Motore di ricerca

09 maggio 2008

Federal Reserve: crisi nelle tesorerie


La Federal Reserve propone dinanzi al Congresso un progetto di legge che le darebbe il potere di versare gli interessi sulle riserve regolamentari che le banche sono obbligate a versare. In tal mondo la Fed potrebbe introdurre moneta sul mercato senza dover rastrellare le proprie riserve, già ridotte all’osso dalle svendite e dallo scandalo derivati-collaterali.

La Federal Reserve americana ha intenzione di presentare dinanzi al Congresso un progetto di legge che darebbe alla Banca Centrale il potere di versare gli interessi sulle riserve regolamentari che le banche sono obbligate a mantenere, a garanzia del credito concesso e della liquidità in circolazione. Una proposta che ha come obiettivo quello di incentivare l’aumento delle riserve a tutela della stabilità monetaria, ma va a infrangere tutti gli schemi del sistema monetario costruito con il crollo di Bretton Woods che ha portato ad una progressiva riduzione delle riserve delle banche commerciali presso le Centrali monetarie nazionali. Al momento infatti le riserve regolamentari depositate dalle banche commerciali presso la Fed non vengono remunerate, anzi sono state oggetto di una progressiva riduzione da parte dalle autorità di Basilea, che hanno deciso di abbassare sempre più le riserve frazionarie depositate presso la BCE.

In realtà, tale processo è già in atto dal 2006, da quando il Congresso ha approvato un testo di legge che permette alla Federal Reserve di versare degli interessi, anche se tale legge entrerà in vigore solo nel 2011. Visto il protrarsi dei termini, la banca centrale americana sta oggi cercando di ottenere di potere remunerare le riserve a partire da quest'anno. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, citando fonti del rapporto presentato dalla Fed, i rappresentanti democratici e repubblicani sarebbero piuttosto favorevoli ad un’anticipazione della scadenza, ma si chiedono di fornire ogni prova possibile sulle possibili conseguenze politiche di una tale misura di sostegno alle banche, considerando che giunge a poche settimane dal salvataggio della banca americana Bear Stearns, fortemente voluto dalla Fed e soggetto a numerose critiche. La manovra della Federal Reserve, portata così allo scoperto con forti pressioni per accelerare i processi di ripresa del mercato finanziario e monetario, desta comunque delle forti preoccupazioni e interrogativi in quanto un tale provvedimento non ha solo un impatto economico - in termini di esborso finanziario per coprire gli interessi sulle riserve - ma anche politico, perché mette seriamente in discussione i principi, corretti o sbagliati che siano, dell’intero sistema monetario. Così mentre l’Europa e il mondo intero premono per ridurre le riserve, dando ampio spazio alle Banche di moltiplicare la concessione del credito, garantito con un deposito non superiore al 2%, la Federal Reserve vuole aumentare le securities pagando gli interessi.

Le autorità della Fed motivano tale decisione affermando che il provvedimento rientra nel contesto della politica monetaria in sostegno alla crisi del credito e della liquidità, controllando così anche il tasso di interesse e il livello dell’esposizione creditizia degli Istituti di credito. Secondo la Fed, infatti, le Banche commerciali oggi non hanno alcuna convenienza ad aumentare le proprie riserve oltre il limite richiesto dalla legge per garantire i crediti e la propria liquidità, tale che l’eccedenza di riserve viene depositata presso banche d’affari a titolo d’investimento. Tuttavia, per capire il significato più profondo di tale decisione, occorre considerare l’attuale sistema alla base del controllo della liquidità e della base monetaria. Al momento la Federal Reserve controlla il tasso di interesse agendo proprio su tali riserve: quanto maggiori sono le securities del Tesoro, maggiore è l’offerta di moneta e minore è il tasso di interesse; al contrario una riduzione delle securities porta a ridurre la massa monetaria e così a spingere al rialzo il tasso di interesse. Accanto a tale meccanismo, la Federale Reserve agisce sul mercato monetario e sulla liquidità attraverso altri tre aggregati, quali il Term Auction Facility (TAF), il Primary Dealer Credit Facility (PDCF) e il Treasury Securities Lending Facility (TSLF). La massa di moneta addizionale che proviene da questi tre aggregati deve essere 'sterilizzata’, ossia riassorbita dal mercato monetario. Se l’extra-gettito non viene drenato dal mercato monetario, il livello dei Fondi Fed diminuisce automaticamente portando all’aumento del tasso di interesse: la Fed per far fronte a questa liquidità aggiuntiva dismette le securities del Tesoro. Ma, qualora la Banca Centrale comincia a pagare gli interessi sulle riserve, le banche dovrebbero essere meno incentivate a versare le proprie extra-riserve al di fuori dei meccanismi della Fed, e tutta liquidità confluirebbe nel primo aggregato. Se le banche versano meno moneta nei Fondi Fed extra, vi è minore sterilizzazione della liquidità da parte della Banca Centrale, che può gestire le proprie operazioni monetarie con maggiore facilità. Una minore sterilizzazione potrebbe anche aiutare la Fed ad evitare la dismissione delle proprie securities.

Il vero problema, che spinge la Fed a chiedere il pagamento degli interessi sulle riserve, deriva essenzialmente dal fatto che la Federal Reserve sta svendendo completamente la partecipazione azionaria delle Tesorerie, in quanto ha deciso di controllare circa il 14% del credito attraverso gli aggregati TAF e PDCF. Le Tesorerie sono state così sostituite da un rendiconto patrimoniale costituito da assets immobilizzati, da ipoteche ad alto rischio, da collaterali non garantiti, e da securities che la crisi subprimes ha reso inutilizzabili sul mercato. Così, il deterioramento della sicurezza del mercato monetario ha messo una grande paura alla Federal Reserve che ha così deciso di non dismettere più le proprie tesorerie per far fronte alle operazioni di sterilizzazione della moneta. Pagando gli interessi sulle riserve bancarie potrebbe rendere possibile l'espandere del TAF e di altri aggregati per centinaia di miliardi di dollari. In altre parole, la Fed ha deciso di ricorrere alle riserve della Banche commerciali, perché essenzialmente di proprie ne ha ben poche, oltre a quelle assolutamente rischiose e improponibili come garanzia del circolante e del credito, essendo divenuti ormai solo carta straccia. Infatti, in tal mondo la Fed potrebbe introdurre moneta sul mercato senza dover rastrellare le proprie riserve, già ridotte all’osso dalle svendite e dallo scandalo derivati-collaterali. Per tale motivo, una decisione del genere è senz’altro il frutto della grande crisi liquidità che ha colpito persino un colosso come la Federal Reserve, che, a quanto pare, non ha "neanche gli occhi per piangere".