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30 aprile 2007

Divisioni e timori per le nuove armi non convenzionali


Alla vigilia dell'incontro del G8, Putin propone di sospendere l'applicazione per la Russia del trattato sulle forze convenzionali in Europa (FCE), provocando così una sorta di spaccatura tra all'interno delle organizzazioni internazionali. Nel suo messaggio annuo all'assemblea federale russa, Putin decreta unilateralmente una moratoria sull'applicazione di questo trattato per la Russia finché tutti i paesi membri della NATO non l'avranno ratificato e non l'applicheranno rigorosamente.
Una decisione questa che segue i continui contrasti dovuti al progetto dello scudo spaziale europeo promosso dagli Stati Uniti, che prevede la costruzione di un impianto antimissilistico in Polonia e di un radar in Repubblica Ceca, chiudendo così la Russia all'interno dei suoi confini. Putin ha così accusato gli Occidentali di moltiplicare le basi militari alle frontiere russe, introducendo al nuovo progetto piccoli Stati limitrofi rispetto alla Russia, come i Paesi Baltici, ma dimenticando la ratifica del trattato FCE sulla riduzione degli armamenti. La versione attualizzata del trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa (FCE) è stata firmata nel 1999 ispirata dal principio fondamentale del mantenimento dell'equilibrio delle forze: oggi tale trattato secondo la Russia è divenuto anacronistico date le pressioni degli Stati Uniti per la costruzione di uno scudo spaziale che si rivela essere un'arma più che uno strumento di difesa.

Il ritiro della Russia del FCE significherebbe, in effetti, che avrebbe il potere di decidere dello spiegamento delle sue unità militari, delle sue basi e dell'incremento degli armamenti considerando unicamente i suoi interessi nazionali, e non le disposizioni del trattato. Da questo punto di vista, tale dichiarazione ha senz'altro un certo impatto in termini di politica internazionale, ma praticamente non cambia nulla, in quanto questo documento non ha una reale forza giuridica. Allo stesso modo la Russia ha bisogno di creare un clima di assedio per rafforzare la sua posizione da antagonista rispetto al regime statunitense agli occhi della comunità internazionale.

Gli eventi economici e politici si stanno dunque avvicinando sempre più alle previsioni di analisti ritenute pessimistiche e catastrofiche: l'America sta pian piano perdendo la sua credibilità perché la sua forza economica è stata messa in discussione dall'avvenuto sorpasso economico da parte dell'Europa con un euro sempre più forte. La sua stessa forza militare viene considerata come fallita, perché la guerra in Iraq è ormai persa, mentre contro l'Iran vi è stata molta propaganda che ha rivelato una profonda debolezza dell'America. La retorica bellicosa contro l'Iran è sparita praticamente in quanto Bush ha autorizzato anche Condoleezza Rice a non boicottare più Tehran per poi entrare in trattative per la conferenza sull'Iraq ad inizio maggio.
Per portare dunque avanti questa guerra Russia e riaffermare in Europa la sua zona di influenza. L'America usa una strategia della politica interna, fomentando e finanziando una miriade di rivolte e di battaglie all'interno degli Stati cuscinetto su cui si combatte per ottenere il controllo di corridoi energetici. L'instabilità politica dell'Ucraina e il timore di un eventuale colpo di Stato, sono la prova della continua ingerenza delle forze occidentali che lucrano su una situazione di ingovernabilità degli Stati. Assistiamo agli stessi episodi in Estonia o nei Balkani, che fomentano malcontenti e rivolte cittadine che si traducono in scontri e guerriglie.
Così mentre divengono sempre più rari i punti di incontro tra Inghilterra e Stati Uniti, si intensificano le visite diplomatiche di Bush nei piccoli Stati dell'Europa Orientale. In questi giorni Bush è atteso in Albania, e il governo di prepara ad accogliere questa personalità come un evento del secolo.

Washington usa così questa posizione così decisa di Putin per creare una spaccatura all'interno della Nato e del G8, e fare così ulteriori pressioni per avere un largo consenso sull'impianto antimissilistico ABM e continuare la sua crociata per la conquista dell'area spaziale. Il sistema strategico di difesa antimissilistico è un fattore altamente destabilizzante, in quanto costituisce in sé una nuova arma "non convenzionale". Da tempo ormai la tecnologia laser e le operazioni nello spazio hanno consentito la creazione di piattaforme e basi spaziali che vanno a costituire con le forze di difesa terrestri un sistema di difesa-attacco integrato. Le basi terrestri infatti sono direttamente controllate da basi satellitari, dotati sia di sistemi di ricezione e trasmissione dei dati che di armi laser (SBL - Space Based Laser), in grado di intercettare e distruggere un missile sul territorio nemico dopo che sia avvenuto il lancio. Tale arma rappresenta dunque un elemento in grado di potenziare i sistemi di difesa ABM, e trasformarli da sistemi di difesa a sistemi di attacco.
Le armi laser sono ad un avanzato livello di sperimentazione, e non vi sono dubbi che i primi sistemi di difesa con laser sono stati utilizzati sia nella guerra del Vietnam che nella guerra in Golfo: sarà questa l'arma che creerà un nuovo equilibrio, basato sul controllo dello spazio militare.