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16 maggio 2012

La strana anarchia "immaginifica" della cellula Olga


Mentre il tracollo diventa sempre più vicino, ecco che risorge il movimento anarchico, che 'simula' un attentato e dirama un comunicato populista per richiamare la lotta armata. Leggendo e rileggendo il fantomatico testo diramato dalla Federazione Anarchica Informale - FAI, appare sempre più evidente la loro natura artificiale di movimento internettiano, nato tra gli ambienti delle nuove frange di rivolta globale, gestite e strumentalizzate da forze che operano al di sopra degli Stati. Questo comunicato sembra essere stato scritto da un gruppo di anarchici, ma in realtà il vero autore è un'entità che usa il linguaggio e la retorica di tali ambienti perchè vuole prenderne il posto, e in questo sta la sua pericolosità.  Non è una cellula che fa capo alla corrente anarchica italiana ( Federazione Anarchica Italiana - FAI), che nella maggior parte dei casi non è informatizzata, non è un movimento globalizzato bensì molto chiuso e circoscritto, si muove con discrezione e vive sulla base delle proprie convinzioni, in un universo del tutto estraneo. Quello invece degli anarchici informali è un movimento di portata globale, che ha degli strumenti  di comunicazione informatici, ha una piattaforma logistica e finanziamenti,  tutto ciò che le possa permettere di fare il salto di qualità. Adesso bisogna capire se questi sono veri anarchici, oppure sono delle cellule estranee al tessuto italiano che cerca di radicarsi in esso e magari di prenderne il posto. Sicuramente l'utilizzo della stessa sigla  (FAI) ha creato intenzionalmente una confusione tra i due movimenti, con una tecnica di marketing 'troppo anglosassone e capitalistica' per un'organizzazione di anarchici.
Gli anarchici polacchi del CCF combattono per i fratelli greci e cileni. Una foto scattata in Polonia, che ritrae un graffito scritto in inglese ed il simbolo degli anarchici delle Cellule di fuoco. 
Fa riflettere la rapidità con cui si sono mossi e la stessa organizzazione dell'attentato, con una rivendicazione che non rispecchia il malessere sociale italiano - come invece avrebbe fatto un vero anarchico -  ma colpisce prettamente aziende collegate al Ministero della Difesa e agli appalti miliardari. All'interno del comunicato si parla molto di una demagogia di 'schiavismo' e di 'tentacoli', che non hanno nessuna correlazione diretta con la questione dell'industria militare. D'altro canto non riporta alcun riferimento agli attentati delle ambasciate da loro stessi organizzati, o al pacco bomba a Berlusconi, dettagli che invece sono presenti nel manifesto delle Cellule di Fuoco (60 pag). Insomma, un comunicato astratto, che non vuol dire nulla, ma lancia un messaggio alle altre cellule, un appello a continuare la lotta armata sotto il loro coordinamento. La stessa affermazione che 'non cercano consenso ma complicità', rappresenta un'espressione che contiene una contraddizione nei termini, lasciando ad intendere che la loro azione non ha avuto il sostegno degli ambienti anarchici. Affermano inoltre di non essere militari, eppure hanno agito in maniera fredda, determinata e precisa, proprio come militari. La stessa autocritica sollevata verso i movimenti di protesta globalizzati o più radicali, da cui cercano di prenderne le distanze, è un elemento di diversità, che pone una differenza tra loro e le vecchie frange, sia per stile che per metodologia. C'è troppa politica e interessi affaristici in questa storia, ci sono componenti estere, ma anche qualcosa di nostrano, probabilmente nulla che viene dal passato degli anni di piombo. Inoltre, il velato riferimento ad Equitalia è un passo doppiamente ambiguo, perchè non collegato a quanto affermato in precedenza (appositamente aggiunto, forse in un secondo momento) e perchè insinua il dubbio che i movimenti di disperazione sociale stiano confluendo tutti verso il terrorismo anarchico. 
Il dettaglio che più di tutti crea stupore è la parola 'immaginifica': mai ci saremmo aspettati di leggere  una parola così poetica all'interno di un comunicato terroristico, a meno che a scriverlo non sia stata una donna.