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02 maggio 2016

Militari italiani uccisi in Libia: in azione gruppi di disinformatori per screditare l'Italia

Tripoli - Nonostante le smentite ufficiali del Ministero della Difesa, continua a circolare sui media libici la notizia circa un presunto attentato avvenuto ai danni di un convoglio di forze speciali italiane da parte di Daech nei pressi di Sirte e Misurata. A rilanciare la notizia è un anonimo centro studi, il Libyan Center for Terrorism Studies - LCTS, che accredita l'informazione bypassata nei giorni scorsi dal portale israeliano Debka-file (si veda Disinformazione: falsa la notizia di Debka su attentato a forze speciali italiane in Libia ). Stando all'analisi dell'Osservatorio Italiano, la citazione del centro libico sui media arabi, di una notizia messa in circolazione da un portale straniero, rientra nello schema della propaganda disinformativa gestita da società di comunicazione, che rispondono direttamente a gruppi di interesse .  Questa strategia ha l'obiettivo di creare confusione, per intavolare in futuro una nuova conferenza di pace, sotto l'egida di altre potenze occidentali. Va ricordato, in merito, che L'Italia, pur avendo ottenuto il comando di un ipotetico e futuro intervento militare in Libia delle forze dell'Alleanza Atlantica, si è sempre detta contraria al bombardamento unilaterale del territorio libico, mentre continua a tenersi distante da ogni interferenza nella politica interna.  Tuttavia, vengono diramati continuamente comunicati di media o centri di ricerca, che contengono notizie di parte, false e diffamatorie, per dissimulare l'esistenza di un sentimento anti-italiano in Libia. L'Osservatorio italiano ha rilevato l'esistenza di piccoli gruppi di "influencer" che fanno una vera e propria opera di sciacallaggio. Ha destato non pochi dubbi la manifestazione di Bengasi dello scorso venerdì 29 aprile, quando un ristretto gruppo di manifestanti ha portato con sé delle bandiere da bruciare sotto gli obiettivi dei reporter, che a loro volta hanno divulgato le immagini attraverso i  social network ( si veda Manifestazioni in Libia:quando l'informazione segue il trend politico e Bandiera italiana bruciata in Libia: quelle notizie anonime che diventano realtà ). Questa tecnica di infiltrazione dei media è ben conosciuta, come lo sono anche gli organizzatori dei tali gruppi e quali sono le forze che stanno finanziando tale propaganda. Si nascondono dietro le parole "democrazia, diritti umani", mentre agiscono per soddisfare gli interessi delle lobbies. Ricordiamo che quando Francia e Gran Bretagna ha promesso la libertà  ai libici "dal regime di dittatura", che avevano  già un piano, quello di appropriarsi di laute concessioni per lo sfruttamento delle risorse libiche, in particolare di gas e uranio. Oggi hanno perso credibilità, e stanno finanziando la disinformazione per riaprire i tavoli di discussione sulla Libia, ma soprattutto per sottrarre all'Italia il comando militare, e tornare quindi ad essere protagonisti nelle decisioni internazionali sulla Libia.