delle armi sarebbero cessati il 7 dicembre del 2007, con la fine del contratto con l`azienda albanese Albademil , che aveva come obblighi la sola concessione degli equipaggiamenti e non il trasporto. La SAIC ha inoltre precisato che la seconda fase del programma di smaltimento, quale lo smantellamento delle munizioni a grosso calibro, è iniziata solo nel gennaio del 2008 senza coinvolgere la compagnia Southern Ammunition, che non ha fornito personale, tecnologie o equipaggi. Lo stesso governo albanese conferma inoltre che, in data 13 dicembre 2007 (nella Foto), la conclusione "con successo" del progetto per la distruzione degli armamenti pesanti, realizzato in attuazione dell'Accordo Tecnico tra il Ministero della Difesa di Albania ed il Dipartimento di Stato Americano, che hanno così stilato il comune programma con la società privata SAIC che ha dato esecuzione al contratto nel maggio 2007 e fino a dicembre 2007.

Dinanzi all'evidenza dei fatti, anche il Governo Albanese si piega e il Premier Berisha smentisce le dichiarazioni della Southern Ammunition e ammette l'esistenza dei due contratti che hanno conferito alla società statunitense la possibilità di vendere le munizioni con lo scopo di far svolgere ad un'altra società le attività di smaltimento e di lucrare sulla differenza. Diventa, dunque, sempre più evidente la responsabilità della società americana, dietro la quale si nasconde la colpa del Governo degli Stati Uniti che hanno agito mediante il Dipartimento di Stato, e la stessa Ambasciata USA a Tirana, per curare il progetto di smaltimento delle munizioni. Un progetto che, non solo non è stato portato a termine come è stato dichiarato in maniera falsa, ma che è stato gestito commettendo una serie di gravissime violazioni. Dal mancato controllo delle attività di formazione del personale, alla totale assenza di misure precauzionali in difesa dei lavoratori, sino all'assoluta mancanza di sicurezza nelle operazioni di trasporto e di custodia delle munizioni. Tali crimini vengono ancora di più aggravati dall'esistenza di prove che dimostrano che la Southern Ammunition ha semplicemente lucrato su degli armamenti che avrebbe dovuto smontare e mettere in sicurezza, acquistando e rivendendo tonnellate di munizioni. Le colpe e le responsabilità crescono a dismisura coinvolgendo società e politici, ma nessuno mai potrà pagare per la distruzione di un villaggio e delle vite di intere famiglie. Ma, nonostante le evidenze delle prove, il Governo Americano, la Southern Ammunition, e l'Ambasciata USA di Tirana negano qualsiasi coinvolgimento nella strage di Gerdec, e puntano il dito sull'Albania, sul Governo e sul popolo albanese. Molti hanno avvalorato l'ipotesi del sabotaggio, per impedire l'ingresso dell'Albania all'interno della Nato, altri invece di un attacco terroristico. In realtà, l'episodio di Gerdec è solo uno dei tanti crimini degli Stati Uniti e delle potenti società che costituiscono il braccio armato delle entità economiche. Disprezzando completamente i diritti dei popoli, mercificando le persone e facendo di esse carne da macello, senza alcuna pietà. E così mentre i Ladroni continuano ad arricchirsi, lasciando dietro di sé solo distruzione, un semplice operaio continuerà a lavorare per soli 100€ al mese, vendendo per pochi denari la propria vita.