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17 ottobre 2009

OHR e Russia si dividono sul Dayton 2


Le parole di Olli Rehn sulla Bosnia, affermando che non esiste adesione europea con l'OHR ancora che funziona, sembrano abbiano colto nel pieno nocciolo della questione bosniaca. Tutto inizia e si risolve con la decisione sulla chiusura dell'Ufficio degli Alti Rappresentanti della Comunità Internazionale e sulla definizione delle condizioni e dei tempi per farlo. Nei fatti si pensava che il 5+2 fosse esaustivo, ma la richiesta delle modifiche costituzionali da parte dei diplomatici statunitensi ha riaperto il dialogo. Per l'UE la riforma della Costituzione può avvenire anche dopo la chiusura dell'OHR ma senz'altro prima dell'adesione, e della stessa opinione è anche la Russia. L'OHR e gli americani premono invece sempre più su una nuova Costituzione, chiedendo addirittura un Dayton 2. Ecco come OHR e Russia si sono divisi su questo tema.


L'Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia-Erzegovina (BiH), Valentin Inzko, ritiene che sia giunto il momento di ulteriori passi avanti sull'accordo di Dayton. "Il Dayton è certamente la migliore Costituzione che poteva essere scritta in un aeroporto e in tre settimane. Si tratta in primo luogo di un accordo che mette fine alla guerra e alle sofferenze della popolazione. Ma questo era 14 anni fa. Ora è i tempi sono maturi per ulteriori iniziative. Spero che i politici bosniaci siano consapevoli di questo - ha detto Inzko, aggiungendo - stiamo lavorando per trasformare l'Ufficio dell'Alto Rappresentante in Ufficio di un inviato dell'UE. L'obiettivo è quello di passare dal Dayton alla direzione di Bruxelles, e di sostituire la logica di quell'accordo con quella dell'Unione Europea", ha detto Inzko. A suo parere, tale trasformazione sarà seguita dal ritiro delle forze di pace internazionali, e solo dopo tre o sei mesi dalla chiusura dell'Ufficio dell'Alto Rappresentante. Inzko ha sottolineato che la presenza delle forze della UE, "EUFOR", è qualcosa che la gente vuole, come garanzia per la pace, e un miglior clima politico. Secondo le stime degli esperti, la situazione della sicurezza in Bosnia-Erzegovina è stabile già da anni e non c'è pericolo di un nuovo conflitto armato, tale da rendere la presenza delle truppe internazionali ancora più necessaria. Tale allarme è stato infatti smentito. Inzko ha anche detto che negli ultimi anni si è assistito ad una crisi politica che questa settimana ha confuso. "I negoziati sulla nuova Costituzione sono molto importanti. Rispetto a 1996 la situazione oggi sembra molto migliorata. Prima vi erano de facto tre eserciti, e non si poteva neanche immaginare di creare un Ministero della difesa comune. Tuttavia, il progresso in campo politico è stato troppo lento. Troppo poche cose accadono per i cittadini di questo Paese. La BiH ha una grande ricchezza di risorse naturali e di capitale umano. Il fatto che questo tesoro non viene usato mi fa male", ha detto il diplomatico austriaco.

Le opinioni di Inzko sono solo in parte condivise dalla Russia, la quale, in qualità di garante degli Accordi di Dayton, sostiene la sovranità e l'integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina e in conformità allo sviluppo delle relazioni tra Mosca e Sarajevo. Per la Russia, la Bosnia non è né un problema aperto, né "uno Stato in ritardo rispetto alla regione", come affermato in un'intervista per Dnevi Avaz dal nuovo Ambasciatore russo in BIH, Alexander Botsan Kharchenko, ex membro della squadra russa che ha preso parte ai negoziati di Dayton, e quelli del Kosovo, nonchè rappresentante della Russia al Consiglio per l'attuazione della pace (PIC). In riferimento alla situazione attuale in Bosnia, Kharchenko ha detto che attualmente non vi è alcuna possibilità di cambiare le posizioni chiavi del Dayton, ritenendo più necessario l'impegno per il rafforzamento della fiducia all'interno della Bosnia. Allo stesso modo, precisa la riunione di Butmir è stata un'iniziativa degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, "volta ad accelerare la convergenza dello Stato alle istituzioni euro-atlantiche, e dato che la Russia non è parte di tali istituzioni, essa non è direttamente coinvolta nella realizzazione dell'iniziativa, ma monitora con attenzione ciò che sta accadendo".

Per quanto riguarda l'UE, e la possibile adesione della Bosnia Erzegovina nell'Unione europea, l'Ambasciatore russo non ritiene che essa sarà un ostacolo allo sviluppo delle relazioni tra la Bosnia-Erzegovina e la Russia, mentre diversa è la storia per la NATO. "L'atteggiamento di base della Russia nei confronti dell'adesione alla NATO e la sua espansione, è che esse sono un contributo alla stabilizzazione e al miglioramento della situazione della sicurezza. Noi crediamo che gli Stati Uniti e l'Unione europea devono concentrarsi sull'accordo relativo all'Alleanza europeo-atlantico, che è stato avviato dal nostro Presidente e invitiamo tutti a costruire tale progetto, compresa Sarajevo". Kharchenko ha spiegato che l'UE ha lanciato un'iniziativa ferrea per la transizione dell'OHR in Ufficio del Rappresentante speciale dell'Unione europea (EUSR), ma che in seguito, ha cambiato il proprio atteggiamento a causa del diverso pensiero del suo 'partner occidentale', ritardando così l'attuazione dell'iniziativa. "La politica della Russia si basa sulle decisioni del PIC, le uniche che possono cambiare la situazione - avverte Kharchenko - ora il Paese è visibilmente cambiato e ci sono le condizioni per la chiusura dell'OHR. L'OHR era un meccanismo accettabile ed efficace in un periodo post-bellico, ma ora diventato un ostacolo alla conversazione, in particolare lo sono i poteri di Bonn del rappresentante. Se vi è la necessità, loro sono sempre nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU pronti a sostenere un soggiorno, ma è il momento di ridurre la presenza internazionale in generale, sostiene Kharchenko. Ciò non significa che la comunità internazionale deve lasciare la Bosnia, ma che occorre attuare dei meccanismi di cambiamento".

Infine, esponendosi sui rapporti tra Russia e Republika Srpska, Kharchenko afferma che la Russia sostiene l'integrità territoriale e l'unità della Bosnia-Erzegovina, e non è favorevole alla secessione della RS. "Gli interessi di Banja Luka sono di mantenere il Dayton come una base legale che garantisce un equilibrio tra i popoli all'interno dello Stato. Non ho sentito dai politici chiedere la secessione della RS. Il Primo Ministro, Milorad Dodik, ha dichiarato pubblicamente che egli si preoccupa della RS, e che la Bosnia-Erzegovina non piace se deve essere una prigione. Secondo Dodik, il Dayton deve preservare l'entità e non lo Stato", spiega Kharchenko. L'ambasciatore russo così esclude categoricamente che debba essere costruito il Dayton 2, e che molti abusano di questa parola, dimenticando che esso è stato solo un meccanismo per negoziare la pace. "I problemi di oggi in Bosnia sono diversi e li devono risolvere le istituzioni dello stato, con il coinvolgimento dei leader del Governo e dei partiti di opposizione, nonchè delle istituzioni delle entità. Non esiste un rischio di conflitto. La garanzia della stabilità sono gli accordi di Dayton e la volontà del popolo della Bosnia-Erzegovina", conclude Kharchenko.