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13 ottobre 2009

La fragile alleanza tra UE e NATO

Il continuo rinvio dei colloqui della troika Usa-UE con i leader della Bosnia dimostra che esiste una sorta di parallelismo con la crisi insorgente all'interno della NATO. In realtà non esiste, infatti, un piano strategico per la Bosnia ma solo un ordine del giorno su cui discutere. Questo è tutto ciò che emerso dalle dichiarazioni dei politici che vi hanno preso parte, anche perchè per il popolo della BIH, come sempre non è rimasta nient'altro che vaghe parole e promesse. La stessa esclusione della Russia ha dimostrato che le trattative sono come cadute in un'inutile retorica.

Sino alle ultime battute, i temi trattati nel corso della riunione della troika USA-UE a Butmir sono stati celati da un velo di silenzio. Nei fatti, non vi era nulla da nascondere perchè non esisteva un vero piano di azione, nemmeno da considerarsi come segreto. Quello che è venuto fuori da Butmir, più che altro, rivela il vero motivo di questa riunione decisa così in fretta, ossia quello di identificare le posizioni strategiche che NATO e Unione Europea devono acquisire nei Balcani, che si contrappongono alla Russia e al suo piano energetico. E’ interessante, a questo proposito, notare come sia stata scelta la stessa data in cui il Presidente russo Dimitri Medvedev sarà in Serbia per ratificare la pianificazione strategica tra Belgrado e Mosca. Resta solo da vedere chi avrà più attenzione dai media, e chi vincerà questa lotta nel catturare i favori dell'opinione pubblica. La rivalità tra Alleanza atlantica e Russia nella zona Balcanica ha rivelato tutto quello che si voleva nascondere dietro di un fantomatico piano per la Bosnia: Mosca è stata esclusa e le trattative sono come cadute in un'inutile retorica. Una rivalità che è emersa anche nel corso dei dibattiti che, come riportato da varie fonti presenti alla riunione, hanno confermato la vera differenza tra EU, NATO e Stati Uniti. Innanzitutto, Washington sta premendo con forza per inserire la riforma dell'atto costitutivo della BiH, come una delle condizioni per chiudere l'OHR, cosa che i rappresentanti europei non hanno accettato.


Le maschere dei leader politici e religiosi della Bosnia sfilano dinanzi alla sede della NATO di Butmir, durante i colloqui tra i funzionari di Stati Uniti, UE e i politici locali, lo scorso 9 ottobre 2009. (Foto source: Reuters)

La Bosnia, d'altra parte, è solo uno degli aspetti del controverso rapporto tra i due blocchi sul destino dei Balcani, regione che resta ancora un bersaglio di circoli internazionali che si scontrano per ottenere una maggiore influenza sul territorio, tra cui la stessa Unione Europea Javier Solana, Alto rappresentante EU per la politica estera e la sicurezza, in un articolo da lui redatto per il quotidiano Danas, glorifica la politica europea e conferma che quest'anno sarà decisivo per la politica europea nel mondo. "Negli ultimi dieci anni, l'UE è diventata un player che custodisce la sicurezza globale, determinando dei cambiamenti concreti nelle vite delle persone al livello mondiale", afferma Solana, ricordando che la commissione per la politica estera ha reso possibili 20 operazioni in tre continenti, per fermare le violenze, ristabilire la pace ed effettuare la ricostruzione dopo i conflitti. "Da Kabul a Pristina, da Ramallah a Kinshasa, l'UE controlla le frontiere, i trattati di pace, addestra le forze di polizia, partecipa alla strutturazione del sistema giuridico e protegge le navi dagli attacchi dei pirati", precisa Solana. Grandi parole per gli eurocrati di Bruxelles, sopratutto nel caso di Bosnia e Kosovo. Eppure stiamo parlando di due Paesi a cui è stato propinato una nuova Costituzione, quando la stessa UE non riesce a sanare le differenze interne sul Trattato di Lisbona e sulla redazione di una "costituzione europea". Per la Bosnia si è scelto addirittura di blindare in una base militare i suoi leader per raggiungere in maniera coatta un accorso sull'atto costitutivo, nel tentativo di risolvere un annoso conflitto in soli 10 giorni, dimenticando e nascondendo che gli stessi disaccordi esistenti tra le forze all'interno dell'Alleanza. Ma per Solana, l'UE resta l'unica organizzazione in possesso di strumenti e risorse sufficienti per appoggiare gli strumenti tradizionali della politica estera dei suoi membri. "I Balcani sono sicuramente stati l'esordio della politica estera europea. Quando è scoppiata la guerra nella ex-Jugoslavia negli anni Novanta, abbiamo visto questo Paese a noi vicino che bruciava perché non eravamo in grado di rispondere a quella crisi. Però, abbiamo imparato la lezione e ci siamo organizzati, il che richiedeva nuovi meccanismi per prendere decisioni e promuovere nuove dottrine di difesa", valuta Solana.

