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04 aprile 2007

Una strategia per chiudere la Russia


L'Adzerbaijan stringe con l'Europa un accordo di fornitura di gas, sfidando ancora una volta la Russia dopo gli attriti che si sono creati per il transito del petrolio russo proveniente dal Caucaso. Si viene così a creare una valida opportunità per l'Europa per diversificare i fornitori e sganciarsi dalla dipendenza energetica con la Russia, mentre l'Asia centrale acquista maggiore centralità sulla scena geopolitica in virtù delle vaste risorse che dispone in un periodo di elevate tensioni sul mercato petrolifero.
L'Adzerbaigian, prevede di cominciare a vendere del gas all'Europa attraverso il gasdotto Bakou-Tbilissi-Erzerum, in un'ottica di collaborazione con il Kazakistan e la Polonia, anch'essa alla ricerca di una via alternativa di rifornimento in vista della prossima inaugurazione del gasdotto Baltico che potrebbe consacrare una solida e preoccupante dipendenza dalla Russia. Lo stato del Caucaso aumenta le sue consegne di gas anche alla Georgia per ridurre le sue importazioni di idrocarburi russi: Bakou consolida così un'alleanza sotto la guida dell'occidente per il controllo dei corridoi, degli oleodotti e dei gasdotti che partono da Bakou e giungono sino in Turchia attraversando la Georgia per essere instradate verso l'Europa. A prova di ciò, basti considerare il piano energetico italiano, che sta cominciando ad allestire una Borsa del gas che avrà nel progetto ‘Igi’ verso la Grecia-Adzerbaijan, e nel ‘Golsi’ con l’Algeria via Sardegna delle importantissime fonti, oltre a quelle principali tubi che vengono sia dal Mediterraneo sia dalla Russia. Estraendo petrolio dal Mar Caspio, l'oleodotto BTC (Bakou-Tbilissi-Ceyhan) aggira la Russia e permette di consegnare il suo brut in Turchia, ed è destinato a divenire un canale privilegiato per gli idrocarburi ora che i rapporti con Gazprom sono stati interrotti, e in previsione della costruzione di un gasdotto sottomarino del Mar Caspio che trasporterebbe le gigantesche riserve di gas del Turkmenistan e dell'Uzbekistan. In questo modo parte del petrolio dell'Asia Centrale finirebbe sotto il controllo Americano, considerando la sua presenza in Afganistan e Iraq, sferrando una politica strategica concorrenziale alla Russia molto spietata perché si spinge sempre di più vicino ai confini territoriali russi.
Questo aspetto non è da sottovalutare, soprattutto considerando la crisi che è in atto nel Golfo, in quanto l'Adzerbaijan rappresenta un paese geograficamente vicino all'Iran ma politicamente avverso. Le relazioni tra Bakou e Tehran sono sempre più difficili e delicati, a causa di disaccordi sui giacimenti petroliferi della Caspio e dell'esistenza di una minoranza Adzerbaijana in Iran.
Inoltre, il gasdotto Iran-Armenia è oggi controllato dalla Russia, e infatti in virtù di un accordo concluso tra Armenia e la Russia Gazprom otterrà il controllo delle risorse armeno-iraniano che permetteranno di rinforzare le consegne di gas iraniani verso la Georgia.
Il rafforzamento delle relazioni tra le Armenia e l'Iran consentirà di chiudere un canale di trasporto e di estrazione di gas sotto il controllo della Russia, che potrà poi instradarlo attraverso la Grecia e i Balcani per portarlo in Europa.

Le manovre degli Stati Uniti e dell'Europa per appropriarsi del controllo del petrolio dell'Asia Centrale sono molto efficaci, e vanno interpretate anche in considerazione della crisi che sta coinvolgendo l'Inghilterra e l'Iran, nonché della questione dell'indipendenza del Kosovo. Evidentemente l'Europa si sta costruendo una rete di fornitura alternativa ricorrendo alle risorse dell'alleanza atlantica, in cambio della quale ha preso una ferma e decisa posizione sulla responsabilità dell'Iran, senza mai perdere le relazioni commerciali a livello societario con i russi. Non dimentichiamo che il consorzio EADS, a cui partecipa l'Alitalia, ha deciso di accogliere maggiori capitali russi per poter espandere anche verso la Russia la ricerca e la produzione aerospaziale.
L'offerta del gas dell'Adzerbaijan sul mercato europeo, l'intenzione di instradare il petrolio del Turkemenistan e dell'Uzbekistan attraverso il BTC e dunque attraverso la Turchia e poi il Kosovo, e infine le minacce militari all'Iran rispondono tutti al medesimo obiettivo di accerchiare la Russia e di costringerla sempre di più ad arretrare all'interno dei suoi confini. È così in atto una strategia per chiudere la Russia, per limitare i suoi mercati di sbocco e anche le sue collaborazioni, in modo da sabotare così il progetto dell'Opec del gas e della Borsa del petrolio di Sanpietroburgo.