L'Alto Rappresentante UE conferma che sui Balcani è stato superato l'esame, ma la realtà a totalmente diversa. Il disaccordo tra le forze dell'Alleanza e l'UE si mostra in molti aspetti, tale che ormai le bandiere dell'Alleanza all'entrata di Shape resta solo un'immagine. Già da tempo non vi è un efficace scambio di informazioni per la lotta contro il terrorismo a causa dei blocchi interni dopo l'inizio delle trattative diplomatiche tra Turchia e UE e tra Grecia e Cipro. Gli alti vertici della NATO hanno definito “allarmanti e inaccettabili” tali episodi. Lo scontro diplomatico per la questione della divisione di Cipro preoccupa di più i politici di Bruxelles che i colonnelli della base della NATO a Mons. Secondo il colonnello John Hamill, i militari non affrontano spesso questi problemi. "Questi problemi si verificano raramente su di piano operativo, perchè a quel punto i militari capiscono che il lavoro deve essere fatto collaborando, a prescindere dalla loro nazionalità e dalle attitudini politiche. Ogni giorno i rappresentanti di NATO e UE scambiano informazioni sulle operazioni e soprattutto su quelle dispiegate in Afghanistan e in Kosovo”, dichiara Hamil, confermando che, sul teatro delle missioni, le due organizzazioni stano provando ad evitare gli ostacoli politici e a collaborare. Ma non si può ignorare che esistono dei problemi di scambio di informazioni, cominciati già nel 2004, quando Cipro è entrata a far parte dell'UE. Tra l'altro, il fatto che la collaborazione tra le due organizzazioni non funzioni bene, lo conferma anche il portavoce della NATO James Appathurai. "In realtà questo problema è collegato alla questione di Cipro. Il Segretario Generale Anders Fogh Rasmussen, come ex premier, ha cercato di migliorare la situazione. Purtroppo il problema è fuori della NATO, anche se gli effetti si avvertono anche dentro. L' Alleanza non può forzare nessuno a risolvere questi problemi”, conferma Appathurai.

Non è da escludere, quindi, che questa crisi abbia avuto delle ripercussioni anche sulla stessa riunione di Butmir, come conferma lo stesso Steven Mayer, Professore presso la Facoltà per la sicurezza nazionale a Washington. ”Dietro le riunioni come quella di Butmir e quella pianificata per il 20 ottobre vi è un gruppo di politici internazionali che disperatamente desidera salvare la politica persa in Bosnia. Questi desiderano a tutti i costi impostare una politica che è pianificata per fare della Bosnia uno Stato, anche se gli elementi per questo tipo di Stato non esistono - dichiara Mayer, continuando - questi sono i tentativi dei politici internazionale di farsi la faccia pulita. Sarebbe molto più intelligente accettare la realtà e smettere di imporre emettere a tutte le tre etnie una politica che non ha funzionato e non funzionerà mai”. Non ci sono dubbi che esiste una sorta di parallelismo con la crisi della NATO e i colloqui di Butmir, ossia che non esiste in realtà un piano strategico per la Bosnia ma solo un ordine del giorno su cui discutere. Questo è tutto ciò che emerso dalle dichiarazioni dei politici che vi hanno preso parte, anche perchè per il popolo della BIH, come sempre non è rimasta nient'altro che vaghe parole e promesse.